Serena Brunelli - Psicoterapeuta

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Serena Brunelli - Psicoterapeuta Quando cambiate il vostro modo di guardare le cose, le cose che guardate, spesso, cambiano.

13/08/2025
In Danimarca hanno avuto un'idea geniale. Per quanto possa sembrare semplice e banale, per quanto, invece, sia geniale.I...
24/07/2025

In Danimarca hanno avuto un'idea geniale.
Per quanto possa sembrare semplice e banale, per quanto, invece, sia geniale.
In giro per il Paese sono stati affissi manifesti come questi, con uno specchio al centro e una serie di emozioni disegnate accanto.
Lo scopo è fermarsi, osservarsi, interpretarsi, ascoltarsi e definire quale emozione stiamo provando e qual è la nostra espressione del viso che la rappresenta, confrontandola con quelle disegnate.
Sembra banale, ma non lo è.
Perché non lo facciamo quasi più, di chiederci come stiamo, che faccia abbiamo, che nome ha per noi e come può essere riconosciuta dagli altri.
Non lo facciamo più, di parlare di emozioni, né con noi stessi, né con gli altri.
E come possiamo pretendere di costruire relazioni sensate, se siamo i primi che non ci interessiamo all'altro?
Ci lamentiamo di una società sempre più vuota, sempre più superficiale, piena di ragazzini senza valori, senza progetti, senza scopi. Diamo la colpa a Social, AI, scuola...quando siamo a volte i primi a scegliere di stare in superficie, nel vuoto.
E' tutto molto più semplice.
Ci fermiamo davanti allo specchio per controllare trucco e capelli. Ma lo guardiamo mai, il nostro sguardo...davvero?

Non sono mai stata Sinner che si gioca 3 match point in una finale dello Slam, non sono mai stata Baggio che deve ti**re...
16/07/2025

Non sono mai stata Sinner che si gioca 3 match point in una finale dello Slam, non sono mai stata Baggio che deve ti**re un rigore alla finale dei Mondiali, né una Pellegrini che si contende per un decimo di secondo una medaglia d’oro. Ho sempre guardato questi sportivi, che si giocano tutto in un attimo, con una grande ammirazione, chiedendomi quanto lavoro mentale deve esserci dietro, quanta forza, quanto controllo, quanto equilibrio fra pensieri e paure.

Ma oggi ho anche capito che le varie XYZ, le Alfa, le Omega, e tutte le lettere dell’alfabeto che esistono sulla Terra, tutte, nella loro vita, hanno mille situazioni che somigliano alla finale di uno Slam…con la differenza che non si giocano una Coppa, ma magari si giocano la vita.

Ho capito che la forza mentale che serve per affrontare quell’ultimo secondo, quell’ultimo rigore, quell’ultimo game della loro partita non è né più né meno di quella che vedo in grandi Campioni e ammiro con tanta stima. Con la differenza che alcuni hanno il privilegio di finire sui giornali attirando milioni di fans e di consensi. Tutti gli altri ritornano alla loro vita quotidiana nel silenzio del loro successo o nel dolore della loro sconfitta.

XYZ oggi ha corso i primi 8,439 Km della sua personalissima Maratona. Che non si corre su una strada, non dura qualche ora…ma dura molto di più e si corre nel tempo. Ha tagliato però il suo primo traguardo, rendendosi conto, ieri sera e stamattina, di quanta forza mentale ci stesse mettendo, quante lotte fra il “Mollo” e il “Ce la faccio”, quanta paura, quanta stanchezza, quanta delusione, quante lacrime le siano costate quei benedetti 8,439 Km.

Se n’è accorta ieri sera, se n’è accorta stamattina.

Ma soprattutto se n’è accorta alle 12.30, quando ha tagliato quel parziale traguardo e dopo un primo veloce sorriso le si sono riempiti gli occhi di lacrime e non ha smesso di piangere per 3 ore, coi singhiozzi, col magone, con il nodo attorcigliato dello stomaco, Per la gioia, per la soddisfazione, per la fatica, per la tensione che, almeno per un attimo, può finalmente mollare.
Per essersi resa conto dei Km percorsi, di quante salite ci sono state (che non ha visto mentre correva, ma che vede solo ora), di quante piccole discese ha anche incontrato. Di chi era a tifare sempre accanto a lei, di chi compariva nelle tappe principali a darle un bicchiere d’acqua, di chi si è allontanato perché aveva di meglio da fare, forse.

