Un Pensiero Al Giorno Per Chi Ama Troppo Ma Si Salva Anche

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Un Pensiero  Al Giorno Per Chi Ama Troppo Ma Si Salva Anche Sopravvissuta ad una famiglia disfunzionale e ad una Madre Narcisista sono una Super Empatica

Come gestire il narcisista “covert”: consigli pratici per disinnescare la manipolazione vittimisticaIl narcisismo covert...
28/09/2025

Come gestire il narcisista “covert”: consigli pratici per disinnescare la manipolazione vittimistica

Il narcisismo covert (o “celato”) si manifesta in modo molto diverso da quello classico ed esibizionistico. Qui non troviamo la grandeur appariscente, ma un atteggiamento apparentemente dimesso, fragile, perennemente vittimista. È il profilo del narcisista che non attacca frontalmente, ma seduce e manipola attraverso il lamento, il senso di colpa, l’autocommiserazione.
Dietro la maschera della vulnerabilità si nasconde però la stessa dinamica centrale: il bisogno costante di controllo e di conferme a scapito dell’altro.

Per non cadere nella loro rete è fondamentale adottare alcune strategie precise:
1. Riconosci il copione vittimistico
Quando un soggetto tende sistematicamente a presentarsi come vittima di torti altrui, della sfortuna o di un mondo ostile, è probabile che stia cercando di posizionarsi in modo da ottenere protezione e risorse senza mai assumersi responsabilità. Nomina mentalmente questo schema: “Ecco il copione vittimistico”. Ti aiuterà a non entrarci dentro.

2. Non farti agganciare dal senso di colpa
Il covert lavora proprio sulla leva della colpa: se non lo aiuti, se non lo supporti, se non “ti sacrifichi”, sarai tu quello insensibile. In realtà, il suo obiettivo non è mai la crescita reciproca, ma il mantenimento di una posizione di vantaggio relazionale. Ricorda: il tuo confine non è egoismo, è sopravvivenza psicologica.

3. Rispondi con neutralità emotiva
Evita di alimentare il dramma. Usa un tono calmo, piatto, privo di eccessiva partecipazione emotiva. Più la tua risposta sarà neutra, meno il narcisista covert troverà “nutrimento” nel tentativo di manipolarti.

4. Sposta la responsabilità su di lui/lei
Di fronte a frasi come “tutti mi trattano male”, restituisci la palla:
• “Capisco che ti senti così, cosa pensi di poter fare concretamente per migliorare la situazione?”
Questo tipo di risposta interrompe il flusso manipolatorio e costringe l’altro a confrontarsi, almeno parzialmente, con la propria quota di responsabilità.

5. Stabilisci limiti chiari e ripetili con coerenza
Il covert testa continuamente i confini: un piccolo favore, poi un altro, poi un altro ancora. Devi stabilire limiti netti (“Posso aiutarti solo entro questo punto, oltre non mi è possibile”) e soprattutto mantenerli. La coerenza è la chiave: ogni deroga sarà percepita come una crepa da sfruttare.

6. Non cadere nella trappola del “salvatore”
È tipico voler “riparare” la loro sofferenza cronica. Ma ricordati: nel covert il dolore non è un punto di partenza verso un cambiamento, è una strategia. Non sarai mai tu a salvarlo. Più tenti, più resterai intrappolato.

7. Proteggi la tua energia psichica
Riduci l’esposizione al lamento incessante, limita i tempi delle conversazioni, sposta l’attenzione su argomenti neutrali o interrompi con cortesia. È un modo per non farti vampirizzare emotivamente.

Devi avere ben chiaro che il narcisista covert manipola attraverso la fragilità e non attraverso l’aggressività.

La tua arma principale è non reagire come vuole lui quindi niente colpa, niente salvataggi, niente coinvolgimento emotivo eccessivo.

Con confini chiari, neutralità e consapevolezza, le sue strategie perdono efficacia e sei tu a riprendere il controllo della relazione.

