Dott. Paolo Quagliarella - Psicologo

Dott. Paolo Quagliarella - Psicologo Dialoghiamo di psicologia, astrologia, archetipi, simboli e dei miti a loro collegati con C. G. Jung e J. Hillman

Sono Filosofo, Psicologo e docente di Epistemologia II presso la Scuola di Psicoterapia ad indirizzo Analitico Archetipico Atanor (Scoppito – AQ). Ho studiato e continuo a farlo, la psicologia analitica (junghiana) e archetipica (hillmaniana) cercando di mettere in relazione i loro costrutti con la metafore astrologica. Collaboro, in qualità di esperto di mitologia zodiacale con diversi psicologi e psicoterapeuti nell’utilizzo della metafora astrologica, di cui mi occupo dal 1989. La mia prima laurea in Filosofia è stata su Carl Gustav Jung e la sua storia in cui ho approfondito l’interesse dello psichiatra svizzero per l’Astrologia. La seconda laurea che ho conseguito è stata in Psicologia Comportamentale e cognitiva applicata con una tesi su Psicologia, Mitologia, Astrologia, un approccio narrativo con i pazienti: gli attacchi di panico in cui ho affrontato il tema dell’utilizzo dell’astrologia come strumento di counseling utile per gli psicologi fornendo le basi scientifiche e le fonti di letteratura che avallano l’efficacia delle terapie narrative, fra cui l’astrologia. Ho tenuto corsi, conferenze, partecipato a convegni in Italia e all’estero. Tra questi, sempre in ambito junghiano:

Scuola Li.S.T.A. (Libera Scuola di Psicoterapia Analitica) di Milano: Jung e l’Astrologia
Assisi Institute – THE INTERNATIONAL CENTER FOR THE STUDY OF ARCHETYPAL PATTERNS -2023
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Cattedra di Teologia II – L’antropologia teologica in dialogo con la psicologia analitica e l’astrologia – 2023
Università di Bari dipartimento di Ricerca e innovazione umanistica (Dirium) approfondimento su: i Grandi Modelli di Linguaggio e Chatbot nella Psicoterapia. – 2025
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Cattedra di Teologia II – La confessione e la narrazione come strumenti psicologici – 2025

L’astrologia non è uno strumento scientificamente validato, e non sostituisce l’intervento psicologico o psicoterapeutico. Gli articoli e gli argomenti proposti intendono solo esplorare il valore simbolico, metaforico e narrativo che alcune persone attribuiscono a questa pratica e come possa essere di supporto così come altri strumenti che mettono al centro il paziente e la sua storia, senza nessun riferimento a modalità predittive.

PERCHE' SIAMO ATTRATTI DAI DELITTI?Le storie delittuose esercitano da sempre un fascino profondo sull’essere umano. Non ...
22/12/2025

PERCHE' SIAMO ATTRATTI DAI DELITTI?

Le storie delittuose esercitano da sempre un fascino profondo sull’essere umano. Non si tratta di una semplice curiosità morbosa, né di una deriva culturale recente legata ai media contemporanei. L’attrazione per il crimine affonda le sue radici nei meccanismi più antichi della psiche e del cervello, là dove la necessità di comprendere il pericolo, il male e la violazione dell’ordine si intreccia con il bisogno di dare senso all’esperienza.

Dal punto di vista psicologico, il delitto rappresenta una frattura improvvisa nella trama dell’ordinario. È la rottura di una regola fondamentale che garantisce la convivenza e la sicurezza. Il cervello umano è strutturalmente predisposto a intercettare ciò che devia dalla norma, perché ciò che infrange l’ordine segnala una potenziale minaccia. Di fronte a una storia criminale, l’attenzione si attiva immediatamente: l’amigdala segnala il pericolo, i sistemi di allerta entrano in funzione, la mente si orienta verso la comprensione di ciò che è accaduto. In questo senso, ascoltare o leggere storie di crimine non è soltanto un atto di intrattenimento, ma una forma di apprendimento indiretto. Comprendere il male diventa un modo per anticiparlo, riconoscerlo, evitarlo.

Le neuroscienze confermano questa dinamica mostrando come le storie delittuose attivino in modo potente i circuiti della predizione. Il cervello non è un organo passivo, ma una macchina che continuamente formula ipotesi sul mondo. Il crimine introduce un elemento di imprevedibilità radicale: qualcosa è accaduto che non avrebbe dovuto accadere. Questa violazione genera un errore di previsione che stimola il rilascio di dopamina, non tanto come piacere in senso stretto, quanto come spinta motivazionale alla ricerca di senso. Chi è stato? Perché lo ha fatto? Avrebbe potuto fermarsi? Cosa succederà ora? La narrazione criminale tiene il cervello in uno stato di attenzione sostenuta, alimentando il bisogno di chiudere il cerchio interpretativo.

A questo si aggiunge una dimensione profondamente sociale. Le storie delittuose coinvolgono intensamente i circuiti della teoria della mente, cioè quei sistemi che ci permettono di attribuire intenzioni, motivazioni e stati mentali agli altri. Il criminale diventa un enigma psicologico. Non basta sapere cosa ha fatto; occorre capire cosa pensava, cosa provava, quali ferite, quali conflitti o quali distorsioni lo hanno condotto a quel gesto. In questo senso, anche il male diventa un oggetto di empatia cognitiva. La mente umana è irresistibilmente attratta dal tentativo di comprendere ciò che sembra incomprensibile, soprattutto quando mette in crisi le nostre categorie morali e identitarie.

A un livello più profondo, simbolico e psicodinamico, le storie delittuose parlano all’Ombra. Come aveva intuito Jung, ciò che ci disturba e ci affascina non è solo ciò che è esterno a noi, ma ciò che risuona con parti rimosse o non riconosciute della nostra psiche. Il crimine mette in scena la possibilità della distruttività umana, mostrando cosa accade quando i freni simbolici e sociali saltano. Guardare queste storie permette di entrare in contatto con impulsi aggressivi, trasgressivi o distruttivi senza doverli agire. La narrazione diventa così un contenitore simbolico del male, un luogo in cui ciò che sarebbe intollerabile nella vita reale può essere osservato, pensato e trasformato in significato.

Esiste anche una funzione catartica e rassicurante. Le storie criminali, soprattutto nella loro forma narrativa classica, tendono a ricostruire un ordine: il delitto viene indagato, analizzato, spiegato e spesso punito. Questo processo offre un senso di controllo simbolico sul caos. La paura viene evocata, attraversata e infine contenuta dalla struttura del racconto. Anche quando l’esito non è consolatorio, il solo fatto che il male venga nominato e narrato restituisce una parvenza di comprensibilità a ciò che altrimenti sarebbe puro terrore.

Non è un caso che, nel mondo contemporaneo, il successo del true crime sia esploso. In una società segnata dall’incertezza, dalla frammentazione dei valori e dalla crisi delle grandi narrazioni collettive, le storie delittuose offrono trame forti, conflitti netti e domande morali radicali. Funzionano come miti negativi moderni, in cui il criminale incarna la perdita di forma dell’umano e l’investigatore assume il ruolo dell’eroe che tenta di ristabilire un senso. In queste storie non cerchiamo solo il colpevole, ma una risposta implicita alla domanda più inquietante: dove passa il confine tra normalità e abisso?

In definitiva, l’attrazione per le storie delittuose nasce dall’intreccio di meccanismi neurali, bisogni psicologici e funzioni simboliche profonde. Esse attivano l’attenzione e la curiosità, permettono un apprendimento indiretto del pericolo, sollecitano la comprensione della mente altrui, mettono in scena l’Ombra senza distruggere l’Io e offrono una forma narrativa capace di contenere la paura. Guardare il male, raccontarlo e comprenderlo diventa così un modo per restare umani senza esserne travolti. Ma siamo sicuri che sia davvero cosi' e si resti umani?

Forse la domanda più scomoda non è perché l’uomo sia attratto dai delitti, ma perché abbia così poche alternative simboliche altrettanto potenti. Il fascino del crimine non nasce dal desiderio del male in sé, bensì dal bisogno di intensità, di senso, di attraversare un confine. L’essere umano cerca esperienze che lo scuotano, che interrompano la monotonia del prevedibile e lo mettano in contatto con qualcosa di vero, di essenziale. Quando queste esperienze non trovano spazio in forme creative, rituali o relazionali, finiscono per cercare rappresentazione nel negativo.

Eppure esistono altre vie. La stessa tensione che porta a guardare il delitto può trovare espressione nella creazione artistica, nella narrazione, nel mito, nella musica, nella ricerca interiore, persino nel confronto autentico con il dolore e il limite senza trasformarlo in spettacolo. Ciò che attrae non è la distruzione, ma l’intensità emotiva e simbolica che essa sprigiona. Quando l’uomo riesce a incontrare questa intensità in forme che generano senso anziché paura, il bisogno del delitto perde centralità.

Forse il vero problema del nostro tempo non è l’eccesso di storie criminali, ma la povertà di narrazioni alternative capaci di parlare con la stessa forza dell’anima umana, senza dover passare attraverso il sangue.

Il solstizio.     La notte più lunga e il sentiero invisibile.Si racconta che nella notte più lunga dell’anno, quando il...
21/12/2025

Il solstizio. La notte più lunga e il sentiero invisibile.

Si racconta che nella notte più lunga dell’anno, quando il Sole tocca il punto più basso del suo cammino e il Capricorno apre la porta dell’inverno, il mondo non cada nel buio, ma nel silenzio. È il silenzio delle cose che resistono. È il silenzio della pietra che trattiene il calore, della radice che lavora sotto la terra, del respiro che non si vede ma sostiene la vita.

In quella notte, Saturno vegliava dall’oceano dei Pesci. Non sedeva su un trono di ghiaccio, come spesso lo immaginano i mortali, ma galleggiava su acque profonde, dove il tempo non scorre in linea retta. Era il Saturno che sa attendere, che scioglie invece di irrigidire, che governa i confini non per chiudere, ma per dare forma all’indistinto.

