Dott.ssa Elisa Rosa - Psicologa

  • Home
  • Dott.ssa Elisa Rosa - Psicologa

Dott.ssa Elisa Rosa - Psicologa Ricevo a Monza, Lecco, Milano

Un nome dice tanto di noi, soprattutto se possiamo sceglierlo: ecco il perché abbiamo deciso di chiamare il nostro centr...
26/10/2019

Un nome dice tanto di noi, soprattutto se possiamo sceglierlo: ecco il perché abbiamo deciso di chiamare il nostro centro “La Tartaruga” Centro di Psicotraumatologia.

I nomi raccontano: chi siamo, da dove veniamo, quali sono le nostre radici. Ci hanno chiamato cosí per i nonni, per amici simpatici o semplicemente perché quel nome richiamava una virtù cara ai nostri genitori.
Il nome che portiamo ha una storia: parla delle nostre famiglie, di amore presenti o passati, di dolore, di gioia, parla di relazioni.
Il nome, come la psicoterapia, é dunque storie e relazioni: da raccontare, da ricostruire, da risignificare.

La scelta di un nome non é mai casuale e oggi vorremmo condividere con voi la scelta del nostro.

Le tartarughe nascono in condizioni difficili, devono uscire dalla buca e correre verso il mare; sono piccole, i pericoli e i predatori tanti. Ancora non lo sanno ma dispongono di tutti gli strumenti per farcela: la loro casetta é il carapace e il mare le orienta verso la libertà. Sono libere di nuotare dove vogliono ma istintivamente sanno dove tornare a deporre le uova, non dimenticano, nonostante le avversità, le loro origini.
Attaccamento, esplorazione e resilienza.

Un sogno che si sta avverando!
22/09/2019

Un sogno che si sta avverando!

19/09/2019

Dia-bàllo (diavolo): la frattura tra mente e corpo nel DOC a tema religioso

Al di là del credo religioso, la fede è un’esperienza trasversale tanto intima quanto comunitaria che accomuna l’essere umano fin dai tempi più remoti, capace di muovere le masse così come di portare al più completo ritiro sociale. Ognuno di noi impara a confrontarsi fin da bambino con i temi giusto/ sbagliato, buono/cattivo, perni centrali di molte religioni, che diventano per alcune persone i cardini estremi di lettura del mondo; in particolare questo avviene nel Disturbo Ossessivo Compulsivo caratterizzato da pensieri intrusivi angoscianti e compulsioni, ossia azioni e rituali volti a neutralizzare il pensiero e controllare l’angoscia.
Molto spesso nelle famiglie di persone con il DOC, sono stati trascurati gli aspetti di accoglimento e sostegno emotivo a favore di aspetti di pensiero e prestazionali. Emozioni e corpo diventano fonte di vergogna e disagio, elementi che vanno tenuti sotto stretto controllo per evitare punizioni e derisioni. Nei pazienti che sviluppano tale disturbo spicca una forte rigidità morale, di frequente frutto di un'educazione particolarmente severa, con grande attenzione alle regole e con punizioni sproporzionate o difficilmente prevedibili.
Gli aspetti cognitivi sono predominanti. Il pensiero diventa lo strumento principale di conoscenza ed esplorazione del mondo. Lochner et al. (2002) hanno valutato l’associazione tra neglect emotivo, abuso fisico, sessuale ed emotivo da un lato, e sintomatologia ossessiva dall’altro, evidenziando una maggior presenza di sintomi ossessivi e compulsivi in adolescenti che avevano subito un trauma psicologico (in particolare neglect emotivo) rispetto a un gruppo di controllo non esposto a eventi traumatici.
Nelle famiglie dove la rigidità si esprime attraverso un’educazione religiosa veicolata da messaggi di colpa e vergogna (“se non sei un bravo bambino il diavolo si prenderà la tua anima”), il disturbo ossessivo può assumere una connotazione religiosa dove la figura del diavolo diventa il pensiero ossessivo predominante.
La frattura diventa quindi un aspetto strutturante nel DOC: corpo ed emozioni vengono esclusi (o mal interpretati) a favore dei soli aspetti cognitivi.
E’ interessante notare come l’etimologia della parola diavolo, significhi proprio creare fratture: sembra infatti che questo termine derivi da Dia- attraverso Bállo –metto, mettere di traverso. Il paziente si trova dunque nell’dubbio, nell’ambiguità di dover capire quale canale sensoriale seguire.
Compito della psicoterapia é proprio quello di disambiguare i vissuti discordanti del paziente e di co-costruire dei simboli (Sym- Bàllo, mettere insieme) aiutandolo a non identificarsi unicamente con i propri pensieri, ma ad integrare ogni aspetto deputato alla conoscenza del mondo.

