
27/09/2025
27 settembre
UTERO
Dove nasce la vita
L’utero è un tempio, un crocevia di anatomia e di anima, un organo che è molto più di un organo: è culla, radice, tamburo primordiale che vibra con il ritmo della vita.
Anatomia poetico scientifica
L’utero ha la forma di una pera rovesciata, piccolo e potente, di circa 7-8 cm in una donna che non ha partorito, capace di espandersi fino ad accogliere l’immenso.
È fatto di pareti muscolari, robuste e al tempo stesso elastiche, come un cuore silenzioso che non batte ma pulsa con onde invisibili.
• L’utero anteverso e anteflesso: proteso in avanti, come un corpo che si inchina alla vita. È la posizione più comune, quasi un saluto al futuro.
• L’utero retroverso: piegato all’indietro, un ritorno alle origini, uno sguardo nel passato. Alcune donne lo portano così, senza sintomi, altre sentono dolore durante l’amore o le mestruazioni: come se il corpo custodisse un ricordo da non dimenticare.
• L’utero retroflesso: curvo all’indietro, un arco che si piega verso se stesso. È postura e poesia insieme, un modo diverso di essere ventre.
• L’utero antiflesso: piegato in avanti, come a proteggere con ancora più decisione la vescica, come se dicesse: “Ti copro io”.
L’utero non è mai sbagliato: è semplicemente un’inclinazione diversa dell’anima.
Le patologie come metafore dell’esistenza
• Endometriosi: quando il tessuto che dovrebbe restare all’interno decide di viaggiare altrove, ribellandosi alle regole. È dolore, ma anche un messaggio: la vita non sempre resta nel recinto che le è stato dato.
• Fibromi: nodi di carne, tumulti silenziosi. Spesso innocui, ma portano con sé la domanda: cosa resta intrappolato, non detto, non lasciato andare?
• Adenomiosi: l’utero che ingloba se stesso, che si stringe troppo, come un cuore che ama ma non sa liberarsi.
• Prolasso uterino: quando il corpo non regge più il peso della gravità e l’utero scivola verso il basso, quasi a voler uscire dal tempio del bacino. È resa, ma anche richiamo alla terra.
• Tumore: la ribellione estrema, la cellula che dimentica l’armonia e balla da sola, senza più ascoltare l’orchestra.
• Infiammazioni e infezioni: fuochi accesi, dolori che bruciano, campanelli d’allarme che chiedono attenzione e cura.
Ogni patologia è una lettera scritta dal corpo, un segno che chiede di guardare dentro, di interrogare emozioni, relazioni, radici.
Lo spirituale dell’utero
L’utero è il portale del mondo. Prima di essere corpo è mistero.
È memoria transgenerazionale: accoglie tracce delle donne che sono venute prima, delle nonne, delle madri, delle sorelle.
È il luogo dove si intrecciano spirito e materia, dove la vita si accende come una scintilla invisibile.
Un utero sano non è solo assenza di malattia: è mente chiara, cuore sereno, respiro pieno.
Perché l’utero è collegato al cervello, al cuore, alla bocca.
Utero e bocca: il legame embrionale
Durante la vita embrionale, utero e bocca condividono lo stesso destino.
La cavità orale e il canale vaginale sono fratelli di origine: entrambi aperture sacre, porte del dentro e del fuori.
Non a caso, quando la bocca è serrata, l’utero soffre; quando l’utero è contratto, la voce trema.
Le donne che non riescono a dire spesso non riescono a generare.
Il canto, il respiro, il bacio sono medicine per il grembo.
Utero come poesia esistenziale
L’utero è desiderio e paura.
È il tamburo della donna, che vibra con il ciclo lunare, danza col sangue, ricorda che la vita non è mai lineare ma ciclica.
Ogni mestruazione è un piccolo funerale e una rinascita.
Ogni ovulazione è una promessa.
Ogni gravidanza è un miracolo sospeso tra gioia e rischio.
L’utero è la caverna sacra dove il corpo incontra il mistero, dove la materia diventa spirito e lo spirito diventa carne.
E allora, parlare di utero significa parlare di tutto: della donna, della sua mente, della sua voce, della sua storia, della sua libertà.
Un utero sano canta, danza, accoglie.
Un utero ferito grida, trattiene, si piega.
Ma in ogni caso, sempre, resta la più potente metafora di vita che il corpo umano abbia mai generato.
Mantra per l’Utero
(da recitare come preghiera, come canto o come respiro)
1. “Io accolgo, io creo, io lascio andare.”
– il ciclo in tre atti: accoglienza, creazione, liberazione.
2. “Nel mio grembo c’è la memoria delle stelle.”
– ricordare che il femminile è cosmico, non solo biologico.
3. “Io non sono il dolore, io sono la danza.”
– sciogliere le catene di patologie e ferite emotive.
4. “La mia bocca canta, il mio utero sorride.”
– richiamare l’antico legame embrionale tra parola e grembo.
5. “Sono tempio, sono terra, sono luce che nutre.”
– affermare la sacralità del corpo.
Poesia finale: Il canto dell’Utero
Nel silenzio del ventre,
un tamburo antico batte,
più profondo del cuore,
più vasto del respiro.
Utero, tempio di carne e di sogno,
caverna di luna,
dove il sangue si fa memoria
e la memoria si fa canto.
Hai visto lacrime,
hai accolto paure,
hai custodito amori interrotti,
hai stretto il dolore come un segreto.
Eppure, sei ancora fiamma,
sei ancora grembo,
sei ancora carezza di madre
anche quando non generi più.
Ogni tuo battito è un “sì” alla vita,
ogni contrazione un urlo di libertà,
ogni flessione un inchino all’universo.
Utero, bocca segreta del corpo,
quando parlo, tu respiri,
quando amo, tu fiorisci,
quando canto, tu ridi.
E allora ti onoro,
con voce e con mani,
con sangue e con stelle,
con mantra e silenzi.
Perché tu sei il primo fuoco,
la prima casa,
la prima preghiera:
un altare che non smette mai
di insegnare l’amore.