Ora è stanca morta, XYZ, come Alfa, Omega e tutte le lettere dell’alfabeto che oggi hanno giocato i loro 3 match point, o la loro ultima bracciata, o il loro rigore, o il loro pezzo di Maratona.

Riposatevi, godetevi le vostre lacrime, le scarpe consumate, le vesciche nei piedi e nelle mani. Godetevi la fatica che ci avete messo, ma soprattutto godetevi la forza mentale che avete dimostrato di avere. Non guardate più Sinner come se fosse un alieno. Perché lui lo è di certo.

Ma anche voi, non siete da meno. E ve ne dovete accorgere.

Sto vivendo gli esami di terza media attraverso gli occhi e le parole dei genitori che, come me, hanno figli impegnati i...
16/06/2025

Sto vivendo gli esami di terza media attraverso gli occhi e le parole dei genitori che, come me, hanno figli impegnati in questa prima vera “prova scolastica”.
E’ bello vedere come ciascuno abbia la propria modalità, la propria visione di questo passaggio…sia i ragazzi che le famiglie, tutti coinvolti (in diversi gradi e misure) da queste giornate nuove e speciali.
Chi sembra totalmente tranquillo, chi sembra totalmente nel pallone. Chi studia come non ci fosse un domani, chi si mette sui libri solo se spinto alla scrivania a calci nel sedere da un genitore…e chi, anche se spinto a calci nel sedere, non sembra muovere un dito per prepararsi agli orali.
Io non ricordo assolutamente nulla del mio esame di terza media. Zero assoluto. Deduco che non mi abbia particolarmente traumatizzato, quindi. Immagino però di aver avuto tutte le ansie e le preoccupazioni di una ragazzina al suo primo esame. E sicuramente avrò avuto qualcuno alle mie spalle che ha cercato di rassicurarmi e dirmi di fare del mio meglio, senza troppe pressioni, come è sempre stato a casa mia.
Credo che questo sia ciò che dobbiamo fare anche oggi, noi genitori. Supportare, comprendere le loro ansie senza volerle sedare a tutti i costi, perché sono la cosa più sana e normale che ci possa essere, davanti ad una prova importante. Dobbiamo imparare noi per primi a riconoscere e gestire la nostra, di ansia. Perché la loro è giustificata e sana. La nostra un po’ meno.
L’esame è la loro prova. Non la nostra. Il voto che prenderanno non qualifica loro…figuriamoci se dovrebbe qualificare noi. Eppure abbiamo quasi più paura noi di loro. Forse la paura di non saper gestire le loro emozioni, le loro frustrazioni, le loro tensioni, le loro delusioni. Forse l’esame mette noi davanti ad una grande prova: come reagiamo davanti ad una difficoltà dei nostri figli? Siamo capaci di stare al loro fianco a sostenerli, senza impedirgli di avere paura, avere ansia, provare frustrazione, provare dolore? Riusciamo a tollerare la visione di un figlio che si trova ad affrontare le sfide da grandi, i primi fallimenti, le prime vere cadute? Lasciandoli cadere, lasciandoli fallire….per poi fare il tifo per loro quando decidono di reagire, trovare una strada, trovare un modo per risalire?
Forse no. Temo di no. Abbiamo paura, vogliamo proteggerli. Ma non c’è nulla che mi abbia fatto crescere e scoprire quanto posso essere forte, quanto le batoste che ho ricevuto. Dal Liceo, dalla vita, dalle persone care che se ne vanno, dalle frustrazioni, dalle delusioni, dalle male-lingue, dalle cattiverie.
Io voglio vederli cadere, i miei figli, perché se non cadono, non sanno rialzarsi. E io non sarò sempre qui a proteggerli. Devono sapere che se la possono cavare da soli, sempre e comunque, anche se io sarò sempre sugli spalti a fare il tifo. Ma la partita è la loro e devono sapere quanto sono capaci di giocarsela.
Forza mamme, tifate per i vostri ragazzi, urlando con tutta la voce che avete.
Ma stateli a guardare, mentre se la giocano, al meglio delle loro possibilità, nonostante l’ansia che devono provare, la paura che devono avere, la tensione che li rende giustamente nervosi.
Siamo qui per sostenerli. Non per vivere al posto loro.
Diamogli tifo e fiducia. E ci sorprenderanno.
In bocca al lupo, ragazzi!!

