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Elogio all’erroreÈ ora di smettere di vergognarsi di ciò che siamo.Non siamo solo i nostri successi o le parti luminose ...
23/08/2025

Elogio all’errore

È ora di smettere di vergognarsi di ciò che siamo.
Non siamo solo i nostri successi o le parti luminose che scegliamo di mostrare: siamo anche le fragilità, gli inciampi, le cicatrici che raccontano la nostra storia.
Troppo spesso, però, restiamo imprigionati dal pensiero di ciò che gli altri potrebbero pensare di noi. Ma quel giudizio, il più delle volte, non appartiene davvero all’altro: nasce nella nostra mente, è una proiezione del nostro timore, un riflesso della nostra stessa critica interiore. E nel tentativo di difenderci da quello sguardo, indossiamo maschere e corazze.
La maschera protegge, la corazza difende: ci tengono al riparo dalle ferite. Ma nello stesso tempo ci chiudono anche alle carezze. Non lasciano passare l’amore, né quello degli altri né il nostro. Eppure, sotto quella maschera e sotto quella corazza, c’è un volto che attende solo di essere visto e riconosciuto.
È ora di imparare a incontrare le paure senza nascondersi, di guardare in faccia le ferite e curarle, così che possano trasformarsi in cicatrici che non gridano più dolore, ma raccontano forza. È ora di onorare l’errore, di smettere di crederlo un nemico: perché è proprio nell’errore che troviamo la possibilità di rialzarci, di scoprire risorse nuove, di incontrare parti di noi che non conoscevamo.
Pensare di non cadere mai è illusione. La vita è fatta di inciampi, e sono proprio loro a renderci autentici.
Non siamo meno degni perché sbagliamo: siamo più veri.
Elogiare l’errore significa elogiare l’essere umano: fragile e imperfetto, ma vivo, in cammino.
Ogni caduta, se accolta, diventa un passo verso l’autenticità.
Ed è proprio lì, tra le nostre ferite e le nostre rinascite, che impariamo ad amarci davvero.
💔❤️‍🩹🦋

GROUNDING – o radicamento – è un concetto centrale nella bioenergetica, una disciplina psicocorporea sviluppata da Alexa...
03/07/2025

GROUNDING – o radicamento – è un concetto centrale nella bioenergetica, una disciplina psicocorporea sviluppata da Alexander Lowen.
Significa entrare in contatto con il proprio corpo e con la terra, ristabilendo una connessione concreta tra mente, corpo ed emozioni.
Quando siamo “radicati”, siamo presenti, stabili, capaci di sentire e sostenere le nostre emozioni senza esserne travolti.

Tecnicamente, come si entra in grounding?
• Si sta in piedi, con i piedi paralleli alla larghezza delle anche.
• Le ginocchia sono leggermente flesse: questo permette al bacino di “lasciarsi andare” e al peso del corpo di fluire verso terra.
• Il peso non è spinto in avanti o indietro, ma ben distribuito su tutta la pianta del piede: tallone, avampiede e dita.
• Il bacino è libero, non trattenuto o spinto in avanti; il torace aperto, ma non rigido.
• La colonna vertebrale è allineata, e la testa è “sospesa” verso l’alto, in equilibrio tra cielo e terra.

Il respiro è fondamentale:
Va lasciato fluire senza forzature, ma è importante che scenda in profondità, verso il basso ventre.
In bioenergetica si parla di “respirazione diaframmatica”, che permette di attivare il sistema nervoso parasimpatico (quello della calma e della regolazione) e di connettersi al proprio sentire.
Con l’espirazione si lasciano andare tensioni e blocchi. Con l’inspirazione si riceve energia, contatto, vita.

Perché è importante praticare il grounding?
Perché spesso viviamo “nella testa”, scollegati dal corpo e dalla realtà del momento.
Il grounding ci riporta “a casa”, ci stabilizza, ci permette di regolare emozioni intense, aumentare la consapevolezza corporea, ritrovare forza e direzione interna.

A volte basta fermarsi, sentire i piedi, respirare, e restare.
Il corpo sa. Il corpo guida.
E da lì, da quel punto fermo, si può davvero iniziare ad ascoltarsi.

