
09/06/2022
Baciare sulla bocca i figli NON è sbagliato
Sigmund Freud sosteneva che lo sviluppo umano prendesse piede dal progressivo abbandono del narcisismo primario (Io basto a me stesso), una sorta di dimensione uroborica e solipsistica dell'appagamento.
Poiché tale atteggiamento si rivela insoddisfacente (il neonato non è in grado di soddisfare il suo appetito da solo) il crescente senso di insoddisfazione che consegue all'incapacità del neonato di provvedere ai suoi bisogni determina poi la necessità di abbandonare la condizione originaria di autonomia, e costringe il piccolo a cercare nel mondo esterno qualcuno in grado di fornirgli l'appagamento.
Questo senso di inferiorità (per usare un termine Adleriano) sarebbe la base, secondo Freud, dell'interdipendenza e dello strutturarsi di legami anaclitici tra esseri umani (e mammiferi tutti).
Secondo ricercatori più prossimi a noi, invece, la spinta alla relazione è comunque un bisogno primario innato.
In ogni caso, sia esso un bisogno primario o un'acquisizione sofferta come riteneva Freud, il legame di un neonato con i suoi caregiver è essenziale per soddisfare dapprima le sue esigenze fisiche, e in secondo luogo
quelle emotive.
Nel modello Freudiano del 1920 l'Eros fu svincolato dalla dimensione sessuale, e venne interpretato come un coacervo di pulsioni volte non tanto a soddisfare gli istinti riproduttivi, ma a garantire la sopravvivenza dell'individuo, della specie. In termini neurologici si parlerebbe dei circuiti del rinforzo al comportamento, o rilascio di dopamina, come gratificazione delle attività funzionali alla sopravvivenza.
Mangiare, dormire, vezzeggiarsi, coccolarsi sono bisogni della natura umana, e in quanto tali vengono permeati da meccanismi di gratificazione neurotrasmettitoriali atti a garantire il rinforzo della risposta a essa associata.
Assodato dunque che l'Eros, almeno per Freud, non significa sesso, ma appagamento degli istinti vitali, veniamo alla questione del bacio.
Freud sostenne che il bacio è una forma di fissazione libidica alla fase orale, cioè alla fase in cui la sopravvivenza del neonato avviene tramite la sola suzione del seno.
Nelle specie animali, nei mammiferi, come in certe etnie primitive, è stato osservato come nel repertorio comportamentale delle cure parentali sia ricorrente il bacio labiale. Secondo l'etologia tale fenomeno sarebbe derivato dalla nota pratica di offrire ai cuccioli il cibo masticato o predigerito da bocca a bocca, da un genitore a un neonato, per consentire la nutrizione a chi incapace di procurarsela o masticarla a dovere.
"Il bacio labiale e linguale dell'uomo sono certo derivati da operazioni alimentari: la nutrizione bocca
a bocca viene praticata in culture molto diverse". p.170. Eibl-Eibesfeldt, I; Adelphi.1971
E ancora:
"L'alimentazione bocca a bocca la osserviamo
anche presso gli antropomorfi (gorilla, scimpanzè, orango), e proprio, in generale, come operazione
inerente alla cura della prole." p.171, ivi.
Se la relazione parentale trae nelle cure e nel sostentamento del piccolo il suo primo fondamento,
ne consegue che la reiterazione dei comportamenti che esprimono una forma ritualizzata di
offerta del cibo consentono di comunicare la disponibilità alle cure, all'attenzione, e sono dunque funzionali a rafforzare il legame parentale e la percezione di una rapporto prossimale sano, solerte, attento, sufficientemente buono.
Non vi è dunque perversione sessuale nel bacio tra genitori e figli, poiché, implicitamente, si sta solamente reiterando un comportamento rituale e filogenetico di cure parentali tramite il quale si comunica al piccolo in una modalità
preverbale e corporea:
"Io sono qui per sfamarti, io tengo a te"
Domandiamoci piuttosto che direzione ha preso la civiltà umana se questi comportamenti amorevoli, benché arcaici, generano in molti così tanta diffidenza.
Danilo Rizzi