Accanto a lui, invisibile ai più, stava Pan, suo figlio segreto, nato da Hermes: metà capra e metà dio, custode degli istinti e dei sentieri non tracciati. Pan non parlava quella notte. Suonava piano il suo flauto, perché il mondo potesse ricordare che anche ciò che è selvatico ha un ritmo, e che la disciplina più vera non è repressione, ma ascolto.

Sulla terra, nel cuore del Capricorno, Marte e la Luna camminavano insieme. Marte portava la spada e lo scudo, ma non per la guerra: quella notte la spada serviva a incidere una decisione, lo scudo a proteggere una promessa. La Luna, pallida e vigile, osservava ogni cosa senza giudizio. Ricordava l’antico mito del suo incontro con Pan, quando aveva compreso che anche l’istinto può inginocchiarsi davanti alla luce, se non viene disprezzato.

In quei giorni viveva Elia, figlio di un tempo stanco, abituato a misurare il valore delle cose in risultati immediati. Aveva attraversato l’anno come si attraversa una salita: stringendo i denti, contando le perdite, accumulando doveri. Aveva costruito molto, ma sentiva di aver perso qualcosa che non sapeva nominare.

La notte del solstizio, Elia uscì di casa e si fermò davanti a una montagna scura. Non cercava risposte; cercava tregua. Fu allora che apparve Mercurio, con i piedi alati che non toccavano il suolo, il bastone della veggenza stretto nella mano e l’elmo dell’invisibilità sul capo. Non brillava come nei miti antichi: era sobrio, quasi dimesso, come chi sa che presto dovrà misurarsi con un limite.

“Non correre,” disse Mercurio. “Tra pochi giorni mi scontrerò con Saturno. Le mie parole incontreranno il suo peso. Se parli ora, parla per seme, non per vittoria.”

Elia abbassò lo sguardo. “Ho paura del tempo,” confessò. “Ho paura che ciò che non cresce ora non cresca mai.”

Saturno, dalle acque dei Pesci, rispose senza alzare la voce:
“Il tempo non punisce ciò che matura lentamente. Punisce ciò che non è sincero. In questa stagione non ti chiedo di espanderti, ma di radicarti nell’essenziale.”

Allora Marte si avvicinò a Elia e gli porse lo scudo. “Difendi ciò che conta davvero, non tutto ciò che hai conquistato.”
La Luna gli posò una mano sul petto. “Accetta anche le parti di te che non brillano. Sono loro che ti guideranno quando la luce tornerà.”

Pan smise di suonare e parlò per la prima volta:
“Se reprimi ciò che sei, diventerà paura. Se lo ascolti, diventerà forza.”

Elia comprese che il solstizio non era un traguardo, ma una soglia. La notte più lunga non chiedeva entusiasmo, ma fedeltà. Non chiedeva promesse altisonanti, ma un patto silenzioso con se stesso.

Così visse tre prove, che non furono visibili agli altri.

La prima fu la prova del limite: Elia rinunciò a un obiettivo che non lo nutriva più, anche se gli dava prestigio. Sentì il dolore della rinuncia, ma anche una strana leggerezza.
La seconda fu la prova del tempo: smise di forzare un processo che chiedeva attesa. Saturno sorrise nelle acque.
La terza fu la prova della parola: decise di tacere dove avrebbe voluto spiegare, e di parlare solo dove c’era verità. Mercurio, pur ferito dalla quadratura imminente, annuì.

Quando l’alba arrivò, il Sole cominciò lentamente a risalire. Nessuno se ne accorse subito. Ma qualcosa, dentro Elia, aveva cambiato direzione.

Tornò alla sua vita con tre gesti semplici, che avrebbe ripetuto per tutto l’anno:

– Ogni mattino, ricordare che la forza non è slancio, ma continuità.
– Ogni mese, proteggere un confine sacro: tempo, corpo, emozioni.
– Ogni stagione, ascoltare ciò che emerge dal profondo prima di dargli forma.

Quando qualcuno gli chiese cosa avesse ricevuto quella notte, Elia rispose:
“Ho imparato che la luce non nasce dall’eccesso, ma dalla fedeltà a ciò che resiste nel buio.”

Insegna per i mortali

Capricorno (Responsabilità): costruisci ciò che può durare.
Saturno in Pesci (Compassione): sii severo con l’illusione, gentile con la fragilità.
Marte e Luna (Azione e Sentire): agisci senza tradire ciò che provi.
Mercurio (Parola): parla solo dopo aver ascoltato il tempo.

Così, quando l’anno nuovo ti chiederà velocità, ricorda il solstizio:
la notte più lunga non è un nemico, ma il grembo in cui nasce la direzione.
E chi attraversa l’inverno con verità, arriva alla luce senza perdersi.

Il tempo non è un orologio. È un’impronta digitale. ⏳✨Ti sei mai chiesto perché Jung, uno dei padri della psicologia mod...
19/12/2025

Il tempo non è un orologio. È un’impronta digitale. ⏳✨

Ti sei mai chiesto perché Jung, uno dei padri della psicologia moderna, fosse così affascinato dall’astrologia? Non era per "leggere il futuro", ma per decodificare il presente.