Da Roberta Bruzzone
Psicologa, Criminologa

20/09/2025

Quando litigate col partner fate caso al fatto che:
- vi ritrovate sempre a dare spiegazioni e a giustificarvi?
- avete paura che il partner sia prossimo a perdere il controllo e dunque vi controllate voi e non dite mai ciò che realmente pensate?
- la litigata nasce per futili motivi e subito degenera?
- succede spesso in momenti sereni, durante le ricorrenze, in presenza di altre persone?
- si conclude solo se ammettete di essere colpevoli e chiedete scusa?
Se notate queste caratteristiche nell'interazione col vostro partner (ma anche con un amico o un familiare), avete di fronte un narcisista.
Per loro vige 'la presunzione di colpevolezza' ossia voi siete, prima di tutto, colpevoli e dovete dimostrare la vostra innocenza. Per questo passate così tanto tempo a giustificarvi. Ma per i narcisi voi siete comunque colpevoli, a prescindere, dato che loro non sbagliano mai.
Cari lettori, potrei chiudere qui il post ma voglio aggiungere altre due righe, frutto della mia ventennale esperienza passata a giustificarmi.
Quello che più di tutto noi vogliamo, più di ogni cosa al mondo, è essere amati. Essere accettati incondizionatamente. Per questo passiamo tanto tempo a spiegare perché abbiamo fatto A anziché B, perché abbiamo detto la tal frase, perché ci piace una cosa e non un'altra. Noi vogliamo disperatamente che il narciso ci dica: " ma certo amore mio, io ti capisco. Io ti approvo. Io ti amo lo stesso anche se tu fai A anziché B. Perché io ti amo a prescindere"
E sapete da chi avremmo voluto sentire dire questa frase? Ai nostri genitori!
La strada verso l'amore non giudicante verso se stessi è un cammino meraviglioso ma impegnativo.
Ogni volta che sbagliamo ci mettiamo alla prova. Ogni volta che falliamo un obiettivo il nostro cuore aspetta da noi parole di conforto e comprensione. Ogni volta che viene in luce un nostro limite il nostro Essere si aspetta da noi incoraggiamento e comprensione. Parole di amore.
Io, negli anni, sono divenuta schifosamente indulgente con me stessa. Mi perdono tutto, mi giustifico e mi scuso. Mi accetto incondizionatamente.
Se per un mio errore o un limite devo chiedere scusa, lo faccio. Se devo risarcire un danno, lo faccio. Poi mi do una pacca di consolazione/incoraggiamento sulla spalla e non ci penso più.
Vado avanti nella mia vita cercando, come ho fatto sempre, di fare, dare, sentire, il meglio che posso.
Quello che non faccio più, ma proprio NON FACCIO PIÙ è giustificarmi!

Da capire....
27/08/2025

Da capire....

Ecco come riconoscere una persona potenzialmente 'nociva' (per scelta non uso più l’aggettivo tossico, termine abusato). Lo ribadisco ogni giorno ricevo richieste da persone in estrema difficoltà che cadono dalle nuvole attonite e arrabbiate con loro stesse per aver permesso che ciò accadesse. Giudicarsi non serve. Diffondere sì.


La persona empatica e sensibile è attratta dalla modalità narcisistica. E ne resta invischiata. Chi è empatico resterà sempre a rischio. Tuttavia se non si riconoscono certe dinamiche all'inizio si resterà intrappolati a lungo. Poi basteranno poche frasi per identificare il tipo. Una volta appresi, i tratti narcisistici saranno chiari e ci si augura di alzare i tacchi in un battibaleno sospirando di sollievo per lo scampato pericolo.
Quali sono i campanelli d'allarme?
-La persona narcisista patologica è autocentrata
-rivela particolari anche intimi della sua vita a sproposito come se foste amici da secoli
-Il suo raccontare di sé vi pare eccessivo e vi crea uno strano disagio, come se ci fosse un'invasione immediata
-lpercriticismo. Appena parla il narcisista si mette su un piedistallo e vi fa sentire sbagliati costantemente
-Oscillazione tra criticismo e seduzione
-Non vi sentite 'visti'
-Non vi sentite ascoltati
-Sentite che ciò che dite viene immediatamente stravolto
-Vi sentite impotenti e travolti
-Vi sentite confusi
-Vi sentite sulle spine, impauriti di dire qualcosa di sbagliato
Tutto questo accade in modo sottile e impercettibile. E soprattutto perché la persona troppo empatica si perde nell'altro. Se poi è dipendente affettiva non sa ascoltare se stessa.
Fate caso se vi sentite cosi.
Scappate. Subito.
Chiudete ogni contatto.
Salvatevi da una possibile relazione devastante
Poi iniziate un percorso per comprendere a fondo perché siete attratti da queste persone. Riuscire a riconoscerle è solo la metà del percorso


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Se dite che i narcisisti sono sempre felici, significa che seguitate a lasciarvi fuorviare dall'apparenza. Non è una vit...
05/08/2025

Se dite che i narcisisti sono sempre felici, significa che seguitate a lasciarvi fuorviare dall'apparenza. Non è una vita felice quella in cui, per sentirsi amabili, devono fingersi diversi da come sono.
Non è una vita felice quella vissuta senza la possibilità di provare autentiche emozioni e con la necessità di creare situazioni tensive, adrenaliniche, pur di percepirsi vivi.
Non è una vita felice quella vissuta dipendendo dagli altri (per quanto i narcisisti sembrino indipendenti, liberi da legami, hanno costantemente bisogno del nutrimento all'ego che gli proviene direttamente od indirettamente da chi li attornia).
Non vivono felici agognando sempre ciò che non hanno, senza saper godere di ciò che gli appartiene, nè è vivere felici far dipendere le proprie scelte da questa smania di accaparrarsi quello che è più ambito dagli altri, incapaci di capire cosa costituisca effettivamente il meglio per loro.
Non è vita dovere distruggere gli altri pur di primeggiare, anziché competere lealmente consci delle proprie potenzialità.
Facendo prevalentemente leva sulla sessualità per invischiare evitando di approfondire autenticamente le conoscenze, gli basta diventare meno desiderabili, con il passare degli anni, per correre il rischio di restare privi di risorse e di incappare in un collasso narcisistico, in uno stato depressivo.
La loro è una vita di competizione anche con i propri affetti.
Direi che non sono loro le persone che ne escono vincenti, come dite spesso, perché voi avete la possibilità di risorgere, di risollevarvi, di crescere come individui, mentre loro, restii a chiedere finanche aiuto, perché impossibilitati a riconoscersi fallibili, si precludono la possibilità di migliorare la qualità della loro e dell'altrui vita.
Qualcuno potrebbe replicare che noi possiamo percepire tale condizione esistenziale come infelice e che loro invece, con la loro forma mentis, ne traggano comunque rifornimento narcisistico. Allora parliamone in termini di dispendio energetico: tali risorse vengono generalmente impiegate per il mantenimento del proprio Sè grandioso, per i meccanismi difensivi e dunque dovere ogni volta agognare e predare altre/I partner significa sprecare tale energia per una conquista neppure garantita, cosa che si traduce nella necessità di attingere da qualche fonte per recuperarla e dunque nella riprova della loro dipendenza da chi li attornia, della loro impossibilità di restare completamente soli.
Sono inoltre soggetti a continue ferite narcisistiche.
Piuttosto che augurargli il male, anche se comprendo perfettamente ll dolore da loro arrecato, sarebbe il caso di sperare che la loro condizione migliori, perché non riproducano più il loro inferno interiore nelle vite di chi malauguratamente vi incappa.

Pagina Narcisista si salvi chi può

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05/08/2025

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Ecco come riconoscere una persona potenzialmente 'nociva'

La persona empatica e sensibile è attratta dalla modalità narcisistica.
E ne resta invischiata.
Chi è empatico resterà sempre a rischio.

Tuttavia se non si riconoscono certe dinamiche all'inizio, si resterà intrappolati a lungo.

Una volta appresi, i tratti narcisistici potenzialmente dannosi saranno chiari e ci si augura di alzare i tacchi in un battibaleno sospirando di sollievo per lo scampato pericolo. Poi basteranno poche frasi per identificare se siete inciampati in una dinamica del genere.

Quali sono i campanelli d'allarme?

