12/05/2024
LA DIFFICOLTA' DI QUESTO TEMPO sta anche nel fatto che la curiosità, motore del fare esperienza del proprio sé, sia assopita da quel 'tanto' che ci è stato dato.
Con questo non voglio stuzzicare quel facile lamento da bar su quanto si stesse meglio quando si stava peggio.
Ognuno sta dove sta e questo non cambierà.
Il punto è che ogni luce ha un'ombra, necessariamente. Questo implica che, se da una parte siamo nati in una forma di benessere al quale siamo grati, dall'altra ci sentiamo sbagliati se tutto questo ben di dio non ci calza.
Alcune persone sono più adattabili di altre, probabilmente anche per indole.
Durante l'università mi intrattenevo spesso a chiacchierare con uno dei tanti ragazzi africani che bazzicavano a Bologna. Mi raccontò di tutto il suo viaggio: dalla clandestinità, alla dura risalita dall'Africa nera all'Arabia, le incarcerazioni, le fughe e della fortuna che non l'ha mai abbandonato.
"Sono scappato di casa a 16 anni perché volevo vedere il mondo" e negli anni ha lavorato in Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Portogallo, in agricoltura, stagionalmente.
Raccontava con una tale luce negli occhi, a volte serio, altre sghignazzando per averla fatta franca quando le probabilità di restare vivo erano davvero poche.
Un'esperienza bruttissima che in lui si traduceva in una sorta di impresa epico-eroica.
In quel momento un pensiero ha attraversato la mia mente: se fossimo nel 1600, nell'epoca delle esplorazioni, , tu saresti un esploratore!
Invece siamo qui... la gente del popolo non può esplorare più niente, è già tutto visto e la scoperta di ciò che ancora non è stato visto è riservato ad un élite, non di certo ai comuni mortali con risorse limitate.
E' chiaro come ogni epoca porti con sé un dritto e un rovescio.
Persone che non avevano un ruolo allora (gente cagionevole, con poca forza fisica e ridotte abilità sociali) ora hanno trovato un canale di espressione (non serve forza fisica, resistenza, prestanza, per il lavoro d'ufficio, per esempio) e persone che non hanno una collocazione consona qui, avrebbero sicuramente trovato il loro posto in altri periodi storici.
Perciò sì, è facile sentirsi fuori posto, chiudersi in sé stessi nella propria depressione esistenziale o adattarsi il più possibile lasciando indietro intere parti di sé, maturando via via quel senso di vuoto che accompagna l'angoscia, quel ben noto male di vivere.
Quando l'automatismo ci trasforma in macchine, dimentichiamo che la condizione principale dell'essere umano sta nel vivere una vita pregna di significato.
Quando questo significato viene a mancare si crea un vuoto. Questo vuoto genera una crisi di senso: chi sono? Che sto facendo? Che ci faccio qui? E perché?
E' proprio qui che il filosofare ci viene in soccorso: con la sua esigenza di giungere alla verità, lungo il cammino scopre mondi che ri-disegnano la nostra persona, ne racconta valori e caratteristiche, aprendo prospettive diverse nel "già dato".
Perché sì, in questo mondo è già stato tutto detto, scoperto, tutto già dato...ma noi no. Noi siamo unici. Ascoltare questa unicità che spinge verso la vita è l'unico modo per trovare noi stessi in mezzo a tutto questo marasma.
🍀Se è questo che ti arrovella clicca su questo link https://wa.me/393472127165
Puoi richiedere un appuntamento o avere informazioni sul pacchetto "ELUCUBRIAMO?" fatto di 4 consulenze+1 gratuita.
"Normalmente l'uomo viene a trovarsi in un Mondo già dotato di un'ampia gamma di risposte. E' il mondo dell'uniformità gregaria di cui parla Michele Torre, è il mondo del Si inautentico di cui parla Heidegger .[...]
Ma a volte accade che l'uomo si trovi di fronte alla crisi generale dei valori precostituiti e tutto debba essere rimesso in discussione."
L. Berra, Counseling Filosofico e ricerca di senso.