Per Jung, il tempo non è solo una successione di minuti. È tempo qualitativo: un’energia creativa che lascia un marchio indelebile su tutto ciò che nasce in quel preciso istante. 🌀

Ecco i 3 passaggi chiave della sua rivoluzione:

1️⃣ Le stelle come etichette, non come cause: Jung diceva che l’oroscopo non è "fisicamente" vero, ma "temporalmente" vero. I pianeti non causano ciò che accade, ma sono simboli che descrivono la qualità di quel momento. Le stelle sono lo specchio su cui proiettiamo la nostra psiche. 🌌

2️⃣ Dagli influssi al significato: Non sono i pianeti a muoverci come burattini. Il tempo e la nostra energia profonda coincidono. L’astrologia diventa così il linguaggio dell’inconscio collettivo. 🧠

3️⃣ Il colpo di scena: La Sincronicità: Negli anni '50, Jung ribalta tutto. Non è più il tempo che dà qualità all’evento, ma è l’evento significativo che qualifica il tempo. Quando accade qualcosa di esteriore che risuona perfettamente con il nostro mondo interiore, creiamo un "nodo di senso". In quel momento, il tempo diventa vivo. ⚡️

L’astrologia per Jung non è magia: è una mappa simbolica. È il modo in cui l’umanità ha imparato a parlare del destino e della trasformazione.

E tu? Credi che certi momenti abbiano un "peso" o un significato diverso dagli altri? 👇 Raccontami nei commenti un episodio di sincronicità che ti ha colpito.

🌟 Perché vediamo destini scritti nelle stelle?Spoiler: non è superstizione. È neurobiologia, potere e bisogno di senso.H...
17/12/2025

🌟 Perché vediamo destini scritti nelle stelle?
Spoiler: non è superstizione. È neurobiologia, potere e bisogno di senso.
Ho appena pubblicato un articolo
🧠 Cosa scoprirai leggendo:
PARTE I - Il cervello che crea costellazioni
Come la pareidolia (vedere facce, immagini ovunque) e l'apofenia (connettere eventi casuali) ci hanno spinto a unire i puntini nel cielo. Il segnale N170 che scatta in 170 millisecondi, i "falsi positivi" che ci hanno salvato dai leoni nella savana, le leggi della Gestalt declinate con le costellazioni.

PARTE II - Dalle stelle al potere
Perché serve uno Stato per trasformare la percezione in sistema. Come i sacerdoti babilonesi hanno inventato l'astrologia politica, come i Greci l'hanno democratizzata con l'oroscopo personale, come è sopravvissuta alle condanne cristiane e al telescopio di Galileo.

PARTE III - Perché persiste (spoiler: funziona, anche se non è "vera")
L'astrologia come tecnologia del sé, strumento di gestione dell'ansia, linguaggio simbolico condiviso. L'effetto Barnum, il bisogno di controllo, la comunità online.

PARTE IV - L'astrologia nell'era degli algoritmi
Perché è esplosa tra millennial e Gen Z, come le app hanno gamificato il destino, il paradosso dell'autenticità digitale.

🎯 Per chi è questo articolo?
✅ Se sei scettico ma curioso di capire perché milioni di persone credono
✅ Se ami l'astrologia ma vuoi capire perché ti affascina tanto
✅ Se ti interessa la psicologia, l'antropologia, la storia delle idee
✅ Se vuoi un'analisi che non è né "l'astrologia è vera" né "chi ci crede è stupido"

💡 La tesi provocatoria
Le costellazioni non sono scritte nel cielo. Sono scritte nei nostri lobi temporali, nelle nostre strutture sociali, nei nostri bisogni esistenziali.
Ma questo non le rende meno reali. Sono reali come il denaro: perché concordiamo collettivamente di trattarle come se avessero significato.

📖 Tempo di lettura: 25-30 minuti
Un viaggio dalla neurobiologia all'astrologia babilonese, da Sant'Agostino a Co-Star, da Jung alla Gen Z.

P.S. Sì, c'è anche una sezione sulla sincronicità junghiana vs apofenia.

Dalla Neurobiologia alla Costruzione Culturale dell'Astrologia

🔭 L’astrologia non è una pseudoscienza. È un linguaggio simbolico.Nel dibattito contemporaneo, l’astrologia viene spesso...
14/12/2025

🔭 L’astrologia non è una pseudoscienza. È un linguaggio simbolico.

Nel dibattito contemporaneo, l’astrologia viene spesso liquidata come pseudoscienza.
Ma questa etichetta è fuorviante.

Non perché l’astrologia sia una scienza – non lo è, e non pretende di esserlo –
bensì perché il suo valore non va cercato nei criteri della verificabilità galileiana,
ma nel suo potere simbolico e narrativo.

📌 Il metodo scientifico misura, replica, falsifica.
📌 L’astrologia non misura: racconta.
📌 Non spiega causalmente: costruisce significati.