-La persona che avete di fronte parla sempre e solo di sé? È autocentrata?
-rivela particolari anche intimi della sua vita a sproposito come se foste amici da secoli?
-Il suo raccontare di sé vi pare eccessivo e vi crea uno strano disagio, come se ci fosse un'invasione immediata?
-lpercriticismo. Appena parla si mette su un piedistallo e vi fa sentire sbagliati costantemente?
-Oscilla tra criticismo e seduzione?
-Non vi sentite 'visti'?
-Non vi sentite ascoltati?
-Sentite che ciò che dite viene immediatamente stravolto?
-Vi sentite impotenti e travolti?
-Vi sentite confusi?
-Vi sentite sulle spine, impauriti di dire qualcosa di sbagliato?
-Sensazione costante di camminare sulle uova, paura di dire qualcosa di sbagliato?
-Disagio e calo della spontaneità?

Tutto questo accade in modo sottile e impercettibile. E soprattutto perché la persona troppo empatica si perde nell'altro. Se poi è dipendente affettiva non sa ascoltare sé stessa.

Fate caso se vi sentite cosi.

Desistete. Subito.
Chiudete.
Salvatevi da una possibile relazione devastante.

Poi iniziate un percorso per comprendere a fondo perché siete attratti da tutto questo.

Riuscire a riconoscere la dinamica è solo la metà del percorso.

Occupatevi di voi invece di studiare l’altro

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Molto interessante... Certe Donne che poi non sono così Vittime dell'altro ma più di se stesse..
02/07/2025

Molto interessante...
Certe Donne che poi non sono così Vittime dell'altro ma più di se stesse..

La dipendenza affettiva e gli attacchi di rabbia

(A cura del dott. Nicola Ghezzani)

Spesso nella relazione caratterizzata da dipendenza e co-dipendenza affettiva uno dei due partner va incontro ad attacchi di rabbia che sono vere e proprie esplosioni di furia distruttiva. Quando accade all’uomo, costui è di solito un insicuro che ha bisogno di esercitare un controllo su di una partner per proteggersi dalla precarietà della vita e delle relazioni; altre volte invece è un isterico (con tratti sadici) che necessita di una vittima da ipnotizzare e poi ferire, in una altalena da incubo, per confermarsi nella propria potenza e nella propria “vincente” insensibilità. Talvolta, in casi per fortuna molto rari, l’esplosione di rabbia può raggiungere nell’uomo la violenza fisica e il delitto: la riduzione all’impotenza e la morte della partner rappresentano allora per lui il massimo del controllo: egli punisce e “incorpora” in modo definitivo le velleità libertarie della partner.

Dato il contesto sociologico in cui si svolgono, che arriva talvolta a giustificarle, le storie di rabbia e di violenza maschile sono perlopiù visibili e persino esibite. Sono state pertanto ben studiate da specialisti e da curiosi di ogni sorta e si può affermare che le dinamiche psicologiche sottese sono di una certa trasparenza, nette e ben leggibili.

Più insidioso, invece, il caso il caso in cui è la donna il soggetto pronto ad esplodere in incontrollabili manifestazioni di ira. Più insidioso perché la donna che appartiene a questa tipologia appare spesso, in prima battuta, come una creatura innamorata e devota, persino masochista nella sua completa dedizione all’uomo. Poi però rivela di colpo il suo lato oscuro.

In questi casi, la donna è caratterizzata, nella sua struttura di identità, da una forte idealizzazione della figura maschile, non di rado legata a un padre ammirato o temuto in qualche suo aspetto e a una madre poco presente e significativa o anche disprezzata e odiata.

L’idealizzazione primaria del padre è stata conservata a un punto tale che essa viene replicata nei rapporti affettivi (o anche solo sessuali) adulti; sicché la donna con tale struttura di personalità è in continua ricerca dell’uomo potente, ricco, prestigioso; o anche, quando l’uomo non abbia queste caratteristiche, di un partner comunque avvertito come “forte” in quanto freddo e distaccato oppure diretto, duro, poco sensibile, anche brutale. In casi solo in apparenza differenti, ma in sostanza analoghi, l’uomo è avvertito come “forte” in quanto ha già una compagna, forse anche dei figli, quindi si pone verso l’amante da una posizione più sicura, di maggior resistenza, quindi di forza.

Tuttavia, per quanto idealizzato, nella relazione privata, è inevitabile che l’uomo prima o poi compia atti di gestione del rapporto disattenti o anche prepotenti, atti che la donna interpreta come rivelatori di un carattere egoista, insensibile, prepotente, che essendo stato “nascosto” le si palesa ora come ingannevole, quindi perverso. A questo punto scatta la ribellione della donna, che scopre con rabbia di essere stata ingannata e trattata da “serva” e da “suddita”. Umiliata dalla lunga soggezione, la donna si sente ora autorizzata a interpretare univocamente i comportamenti del partner come attestanti la sua disonestà e la sua violenza, quindi a attaccarlo in modo franco e diretto. La rabbia è spesso manifestata in forma di attacchi privi di controllo, altre volte in una tendenza incoercibile e continua al conflitto, altre volte ancora viene posticipata nell’esecuzione e così trasformata in una vendetta meditata e implacabile. In questi casi, la donna può raggiungere livelli di perfidia sconcertanti.

Ma dopo l’evento aggressivo seguono immancabili il senso di colpa oppure, in sua assenza, gli effetti devastanti di un’azione autolesiva. La donna soffre su un piano morale, si sente ora rifiutata con ragione, oppure si provoca un incidente, si fa del male.

Ne consegue che finché non abbia appreso a gestire questi attacchi di rabbia — che spesso rivolge non solo al partner, ma a tutti coloro che le vogliono bene e intendono aiutarla: parenti, amici, psicoterapeuti — la donna è condannata all’inferno della ripetizione, dell’eterno ritorno dell’identico: dinamiche che si ripetono senza requie, come la pena di Sisifo, in un ciclo continuo e autodistruttivo; perché un messaggio non capito, un messaggio senza un ricevente, si ripete senza fine, trasformandosi in una ossessione.

La corretta gestione di questa parte conflittuale necessita che la donna sia consapevole di ospitare dentro di sé un’aspirazione (tipicamente isterica) alla forza, che ella invece spesso nega e non riesce a riconoscere come la sua motivazione di base. La funzione dello psicoterapeuta è allora quella di porgerle uno specchio che lei non sa impugnare e di aiutarla a gestire la rabbia che la anima e la delusione e la depressione sottostanti. Preda di un’angoscia sconfinata e di una rabbia “divorante” ella può trovare conforto solo in una figura esterna, come uno psicoterapeuta, cha sappia individuare e leggere correttamente la dinamica e gestirla al meglio. Senza l’ausilio esterno, la donna è preda di dinamiche interne senza fine.

In realtà la dipendente rabbiosa ha terrore dell’amore, ha terrore di riconoscersi “legata” dall’amore; quindi fa di tutto per renderlo impossibile. Ma, poiché è accecata dall’idea di essere “innocente” e di desiderare l’amore, non riesce a vedere in quanti e quali modi riesca a rendersi insopportabile, temibile e persino di fatto pericolosa.

Purtroppo, spesso, e per la stessa motivazione, attacca e fa fallire anche la psicoterapia, ritrovandosi di nuovo sola e in balia dei suoi incontrollati impulsi. La donna con questa struttura caratteriale dovrebbe dunque fare molta attenzione ai suoi incoercibili attacchi di rabbia; perché è soprattutto nella buona gestione dei sentimenti ostili — più o meno arbitrari — che si gioca la partita della salute.

Esattamente descritta la realtà di tante relazioni disfunzionali...
02/07/2025

Esattamente descritta la realtà di tante relazioni disfunzionali...

Relazioni tossiche: 7 segnali psicologici da non ignorare

Le relazioni tossiche non sono solo fonte di dolore emotivo: possono compromettere la nostra autostima, il nostro equilibrio mentale e, cosa ancora più profonda, influenzare il nostro inconscio in modi che ci trattengono anche dopo la fine della relazione. Comprendere i segnali di una relazione tossica è il primo passo per liberarsene e riconnettersi con sé stessi.

1. Manipolazione costante

Chi manipola tende a distorcere la realtà, a farti sentire in colpa per emozioni legittime o a usare il silenzio come punizione. Questo crea un circolo vizioso in cui metti in dubbio i tuoi pensieri e le tue percezioni.

2. Critiche distruttive travestite da “onestà”

“Lo dico per il tuo bene” può sembrare premura, ma spesso maschera un giudizio costante. In una relazione sana, le critiche costruiscono, non distruggono.

3. Gaslighting

Ti è mai capitato di sentirti “pazzo” o esagerato per aver espresso un’emozione? Il gaslighting è un abuso psicologico sottile ma devastante, che mina la tua fiducia in te stesso.

4. Isolamento sociale

Allontanarti da amici, familiari o attività che ami può sembrare una coincidenza… ma è spesso un segnale che qualcosa non va. Le relazioni tossiche si nutrono di isolamento.

5. Cicli di idealizzazione e svalutazione

Un giorno sei “tutto” per l’altra persona, il giorno dopo vieni ignorato o sminuito. Questo tira e molla confonde e lega emotivamente, proprio come una dipendenza.

6. Responsabilità unilaterale

Se sei sempre tu a sistemare, giustificare, perdonare e ricominciare, è il momento di chiederti: è davvero amore o è un copione che ti hanno insegnato?

7. Paura di essere te stesso

In una relazione tossica si finisce per indossare una maschera per evitare conflitti o critiche. Questo allontanamento dal proprio sé autentico è un segnale d’allarme potente.

Oltre i segnali: il ruolo dell’inconscio

Molte persone restano impigliate in relazioni tossiche non per debolezza, ma perché inconsapevolmente replicano schemi interiorizzati nell'infanzia. Il nostro inconscio, modellato da esperienze passate, cerca ciò che conosce, anche se ci fa soffrire. Questo fenomeno viene descritto in psicologia come coazione a ripetere.

Come uscirne:

- Consapevolezza: riconoscere i segnali è un atto di potere personale.

- Supporto psicologico: un terapeuta può aiutare a decostruire i modelli inconsci che ti legano al dolore.

- Ricostruzione del sé: torna alle tue passioni, alle relazioni sane, all’ascolto del tuo corpo e delle tue emozioni.

- Perdono verso se stessi: non sei “sbagliato” per esserci cascato. Sei umano.

“Fino a quando non rendi conscio l’inconscio, sarà quest’ultimo a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.” (Carl Gustav Jung)

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Di Alessandro Gambugiati

🙏❤‍🔥💖
22/06/2025

🙏❤‍🔥💖

A volte con alcune persone discutere è davvero una perdita di energie.

Lasciarle dove sono permette di risparmiare il buon umore.

Rinunciare a voler chiarire e a spiegare, può diventare una grande libertà.

E allora lasciate perdere.

Se le cose che volete da questa persona non arrivano, i casi sono due. O non è capace e non può capire ciò che vi piacerebbe.

E allora lasciate perdere.

O non vuole capire, perché gli fa comodo.

E allora lasciate perdere.

Una relazione non si chiede.
Accade perché c'è reciprocità





Ne ho parlato anche qui ⬇️

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Hai mai avuto la sensazione che qualcuno ti tenesse agganciata emotivamente… ma senza mai esserci davvero?Il termine bre...
22/06/2025

Hai mai avuto la sensazione che qualcuno ti tenesse agganciata emotivamente… ma senza mai esserci davvero?
Il termine breadcrumbing letteralmente significa "spargere briciole"e mette in luce un comportamento molto comune, soprattutto nelle dinamiche affettive manipolatorie e/o tossiche.
Il soggetto, uomo o donna che sia, che mette in atto il breadcrumbing mantiene vivo un legame emotivo, ma senza offrire presenza vera, impegno o chiarezza.
È' una forma di gioco psicologico, fatto di messaggi ambigui, promesse non mantenute e apparizioni strategiche.
Potremmo anche asserire che si tratta di una “relazione fantasma”.
Non ti viene mai detto “mai”, ma non arriva nemmeno un “adesso”.
Il breadcrumbing è' quel limbo dove una persona ti manda piccoli segnali di interesse come ad esempio dei messaggi ogni tanto, qualche like, frasi vaghe senza mai trasformarli in una relazione concreta o in un coinvolgimento autentico e lasciandoti emotivamente sospesa/o, nella speranza che prima o poi accada qualcosa di speciale.
Vi porto alcuni esempi di breadcrumbing:
- Ti dice: “Ci vediamo presto”, ma non propone mai un vero app.to ed una data d’incontro.
- Quando tu te ne vai e sparisci, ti arriva un “Mi manchi”, ma senza nessun seguito, è' solo un modo per dire “ esisto ancora e voglio che tu non vada avanti”.
- Ti scrive messaggi affettuosi o allusivi senza seguito, anzi dopo questi scompare per giorni senza motivazione.
- Ricompare puntualmente appena percepisce che ti stai allontanando.
Tutto ciò' non ha nulla a che fare con una relazione.
Il breadcrumbing ha un impatto emotivo molto forte su chi lo subisce, perché ti fa vivere in un’altalena emotiva tra illusione e rifiuto costanti.
Inoltre il breadcrumbing nutre la tua aspettativa che qualcosa possa cambiare, mentre nel frattempo tu stai dando moltissimo di te, stai ricevendo poco o nulla e sei sempre in uno stato di attesa perenne.
Mi viene spesso chiesto perché alcune persone fanno breadcrumbing…
Ebbene possono esserci due motivazioni per cui una persona utilizza questo comportamento:
- per tenere aperta una possibilità', nel caso serva…
- per ego, insicurezza e bisogno di conferme.
Questo comportamento a volte è' inconsapevole, altre volte invece è' manipolatorio e spesso si tratta di comportamenti legati a dinamiche narcisistiche o stili di attaccamento evitanti.
Chi usa breadcrumbing senza rendersene conto di solito:
-Non ha una chiarezza emotiva, non sa davvero cosa vuole, ma nemmeno vuole perdere il legame.
-Ha uno stile di attaccamento evitante. teme l’intimità, ma allo stesso tempo non vuole restare solo.
-Usa questi meccanismi per calmare la propria ansia, non per manipolare l’altro.
-È' una persona che non vuole impegnarsi, ma non riesce nemmeno a chiudere del tutto.
In questi casi, il breadcrumbing nasce da profonda insicurezza, confusione, o paura del vuoto e della solitudine.
Invece il breadcrumbing può' essere volontario quando :
- Si vuole tenere aperta una possibilità' “nel caso serva” .
• Si vuole alimentare il proprio ego, sapere che qualcuno c’è' e lo desidera.
• Si vuole controllare o mantenere potere sull’altro.
• Si evita il confronto diretto, non si vuole chiudere, ma nemmeno investire davvero.
Ovviamente in questo caso il breadcrumbing è' una tecnica manipolatoria, usata per nutrire il proprio bisogno senza considerare i danni emotivi sull’altro, senza empatia.
Chi subisce il breadcruming deve saper riconoscere i segnali:
-interesse discontinuo che non si traduce mai in azioni vere e concrete.
-non deve idealizzare un “ti penso”, non è' amore; un “mi manchi” non è' presenza.
-deve mettere dei confini chiari e precisi, se non c’è reciprocità' bisogna smettere di rincorrere.
La cosa più importante da tenere a mente in queste situazioni è che non si deve essere in attesa di briciole, ma capire che si merita molto ma molto di piu' lontani da queste dinamiche manipolatorie.

Buon sabato 🌸
-Dott.ssa Eliana Sebastiani Pierbattisti-

Tutto tragicamente vero.... 🤮🤦‍♀️🥵
06/03/2025

Tutto tragicamente vero.... 🤮🤦‍♀️🥵

Con il presente post vorrei fare maggiore chiarezza sulle differenze tra ghosting ("farsi fantasma"), benching ("mettere in panchina") e silent treatment ("trattamento del silenzio").
Nel ghosting si sparisce spesso definitivamente, ci si rende "fantasmi", senza neppure fornire una spiegazione ed interrompendo ogni canale comunicativo che possa fornire un "perché" necessario a chiudere il cerchio, generando un vero e proprio lutto da perdita inspiegabile.
Nel benching il partner può alternare momenti di vivo interesse ed attenzioni spropositate, in connubio con promesse, progetti e lusinghe, con una presenza sia affettiva che fisica assidua ed eccessiva, ad atteggiamenti di totale indifferenza, di assenza o persino di netto rifiuto. Il comportamento, si dimostra ambiguo, vago, evasivo, per niente trasparente, poco onesto, volutamente poco sincero e genera una condizione di standby, di attesa, di poca chiarezza finalizzata proprio al non chiudere una porta, perché si possa tornare a riaprirla all'occorrenza. Se il ghosting genera tutti quei sentimenti riconducibili al lutto, il benching può far sì che la vittima sperimenti vissuti di ansia e frustrazione, per l'umiliazione e la svalutazione insita nella percezione di dovere elemosinare amore, attenzione interesse e genera pensieri autoaccusatori, perché se il/la partner sparisce nel momento dell'idillio ed arriva a non volere neppure fornire spiegazioni, allora la motivazione più plausibile è che si è fatto involontariamente qualcosa che possa averlo/a ferito/a. Tra l'altro questo pensare a sé come possibile causa può essere tanto frutto di palesi colpevolizzazioni, proiezioni e deresponsabilizzazioni da parte di un/una narcisista, quanto di un tentativo della psiche di avvertire la situazione come gestibile: se questa condizione è cagionata da me allora, cambiando qualche mio comportamento posso mutarla e smettere di stare male.
Il silent treatment, infine, è un silenzio punitivo perpetrato nei confronti della/del partner, volto a rendere quest'ultima/o più remissiva/o ad ogni nuovo ritorno, ovvero più accondiscendente, meno preposta/o alla disattesa delle aspettative, alla ribellione ai diktat, onde evitare il concretizzarsi dei ricatti emotivi.

Si parla moltissimo del profilo narcisista patologico. Molto meno di chi si lascia agganciare da questo stile relazional...
06/03/2025

Si parla moltissimo del profilo narcisista patologico. Molto meno di chi si lascia agganciare da questo stile relazionale.
La persona che cade in una relazione di questo tipo ha caratteristiche ben precise:
-ignora segnali precoci di disfunzioni
-ha un’idea di relazione improntata sull’essere accudita, vista, riconosciuta
-è aggrappata totalmente a un ideale e non vede chi ha di fronte
-cede alle lusinghe iniziali (love bombing) di cui ha una sete enorme
-alla realtà preferisce l’illusione
-sopporta umiliazioni piuttosto che perdere l’altro (non l’ha mai avuto in realtà, ma preferisce il sogno)
-vive appesa, sospesa
-senza lo sguardo dell’altro sente di non esistere
-è posseduta, in taluni casi, dal proprio bisogno e non vede che si comporta a volte esattamente come il narcisista che tanto aborrisce (invade, ha pretese, vuole tutto e subito)
-delega la propria vita emotiva che consegna in mano all’altro diventando una marionetta
-controlla l’altro per cercare segni del suo interesse
-ha veri disturbi fisici come palpitazioni, ansia, insonnia, attacchi di panico se sente che l’altro non è disponibile
-vive nella speranza costante che l’altro cambierà
-si sente in colpa per tutto
-ha la sensazione di camminare sulle uova nella relazione
-annega nella paura
-oscilla tra idealizzare e demonizzare l’altro
-si sente indegna, inadeguata, non ha autostima
-non è interessata a coltivare l’amor proprio ma a farsi amare dall’altro
-difendere la sua dignità non è la sua priorità
-ha il terrore che l’altro sparisca
-crede che senza l’altro morirà
-non vuole prendersi la responsabilità della propria vita affettiva
-spesso vuole soluzioni rapide da chiunque
-è convinto di non aver ricevuto il giusto dai genitori (troppo o troppo poco)
-vede nell’altro un genitore salvifico, che poi si trasformerà in un torturatore
-ha pretese che l’altro sia un principe, e non ne vede lo squilibrio se non molto tardi
-ha un’infinita, insaziabile fame d’amore.

Gabriella Ameya Canovi

Ph Antana Sutkus

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