Essere chi siamo davvero è un processo di liberazione.Spesso cresciamo adattandoci a ciò che ci viene insegnato: modi di...
23/06/2025

Essere chi siamo davvero è un processo di liberazione.
Spesso cresciamo adattandoci a ciò che ci viene insegnato: modi di pensare, di sentire, di essere.
Ma la crescita personale passa anche attraverso la disobbedienza a ciò che non ci appartiene.
È un ritorno a sé, all’autenticità.
Un viaggio interiore che richiede coraggio, ma apre alla possibilità di vivere con maggiore pienezza.
❤️

Non sono mai stata bravissima con le piante. Quelle grasse, forse, mi sopportavano più che prosperare.Eppure, nella mia ...
13/05/2025

Non sono mai stata bravissima con le piante. Quelle grasse, forse, mi sopportavano più che prosperare.
Eppure, nella mia stanza di terapia – quella che chiamo la tana del Bianconiglio – c’è un’orchidea. Non l’ho scelta, mi è stata regalata.
Quest’anno ha deciso di fiorire. Con una bellezza sorprendente, generosa.

E mi fa riflettere.
Sul concetto di cura, su cosa significhi davvero prendersi cura.
Sul luogo sicuro, quello spazio in cui non c’è fretta, né giudizio.
Mi fa pensare che, forse, quando ci troviamo nel posto giusto – fisico o emotivo – qualcosa dentro di noi, piano piano, comincia a fiorire.

Fioriamo, se ci diamo la possibilità.
Se qualcuno ci guarda con gentilezza.
Ma anche – e forse soprattutto – se riusciamo a guardarci noi, con quello sguardo sicuro, paziente, capace di accogliere anche le parti più fragili.

Perché sì, possiamo chiedere uno sguardo che ci sostenga.
Ma dobbiamo anche imparare a darcelo da soli.
Come fa l’orchidea: sta lì, e fiorisce.
Anche se chi dovrebbe prendersene cura – cioè io – non è certo un’esperta.
Ma forse non serve sapere tutto, basta esserci. Con presenza, con attenzione. Con amore, anche imperfetto.

Ansia. Tensione. Respiro corto.Se ti suona familiare, questo spazio è per te.Un percorso per sciogliere, ascoltare, ritr...
01/05/2025

Ansia. Tensione. Respiro corto.
Se ti suona familiare, questo spazio è per te.
Un percorso per sciogliere, ascoltare, ritrovarti.
Scrivici per scoprire di più. Posti limitati.

Il terzo anno di scuola di specializzazione è giunto al termine. Sono stati tre anni intensi e faticosi: i viaggi contin...
15/03/2025

Il terzo anno di scuola di specializzazione è giunto al termine. Sono stati tre anni intensi e faticosi: i viaggi continui a Taranto, le lunghe ore in treno per raggiungere la Toscana. Ma la vera fatica è stata il lavoro su me stessa, sulle mie ferite, sulla mia crescita. Sono stati anni di scoperte, di nuove consapevolezze, di tecniche apprese non solo con la mente, ma soprattutto attraverso l’esperienza diretta. Anni di discesa nel dolore, perché solo attraversando il nostro possiamo davvero accogliere quello dei nostri pazienti.

L’ultimo anno è stato tra i più difficili. Ho perso persone che pensavo irrinunciabili. Ho lasciato andare chi ho amato profondamente, chi ora mi guarda da lassù. Eppure, nonostante il dolore, il mio obiettivo è rimasto saldo. Ho imparato tanto e tanto ancora mi aspetta, ma ho capito che la fatica pesa meno quando è sostenuta dalla passione per ciò che si ama. E, in tutto questo, ho imparato anche a stare nel piacere, a giocare un po’ di più, a non prendermi sempre così sul serio. A lasciare che la vita scorra, con leggerezza e profondità insieme.

Ora mi preparo a iniziare l’ultimo anno di questa straordinaria esperienza, quello che mi porterà finalmente a essere psicoterapeuta anche sulla carta. So che il lavoro su me stessa e l’impegno non finiranno qui, ma voglio vivere questo ultimo tratto di strada con tutto il cuore, con tutta me stessa.