Amori impossibili
10/07/2019

Amori impossibili

Abbiamo parlato nei post precedenti di attaccamento.
Oggi ci addentriamo maggiormente nelle relazioni ed in particolare parliamo di AMORI IMPOSSIBILI.
I nostri pazienti ci raccontano la grande sofferenza che implica avere partner anaffettivi, disinvestiti, già impegnati in altre relazioni. Se da un lato la sofferenza è grande, dall’altro la conquista continua dell’altro fa esperire emozioni intense e totalizzanti. In un ciclo perpetuo, picchi di felicità ed esaltazione lasciano il posto all‘invalidante senso di vuoto e solitudine.
Razionalmente ognuno di loro vorrebbe una relazione in cui amare ed essere ricambiato. Ma partner dopo partner le scelte ricadono sempre sulla “stessa tipologia”.
- “Dottoressa, se non mi fa soffrire non sento le farfalle allo stomaco” - “Quelli che mi vogliono, non mi interessano” -

Alla domanda “Cosa dicono di te queste relazioni?” emergono due aree importanti: l’area del valore percepito e l’area della fiducia/paura dell’abbandono.
L’essere umano è programmato per cercare indizi che confermino le proprie teorie. Quando nella storia personale risuona il “non sono abbastanza”, si cercherà qualcuno che confermi questa ipotesi. “Mi sforzo ad essere tutto quello che vuole: l’amate più focoso, il partner più attento, l’amico più intimo, ma sceglie sempre altro, non sono mai veramente abbastanza”.
L’altro aspetto riguarda la (mancata) fiducia e la paura dell’abbandono.
Se nella storia di attaccamento si impara che amore e vicinanza sono strettamente correlate ad abbandono (emotivo o fisico) e tradimento, è inevitabile l’incapacità di fidarsi di chi propone intimità. Si scelgono dunque partner tristemente prevedibili, dai quali si intuisce, fin dall’inizio, l’epilogo della storia. Per quanto sia doloroso stare in relazione con qualcuno che non risponde ai nostri bisogni di vicinanza, è sempre meno doloroso che affidarsi, con tutte le fragilità, ad un partner con il rischio di essere traditi profondamente.

Ma come uscire da questo empasse?

- In primis dobbiamo imparare a riconoscere i nostri cicli interpersonali. Rispondere alla domanda “Cosa dice di me, della mia storia, dei miei bisogni, questa relazione?”.
- Possiamo poi individuare quali sono i nostri valori in ambito sentimentale: “Cosa è veramente importante per me in una relazione, cosa voglio dare e ricevere?”
- Possiamo poi scegliere: la consapevolezza ci fornisce gli strumenti per capire cosa vogliamo per noi stessi ed allontanarci il prima possibile quando individuiamo i “segnali di pericolo”.
- Infine possiamo rinunciare all’idea di perfezione. Non saremo mai tutto quello di cui l’altro ha bisogno. Non saremo mai perfetti. Ma possiamo essere scelti, tra mille, per la nostra unicità.

Stili d'attaccamendo e modalità relazionali: uno sguardo ai modi di vivere l'amore.
08/07/2019

Stili d'attaccamendo e modalità relazionali: uno sguardo ai modi di vivere l'amore.

