Irene Musolino - NaturopaticaMente

Irene Musolino - NaturopaticaMente Naturopatia è educazione al benessere mente/corpo. Stile di vita funzionale ai ritmi personali

Prevenzione, alimentazione naturale, puericultura psicosomatica, fitoterapia, integrazione nutraceutica, gestione di ansia e stress, qualità della vita, autostima, consapevolezza, presenza nell'istante.

VIVERE SENZA CISTIFELLEA (Di Patrizia Coffaro)Quando si parla di cistifellea, quasi sempre si pensa a qualcosa di second...
20/11/2025

VIVERE SENZA CISTIFELLEA

(Di Patrizia Coffaro)

Quando si parla di cistifellea, quasi sempre si pensa a qualcosa di secondario, un organo lì sotto al fegato che molti ritengono opzionale, un po’ come un accessorio che si può togliere e via. E infatti la realtà è questa, ogni anno centinaia di migliaia di persone si ritrovano in sala operatoria per farsela rimuovere, convinte che quel gesto risolverà magicamente i loro problemi digestivi. Ma la verità è molto diversa. Perché sì, puoi sopravvivere senza cistifellea, certo. Ma funzionare bene… è un altro discorso. E molte persone lo scoprono dopo, quando si ritrovano con gonfiore, intolleranze, diarrea, nausea, digestione lenta, bruciori, grassi che non vanno giù e un senso di malessere generale che nessuno aveva spiegato loro prima.

E allora ho pensato, facciamo chiarezza. Che succede davvero quando non hai più la cistifellea? Quali sono le strategie concrete che possono aiutare veramente chi l’ha rimossa e adesso sta cercando di far pace con il proprio intestino? Perché se c’è una cosa che dovrebbe essere chiaro come il sole é che il corpo ha una sua logica profonda. Niente nel corpo è stato messo lì tanto per... nemmeno la cistifellea.

La cistifellea è un piccolo serbatoio, ma custodisce qualcosa di preziosissimo, la bile. Quel liquido giallo-verdognolo che tutti nominano, ma che in pochissimi conoscono davvero. La bile non serve solo a digerire i grassi: è un detergente naturale, un disinfettante, un modulatore dell’infiammazione, una delle vie principali attraverso cui il fegato elimina tossine. Senza una bile che scorre bene, l’intera digestione non funziona. E senza una cistifellea che la immagazzina e la rilascia al momento giusto, il fegato deve arrangiarsi producendo un flusso continuo, ma più debole, più lento, molto meno preciso.

È un po’ come se togliessi il serbatoio alla macchina, la benzina arriva lo stesso, sì, ma a gocce. E quando accelera, quando c’è bisogno di più potenza, quando il percorso diventa impegnativo… il motore singhiozza. Con il corpo succede la stessa cosa: togli la cistifellea e la digestione diventa più fragile, più suscettibile, più reattiva.

E qui arriva il punto più importante di tutti... il fatto che il chirurgo ti abbia detto che non ti servirà più, e di vivere normalmente non significa che il corpo la pensi allo stesso modo. Perché il corpo ha memoria, ha biologia, ha dinamiche fisiologiche che non si cancellano con un bisturi.

Ed è per questo che tantissime persone, metà, secondo alcune ricerche, continuano a stare male anche dopo l’intervento. Si ritrovano con gonfiore, feci difficili da gestire, sensibilità ai grassi, stanchezza digestiva, nausea, diarrea o al contrario stitichezza persistente. E spesso vengono liquidate con il solito.... è normale, ci si abitua! No. Non è normale è frequente, che è diverso.

Ma se conosci il corpo, se capisci come funziona il fegato, se impari a sostenere il flusso biliare, allora sì: puoi veramente stare bene anche senza cistifellea. Non è un destino segnato é un percorso.

Partiamo dall’inizio, cosa fa davvero la bile?

La bile emulsiona i grassi, li sminuzza, li prepara agli enzimi pancreatici. Se manca questo passaggio, i grassi arrivano nell’intestino come blocchi troppo grandi, e il risultato è gonfiore, fermentazione, meteorismo, dolore e diarrea. Ma non solo, la bile regola anche il microbiota. Ha un’azione antimicrobica naturale, impedisce la proliferazione di batteri nocivi nell’intestino tenue. Quando il flusso biliare è debole, l’intestino diventa terreno fertile per sovracrescita batterica, disbiosi, sintomi strani che non si collegano subito all’assenza della cistifellea ma che in realtà dipendono proprio da lì.

E allora cosa devi fare dopo l'intervento, o se stai cercando di evitare l’intervento, per far funzionare tutto meglio? Prima cosa... capire che il corpo ha bisogno di aiuto. Non è un fallimento... è fisiologia. Il fegato continua a produrre bile, ma senza serbatoio perde la capacità di concentrare e rilasciare quella bile nel momento giusto. Quindi serve aiutarlo, guidarlo, accompagnarlo.

La prima grande strategia è la dieta antinfiammatoria. Non esiste un corpo senza cistifellea che possa permettersi strappi continui. Zuccheri raffinati, fritti, affettati, latticini industriali, oli scadenti, farine raffinate, pasti pesanti di sera, tutto questo diventa un macigno per l’apparato biliare. Non solo fatichi a digerirlo, ma peggiori l’infiammazione, il ristagno, la qualità stessa della bile. La soluzione non è diventare rigidi, ma diventare intelligenti, dare al corpo alimenti che chiedono poca fatica e portano molto nutrimento.

Verdure amare, spezie, erbe, limone (se tollerato), cetroli, sedano, zenzero, curcuma, carciofi, prezzemolo, coriandolo, insalate verdi. Questi sono come sbloccanti naturali, aiutano il fegato a fluidificare la bile, le vie biliari a dilatarsi, la digestione a scorrere.

Seconda grande strategia... pasti piccoli. Senza la cistifellea, il corpo non gestisce bene i pasti pesanti. Sì, lo so, è banale, ma quante persone continuano a fare il pranzo della domenica tutte le sere? Il fegato non ce la fa. Molto meglio 3-4 pasti più piccoli, costanti, digeribili, e soprattutto niente cene pesanti. Il fegato di notte deve ripulire, non digerire.

Terzo pilastro, aumentare l’acidità gastrica, non diminuirla. Perché molte persone dopo la rimozione della cistifellea vanno in farmacia e prendono antiacidi perché sentono bruciori. Ma quel bruciore, spesso, non è troppo acido... è troppo poco. Se lo stomaco non acidifica bene, il pancreas non riceve il segnale giusto, la bile non fluisce nel modo corretto, e tutto si inceppa. Quindi sì, mele cotogne, zenzero, acqua e limone (se tollerato), aceto di mele biologico diluito in acqua, e per molti anche betaina HCL prima dei pasti (da assumere con abbondante acqua se no ti bruci la mucosavdello stomaco) sono strumenti preziosi. Non per forza per sempre, ma per un periodo strategico, per rieducare il corpo.

Poi c’è il discorso più grande di tutti... gli aiuti esterni. Quando non hai più la cistifellea, non è un tabù sostenere la digestione dall’esterno. E uno dei supporti più utili è l’ox bile, cioè i sali biliari. Sono letteralmente ciò che il corpo non riesce più a produrre in forma concentrata. Sono quel pezzo mancante che aiuta ad emulsificare i grassi, ridurre gonfiore e diarrea, migliorare l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Ovviamente vanno inseriti con criterio, all’inizio dei pasti, e testati con calma. Ma il miglioramento, per molti, è incredibile.

Accanto all’ox bile c’è un’altra sostanza che negli anni è diventata fondamentale e ne parlo spesso... il TUDCA. È un acido biliare che aiuta a fluidificare la bile, a pulire i dotti, a ridurre l’infiammazione interna, a migliorare tutto il traffico biliare. È come aprire un rubinetto che da anni era semichiuso. E quando il flusso biliare torna a scorrere, cambiano la digestione, la pelle, l’energia, la regolarità intestinale.

E poi, i miei amati impacchi di olio di ricino...meritano un discorso a parte. È una di quelle pratiche antiche che sembrano da nonna, ma che in realtà funzionano per meccanismi fisiologici semplici e potentissimi. Il calore, la viscosità dell’olio, l’assorbimento transdermico: tutto questo aiuta a dilatare i dotti biliari, a sciogliere tensioni, a migliorare la motilità intestinale. Non fa miracoli, ma crea terreno. E nella salute digestiva il terreno è tutto.

E poi, ovviamente, c’è il fegato. Perché se non c’è più la cistifellea, il fegato diventa il vero protagonista. E allora bisogna proteggerlo, nutrirlo, sostenerlo, alleggerirlo. Idratazione abbondante, tisane amare, camminate, sauna infrarossa se possibile, sonno profondo, gestione dello stress. Perché il fegato soffre moltissimo lo stress emotivo: basta una settimana di tensione per ritrovarti gonfia come un palloncino. E non c'è integratore che tenga se il sistema nervoso è in allarme.

La verità è che vivere senza cistifellea non significa vivere male. Significa vivere con consapevolezza. Significa trattare la digestione come qualcosa di sacro, non come una pattumiera per tutta la giornata. Significa ascoltare i cibi che ti parlano, osservare le risposte del corpo, capire cosa ti gonfia, cosa ti infiamma, cosa invece ti nutre.

Significa ricordarsi che la rimozione della cistifellea non cura nulla....elimina un contenitore, non la causa. Ma se tu elimini la causa, se tu sostieni il fegato, se tu aiuti le vie biliari, allora puoi stare benissimo. Anche meglio di prima.

E sai cosa mi piace sempre dire a chi pensa che l’intervento abbia segnato il suo destino? Che il corpo ama la coerenza. Se tu lo sostieni, lui risponde sempre. E risponde più velocemente di quanto immagini. Ho visto donne che dopo anni di diarrea post-intervento ritrovano la normalità con due piccoli accorgimenti. Ho visto uomini che da decenni non digeriscono un piatto di pesce e finalmente lo tollerano grazie a un supporto biliare mirato. Ho visto persone riprendere energia, pelle luminosa, leggerezza.

Non è magia... è fisiologia rispettata.

E allora sì, se non hai la cistifellea puoi vivere bene. Ma devi essere tu, ora, a fare da regista. Non puoi più vivere in automatico. Devi conoscerti, scegliere e fare pace con un nuovo modo di mangiare, di respirare e di ascoltarti. Il corpo, quando lo accompagni, ti ripaga sempre.

XO - Patrizia Coffaro

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11/11/2025

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10/11/2025

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Il grasso viscerale è uno dei nemici numero uno della nostra salute. Il vero nemico non è quello che pizzichiamo con le ...
02/11/2025

Il grasso viscerale è uno dei nemici numero uno della nostra salute. Il vero nemico non è quello che pizzichiamo con le dita davanti allo specchio (grasso sottocutaneo), ma quello che silenziosamente avvolge i nostri visceri.

Lo studio rivela che la presenza di grasso viscerale mostra un'associazione DIRETTA e INDIPENDENTE con l'ispessimento e l'irrigidimento delle arterie carotidee.

Questa relazione persiste anche dopo aver tenuto conto di tutti i fattori di rischio cardiovascolare tradizionali: età, sesso, fumo, pressione arteriosa, colesterolo, diabete.

In pratica, più grasso viscerale si accumula, maggiore è il danno alle pareti arteriose, indipendentemente dagli altri parametri che i medici controllano abitualmente.

Permettetemi di spiegarvi perché questo è così importante.

Il grasso viscerale non è semplicemente un deposito inerte di energia che ci appesantisce quando facciamo le scale. È un tessuto metabolicamente attivo, un vero e proprio organo endocrino che produce continuamente sostanze chiamate citochine infiammatorie. Queste molecole sono come piccoli messaggeri chimici che diffondono l'infiammazione in tutto l'organismo, raggiungendo le pareti dei vasi sanguigni, il cuore, il fegato, il pancreas.

Prendiamo le arterie coronarie, quelle che portano sangue ossigenato al muscolo cardiaco. Scorrono sulla superficie esterna del cuore, non al suo interno – un dettaglio anatomico fondamentale. Quando siamo in sovrappeso, il grasso viscerale comincia ad accumularsi proprio lì, avvolgendo progressivamente il cuore come in un abbraccio soffocante. Quel grasso, producendo citochine infiammatorie, entra in contatto diretto con le cellule che rivestono l'interno delle coronarie, l'endotelio vascolare. Non è un processo immediato, ma graduale: le cellule infiammate smettono di funzionare correttamente, il sangue scorre meno bene, e nel corso degli anni si formano quelle placche che possono portare all'infarto.

Lo studio conferma con dati solidi e robusti ciò che chi mi conosce mi sente ripetere da tempo: il grasso viscerale rappresenta un predittore indipendente di aterosclerosi. Anche quando si correggono statisticamente tutti gli altri fattori di rischio conosciuti, la sua presenza continua ad associarsi con un maggior danno vascolare. Il grasso sottocutaneo, quello visibile e palpabile che tanto ci preoccupa esteticamente, ha invece un ruolo molto meno pericoloso dal punto di vista metabolico.

E qui arriva un'altra verità scomoda che non possiamo ignorare: non serve avere un aspetto palesemente "in sovrappeso" per essere a rischio. Già nel 2012 i ricercatori dell'Imperial College di Londra avevano coniato l'espressione TOFI – Thin Outside, Fat Inside, "magri fuori, grassi dentro" – per descrivere persone apparentemente magre che mostravano alla risonanza magnetica significativi depositi di grasso viscerale. Non parliamo di casi isolati: stimarono che tra il 13 e il 18% delle persone di peso "normale" fossero metabolicamente obese.

Questo nuovo studio ribadisce lo stesso concetto: l'aspetto esteriore non è un indicatore affidabile dello stato metabolico. Si può avere una quantità pericolosa di grasso viscerale senza saperlo, senza vederlo allo specchio.

La pancetta, anche se appena accennata, è un messaggio che il corpo sta mandando. È il segnale visibile di un problema invisibile: se notate una piccola sporgenza addominale, il grasso viscerale ha già avvolto i vostri organi interni, compreso il cuore. È l'infiammazione silente che prepara il terreno per l'ipertensione, il diabete, l'infarto, la steatosi epatica.

Ma come si arriva a questo punto?

Il nostro corpo possiede una saggezza antica. Per millenni, il tessuto adiposo è stato un prezioso alleato nella sopravvivenza: nelle epoche caratterizzate da alternanza tra abbondanza e carestia, i nostri antenati dipendevano dall'accumulo di grasso come riserva energetica per affrontare i lunghi inverni. Per questo motivo, il nostro organismo non è progettato per avere meccanismi di allarme specifici contro l'eccesso di grasso viscerale e può immagazzinare quantità virtualmente illimitate di trigliceridi.

L'unico segnale naturale di controllo è la sazietà, regolata da un complesso intreccio di ormoni, segnali nervosi e stimoli digestivi. Tuttavia, questo equilibrio può essere facilmente alterato: i cibi ricchi di carboidrati stimolano il rilascio di dopamina, lo stesso neurotrasmettitore coinvolto nei circuiti di gratificazione attivati da alcune droghe. Il risultato è un ciclo di piacere e desiderio che può sfociare in una vera dipendenza.

Mangiare continuamente cibi iperinsulinogenici – amidi, zuccheri, carboidrati – innesca un circolo vizioso. Il glucosio che non viene immediatamente utilizzato a scopo energetico (cosa che accade raramente nella vita sedentaria moderna) stimola un'eccessiva secrezione di insulina. L'eccesso di insulina prodotta dal pancreas trasforma tutto il glucosio che il fegato non riesce a immagazzinare in grasso viscerale, che si accumula nella pancia negli uomini, nella pancia e nelle cosce nelle donne.

Anche il fegato diventa grasso: all'ecografia appare come "fegato steatosico". E qui devo sottolinearlo con forza: in questi casi NON dovete diminuire i grassi buoni della dieta, ma gli zuccheri, i carboidrati! Non a caso, per far ingrassare il fegato delle oche negli allevamenti destinati al foie gras, gli animali vengono ingozzati di zucchero fin da piccoli – una crudeltà che la legge dovrebbe vietare, ma che ci insegna molto sulla fisiologia.

Questo studio conferma anche l'associazione tra grasso epatico e aterosclerosi. Il messaggio è chiaro: entrambi questi accumuli di grasso sono dannosi, anche se agiscono attraverso meccanismi diversi.

La buona notizia – e voglio che questo sia chiaro – è che tutto questo è reversibile.

Il grasso viscerale e il grasso epatico possono diminuire con le scelte giuste. Non serve contare ossessivamente le calorie o eliminare i grassi dalla dieta. Serve mangiare meglio: ridurre drasticamente i cibi che stimolano eccessive risposte insuliniche, scegliere grassi di qualità, proteine adeguate, carboidrati intelligenti come quelli da vegetali. E serve muoversi, con costanza e regolarità.

Non sto parlando di canoni estetici o di apparenze. Non sto giudicando la corporatura di nessuno – pratiche stupide e deplorevoli come il body shaming non hanno posto in una discussione seria sulla salute. Il mio interesse nasce da una preoccupazione sincera per il benessere di tutti.

È sorprendente come, nonostante anni di informazione sulle abitudini alimentari di colleghi che vanno a raccontare che "gli italiani sono il popolo che mangia meglio", l'accumulo di grasso corporeo continui ad aumentare. Ma forse è proprio qui il problema: ci hanno parlato per decenni dei grassi alimentari come nemici, quando invece dovevamo guardare agli zuccheri e ai carboidrati in eccesso. Ci hanno detto di mangiare "meno grassi", quando dovevamo imparare a distinguere tra grassi buoni e cattivi, tra cibi veri e prodotti ultraprocessati industriali.

Questa nuova ricerca ci ricorda che la Scienza seria, quella fatta con metodi rigorosi e numeri importanti, continua a darci ragione. Il grasso viscerale non è un problema estetico, è un problema di salute pubblica. È un mediatore dell'infiammazione che contribuisce a innescare conseguenze devastanti per la salute cardiovascolare.

Quel piccolo strato addominale che vedete davanti allo specchio, anche se apparentemente innocuo, è una spia metabolica. Il corpo parla sempre, attraverso segnali precisi. Basta imparare ad ascoltarlo.

E ora che abbiamo conferme scientifiche sempre più solide, non possiamo più ignorare il messaggio: prendiamo sul serio di doversi occupare del nostro grasso invisibile prima che diventi un problema visibile nelle nostre arterie.

Il grasso che non si vede è causa diretta di aterosclerosi (altro che i numerini del colesterolo)

Un ampio studio pubblicato pochi giorni fa su Communications Medicine, rivista del gruppo Nature Portfolio, ha esaminato oltre 33.000 persone tra Canada e Regno Unito utilizzando tecniche di imaging avanzate come la risonanza magnetica. I ricercatori hanno misurato con precisione il grasso viscerale – quello che si accumula nella cavità addominale attorno agli organi – e il grasso epatico, valutandone poi l'associazione con l'aterosclerosi delle carotidi.

I risultati sono inequivocabili e meritano di essere compresi a fondo.

Il grasso viscerale è uno dei nemici numero uno della nostra salute. Il vero nemico non è quello che pizzichiamo con le dita davanti allo specchio (grasso sottocutaneo), ma quello che silenziosamente avvolge i nostri visceri.

Lo studio rivela che la presenza di grasso viscerale mostra un'associazione DIRETTA e INDIPENDENTE con l'ispessimento e l'irrigidimento delle arterie carotidee.

Questa relazione persiste anche dopo aver tenuto conto di tutti i fattori di rischio cardiovascolare tradizionali: età, sesso, fumo, pressione arteriosa, colesterolo, diabete.

In pratica, più grasso viscerale si accumula, maggiore è il danno alle pareti arteriose, indipendentemente dagli altri parametri che i medici controllano abitualmente.

Permettetemi di spiegarvi perché questo è così importante.

Il grasso viscerale non è semplicemente un deposito inerte di energia che ci appesantisce quando facciamo le scale. È un tessuto metabolicamente attivo, un vero e proprio organo endocrino che produce continuamente sostanze chiamate citochine infiammatorie. Queste molecole sono come piccoli messaggeri chimici che diffondono l'infiammazione in tutto l'organismo, raggiungendo le pareti dei vasi sanguigni, il cuore, il fegato, il pancreas.

Prendiamo le arterie coronarie, quelle che portano sangue ossigenato al muscolo cardiaco. Scorrono sulla superficie esterna del cuore, non al suo interno – un dettaglio anatomico fondamentale. Quando siamo in sovrappeso, il grasso viscerale comincia ad accumularsi proprio lì, avvolgendo progressivamente il cuore come in un abbraccio soffocante. Quel grasso, producendo citochine infiammatorie, entra in contatto diretto con le cellule che rivestono l'interno delle coronarie, l'endotelio vascolare. Non è un processo immediato, ma graduale: le cellule infiammate smettono di funzionare correttamente, il sangue scorre meno bene, e nel corso degli anni si formano quelle placche che possono portare all'infarto.

Lo studio conferma con dati solidi e robusti ciò che chi mi conosce mi sente ripetere da tempo: il grasso viscerale rappresenta un predittore indipendente di aterosclerosi. Anche quando si correggono statisticamente tutti gli altri fattori di rischio conosciuti, la sua presenza continua ad associarsi con un maggior danno vascolare. Il grasso sottocutaneo, quello visibile e palpabile che tanto ci preoccupa esteticamente, ha invece un ruolo molto meno pericoloso dal punto di vista metabolico.

E qui arriva un'altra verità scomoda che non possiamo ignorare: non serve avere un aspetto palesemente "in sovrappeso" per essere a rischio. Già nel 2012 i ricercatori dell'Imperial College di Londra avevano coniato l'espressione TOFI – Thin Outside, Fat Inside, "magri fuori, grassi dentro" – per descrivere persone apparentemente magre che mostravano alla risonanza magnetica significativi depositi di grasso viscerale. Non parliamo di casi isolati: stimarono che tra il 13 e il 18% delle persone di peso "normale" fossero metabolicamente obese.

Questo nuovo studio ribadisce lo stesso concetto: l'aspetto esteriore non è un indicatore affidabile dello stato metabolico. Si può avere una quantità pericolosa di grasso viscerale senza saperlo, senza vederlo allo specchio.

La pancetta, anche se appena accennata, è un messaggio che il corpo sta mandando. È il segnale visibile di un problema invisibile: se notate una piccola sporgenza addominale, il grasso viscerale ha già avvolto i vostri organi interni, compreso il cuore. È l'infiammazione silente che prepara il terreno per l'ipertensione, il diabete, l'infarto, la steatosi epatica.

Ma come si arriva a questo punto?

Il nostro corpo possiede una saggezza antica. Per millenni, il tessuto adiposo è stato un prezioso alleato nella sopravvivenza: nelle epoche caratterizzate da alternanza tra abbondanza e carestia, i nostri antenati dipendevano dall'accumulo di grasso come riserva energetica per affrontare i lunghi inverni. Per questo motivo, il nostro organismo non è progettato per avere meccanismi di allarme specifici contro l'eccesso di grasso viscerale e può immagazzinare quantità virtualmente illimitate di trigliceridi.

L'unico segnale naturale di controllo è la sazietà, regolata da un complesso intreccio di ormoni, segnali nervosi e stimoli digestivi. Tuttavia, questo equilibrio può essere facilmente alterato: i cibi ricchi di carboidrati stimolano il rilascio di dopamina, lo stesso neurotrasmettitore coinvolto nei circuiti di gratificazione attivati da alcune droghe. Il risultato è un ciclo di piacere e desiderio che può sfociare in una vera dipendenza.

Mangiare continuamente cibi iperinsulinogenici – amidi, zuccheri, carboidrati – innesca un circolo vizioso. Il glucosio che non viene immediatamente utilizzato a scopo energetico (cosa che accade raramente nella vita sedentaria moderna) stimola un'eccessiva secrezione di insulina. L'eccesso di insulina prodotta dal pancreas trasforma tutto il glucosio che il fegato non riesce a immagazzinare in grasso viscerale, che si accumula nella pancia negli uomini, nella pancia e nelle cosce nelle donne.

Anche il fegato diventa grasso: all'ecografia appare come "fegato steatosico". E qui devo sottolinearlo con forza: in questi casi NON dovete diminuire i grassi buoni della dieta, ma gli zuccheri, i carboidrati! Non a caso, per far ingrassare il fegato delle oche negli allevamenti destinati al foie gras, gli animali vengono ingozzati di zucchero fin da piccoli – una crudeltà che la legge dovrebbe vietare, ma che ci insegna molto sulla fisiologia.

Questo studio conferma anche l'associazione tra grasso epatico e aterosclerosi. Il messaggio è chiaro: entrambi questi accumuli di grasso sono dannosi, anche se agiscono attraverso meccanismi diversi.

La buona notizia – e voglio che questo sia chiaro – è che tutto questo è reversibile.

Il grasso viscerale e il grasso epatico possono diminuire con le scelte giuste. Non serve contare ossessivamente le calorie o eliminare i grassi dalla dieta. Serve mangiare meglio: ridurre drasticamente i cibi che stimolano eccessive risposte insuliniche, scegliere grassi di qualità, proteine adeguate, carboidrati intelligenti come quelli da vegetali. E serve muoversi, con costanza e regolarità.

Non sto parlando di canoni estetici o di apparenze. Non sto giudicando la corporatura di nessuno – pratiche stupide e deplorevoli come il body shaming non hanno posto in una discussione seria sulla salute. Il mio interesse nasce da una preoccupazione sincera per il benessere di tutti.

È sorprendente come, nonostante anni di informazione sulle abitudini alimentari di colleghi che vanno a raccontare che "gli italiani sono il popolo che mangia meglio", l'accumulo di grasso corporeo continui ad aumentare. Ma forse è proprio qui il problema: ci hanno parlato per decenni dei grassi alimentari come nemici, quando invece dovevamo guardare agli zuccheri e ai carboidrati in eccesso. Ci hanno detto di mangiare "meno grassi", quando dovevamo imparare a distinguere tra grassi buoni e cattivi, tra cibi veri e prodotti ultraprocessati industriali.

Questa nuova ricerca ci ricorda che la Scienza seria, quella fatta con metodi rigorosi e numeri importanti, continua a darci ragione. Il grasso viscerale non è un problema estetico, è un problema di salute pubblica. È un mediatore dell'infiammazione che contribuisce a innescare conseguenze devastanti per la salute cardiovascolare.

Quel piccolo strato addominale che vedete davanti allo specchio, anche se apparentemente innocuo, è una spia metabolica. Il corpo parla sempre, attraverso segnali precisi. Basta imparare ad ascoltarlo.

E ora che abbiamo conferme scientifiche sempre più solide, non possiamo più ignorare il messaggio: prendiamo sul serio di doversi occupare del nostro grasso invisibile prima che diventi un problema visibile nelle nostre arterie.

29/10/2025

La Metabolomica non è una diagnosi medica, è la nostra "bussola biochimica" per il benessere.

Identifica blocchi metabolici, carenze specifiche e disbiosi intestinale per un Protocollo Naturopatico Mirato.

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20/10/2025

💢CORTISOLO: L’ORMONE DELLO STRESS CHE PUÒ GIOCARCI BRUTTI SCHERZI💢Il cortisolo è un ormone fondamentale prodotto dalle g...
15/10/2025

💢CORTISOLO: L’ORMONE DELLO STRESS CHE PUÒ GIOCARCI BRUTTI SCHERZI💢

Il cortisolo è un ormone fondamentale prodotto dalle ghiandole surrenali.
Serve a darci energia nei momenti di stress, regolare la glicemia e modulare le difese immunitarie.

👉 Ma quando resta cronicamente alto, può diventare un vero problema.

⚠️ EFFETTI DI UN CORTISOLO TROPPO ALTO

Aumento di peso, soprattutto su addome e viso

Difficoltà a perdere massa grassa

Perdita di massa muscolare

Aumento della glicemia e della pressione arteriosa

Disturbi del sonno e stanchezza cronica

Alterazioni del ciclo mestruale e riduzione della libido

Sistema immunitario indebolito

🌿 COME RIDURRE IL CORTISOLO IN MODO NATURALE

🧘‍♀️ 1. Stile di vita

Sonno di qualità: 7–8 ore per notte, con orari regolari.

Attività fisica moderata: ottima la camminata, yoga o pilates. Allenamenti troppo intensi e frequenti, se non bilanciati, possono peggiorare la situazione.

Tecniche di rilassamento: meditazione, respirazione profonda, tempo nella natura.

Ridurre caffeina e stimolanti.

Gestire il tempo e dire qualche “no”: il corpo percepisce anche lo stress emotivo e mentale.

🥦 2. Alimentazione anti-stress

Pasti regolari: evitare lunghi digiuni o restrizioni severe.

Carboidrati complessi (cereali integrali, legumi, patate) per mantenere stabile la glicemia.

Grassi buoni: olio extravergine d’oliva, frutta secca, semi, pesce azzurro.

Vitamina C e magnesio: agrumi, kiwi, verdure a foglia verde, cacao fondente, mandorle.

Limitare zuccheri semplici, alcol e junk food, che creano picchi insulinici e stress ossidativo.

Bere acqua a sufficienza: la disidratazione aumenta la risposta da stress.

💡

Ridurre il cortisolo non significa eliminare lo stress, ma imparare a gestirlo attraverso equilibrio, consapevolezza e nutrizione.
Prenderti cura di te è la prima forma di prevenzione.❤️





Immagine fonte il web

10/10/2025

Sei pronta a smettere di lottare e iniziare ad ASCOLTARTI?

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Il percorso consiste nel capire quando il peso è un segnale di stress, emozione repressa o insoddisfazione

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08/09/2025

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Quando non bevi abbastanza acqua, il tuo corpo non può funzionare al meglio. L'acqua è essenziale per la vita e tutte le funzioni corporee.

Ecco gli effetti principali che la disidratazione ha su vari sistemi del tuo corpo.
-Reni
Quando sei disidratato, i tuoi reni lavorano di più per conservare l'acqua. Questo può portare a un'alta concentrazione di tossine, aumentando il rischio di sviluppare calcoli renali e infezioni urinarie. La tua urina diventerà più scura e meno frequente, un segnale evidente che qualcosa non va.
-Sangue
Il sangue è composto per gran parte da acqua. Se non ne bevi a sufficienza, il volume del sangue diminuisce, rendendolo più denso. Questo costringe il tuo cuore a pompare con più forza, aumentando il rischio di pressione bassa e tachicardia. Un sangue meno fluido può anche compromettere il trasporto di ossigeno e nutrienti a tutti gli organi.
-Digestione ed Evacuazione
La disidratazione rallenta la digestione. Senza un'adeguata quantità di acqua, l'intestino non riesce a muoversi correttamente, causando stitichezza e difficoltà nell'evacuazione. L'acqua è fondamentale per ammorbidire le feci e facilitarne il passaggio.
-Depurazione
L'acqua è il principale veicolo per eliminare le tossine dal corpo, tramite reni e sudore. Quando sei disidratato, il tuo corpo non può espellere le tossine in modo efficiente. Questo può portare a un accumulo di scorie metaboliche, mettendo sotto pressione fegato e reni, gli organi principali della depurazione.
-Luciditá Mentale
La disidratazione può avere un impatto significativo anche sulla tua mente. Anche una disidratazione lieve può causare mal di testa, difficoltà di concentrazione, irritabilità e stanchezza. Il cervello, essendo composto per circa il 75% di acqua, risente immediatamente della sua mancanza, compromettendo la lucidità mentale e le prestazioni cognitive. 🧠

Non aspettare di avere sete per bere: la sete è già un segnale che il tuo corpo è in uno stato di lieve disidratazione. Bevi regolarmente durante il giorno per mantenere il tuo corpo in salute! 💧

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Turin

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