Quando attraversi determinate esperienze, quando vivi sulla tua pelle alcune situazioni, la tua prospettiva cambia. Camb...
28/05/2025

Quando attraversi determinate esperienze, quando vivi sulla tua pelle alcune situazioni, la tua prospettiva cambia.
Cambia davvero.
Frequentare certi corridoi di ospedali, passare da un ambulatorio medico ad un altro, attendere con angoscia la telefonata che ti dovrà comunicare l’esito di un esame delicato…ti cambia la prospettiva.
Te la cambia davvero.
Nella mia vita ho dovuto frequentare alcuni reparti varie volte. In varie vesti. E il clima che si crea, quando sei un’habitué di quei posti, è per certi versi unico e bellissimo.
Si diventa una grande famiglia, si crea un legame profondo anche con perfetti sconosciuti, ma non è superficialità…è qualcosa che senti che ti collega a quelle persone ad un livello che…non si può capire, se non lo vivi in prima persona.
Ho sempre desiderato fare di quei reparti un “pezzo” del mio lavoro. Forse ancora non è il momento, ma il progetto nella mia testa rimane molto chiaro.
Ti cambia tutto. Passarci dentro.
Ti cambia in positivo e ti cambia in negativo.

Ti insegna a non sprecare tempo.
A non dare per scontato che quell’abbraccio che non dai oggi, lo potrai dare domani. Non lo sai, non puoi mai saperlo.
Perciò, dallo oggi e dallo bello stretto.

Ti insegna a definire le priorità ed i valori in altro modo.
Si può tranquillamente rinunciare a tante cose materiali, ma non si può rinunciare alle persone, alle relazioni, agli affetti che contano. Loro meritano la nostra presenza, la nostra dedizione, la nostra cura. Non importa la borsa firmata o la cena al ristorante; bastano una tuta ed un caffè, ma due chiacchiere come si deve in cui ci si racconta davvero come si sta.

Ti insegna ad essere soddisfatto con meno. A godere del bello che trovi ogni giorno in tante cose.
Perché quando leggi negli occhi di altri la paura di non esserci domani, apprezzi tantissimo ogni secondo del tuo oggi.
E se non lo fai, non hai davvero capito nulla.

Di negativo, c’è che quella angoscia, quella paura che vedi in altri può incollarsi sulla tua pelle…e non staccarsi più. Può farti avere il terrore di ogni medico, ogni sintomo, ogni cambiamento del tuo corpo. E quella paura ti spegne il cervello e ti toglie il fiato, finché non riesci a scollarla da te.

Mi chiedo sempre come si fa, come fanno le persone a “fare l’abitudine” a certe attese, a certe paure. Come si convive con un tempo che viene scandito di 5 anni in 5 anni, come se fosse un grande “Gioco dell’oca” in cui vai avanti tirando i dadi, ma attenzione, potresti sempre capitare sulla casella “Torna indietro, riparti dal via”.
Non lo so ancora, come si fa. Me lo chiedo ogni giorno e ogni volta.
Eppure si fa.
Ognuno con la sua forza, la sua strategia, le sue risorse.
Una grandissima dignità.
Continuando a voler ti**re i dadi, nonostante il terrore, nonostante la paura.
Con quegli occhi, che non mollano mai anche quando sono tristi, piangono e sembrano sconfitti.
Ma che brillano sempre alla vita.

Toglie il fiato, a volte, sforzarsi per cercare le lezioni da imparare. È molto più facile e consolatorio stare a punzec...
08/05/2025

Toglie il fiato, a volte, sforzarsi per cercare le lezioni da imparare.
È molto più facile e consolatorio stare a punzecchiare la ferita a lungo, per dare a lei la colpa del nostro dolore.
Certo, la ferita c'è. Ma far ruotare intorno a lei il nostro futuro, dare a lei la responsabilità della nostra incapacità di reagire e curarci, significa non credere nella nostra forza, nel nostro potenziale. Nel nostro coraggio di ricostruirci. Per quanto immensa sembri la fatica.