E proprio qui risiede la sua efficacia psicologica.

🧠 Le neuroscienze e la psicologia contemporanea mostrano che le storie trasformano il cervello:
le narrazioni ben strutturate sincronizzano le emozioni, attivano il sistema limbico, favoriscono insight e riorganizzazione del vissuto.
La medicina narrativa lo sa da tempo. La psicoterapia pure.

✨ L’astrologia funziona allo stesso modo:
non perché “i pianeti causino”,
ma perché i simboli parlano.

Dire “ho Saturno in opposizione alla Luna” può diventare un modo poetico per dire:
➡️ “vivo una tensione profonda tra il dovere e il bisogno di sentire”.

📚 Numerosi studi psicologici mostrano che l’uso dell’astrologia:
– favorisce l’autoconsapevolezza
– sostiene il coping nelle crisi
– offre una cornice simbolica per rinarrare la propria storia

Non verità astronomiche, ma verità interiori.

🌱 In questo senso, la carta natale può diventare un oggetto transizionale,
uno spazio simbolico sicuro dove esplorare parti di sé senza giudizio,
proprio come accade con i miti, le fiabe, la poesia.

⚠️ Chiarezza fondamentale:
l’astrologia non sostituisce la psicoterapia,
non fa diagnosi,
non fa previsioni deterministiche.

Ma come linguaggio dell’anima,
può accompagnare i processi di senso, cura e trasformazione.

👉 Forse è tempo di smettere di chiederle di essere una scienza
e iniziare a riconoscerla per ciò che è davvero:
una mitologia personale contemporanea, una possibilità di rileggere la nostra vita, così come si può fare con qualsiasi altra arte.

Un ponte tra immaginazione e consapevolezza.
Un codice simbolico per raccontarsi meglio.

Nel dibattito contemporaneo tra scienza e pratiche simboliche, l’astrologia è spesso liquidata come una “pseudoscienza”, termine che implica una pretesa

MERCURIO IN SAGITTARIOLa freccia e il focolareSi dice che vi fu un tempo in cui Mercurio, il più veloce degli dèi, giuns...
11/12/2025

MERCURIO IN SAGITTARIO
La freccia e il focolare

Si dice che vi fu un tempo in cui Mercurio, il più veloce degli dèi, giunse al confine del Sagittario e, varcata la soglia, rallentò. Non camminava più tra vicoli e incroci, ma tra correnti di fuoco e strade che puntavano all’orizzonte. Era un ospite in terra non sua: la casa apparteneva a Giove, che da lontano, nel regno del Cancro, vegliava con il suo manto di protezione e nutrimento.

In quella stagione il Sagittario brillava di quattro luci: Sole, Venere, Marte e l’arrivo di Mercurio, piccolo messaggero in un tempio troppo grande. Ogni cosa parlava di espansione, di visioni, di promesse. Ogni cosa chiedeva significato, non semplice informazione.

In quei giorni viveva Lidia, donna della pianura infinita, esperta nel correre e nel prevedere, ma inesperta nel fermarsi. Era maestra nel collegare idee, ma non sapeva più distinguere la direzione giusta dalla sola distanza percorsa. La sua vita era un arco sempre teso, eppure non riusciva a riconoscere quale bersaglio stesse inseguendo.

Mentre camminava al limitare della notte, vide Mercurio seduto su una pietra calda. Non aveva l’arguzia rapida del solito: gli occhi erano pieni di immagini troppo grandi, come se il cielo avesse ingrandito ogni suo pensiero fino a farlo vacillare.

“Non so tradurre ciò che vedo,” disse il dio. “Ogni parola che tento di afferrare si dilata. Qui le idee non sono fatti: sono fiamme. Giove mi ospita, ma non mi protegge dal suo stesso vasto respiro.”

Venere, avvolta in un chiarore color rame, comparve poco oltre. “Non temerlo,” disse a Mercurio. “In questa casa, io cerco ciò che attrae davvero, non ciò che rassicura. Qui il piacere è un sentiero verso la verità.”

Marte, con la sua andatura franca, aggiunse: “E io voglio colpire il punto giusto, non combattere ogni cosa. Il Sagittario mi dona mira, non furia.”

Il Sole illuminò la scena senza parlare: un chiarore che rendeva tutto più grande, più chiaro, più n**o.

Lidia comprese che ognuno di quei pianeti rappresentava una parte di sé:
— la visione che scalda (Sole)
— il desiderio che chiama (Venere)
— la volontà che agisce (Marte)
— e ora la mente che cerca un senso più grande (Mercurio)

Ma era Giove, dal Cancro, il vero custode invisibile. Il suo messaggio fluiva silenzioso come un focolare domestico: “Puoi andare lontano solo se hai un luogo da cui partire.”

Lidia allora si avventurò nella prima prova. Entrò nel Bosco degli Obiettivi Giganti: migliaia di frecce erano conficcate nei tronchi, tutte sue. Ogni giorno aveva puntato a un nuovo progetto, una nuova missione, un nuovo “senso” da inseguire. Ma ora il bosco era fitto, soffocante. Non c’era spazio per muoversi.