Stili di attaccamento e relazioni:
nel precedente post abiamo spiegato cosa siano gli stili di attaccamento e come si sviluppino. Oggi, invece vedremo come influenzano le nostre relazioni sentimentali ed in parte anche amicali.
Le persone con uno stile di attaccamento sicuro si mostrano sicuri di sè, fiduciosi verso il partner e capaci di perdonare errori propri e altrui. Sono consapevoli di meritare amore e di poter dare a loro volta amore. Inoltre, sono maggiormente consapevoli che i sentimenti romantici nel tempo possono subire delle fluttuazioni, senza escludere che l’amore possa raggiungere nuovamente l’intensità iniziale, di credere nell’amore duraturo.
Le persone con un attaccamento insicuro-evitante non hanno sviluppato, nel corso della loro crescita, l'idea di sè come persone amabili e meritevoli d'amore; inoltre sono molto indipedenti e tendono a cavarsela da soli. Possono sviluppare l'idea che l’amore romantico sia impossibile da trovare e che nessuno si innamori realmente, e pensare che non ci sia bisogno dell’amore per essere felici. Quando sono in relazione possono faticare nel superare la paura dell'intimità.
Le persone con un attaccamento insicuro-ambivalente tendenzialmente sentono che l'altro potrebbe andarsene, ma hanno continua necessità di relazioni in cui sperimentare un senso di sicurezza (che tuttavia non viene mai raggiunto). Tendono a innamorarsi facilmente al punto da perdere la testa, ma analogamente agli insicuri-evitanti, potrebbero ritenere che sia quasi impossibile trovare l’amore.
Cercano continuamente rassicurazioni dal partner, tendono ad essere invadente e molto "appiccicosi" per paura di perdere la persona amata.
Infine, persone con un attaccamento dsorganizzato sperimentano relazioni altamente caotiche e spesso poco funzionali, in quanto desiderano profondamente l'amore, ma nello stesso tempo sono terrorizzati dal provarlo.
Nel corso di una terapia è, comunque, possibile lavorare sulle proprie modalità relazioni per raggiungere degli obiettivi interpersonali più funzionali e soddisfacenti.

Speriamo che questo post vi abbia incuriosito!

“Sei tu la mia paura?”“Si..”“Ti ho avuto troppe volte sai?”“Mi hai solo quando mi affronti. Il resto delle volte sono io...
02/07/2019

“Sei tu la mia paura?”
“Si..”
“Ti ho avuto troppe volte sai?”
“Mi hai solo quando mi affronti. Il resto delle volte sono io ad avere te”.

E adesso sto imparando a prenderti per mano e a capire che, se non ti tratto da nemica, possiamo fare grandi cose assieme. Tu mi lasci andare un po’ più lontano ed io capisco, grazie a te, quali in questo momento sono i miei limiti per stare bene.

Stili di attaccamento e relazioni: essere consapevoli del proprio passato per comprendere il presente.
01/07/2019

Stili di attaccamento e relazioni: essere consapevoli del proprio passato per comprendere il presente.

Le nostre relazioni attuali sono influenzate da quelle passate? Secondo la teoria dell’attaccamento la risposta è sì. I bambini fin dai primi momenti di vita instaurano una relazione con il proprio caregiver (di solito la mamma) che, in situazioni di vulnerabilità, spinge il bambino a ricercarne la vicinanza e la protezione e il genitore a rispondere in maniera congruente. Questo legame viene chiamato relazione di attaccamento ed è uno schema relazionale biologicamente fondato che permette la sopravvivenza del bambino soprattutto nei primi anni dell’infanzia; a secondo di come la mamma o la figura di riferimento risponde ai bisogni del bambino si sviluppa un certo stile relazionale della coppia e, quando il bambino cresce, si crea ed interiorizza delle immagini di sé, dell’altro e del proprio mondo che costituiranno gli schemi, chiamati modelli operativi interni, che utilizzerà, di solito in modo inconsapevole, per entrare in relazione e costruire legami con le altre persone.
Ma quali sono i tipi di attaccamento?
Il primo è lo stile sicuro: la persona ha un’idea di sè come amabile e dell’altro come disponibile a soddisfare i propri bisogni. Il mondo circostante sembra essere prevedibile e la persona si sente in grado di gestirlo.
Il secondo è lo stile insicuro-evitante: l’idea di sè è di essere non molto amabile e l’altro come indisponibile e distanziante. Il mondo appare come pericoloso per cui è più sicuro per la propria sopravvivenza diventare indipendenti e imparare ad autogestirsi in ogni situazione.
Il terzo è lo stile insicuro-ambivalente: l’idea di sè oscilla tra l’amabilità e la non amabilità e l’altro soddisfa solo qualche volta i bisogni. Il mondo appare, perciò, confuso e generatore di angoscia.
Il quarto è lo stile disorganizzato in cui, a seguito di situazioni traumatiche in cui il bambino ha sperimentato situazioni di paura senza possibile soluzione, l’immagine di sè e dell’altro sfocia nel triangolo drammatico: in cui la persona e l’altro assumo di volta in volta il ruolo della vittima, del p***ecutore e del salvatore.