Ringrazio i miei compagni di viaggio, i tutor, i professori che mi hanno insegnato, ispirato, accompagnato. Ringrazio chi, da collega, è diventato amico, e poi famiglia. Ringrazio chi ha riso e pianto con me. E, soprattutto, ringrazio me stessa: le mie mani, che hanno imparato a sfiorarsi con dolcezza; i miei piedi, nei quali ora ripongo fiducia; le mie spalle, che oggi so essere forti abbastanza per reggere; i miei occhi, che hanno imparato a lasciar scorrere le lacrime senza vergogna.

Grazie, piccola Cri, per ricordarmi ogni giorno il valore della vulnerabilità e l’importanza di averne cura. Grazie per il tuo sorriso e per i tuoi occhi limpidi. Non temere, continueremo a crescere insieme. Io ci sono, e ci sarò sempre.
Quarto anno, ARRIVIAMOOOO!

10/03/2025
Quando subiamo una ferita profonda, è naturale chiederci “Perché proprio a me?” o “Cosa ho fatto di sbagliato?”. Ma la v...
12/02/2025

Quando subiamo una ferita profonda, è naturale chiederci “Perché proprio a me?” o “Cosa ho fatto di sbagliato?”. Ma la verità è che il comportamento degli altri non definisce il nostro valore.

La guarigione inizia quando smettiamo di colpevolizzarci e spostiamo l’attenzione su ciò che vogliamo per noi. Questo non significa ignorare il dolore, ma riconoscere che meritiamo rispetto, amore e relazioni sane.

✨ Tu non sei ciò che hai subito. Sei ciò che scegli di costruire da oggi in poi. ✨

08/02/2025

La rabbia, maschera di altre emozioni… 🎭
07/02/2025

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👉 Ti capita di spiegarti troppo?
06/02/2025

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Quante volte ci siamo detti o abbiamo sentito dire: *”Sono fatt* così”*? 🗣️  A volte questa frase è un atto di auto-acce...
05/02/2025

Quante volte ci siamo detti o abbiamo sentito dire: *”Sono fatt* così”*? 🗣️
A volte questa frase è un atto di auto-accettazione autentica, altre volte può diventare una barriera che ci impedisce di crescere. Ma cosa significa davvero?

💭 Accettarsi non significa restare immobili
L’approccio umanistico ci insegna che ogni persona è in continua evoluzione e ha dentro di sé le risorse per crescere. Accettarsi è fondamentale per il benessere psicologico, ma accettazione non significa rassegnazione. Possiamo riconoscere chi siamo oggi e, allo stesso tempo, aprirci alla possibilità di cambiare se sentiamo che qualcosa non ci fa stare bene.

🔍 La chiave è la responsabilità personale
Carl Rogers diceva che il cambiamento autentico avviene quando smettiamo di giudicarci e iniziamo ad ascoltarci. Ma ascoltarsi significa anche assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Dire “sono fatt* così” può essere una vera liberazione, ma se lo usiamo per evitare il cambiamento, rischiamo di perdere il potere che abbiamo sulla nostra vita.

🌱 Accettazione e cambiamento non sono opposti
Spesso pensiamo che accettarsi significhi rinunciare al cambiamento e che cambiare significhi rifiutare sé stessi. Ma non è così. Possiamo accoglierci per quello che siamo, riconoscere i nostri bisogni e, se lo desideriamo, lavorare su ciò che ci limita. Il cambiamento non è un obbligo, ma una possibilità.

💡 Quando “sono fatt* così” diventa un limite?
A volte dietro questa frase si nasconde la paura di fallire, la fatica di mettersi in discussione o il bisogno di restare nella zona di comfort. La domanda chiave da porsi è: questa frase mi libera o mi blocca?

🔑 Come trovare un equilibrio tra accettazione e crescita?
✨ Chiediti: questa affermazione mi dà pace o mi chiude in una gabbia?
✨ Osserva se “sono fatt* così” è una scelta consapevole o una scusa per non affrontare qualcosa.
✨ Ricorda che il cambiamento è una possibilità, non un dovere: possiamo accettarci e crescere allo stesso tempo.

📌 Rifletti con me:
Hai mai usato “sono fatt* così” come protezione? E se invece fosse l’inizio di una nuova possibilità?

Scrivimelo nei commenti 💬✨

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