Mercurio le sussurrò: “Non tutte le idee meritano distanza. Guarda quali frecce ti parlano davvero.”

Lidia ne staccò una sola, quella che ancora vibrava, e il bosco respirò.

La seconda prova arrivò nel Deserto delle Parole Troppo Grandi. Ogni frase che Lidia pronunciava diventava enorme, e subito crollava. Promesse, visioni, progetti: tutti sproporzionati. Era il linguaggio del Sagittario, ma senza radici.

Venere si avvicinò: “Riduci per amare. Non tutto ciò che è grande è vero.”

Allora Lidia provò a dire una sola frase, piccola e sincera. La sabbia si quietò.

La terza prova fu nel Campo delle Mete altrui, dove Lidia si accorse di correre con passo deciso verso traguardi che non erano suoi. Marte la trattenne per il polso: “La mira non serve se usi l’arco di un altro.”
E Giove, dal fondo del cielo, mandò un brivido tiepido: “Proteggi ciò che è tuo, e il resto cadrà da sé.”

Con queste tre prove, la mente di Lidia cambiò ritmo. Mercurio, pur in esilio, trovò un nuovo modo di parlare: non traducendo il mondo, ma scegliendo quali visioni meritavano di diventare parola.

Al ritorno nella sua pianura, Lidia portò tre gesti quotidiani:

1. La Freccia (Chiarezza): ogni mattina scegliere un solo obiettivo che merita distanza.
2. Il Focolare (Nutrimento): ogni mezzogiorno tornare a ciò che dà calore: cura, corpo, casa interiore.
3. L’Arco (Intenzione): ogni sera puntare la volontà verso una meta che è davvero sua, eliminando le altre.

Quando la gente le chiedeva cosa fosse cambiato, Lidia sorrideva:
“Ho scoperto che il senso non si trova correndo in avanti, ma tornando a casa abbastanza spesso da capire perché corro.”

Insegna per i mortali

Mercurio in Sagittario (Visione): Non pensare più veloce: pensa più largo.
Giove in Cancro (Protezione): Radicati nel tuo focolare. Ciò che nutre sostiene il viaggio.
Sole, Venere, Marte (Triplice Fuoco): Illumina, ama, colpisci — ma con mira tua, non ricevuta.

Così, quando Mercurio entra nella Casa del Sagittario e Giove, dal Cancro, protegge il tetto, ricorda Lidia: la distanza conta solo se sai da dove parti. E ogni idea diventa vera solo quando può scaldarti.

L'Astrologia nei seminari sui sogni (1928 - 1930) di C. G. JungHo pubblicato un'altra piccola ricerca relativa al pensie...
08/12/2025

L'Astrologia nei seminari sui sogni (1928 - 1930) di C. G. Jung
Ho pubblicato un'altra piccola ricerca relativa al pensiero di C. G. Jung sull'astrologia. Sono degli appunti raccolti in un paio d'anni che non ho mai avuto il tempo di riorganizzare.

Dalla lettura dei testi dei seminari tenuti da Jung a Zurigo, presso il Club Psicologico, tra il 7 novembre 1928 e il 25 giugno 1930, emergono interessanti riflessioni sul rapporto dello psichiatra svizzero con l’astrologia, già in parte note attraverso il suo epistolario. Ho commentato alcuni di questi interventi con l’intento di far emergere la concezione che Jung aveva dell’astrologia, così come avevo già fatto nella mia precedente ricerca sull'epistolario in cui Jung scriveva sempre di astrologia.

Per approcciarsi al seguente lavoro sarebbe meglio avere con sè il testo dei seminari pubblicati: Jung, C. G. (2020). Analisi dei sogni: Seminario tenuto nel 1928-30 (Edizione italiana a cura di W. McGuire; Traduzione di L. Perez). Bollati Boringhieri e seguire l’ordine per data di ciascun commento, in corsivo troverete le parti originali del testo.
https://www.amazon.it/dp/B0G5PLY7F4

Dalla lettura dei testi dei seminari tenuti da Jung a Zurigo, presso il Club Psicologico, tra il 7 novembre 1928 e il 25 giugno 1930, emergono interessanti riflessioni sul rapporto dello psichiatra svizzero con l’astrologia, già in parte note attraverso il suo epistolario. Ho commentato alcuni di...

✨ Jung, la crisi del 1944 e i transiti astrologici come metafore ✨Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra allinea...
06/12/2025

✨ Jung, la crisi del 1944 e i transiti astrologici come metafore ✨

Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra allinearsi: la creatività, la malattia, le visioni, le scoperte interiori.
Tra il 1940 e il 1944 Carl Gustav Jung attraversò uno di questi passaggi straordinari, mentre lavorava alle sue opere più profonde e il cielo, simbolicamente, raccontava lo stesso movimento della sua anima.

Plutone che incontrava il suo Sole.
Urano che scuoteva la casa interiore.
Saturno che fermava il corpo per aprire un nuovo spazio di consapevolezza.