Osserveremo nel prossimo post come questi stili influenzano le nostre relazioni amicali e sentimentali.

Quando ci sembra di non poter fermare o modificare gli eventi intorno a noi, ricordiamoci che abbiamo sempre il potere d...
24/06/2019

Quando ci sembra di non poter fermare o modificare gli eventi intorno a noi, ricordiamoci che abbiamo sempre il potere di decidere come affrontarli.

Oggi vorremmo parlarvi della pratica della Mindfulness che oltre ad essere una tecnica di rilassamento viene considerata un vero Stato dell’Essere.

Ti capita di essere investito da pensieri, di sentire che la tua testa è troppo rumorosa?

Spesso sono pensieri a casaccio, che non hanno una vera e propria ragione, altri sono frutto di preoccupazioni passate o ansie future, delle volte sono frutto di attente pianificazioni, e capita di non avere il controllo su di essi.

Può capitare che il chiacchiericcio nella nostra mente prende il sopravvento, intrappolandoci e danneggiando il nostro benessere.

La “Pienezza della Consapevolezza Mentale” o Mindfulness, è uno stato dell’essere in cui ciascuno di noi ha la possibilità di sperimentare un momento di vera quiete, di piena serenità e pace. Uno stato naturale che, presi dalla frenesia delle vite odierne, abbiamo dimenticato di poter vivere.

Un livello di coscienza non giudicante in cui si è in grado, semplicemente, di essere testimoni del flusso di pensieri, emozioni e stati interni che sopraggiungono alla nostra coscienza nel momento in cui scegliamo di fermarci ad osservare.

La pratica della Consapevolezza Mindful è essenzialmente “un atto d’amore verso noi stessi”. E’ quel momento in cui, presi dal trambusto di una società che ci spinge con insistenza ad essere sempre più “multitask”, decidiamo di focalizzarci sul qui e ora, sulla presenza e la consapevolezza di ciò che è, di ciò che siamo realmente.

Cose da fare assolutamente ❤️
17/06/2019

Cose da fare assolutamente ❤️

Il tempo è gratis ma è senza prezzo.
Non puoi possederlo ma puoi usarlo.
Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo.
Una volta che l’hai perso non puoi più averlo indietro.
(Harvey MacKay)
E allora COSTRUIAMO un tempo che sia di qualità.

Imparare a cambiare
06/06/2019

Imparare a cambiare

Le paure non ci fermano 💪🏼
03/06/2019

Le paure non ci fermano 💪🏼

Come aiutare i bambini ad affrontare le loro paure???

La paura è fondamentale per la nostra sopravvivenza: ci mette in allarme davanti a situazioni minacciose o che potrebbero arrecarci danno.
Senza una giusta dose di paura saremmo già estinti. E' facile capire come le paure dei bambini siano assolutamente naturali e derivino dalla continua esplorazione della realtà, tutta sconosciuta e quindi possibile fonte di minaccia.

Cosa possiamo fare?

🤗Rassicurateli: “E’ normale avere paura, tutti qualche volta ne hanno.” I bambini si sentono rassicurati dopo che i loro sentimenti sono stati convalidati. E il modo migliore e più semplice per convalidare i loro sentimenti è ascoltare ciò che hanno da dire. Perché quando si sentono capiti, sono più propensi ad accogliere le nostre rassicurazioni.

😌Siate voi la “calma": quando i bambini sono spaventati, vedono il mondo attraverso il filtro del pericolo: tutto quindi sembra minaccioso. Allora, se il bimbo è spaventato, il genitore può aiutarlo a vedere il mondo in modo diverso: rimanere calmi, infondere sicurezza, proteggere e suggerisce alcuni modi per tenere alla larga i pensieri spaventosi.

🤝Siate degli alleati: “proviamo a guardare insieme …..” . Il messaggio che il bambino coglie è che le cose si possono affrontare.

🧛‍♀️Giocate con loro e con le loro paure: per esempio, se vostro figlio è terrorizzato all’idea di andare dal medico, giocate a far finta che lui sia il dottore, mentre voi siete il paziente spaventato. Oppure, giocando con pupazzi e peluche, mettete in scena le esperienze che lo rendono nervoso.

🤱Aiutateli uscire dai pensieri inquietanti: rimanete ancorati al loro corpo. Parlate di meno e coccolate di più. Provate a cullare, canticchiare o a fare un massaggio delicato.

👎Non disconfermateli e non prendeteli in giro: dicendo “Non devi avere paura” o “è solo una stupidata” si corre il rischio di confondere il bambino, (se prova un’emozione un motivo ci sarà!) e di insegnargli a non chiedere aiuto nel momento del bisogno.

La paura è un’emozione straordinaria che ci aiuta a capire quando qualcosa non quadra.

Una paura eccessiva, però, manda in tilt il “sistema di sicurezza” e rende faticosa la vita di tutti i giorni.
Qualora le paure dei bambini perdurino nel tempo e impediscano loro di esplorare il mondo e fare nuove esperienze è importante rivolgersi ad un professionista che aiuti il bambino e la sua famiglia a spegnere il “sistema di sicurezza” andato in tilt.

Accettarsi è il primo passo per raggiungere il benessere.
31/05/2019

Accettarsi è il primo passo per raggiungere il benessere.

“È nel momento in cui mi accetto così come sono che io divengo capace di cambiare” Carl Rogers. È possibile che questa frase risulti un po’ strana o un po’ contraddittoria, invece illustra in un modo molto semplice il processo di cambiamento terapeutico. Infatti, accettare significa vivere nel miglior modo possibile chi siamo noi, con le nostre peculiarità, con gli aspetti che amiamo di più, ma anche con quelli che amiamo di meno, e le situazioni che ci accadono. Una volta che smettiamo di lottare con noi stessi perché non siamo quello che vorremmo essere, ma impariamo a conoscerci con maggiore consapevolezza e, a volte, anche con un po’ di benevolenza, solo allora possiamo iniziare a cambiare perché noi siamo diventati il nostro miglior alleato nell’obiettivo di riuscire a vivere la vita che sentiamo di volere.

L’amore è amore ❤️
17/05/2019

L’amore è amore ❤️

| Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia.

Importante approfondimento su un tema molto complesso e delicato come quello degli bausi su minori.
08/05/2019

Importante approfondimento su un tema molto complesso e delicato come quello degli bausi su minori.

Siamo arrivati all’ultimo appuntamento sui falsi miti sulla figura dello Psicologo 😃
04/05/2019

Siamo arrivati all’ultimo appuntamento sui falsi miti sulla figura dello Psicologo 😃

Buon venerdì a tutti!
Eccoci arrivati all’ultimo appuntamento di questa rubrica di approfondimento sui falsi miti sulla figura dello Psicologo (e dello Psicoterapeuta).
Se vi siete persi i precedenti post li potete trovare scorrendo la pagina.

9- Perché rivolgersi allo psicologo quando posso parlare con un amico?: più che un falso mito questo è un dubbio comune e legittimo, per cui crediamo che sia giusto guardarlo assieme. Un amico ed uno psicologo-psicoterapeuta sono due figure completamente diverse con cui si costruiscono relazioni differenti. Nessun professionista affermerà che non sia utile parlare con gli amici, anzi! Una solida reta sociale-amicale è uno dei requisiti fondamentali per il benessere psicologico di una persona e i terapeuti incoraggiano fortemente la creazione legami amicali solidi e sani. Tuttavia l’aiuto che può dare un amico, per quanto importantissimo, non è l’aiuto che potrà offrire uno psicologo-psicoterapeuta. Un professionista, a differenza di un amico, avrà una posizione neutra e priva di giudizio nei confronti del paziente e questo permetterà un’esplorazione sicura dei vissuti della persona e completamente incentrata sul paziente. Infatti, il legame terapeuta-paziente è una relazione basata sulla cooperazione per il raggiungimento del benessere di quest’ultimo, risultando così priva di uno scambio reciproco di informazioni, ma anche di vincoli perché l’ora della seduta è l’ora del paziente: è il momento ed il luogo in cui il paziente potrà essere libero di essere sé stesso con le sue modalità ed i suoi tempi. In ultimo, un professionista, proprio in virtù del suo percorso di formazione, ha tutti gli strumenti necessari per affrontare le difficoltà portate dai pazienti.

10- Ah.. sei psicologo?!: vero, ma no, gli psicologi:
- non leggono nella mente;
- non hanno una vita priva di momenti di difficoltà;
- non passano il tempo ad “analizzare” le persone.
Va ricordato che lo psicologo non è un essere dotato di poteri paranormali, ma solo un professionista che ha studiato e si è formato per avere una buona comprensione della mente umana, ma ha sempre bisogno della collaborazione con il paziente stesso per poterlo conoscere ed aiutare .
Per quanto riguarda l’interpretazione dei sogni, differenti approcci psicologici utilizzano il sogno in modalità diverse, per cui se volete saperne di più consultate il professionista con cui state lavorando o con cui intendente iniziare un percorso.

Abbiamo finito la nostra prima rubrica di approfondimento!
Speriamo che vi sia piaciuta 😊
Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate e se volete approfondire altri aspetti di cultura psicologica.

Terzo appuntamento alla scoperta di alcuni pregiudizi sulla figura dello Psicologo:
03/05/2019

Terzo appuntamento alla scoperta di alcuni pregiudizi sulla figura dello Psicologo:

Buon giorno a tutti! 😀
Ci stiamo avvicinando alla fine della nostra esplorazione sui principali pregiudizi sulla figura dello Psicologo (ed anche dello Psicoterapeuta). Se vi siete persi il post di ieri in preda ai festeggiamenti per il 1° maggio (avete fatto benissimo), potete recuperarlo scorrendo i post sulla bacheca.
Cominciamo!

7- La psicoterapia dura troppo: falso! La frase più corretta sarebbe: la psicoterapia ha la sua giusta durata. Abbiamo recentemente condiviso un post su questo argomento, ma è sempre utile approfondire tale tema. La durata di una terapia psicologica non si può stabilire a priori ed è strettamente legata ai contenuti che il paziente porta nelle sedute. A volte la richiesta che viene fatta è di lavorare sullo su dei sintomi, ad esempio l’ansia, altre volte invece si vuole andare ad esplorare altre tematiche più profonde, ad esempio le proprie difficoltà relazionali, altre volte ancora si parte con un’idea e, nel corso del percorso terapeutico, emergono altri aspetti su cui si vuole lavorare. Inoltre, un cambiamento per essere davvero significativo e profondo richiede un suo tempo, altrimenti quello che potrebbe succedere è di aver semplicemente tamponato e proprie difficoltà, e non di averle comprese e saperle gestire in modo più duraturo. E’ importante ricordate che la durata della terapia, in ultimo, dipende sempre e solo dal paziente: nessun terapeuta potrà mai obbligare una persona a continuare una terapia se questa non vuole; è logico che, se si è costruita una buona relazione, il terapeuta in quanto professionista dirà la sua opinione sia se secondo il suo parere è necessario continuare sia se il percorso potrebbe star arrivando al termine, ma l’ultima parola spetta sempre al paziente. Perciò non è necessario aver paura a parlare con il proprio dei propri dubbi, domande, perplessità, anche sulla durata della terapia stessa, perché lo psicologo-psicoterapeuta è lì per il benessere del proprio paziente.

8- Lo psicologo costa troppo: non è vero. Esistono professionisti che propongono prezzi calmierati cioè delle tariffe agevolate proprio per riuscire a ve**re incontro alle esigenze delle persone. Inoltre, il prezzo di una terapia è dato anche dal percorso che il professionista ha fatto (laurea quinquennale, un anno di tirocinio post laurea, esame di stato, scuola di specializzazione, master, corsi etc.) e che di solito ha una durata media di circa 10 anni, ma anche dal fatto che la prestazione dello psicologo-psicoterapeuta non si limita all’ora della seduta, ma richiede un tempo di riflessione fra un incontro all’altro, approfondimenti clinici e, se necessario, anche incontri con altri colleghi per confrontarsi sui pazienti con l’unico scopo di offrire sempre un miglior aiuto ai propri pazienti. Infine, ci sono altre variabili che potrebbero influire sul compenso richiesto: zona di erogazione del servizio, anni di esperienza, tipo di prestazione richiesta, grado di riconoscimento da parte del pubblico e tanti altri fattori.

