Dott. Fernando Casoria - Fisioterapia e wellness

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Dott. Fernando Casoria - Fisioterapia e wellness Opero in zona Pomigliano D'Arco, Volla, Cercola, San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Anastasia, Napoli

Specializzato in :
- Trattamento inestetismi femminili
- Functional Training
- Ginnastica posturale
- Preparazione atletica

Certificazioni:
- CrossFit Lv1 Trainer
- Personal Trainer ISSA
- Personal Trainer FIF
- Istruttore Fitness e Body Building FIF
- Istruttore kettlebell HKC
- Istruttore kettlebell FIF
- Istruttore Functional Training FIF
- Istruttore TRX STC ELAV
- Istruttore TRX GST

C ELAV
- Istruttore NRG bag
- Istruttore waterbag Humanzone
- Master recupero funzionale ginocchio, spalla e caviglia FIF
- Master algie e paramorfismi FIF
- Master programmazione e tecniche d'allenamento per l'ipertrofia FIF
- Master cardiofitness e circuit training per il dimagrimento FIF
- Master alimentazione FIF
- Master supplementazione FIF
- Master schede d'allenamento FIF

La distorsione di caviglia è uno dei traumi che colpisce maggiormente chi pratica sport, principalmente calcio, basket, ...
02/10/2023

La distorsione di caviglia è uno dei traumi che colpisce maggiormente chi pratica sport, principalmente calcio, basket, pallavolo e tennis. Le persone maggiormente interessate sono di sesso femminile e le distorsioni che maggiormente si verificano sono quelle che colpiscono la zona laterale della caviglia, interessando il legamento talo fibulare anteriore, talo fibulare posteriore e il calcaneofibulare. Questi legamenti hanno la finzione di stabilizzare la caviglia nei suoi movimenti che sono, planta-flessione, dorsi-flessione, inversione ed eversione. Le distorsioni possono essere di 3 gradi, in base ai sintomi ed al danno che si verifica.
I grado - Il dolore è lieve e la guarigione richiede in genere pochi giorni
II grado - La caviglia si presenta gonfia e contusa, il cammino è difficoltoso e doloroso. La guarigione può richiedere anche alcune settimane
III grado - Tutta la caviglia si presenta gonfia e dolente, impossibile stare in piedi e camminare. Legamenti e cartilagini possono essere compromessi. Può essere necessario intervento chirurgico. La guarigione può richiedere qualche mese.
La diagnosi di distorsione di caviglia è quasi sempre clinica, a volte si esegue radiografia per escludere fratture, risonanza nei casi più gravi.
Nel 10%-30% dei pazienti si registra una sintomatologia cronica, ovvero instabilità di caviglia.
L'intervento fisioterapico è mirato a :
- Ridurre il dolore, l'edema
- Ripristinare il ROM (escursione articolare)
- Aumentare la forza
Tutto ciò sarà possibile attraverso terapia manuale, esercizio terapeutico e propriocettivo

La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia periferica a livello del polso, causata dall’intrappolamento del nervo m...
28/09/2023

La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia periferica a livello del polso, causata dall’intrappolamento del nervo mediano a livello del tunnel carpale. La causa può essere multifattoriale e in ogni caso, si ha un aumento della compressione sul nervo mediano che implica una diminuzione del flusso sanguigno che, a sua volta, porta a limitare la conduzione nervosa. La sintomatologia è varia e si possono presentare anche più sintomi contemporaneamente. Essi possono essere:
- Dolore (più intenso la notte)
- Debolezza
- Diminuzione della forza
- Diminuzione sensibilità
- Formicolio e intorpidimento delle prime tre dita
Le cause possono essere molteplici:
- Movimenti ripetuti nel tempo
- Traumi o fratture
- Gravidanza
- Predisposizione genetica
- Patologie
La diagnosi avviene dopo che il paziente viene sottoposto ad una corretta e scrupolosa anamnesi e a vari test specifici come quello di Tinel e Phalen. Qualora rimanesse qualche dubbio il paziente può essere sottoposto a elettromiografia o risonanza magnetica.
Per scongiurare l’intervento chirurgico volto liberare il nervo mediano a livello del tunnel carpale l’intervento del fisioterapista può essere fondamentale. L’intervento è multimodale e può prevedere laser in fase infiammatoria per ridurre l’infiammazione, terapia manuale per mobilizzare ossa carpali e tessuti miofasciali per agevolare lo scorrimento tendineo e nervoso.

La sindrome da conflitto o impingement sub-acromiale è causata dallo squilibrio dei muscoli che  sottendono ai movimenti...
25/09/2023

La sindrome da conflitto o impingement sub-acromiale è causata dallo squilibrio dei muscoli che sottendono ai movimenti della spalla venendo a mancare la stabilità della testa omerale che tende a risalire. Questo fa si che , quando si alza il braccio il tendine del sovraspinoso e la sua borsa possono restare schiacciati tra acromion e la grande tuberosità dell’omero. I soggetti più colpiti sono gli persone di età superiori ai 50 anni che svolgono lavori manuali e attività sportive che prevedono il sollevamento ripetuto del braccio. Altre cause possono essere: soffrire di tenosinovite, traumi, soffrire di borsite, artrosi, avere acromion uncinato.
I sintomi sono: dolore alla spalla e al braccio, rigidità e limitazione dei movimenti, dolore notturno, atrofia muscolare.
La diagnosi può essere fatta dal attraverso risonanza, tac o ecografia e attraverso una serie di test ( Neer, Jobe, Yokum…)
La terapia riabilitativa va studiata in base al paziente per cercare di ristabilire l’equilibrio muscolare dei muscoli della spalla in modo da evitare l’intervento chirurgico.
In fase acuta il paziente presenta forte dolore e impotenza muscolare. Il primo obiettivo del fisioterapista sarà quello di ridurre la sintomatologia dolora dovuta all’infiammazione; per questo scopo saranno utili terapie strumentali quali tecar, laser ed eventualmente TENS per ridurre il dolore.
La seconda fase della riabilitazione, quando il dolore sarà diminuito, prevederà massoterapia decontratturante e mobilizzazioni attive e passive al fine di recuperare il rom ( escursione articolare ) completo.
Terza e ultima fase il potenziamento dei muscoli indeboliti che erano stati causa dello squilibrio e quindi del conflitto. A questo scopo verranno proposti al paziente esercizi con carichi e difficoltà variabili e sempre adeguati alla sua condizione.

Il low back pain o lombalgia è la patologia muscoloscheletrica più diffusa al mondo, con alto grado di compromissione de...
21/09/2023

Il low back pain o lombalgia è la patologia muscoloscheletrica più diffusa al mondo, con alto grado di compromissione della qualità della vita e un alto costo in termini economici per i pazienti e per il sistema sanitario. Ogni anno colpisce il 45% degli adulti ed è grande aumento il tasso di cronicizzazione, con durata oltre i 3 mesi. Si parla di lombalgia aspecifica quando non è possibile identificare una fonte anatomica del dolore lombare, e parliamo dell’85-90% dei casi. Ci sono diversi fattori di rischio che possono causare l’insorgere della lombalgia aspecifica, tra cui: età, attività lavorativa, peso eccessivo, scarsa condizione fisica, vita sedentaria, gravidanza, fumo. Nella gestione del paziente affetto da lombalgia, il fisioterapista deve innanzitutto escludere le cosiddette red flag che, nel caso della lombalgia, possono essere: tumori, fratture, infezione e sindrome della cauda equina. Devono altresì essere valutate le cosiddette yellow flag, ovvero: credenze errate sulla lombalgia, problemi lavorativi, problemi emotivi, gestione inappropriata del dolore. Sono quindi quelle credenze ed atteggiamenti che aumentano il rischio di cronicizzazione, la disabilità a lungo termine, compreso il lavoro, vita sociale e sport. Il fisioterapista, una volta escluse le red flag, provvederà a rassicurare il paziente e ad educarlo correttamente su uno stile di vita adeguato e sano. Dal punto di vista operativo terapia manuale, massoterapia, mobilizzazioni attive e passive, una moltitudine di esercizi fanno parte del pacchetto operativo del fisioterapista nella gestione del paziente affetto da lombalgia. Sta al terapista individuare i mezzi più idonei al raggiungimento dell’obiettivo, fermo restando che alla base, come in tutti i casi, ci deve essere la volontà del paziente di portare a vanti il trattamento e, a volte, di modificare il proprio stile di vita.