Maggio viene ogni anno a ricordarmi le mie fatiche.
A riaccendere la mia tristezza, a riaprire le mie ferite.
Ogni anno ci passo dentro.
Quest'anno con ulteriori ferite aggiunte nel frattempo.
Sto nel mio silenzio in ascolto di me, con le orecchie aperte per non perdere nessun messaggio.
Questi 31 giorni mi rovesciano sempre. Ma so che alla fine imparo sempre la mia preziosa lezione.

State nella fatica, state nella tristezza, state nella lezione.
Chiedendo aiuto a chi vi è vicino, a medici e professionisti quando il peso sembra troppo...ma datevi l'opportunità di capire, crescere.....
...."rinascere ancora un'altra volta se ti va" (cit.Brunori Sas).

A volte ci sono anche storie magiche, che mi ricordano che se lasciamo andare le cose un po' da sole, senza volerle cont...
22/04/2025

A volte ci sono anche storie magiche, che mi ricordano che se lasciamo andare le cose un po' da sole, senza volerle controllare a tutti i costi, ci possono portare in posti straordinari ed inaspettati. È bello pattinare un po' sull'olio.
Godiamoci il balletto...

LETTERA DI XYZ ALLA "PICCOLA XYZ"Cara Piccola XYZ,sono la Te-da-grande. E ti scrivo per raccontarti che nell’ultimo peri...
08/04/2025

LETTERA DI XYZ ALLA "PICCOLA XYZ"

Cara Piccola XYZ,
sono la Te-da-grande.
E ti scrivo per raccontarti che nell’ultimo periodo ho imparato un sacco di lezioni.
Tante cose belle, tante cose importanti.
Anche questa volta, dal mio dolore ho ricavato insegnamenti preziosi.
Ho imparato cose di me. Cose degli altri. Cose che voglio. Cose che non voglio. Cose che hanno altro peso e altro valore rispetto a prima. Emozioni nuove. Emozioni bellissime.

Ho imparato, ad esempio, che io non so stare in guerra. Non sono da battaglia. Sono per la lealtà verso me stessa, sono per il perdono, sono per la voglia di salvare sempre il bello delle persone, anche quando di mezzo c’è tanto brutto. Sono per il dormire serena di notte, senza rabbia, senza strategie di vendetta o ripicca. Senza rancori, dispetti o motivi di odio.

Sto imparando sempre di più che l’altro non è noi. Che dobbiamo lasciar andare, accettare, comprendere anche quando non ci aspetteremmo certi comportamenti e ne vorremmo altri.
Ho imparato che la forma più grande di maturità e rispetto è riuscire a voler bene a qualcuno anche dopo che ci ha ferito, se il suo ferirci non è stato intenzionale o dettato dalla cattiveria, ma semplicemente da una sua evoluzione diversa dalla nostra. Va bene così, va bene evolvere. E a volte capita che le evoluzioni proseguano in direzioni diverse…senza che nessuno sia “cattivo” o “sbagliato”.
Amare, voler bene…significano anche tifare per la crescita e l’evoluzione dell’altro, anche se questo significa lasciare che faccia la sua strada senza di noi.
Ho imparato che riuscire a fare questo, riuscire a tornare vicini a qualcuno in un modo diverso, dopo essersi allontanati, dà una immensa forza. Dà fiducia. Dà pienezza. Dà la conferma che aver avuto quella persona nella propria vita è stata proprio una gran cosa. Che mai va rimpianta.

Ho potuto trovare conferma di amicizie importanti. Ho l’incredibile dimostrazione che alcune persone sono davvero SEMPRE sempre sempre al mio fianco. Nelle pazzesche vicende della vita, sono lì, sempre lì. Non se ne vanno. Anni, chilometri, malattie…non ci spostano di una virgola. Restano sempre al loro posto, al mio fianco.