Bene, spero anche oggi di avervi incuriosito e di aver risolto alcuni dei vostri dubbi. Se vi va, fateci sapere cosa ne pensate e se avete ulteriori domande siamo qui per provare a darvi una risposta!

A domani con l’ultimo appuntamento sui pregiudizi sulla figura dello Psicologo!

Continuiamo il nostro percorso alla scoperta dei pregiudizi sulla figura dello Psicologo-Psicoterapeuta
02/05/2019

Continuiamo il nostro percorso alla scoperta dei pregiudizi sulla figura dello Psicologo-Psicoterapeuta

Buon 1° Maggio a tutti! 🎉
Anche in questo giorno di festa, noi proseguiamo la nostra scoperta di altri 3 pregiudizi sulla figura dello Psicologo:

4- Io sono fatto così (cambiare è impossibile): sbagliato! Il cambiamento è una costante nella nostra vita: cambiamo idee, cambiamo ciò che sentiamo, cambiamo comportamento, cambiamo amici e partner, cambiamo progetti di vita e stili di vita, possiamo perfino cambiare le nostre modalità di reazioni ad eventi abituali. La verità è che cambiare fa paura, si ha (almeno in parte) l'idea che cambiare vuol dire perdere sé stessi, ma il cambiamento in una terapia psicologica è qualcosa di molto più profondo e meravigliosamente complesso: si cambia rimanendo sé stessi. Assieme, paziente e professionista, costruiscono una narrazione che mantiene la continuità tra passato, presente e futuro, ma arricchendola di nuove possibilità.

5- Nessuno può capire il mio dolore: falso! Questo è pregiudizio davvero molto dannoso, infatti, se preso alla lettera, vorrebbe dire che le persone che soffrono sono inaiutabili, in un certo senso sono p***e. Per fortuna la realtà è bene diversa, non è necessario che lo psicologo-psicoterapeuta abbia fatto esperienza diretta di tutte le esperienze di sofferenza mentale per essere in grado di comprendere il paziente ed i problemi che gli porta. Come professionista, infatti, ha alle spalle una lunga e continua preparazione teorica e pratica (5 anni di studi universitari, 1 anno di tirocinio formativo sul campo, se psicoterapeuta altri 4 anni di formazioni specialistica comprensivi anche di altre esperienze formative pratiche, più ulteriori corsi, seminari, work-shop, etc..); inoltre, altro importante strumento è l'empatia, abilità umana che viene molto sviluppata in questa professione, che permette di immedesimarsi nel paziente e nelle sue esperienze anche a livello emotivo. In ultimo, ma non per importanza, è il paziente stesso, che aiutato dal terapeuta, apre e svela il proprio modo interno, con i suoi tempi, le sue modalità ed il suo linguaggio fatto di parole, immagini, emozioni, gesti, sguardi, che poi diventa il linguaggio della coppia terapeutica.

6- E' impossibile risolvere problemi concreti solo parlando: sbagliato! Probabilmente le persone che hanno questa opinione non si rendono conto che tutta la nostra vita è incentrata sul comunicare con sé stessi (dialogo interiore) e con gli altri, e forse si immaginano una seduta terapeutica come una conversazione tra amici, basata su scambi e consigli. La realtà è ben diversa, un colloquio psicologico è uno strumento di indagine e di valutazione finalizzato a raccogliere tutte le informazioni utili per comprendere e aiutare una persona. Lo psicologo ha competenze teoriche e esperienza per usare il colloquio come forma di conoscenza dell’altro. Pone tutta la sua attenzione con un ascolto privo di giudizio e distaccato, sebbene con sincera partecipazione, su ciò che il soggetto dice, su come lo dice, e sulle modalità relazionali. In più, in un percorso psicologico-psicoterapeutico non esistono solo le parole, ma anche la relazione stessa che diventa, insieme al dialogo, lo strumento principe per il raggiungimento del benessere. Infatti, attraverso le parole il paziente acquisisce una maggior consapevolezza di sé e del proprio funzionamento, imparare a conoscersi e ad osservarsi, ma è attraverso la relazione, instaurata con il terapeuta, che può fare anche esperienze emozionali correttive: può vivere nel momento del qui ed ora scenari abituali, guardandoli senza paura o giudizio con l'aiuto del professionista che non reagirà nel "solito modo" degli altri, amici, parenti o conoscenti, ma si incuriosirà e aprirà la strada all'esplorazione proprio attraverso il dialogo.

