
25/07/2025
“Da bambino sentivo di essere solo, e lo sono ancora oggi, perché conosco cose e debbo riferirmi a cose delle quali gli altri apparentemente non conoscono nulla, e per lo più nemmeno vogliono conoscere nulla. La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti, o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili. La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell'inconscio. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell'amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l'amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri”.
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“La solitudine non è l’assenza degli altri. È il sentire che ciò che porti dentro non può essere detto a tutti.”
Carl Gustav Jung ci ricorda che esiste un tipo di solitudine che nasce non dall’isolamento, ma dalla profondità.
Quando si vedono cose che altri non vedono, quando si ascoltano sogni che gli altri ignorano, quando si portano pensieri che il mondo non vuole sentire, si diventa soli.
Ma è una solitudine diversa: non chiusa, ma vigile. Non vuota, ma piena di senso.
Chi sa più degli altri, a volte è condannato a tacere.
Ma è proprio questa solitudine a rendere chi la vive più sensibile all’amicizia vera, quella che non cerca di fonderci, ma di riconoscerci.
Perché solo chi è profondamente se stesso può davvero incontrare l’altro.