Quella crisi non fu solo un incidente o un infarto: fu un vero rito di passaggio, una metamorfosi che avrebbe trasformato per sempre il suo pensiero e il suo modo di vivere.

https://www.paoloquagliarella.it/astrologia-psicologica/transiti-oroscopo-jung-1940-infarto-frattura/

Le stagioni dell’anima: Jung, gli anni 1940–1944 e la danza dei pianeti

04/12/2025

L'astrologia nelle lettere di Carl Gustav Jung

Questo studio ricostruisce e analizza in modo sistematico il rapporto fra C. G. Jung e l’astrologia attraverso l’esame d...
01/12/2025

Questo studio ricostruisce e analizza in modo sistematico il rapporto fra C. G. Jung e l’astrologia attraverso l’esame diretto delle sue 17 lettere, mostrando come l’astrologia abbia avuto un ruolo reale, seppur teoricamente complesso, nel suo percorso psicologico e filosofico. L’esplorazione epistolare permette di seguire l’evoluzione del pensiero junghiano: dalle prime indagini sperimentali, in cui egli utilizza l’oroscopia come supporto interpretativo nei casi clinici più enigmatici, fino alla maturazione delle sue ultime posizioni, in cui l’astrologia viene reinterpretata come fenomeno sincronistico e simbolico, anziché come presunta influenza cosmica. Ne emerge un’immagine dell’astrologia come psicologia arcaica, patrimonio di immagini proiettive attraverso cui l’uomo antico organizzava il sapere sull’anima.

L’analisi delle lettere rivela che Jung non rigetta né accetta dogmaticamente l’astrologia: egli la tratta come metodo interpretativo, come lingua simbolica che permette di accedere a contenuti psichici profondi, complementare all’analisi dei sogni, all’amplificazione mitica e agli altri strumenti diagnostici della psicologia del profondo. L’astrologia viene dunque privata di pretese causali e di statuto cosmologico, e riconsegnata alla dimensione che le è propria: quella della corrispondenza significativa tra eventi interiori ed esterni, concetto cardine della teoria della sincronicità.

Questo volume propone una lettura filologica e psicologica delle fonti epistolari, contestualizzandole nel più ampio dibattito epistemologico contemporaneo sulla natura dei metodi interpretativi e sulla funzione cognitiva del simbolo. Ne risulta un contributo originale alla comprensione della psicologia junghiana, capace di restituire la complessità del suo dialogo con l’astrologia e di mostrare come questa, reinterpretata correttamente, possa ancora oggi rappresentare un codice di accesso alla narrazione del Sé e all’immaginazione simbolica della psiche.
https://www.amazon.it/dp/B0G4LPS1B5

Scarica l'app Kindle gratuita e inizia a leggere immediatamente i libri Kindle sul tuo smartphone, tablet o computer, senza bisogno di un dispositivo Kindle.

𝗟𝗮 𝘀𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗲 𝗶𝗹 𝗹𝗮𝗴𝗼 𝗻𝗲𝗿𝗼 - 𝗹𝗮𝗰𝗼𝗻𝗴𝗶𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝗿𝗰𝘂𝗿𝗶𝗼 𝗿𝗲𝘁𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗲 𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗦𝗰𝗼𝗿𝗽𝗶𝗼𝗻𝗲Si racconta che vi fu un periodo i...
29/11/2025

𝗟𝗮 𝘀𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗲 𝗶𝗹 𝗹𝗮𝗴𝗼 𝗻𝗲𝗿𝗼 - 𝗹𝗮𝗰𝗼𝗻𝗴𝗶𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝗿𝗰𝘂𝗿𝗶𝗼 𝗿𝗲𝘁𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗲 𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗦𝗰𝗼𝗿𝗽𝗶𝗼𝗻𝗲

Si racconta che vi fu un periodo in cui Mercurio dai sandali rapidi invertì il passo nel Segno dello Scorpione, e che Venere, avanzando nel medesimo regno d’acqua oscura, gli venisse incontro. Nel cielo sembravano due amanti che si cercano: uno ritorna sui propri passi, l’altra procede con decisione. Si incontrarono nell’ombra di un lago che i mortali chiamano “memoria profonda.”

In quei giorni viveva Amarilli, giovane della Città del Vetro e degli Schermi. Svelta nel parlare, esperta nel mostrare, ma lenta nel comprendere cosa veramente sente. Era maestra nel comunicare con tutti — e incapace di ascoltare se stessa. Portava il sorriso sul volto come un vestito di luce, ma nel petto le ribollivano parole non pronunciate.

Le apparve Mercurio retrogrado, non come messaggero irrequieto, ma come esploratore delle cavità interiori. “Il mio movimento non è fuga,” disse. “Io torno indietro perché tu possa vedere ciò che non hai guardato. Ogni passo all’indietro è un corridoio verso un archivio della tua anima.” Le tese la mano e Amarilli vide lettere sparse, messaggi inviati e non sentiti, conversazioni sospese.