Fateci sapere cosa ne pensate attraverso i vostri commenti.
Buona Festa dei Lavoratori! 😀

Guardiamo assieme alcuni dei più comuni pregiudizi sugli psicologi
29/04/2019

Guardiamo assieme alcuni dei più comuni pregiudizi sugli psicologi

Buon lunedì! 😊
In questa settimana abbiamo deciso di guardare più da vicino alcuni dei pregiudizi sulla professione dello Psicologo per cercare di superare la confusione su questo argomento. Iniziamo!

1- Lo psicologo è per i matti: assolutamente falso! Lo psicologo (e ancor di più lo psicoterapeuta) è un professionista che si occupa della sofferenza psicologica, intendendo con questo termine il funzionamento della mente a vari livelli tra cui il livello emotivo, cognitivo e sociale delle persone. Tutti noi abbiamo fatto diverse esperienze di sofferenza psicologica nella nostra vita: l'ansia prima di un esame o di un colloquio di lavoro; il dolore per la fine di una relazione sentimentale o amicale; un senso di confusione ed incertezza verso il futuro. Provare una sofferenza psicologica è, quindi, una condizione assolutamente naturale e comune a tutte le persone e questo non fa di noi dei "matti". Per cui, perchè andare da uno psicologo-psicoterapeuta? Perchè, a volte, questa sofferenza psicologica raggiunge dei livelli tali da non permettere più di avere la qualità di vita desiderata e si vuole ritrovare un nuovo benessere oppure perchè, nonostante si abbia una vita soddisfacente, si vuole ancora migliorare sè stessi.

2- Lo psicologo è per i deboli: Falso! Questa è una credenza con una profonda base culturale ed educativa, infatti, fin dal'infanzia, molte persone sono cresciute con l'idea che bisogna essere forti nella vita e che non si possono mostrare segni di debolezza o di forte emotività.
Di conseguenza, alcune persone nascondono e controllano la loro sofferenza e le emozioni valutate negativamente. In più questo falso mito aumenta il malessere della persona che, tentando di star meglio da solo, non fa che sentirsi più frustrato e fragile perchè non riesce ad uscire dai suoi schemi magari non più così tanto funzionali. Andare dallo psicologo-psicoterapeuta, invece, vuol dire essere un protagonista attivo nel proprio percorso terpeutico già al momento della ricerca e della scelta del professionista da cui farsi seguire, oltre che durante tutta la terapia stessa perchè il trapeuta sarà un valido ed efficace strumento, ma nelle mani dell'unico e vero protagonista del proprio cambiamento: il paziente.

3- Lo psicologo potrebbe manipolare la mia mente: sbagliato! E poi a che servirebbe? L'obiettivo di un psicologo-psicoterapeuta è il benessere del proprio paziente, così come lo intende lui, ed il modo per raggiungerlo è attraverso un lavoro collaborativo e cooperativo con esso. Come dice il codice deontologico degli psicologi (che potete trovare in rete) all'art. 4 "Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità".

Per oggi ci fermiamo qui e se avete voglia fateci sapere cosa ne pensate.

Buona giornata a tutti! 😉

Address


Opening Hours

Monday 10:00 - 19:00
Tuesday 10:00 - 21:00
Wednesday 14:00 - 21:00
Thursday 10:00 - 19:00
Friday 14:00 - 19:00
Saturday 08:00 - 16:00

Alerts

Be the first to know and let us send you an email when Dott.ssa Elisa Rosa - Psicologa posts news and promotions. Your email address will not be used for any other purpose, and you can unsubscribe at any time.

Contact The Practice

Send a message to Dott.ssa Elisa Rosa - Psicologa:

  • Want your practice to be the top-listed Clinic?

Share