L’artrosi è la più comune patologia articolare. E’ progressiva, cronica e degenerativa caratterizzata dal deterioramento...
18/09/2023

L’artrosi è la più comune patologia articolare. E’ progressiva, cronica e degenerativa caratterizzata dal deterioramento della cartilagine che riveste le superfici ossee articolari a seguito di invecchiamento, sovraccarico e traumi.
Le sedi maggiormente colpite da artrosi sono le anche, le ginocchia, mani e la colonna vertebrale. Tra i 40 e i 70 anni colpisce principalmente le donne, oltre i 70 in egual misura entrambi i sessi. E’ dovuta ai danni delle cartilagini e dei tessuti circostanti e all’insorgere di osteofiti, piccole protuberanze ai margini dell’articolazione. Questa condizione porta, con il tempo, tutte le componenti dell’articolazione ( osso, capsula articolare, tendini, tessuto sinoviale, legamenti e cartilagini ) a cedere e ad alterare la funzione ed il movimento articolare. I sintomi sono dolore, rigidità, soprattutto al risveglio, diminuzione del rom articolare, sviluppo di noduli di Heberden e Bouchard (mani).
La fisioterapia ha la funzione principale di alleviare il dolore, mantenere il rom e la funzionalità dell’articolazione, sarà quindi una terapia conservativa per cercare di scongiurare o rimandare il più possibile l’artoprotesi. Tutti questi obiettivi possono essere raggiunti mediante esercizi, stretching e mobilizzazioni, sia attive che passive. La terapia strumentale può prevedere elettroterapia, magnetoterapia ed ultrasuonoterapia.

L’intervento di artoprotesi del ginocchio si rende necessario in tutti quei casi in cui le terapie conservative non sort...
09/09/2023

L’intervento di artoprotesi del ginocchio si rende necessario in tutti quei casi in cui le terapie conservative non sortiscono più l’effetto desiderato. Ci sono una serie di requisiti ben precisi per stabilire se un ginocchio può essere sottoposto a protesi totale o parziale:
- Età avanzata
- Gonartrosi di 3 – 4 stadio
- Artrite reumatoide
- Esiti di osteotomie correttive
- Esiti di meniscectomie
- Esiti traumatici con artrosi secondaria
- Continua rigidità nei movimenti
- Dolore continuo che non migliora con i farmaci e ghiaccio
Le protesi possono essere monocompartimentali e bicompartimentali
Monocompartimentali o parziali. Consistono nella sostituzione settoriale di una parte del ginocchio, ovvero del condilo mediale o laterale del femore o della parte superiore della tibia. Condizione necessaria è avere i legamenti crociati mediale e laterale efficienti.
Bicompartimentali o totali. Consistono nella sostituzione totale dell’estremità inferiore del femore e dell’estremità superiore della tibia. Possono essere vincolate o meno con delle cerniere a seconda della condizione dei legamenti del ginocchio.
Fisioterapia
Gli obiettivi della fisioterapia nel recupero post artoprotesi del ginocchio devono rispettare i seguenti punti:
- Gestione del dolore post intervento
- Recupero del ROM
- Recupero della forza
- Recupero indipendenza funzionale
I risultati e i tempi di recupero sono variabili in funzione dell’età del paziente, delle sue condizioni fisiche e della tipologia dell’intervento. In base a studi fatti sembra che l’età non incida sui tempi di recupero come risulta più veloce il recupero in caso di protesi monocompartimentale.
Il protocollo riabilitativo
Fase I:
- Istruire il paziente ad effettuare i passaggi posturali corretti
- Deambulazione in sicurezza con deambulatore o stampelle
- Iniziare ad effettuare esercizi per il ripristino del ROM e la riduzione dell’edema
Fase II:
- Raggiungimento del rom 0-90°
- Aumento della forza muscolare 3/5
- Deambulazione senza ausili negli spazi domestici
Fase III:
- Raggiungimento ROM attivo 0-110°
- Aumento della forza muscolare 4/5
- Deambulazione senza ausili in spazi pubblici e salire e scendere scale
- Ritorno a lavoro/vita sociale
Questo in linea di massima il percorso da eseguire con le dovute variabili ( età, condizione pre operazione, patologie pregresse…)
Ognuna di queste fasi prevedono una serie di esercizi passivi ed attivi per il ripristino del ROM e del recupero della forza muscolare che variano in base alla situazione e a scelta del fisioterapista. Attualmente molti dei protocolli condivisi prevedono molti esercizi attivi in quanto si nota una maggior velocità nell’acquisizione degli obiettivi prefissi. Naturalmente alla base di tutto ci deve essere, oltre la bravura dell’equipe medica/fisioterapica, una grande volontà e impegno da parte del paziente per fare in modo da ottenere tutti gli obiettivi prefissi nei tempi stabiliti e poter tornare alla propria vita nelle migliori condizioni possibili.

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