Poco oltre giunse Venere, nel suo passo diretto, calma come una decisione finalmente presa. Non indossava petali e miele; aveva occhi severi e dolci insieme. “Io guardo a ciò che desideri davvero,” disse. “Non a ciò che insegui per abitudine. Fascino, seduzione, arte, armonia — tutto questo è vero. Ma quando non sono vista, quando non vengo onorata, io divento vendetta sottile: creo attrazione dove manca verità.”

Amarilli osservò i due: vicini, eppure in opposti vettori. Che accade quando il desiderio va avanti e il pensiero torna indietro? Quando il corpo dice sì e la mente chiede ancora? Quando una parte di noi avanza verso l’incontro e l’altra risale verso il passato?

Così avvenne la prova. Amarilli raggiunse il Lago Nero: l’acqua dell’Ade, dove si riflettono solo le immagini che nascondiamo. Qui avvenne l’incontro dei due dèi — non come un’armonia rasserenante, ma come una collisione viva. Venere avanzò, Mercurio retrocedette, e per un istante le loro forze si fusero come due correnti contrarie. Dal loro contatto nacque un sussurro, ambiguo e fertile: un segreto.

“Non temere l’unione delle differenze” disse Venere.
“Non temere la confusione iniziale” aggiunse Mercurio.

Ma all’alba della congiunzione, i due si separarono. Venere procedette ancora avanti, verso desideri futuri e scelte nuove. Mercurio, invece, ritornò nel passato recente, come chi deve recuperare frammenti lasciati indietro.

Amarilli tremò. “È accaduto qualcosa? Si sono feriti? Si sono evitati?”
Crono, che assisteva da lontano con la pazienza dell’eterno, rispose:
“Ogni incontro profondo cambia due strade. Talvolta ci uniamo non per restare, ma per scambiarci un nome, un’informazione, un’impronta. Mercurio ha rubato un frammento della verità di Venere; Venere ha preso un desiderio di Mercurio. Ora devono metabolizzarlo, ciascuno nel proprio tempo.”

In quel momento Amarilli capì che nella sua stessa vita qualcosa era simile:

c’erano conversazioni lasciate a metà

messaggi non risposti perché troppo veri

desideri negati dalla ragione

e ragioni negate dal desiderio

Restavano in superficie sorrisi impeccabili, ma sotto: increspature.

Seguì la seconda prova. Amarilli trovò il Nodo dei Sentimenti Taciuti: emozioni che non osava dire, che si erano trasformate in nodi in gola e in sguardi sfuggenti. Lì Mercurio le porse una domanda:
“Qual è la verità che non hai detto a chi contava?”
Venere le sussurrò:
“E qual è il desiderio che non hai permesso a te stessa di sentire?”

Amarilli tremò come un ramo sotto una pioggia improvvisa. Dal fondo della sua memoria salì una frase mai detta a chi amava. La pronunciò, finalmente, anche solo verso l’acqua. Il lago vibrò. Il nodo si sciolse.

Infine giunse al Luogo dei Giudizi su Se Stessa. Qui Venere le porse uno specchio scuro. “La tua bellezza non è ciò che mostri, ma ciò che rispetti di te stessa.”
Mercurio le tese un sigillo. “La tua identità non è ciò che comunichi, ma ciò che puoi dire anche nel silenzio.”

Allora Amarilli capì:
– Venere insegna cosa vogliamo
– Mercurio come lo esprimiamo
Ma quando una delle due parti non è ascoltata, si generano distorsioni:

manipolazioni sottili

silenzi strategici

desideri confusi

messaggi ambigui

seduzione senza connessione

connessione senza sincerità

Nel ritorno alla Città del Vetro e degli Schermi, Amarilli portava tre doni:

La parola retrospettiva (Mercurio): ogni giorno, rivedere un dialogo passato con occhi nuovi.
La scelta estetica (Venere): ogni giorno, scegliere una cosa che porta armonia.
Il coraggio di mostrarsi (Ermafrodito): ogni giorno, dire ciò che si sente senza travestimenti.

Quando qualcuno le chiedeva cosa avesse scoperto in quell’acqua scura, Amarilli rispondeva:
“Il desiderio senza verità è fuoco fatuo. La parola senza desiderio è aria sterile. Ma quando ciò che voglio incontra ciò che posso dire… nasce una forma nuova di me.”

Insegna per i mortali

Mercurio retrogrado (Verità): ascolta ciò che non avevi ammesso.
Venere diretta (Scelta): avanza verso ciò che ti attrae davvero.
Incontro (Ermafrodito): onora ciò che sei, intero, anche nelle contraddizioni.
Lago dell’Ade (Profondità): guarda dove il desiderio e la parola si toccano nel buio.

Così, quando il pensiero torna indietro e il desiderio procede avanti, ricorda Amarilli: non sono forze nemiche. Sono due correnti che ti modellano. E se impari a seguirle entrambe, un giorno ti troverai diverso, ma finalmente indiviso.

Indirizzo

Voghera

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott. Paolo Quagliarella - Psicologo pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dott. Paolo Quagliarella - Psicologo:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare