
24/09/2025
Sapiosexual: quando l’intelligenza diventa desiderio
C’è chi si innamora di un sorriso, chi di un profumo, chi di uno sguardo. E poi ci sono quelli che si accendono davanti a una mente brillante. È ciò che viene definito sapiosexual: l’attrazione erotica, affettiva o emotiva che nasce dall’intelligenza dell’altro.
Non è una moda, anche se il termine gira molto negli ultimi anni. È piuttosto una modalità antica di sentire. L’intelligenza che seduce non è solo capacità logica o nozionistica: è curiosità, profondità, capacità di stupire con le parole, connettere idee, raccontare il mondo in modo diverso. È la scintilla che trasforma una conversazione banale in un incontro irripetibile.
Dal punto di vista psicologico, il sapiosexual rivela quanto il desiderio sia meno legato al corpo in sé e più all’esperienza della relazione. A colpirci non è tanto l’apparenza, ma l’eco che l’altro risveglia dentro di noi: sentirci stimolati, riconosciuti, spinti un po’ più in là rispetto ai nostri confini.
Ma attenzione: l’idealizzazione di una mente brillante può nascondere insidie. Può diventare una gabbia, una dipendenza sottile: innamorarsi non della persona, ma del suo modo di farci pensare. L’intelligenza, se isolata da empatia ed emozione, rischia di trasformarsi in un fascino freddo, distante.
Forse, allora, il vero cuore del sapiosexual non è tanto “l’amare il cervello”, quanto l’incontro tra mente e presenza: l’altro che pensa e, insieme, sente. È in questa alchimia che l’intelligenza diventa desiderio vivo, nutriente, pieno.
In fondo, chi si riconosce in questo modo di amare ci ricorda una cosa semplice e potente: il corpo può attrarre, ma è la mente che ci trattiene
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta