19/12/2021
Perché la società occidentale è così avversa a queste pratiche?
Leggi l’articolo completo su www.stateofmind.it “Come le pratiche di meditazione agiscono su meccanismi neurofisiologici, neuroendocrini e substrati neurochimici, gli stessi che sottostanno al miglioramento in patologie cardiovascolari, neurologiche ed autoimmuni?”
L’interazione mente/corpo è il fulcro d’azione principale delle pratiche meditative, le quali sono risultate utili come interventi integrativi agli attuali strumenti medici e farmacologici, in quanto la loro azione verte, oltre che sui processi cognitivi ed affettivi, anche su componenti somatiche. Sono stati riportati effetti diretti a più livelli sul sistema immunitario ed infiammatorio, nella produzione ormonale e nel microbiota.
Inevitabile anche la modulazione di meccanismi neurofisiologici, neuroendocrini e substrati neurochimici, gli stessi che sottostanno al miglioramento in patologie cardiovascolari, neurologiche ed autoimmuni. Molteplici studi dimostrano come le pratiche di meditazione siano in grado di contrastare lo stato di stress tramite la modulazione delle funzioni di autoregolazione.
Per stress s’intende la percezione di uno squilibrio tra richieste e risorse, la rottura di un bilanciamento omeostatico dinamico tra l’interno e l’esterno, ovvero una risposta aspecifica dell'organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso.
Quando la percezione soggettiva di equilibrio tra richieste e risorse si incrina a favore delle prime, si assiste ad un carico allostatico eccessivo che se perdura nel tempo comporta un’alterazione dei processi biologici sottostanti (gli stessi processi che sono alla base del sistema immunitario e del sistema nervoso).
Le pratiche di meditazione consentono di modulare tale disequilibrio, comportando una riduzione dell'eccitazione simpatica (tipica delle condizioni di stress) e un miglioramento dell’azione del sistema parasimpatico. Così facendo il soggetto che medita riacquisisce un corretto equilibrio e questo è importante perché l'iperattività dell'asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene è alla base di disturbi come Ansia e Depressione.
Questo approccio è risultato efficace nel trattamento della Lombalgia cronica, Emicrania, mal di testa e dolore muscolo-scheletrico. Un'integrazione con gli attuali interventi terapeutici potrebbe inoltre comportare la diminuzione dell'utilizzo di farmaci, aumentando così la mobilità e il benessere.