Ho imparato che smettere di voler controllare o programmare tutto è davvero liberatorio e piacevole…E oh, non ci crederai…ma le cose vanno avanti lo stesso e anche bene! Senza che io mi ammali per prevedere e sistemare tutto con precisione maniacale.

Ho imparato a prendermi cura di me: cibo, movimento, tempo di relax e sano ozio mi nutrono e mi arricchiscono. E finalmente, non ho sensi di colpa. Perché ho capito che, se non mi nutro con cose belle, muoio di fame. E di spirito.

Ho coltivato rapporti importanti. Nuovi. Vecchi. Sto stabilendo nuovi equilibri e nuovi confini con alcune persone. E dà una grande soddisfazione riuscirci. Nonostante i pronostici avversi.

Ho imparato ad avere di nuovo fiducia nel futuro. E per futuro intendo domani. Giorno per giorno, sto cercando di accorgermi dei momenti. Uno dopo l’altro, gustarmeli e trarre da ognuno tutta l’energia che può darmi.
Ho imparato a fidarmi di nuovo della vita. Questa magia che a volte spaventa da morire, ma a volte invece dà delle ricompense immense.

Ho iniziato a guardarmi indietro e inizio a vedere, ancora molto nebulosi, alcuni pezzi del mio difficile cammino. E inizio a rendermi conto in modo consapevole (e con grande orgoglio) che…cavolo, quanta strada che ho fatto! Quanta salita, quanti pericoli, quanti burroni da cui salvarsi. Che soddisfazione…!!

Ho imparato, proprio ora in questo preciso momento, che stare nella complessa emozione di pienezza mista a nostalgia e gratitudine, seduta sul divano a scriverti al pc mentre ascolto una Playlist di musica meravigliosa, è bellissimo e vorrei farlo durare tutta la notte. Anche questo mi nutre. E mi riempie.

Ho imparato tante cose, Piccola XYZ. Ed è straordinario accorgersi ogni volta cosa abbiamo più di prima, quando ci fermiamo ad osservarci.

Oggi sto bene, dopo settimane complicate e dure.
Ed è importante scrivertelo. Perché tu te lo ricordi. Sempre.
Sorridi, Piccola XYZ.

La vita ha ancora tante belle soddisfazioni da darti.
Fidati di lei. E di te.

Cuori feriti.Cicatrici sulla pelle.Nodi cattivi da estirpare da dentro di noi, portatori di troppe cose non dette, di tr...
07/04/2025

Cuori feriti.
Cicatrici sulla pelle.
Nodi cattivi da estirpare da dentro di noi, portatori di troppe cose non dette, di troppa sofferenza accumulata, di troppo poco rispetto portato a noi stessi.
Occhi che lacrimano e che non mettono a fuoco, per tutte le cose che non hanno voluto o potuto vedere per anni e anni, accecati da una visione costretta e parziale.
Siamo meravigliosi per la nostra enorme capacità di sopportazione, di abnegazione, sacrificio e tolleranza. Arriviamo a pagarne un prezzo addirittura fisico. Fisiologico.

Ma poi anche i cuori forti, le pelli forti, gli occhi forti si spezzano.
Sfiniti, esauriti dal loro resistere per troppo tempo, nonostante tutto, nonostante tutti.
E allora…STOP. Ci si ferma, ci si deve fermare. Perché non c’è altra scelta.

Si crolla. Si ha paura. Ci si dispera. Non si vede più la luce. Non si dorme più la notte. Non si riesce a immaginare un domani. Tantomeno un domani un pochino soleggiato.
Si piange. Si piange tantissimo.
Ma…
Siamo meravigliosi anche per la nostra enorme capacità di reazione, di rivoluzione, di cambiamento, di risposta a quella rottura.
Si spalancano gli occhi, si vede tutto da una distanza diversa, con una luce diversa ed uno sguardo diverso.
Luce e non buio.
Ossigeno e non apnea.
Leggerezza e non peso.
Energia e non spossatezza.

Si rinasce. Si rinasce sempre. Passando dal buio, accettando il dolore che ci serve e che ci insegna.
E poi spalancando le braccia al “dopo”, al sole che sorge e che aspetta solo
che noi lo vediamo e che ce lo gustiamo completamente. Come tuffarsi in una bella piscina quando fuori si muore di caldo...

Cuore ferito, cicatrice fresca....avete l'opportunità di ripartire con una nuova prospettiva.
Fatene tesoro, perché il prezzo che avete già pagato finora, senza nemmeno saperlo, è già fin troppo alto.

Ora correte verso il sole, nell'acqua fresca.
Che ve lo meritate...

È tornata da me XYZ, in queste settimane.Di nuovo in frantumi. Di nuovo colpita al petto da un “imprevisto della vita”. ...
27/02/2025

È tornata da me XYZ, in queste settimane.
Di nuovo in frantumi. Di nuovo colpita al petto da un “imprevisto della vita”. Quando meno se lo aspettava.

Scoraggiata, sfiduciata, spaventata. Non vede luce nel futuro, non vede la possibilità che ci sia finalmente un po’ di tregua per lei, dopo anni davvero duri, che non le hanno risparmiato granché.

Anche questa volta, il tempo con XYZ è stato difficile. Ho sentito tutta la sua disperazione, tutta la sua angoscia, il suo dolore. La sua impossibilità di guardare avanti e pensarsi sorridente, leggera, serena. Totalmente inghiottita dal suo buio. Dal mondo nero che la circonda.

Ti capisco, cara XYZ. Ti capisco molto bene. Conosco anche io quella sensazione, quella paralisi, quel senso di rassegnazione e di sconfitta. Quella certezza assoluta che nulla potrà mai andare bene, che questo buio resterà per sempre.

Solo che, carissima XYZ…in realtà non possiamo far altro che andare avanti.
Ma quello che devi guardare, non è chissà in quale tempo…Quello che devi guardare è il minuto successivo. I 10 minuti successivi. La mezz’ora successiva. Davvero un piccolo passo alla volta. Ma piccolo piccolo! È già sufficiente.

Riaccendi la musica in macchina, tu che l’hai tenuta spenta nelle ultime 2 settimane, perché ogni canzone era un possibile ricordo che affiorava.

Ricomincia a mangiare, anche un biscotto, un piccolo pezzo di carne o una forchettata di pasta in bianco. Va bene, un boccone alla volta.

Cerca di riposare, anche piccoli sonnellini sul divano mentre guardi un film (quello ti riesce sempre abbastanza facile…!), e pian piano riconquisteremo tutta la notte.

Riprendi ad uscire anche quando non strettamente necessario…per fare 2 passi in campagna, prendere una boccata di aria fresca, guardare intorno a te la vita che non si ferma e va avanti…così come la tua, nonostante tu non te ne accorga.

Programmare l’estate? Non è necessario, ora. C’è tempo e dei passi da fare prima, ne abbiamo altri.

Progetta nuove sfide lavorative, usa il tempo per finire quei corsi che hai iniziato, o per farne altri che ora ti stimolano di più.
Una piccola cosa alla volta.
Basta anche solo chiedere ad Alexa un paio di canzoni…ed è già uno step raggiunto.
Basta quel boccone ad ogni pasto. Ed è un piccolo step raggiunto.
Basta portare il bidone della spazzatura ai cassonetti a piedi, anziché in auto. Ed è un piccolo step raggiunto.

Piccole, piccolissime cose. Che ci costano una fatica immensa, ma ci tolgono sempre di più dal buio.
E per ora, va bene così.

Poi, bisognerà riaccendere la luce.

Ma intanto, togliamo forza a quel buio nero nero. Facciamolo diventare sempre più grigio, sfumatura dopo sfumatura.
Che dopo, forse, la luce arriverà da sé.

XYZ…lo sai quello che dico sempre: capiremo il senso di tutto, alla fine. Quale sarà, non te lo so proprio dire. Sicuramente farti accorgere di chi sei, quanta forza hai, quanto puoi essere capace di non mollare, anche quando non ti vedi. Poi ci sarà sicuramente tanto altro da imparare, anche questa volta. Ma dobbiamo dare modo al tempo di fare il suo lavoro.

Intanto…una canzone, un boccone, una pagina di libro, un sonnellino di 20 minuti….

Anche se ora ti senti vuota e abbandonata, non sei sola.
Chi ti vuole bene e crede in te, è ancora qui di fianco.

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