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Passione Clinica & Extraclinica Pagina di Odontoiatria collegata all'omonimo gruppo riservato ai professionisti del dentale. Il dentale educato

a healthy dental implant and how it integrates with alveolar bone and oral mucosa             Designed by myself.
11/09/2024

a healthy dental implant and how it integrates with alveolar bone and oral mucosa



Designed by myself.

 Perché non salvarli…i denti?Spesso vediamo che la proposta più frequente, anche degli stessi pazienti, è quella della s...
29/06/2024



Perché non salvarli…i denti?

Spesso vediamo che la proposta più frequente, anche degli stessi pazienti, è quella della sostituzione con impianti. Tanto ci sono gli impianti… vero! E per fortuna ci sono e sono meravigliosi! Altro che i trattamenti di un tempo!

Tuttavia, c’è un problema. Anche se spesso non viene specificato bene, gli impianti, talvolta, possono ammalarsi. Non sviluppano carie e questo è certo. Esiste, però, una condizione patologica che riguarda gli impianti ed è un’infezione simile e analoga alla malattia parodontale dei denti: si chiama mucosite peri-implantare (simile alla gengivite) o peri-implantite franca (più profonda e grave). La malattia certo non colpisce tutti i pazienti o tutti gli impianti, ma colpirà più spesso coloro che sottopongono gli impianti alle stesso condidioni predisponenti che li hanno condotti alla perdita dei denti: per esempio una scarsa igiene domiciliare e una non assidua frequentazione con dentista e igienista dentale.

La soluzione quindi qual’è? Dipende da tanti fattori e dall’allezanza terapeutica. In linea di massima: finché è possibile e affidabile dal punto di vista prognostico è bene salvare i denti. La nostra missione è questa fino a prova contraria.

Nel momento in cui la terapia parodontale non garantisce più un risultato affidabile, invece, diventa preferibile passare agli impianti.

L’immagine illustra un trattamento per la conservazione di un molare superiore affetto da una grave forma di parodontite salvato grazie all’eliminazione della radice più compromessa e alla cura delle altre. Ora potrà funzionare per tanti anni ancora. Altrimenti lo avremmo perso rapidamente. E l’impianto è rinviato di moltissimi anni.

Ricordate di visitare con regolarità il vostro dentista di fiducia e l’igienista dentale. Sono professionisti in grado di occuparsi della vostra salute orale a 360°. Prevenite il più possibile e non dimenticate anche la prevenzione delle malattie generali.

29/06/2024



Ontogenesi degli osteoblasti e controllo regolatorio della progressione del lignaggio degli osteoblasti e caratteristiche fenotipiche. La sequenza e gli stadi del lignaggio degli osteoblasti da una cellula mesenchimale (MSC) pluripotente autorinnovante a un osteocita differenziato sono illustrati schematicamente. La caratteristica di ogni stadio di sviluppo è indicata sotto la morfologia cellulare. La riga successiva riassume il fattore di trascrizione chiave e la proteina coregolatrice coinvolta nel controllo genetico della differenziazione degli osteoblasti. I fattori che regolano negativamente l'attività Runx2 e la differenziazione degli osteoblasti sono indicati in rosso. Sono inoltre indicati diversi mediatori fisiologici che influenzano lo sviluppo degli osteoblasti, tra cui il fattore di crescita TGFb, le proteine BMP, i fattori di crescita dei fibroblasti (FGF), ll segnale Wnt/b-catenina e gli ormoni. Le molecole secretorie, i recettori e i trasduttori del segnale che inibiscono la maturazione degli osteoblasti sono evidenziati in rosso. L'ultima riga riassume i geni marcatori fenotipici espressi in diversi stadi di sviluppo della differenziazione degli osteoblasti.

Tratto da: "Oral and MaxilloFacial surgery clinics of North America", Agosto 2010

Dal mio libro “Killer32”“La batteriemia è frequente nei pazienti con malattia parodontale ed è alla base dello sviluppo ...
08/05/2024

Dal mio libro “Killer32”

“La batteriemia è frequente nei pazienti con malattia parodontale ed è alla base dello sviluppo dell’aterosclerosi. I dati indicano che i batteri sono in grado di attivare le piastrine. In una recente pubblicazione sulle malattie coronariche e la malattia parodontale, livelli elevati dei patogeni parodontali Aggregatibacter actinomycetemcomitans, Tannerella forsythia, Porphyromonas gingivalis, Prevotella intermedia e Treponema denticola sono associati alle malattie cardiovascolari. In particolare il Porphyromonas gingivalis, può aderire, invadere e proliferare le cellule endoteliali (che rivestono la superficie interna del cuore e dei vasi). Si ipotizza, addirittura, che il Porphyromonas gingivalis possa invadere fisicamente lo strato della muscolatura liscia dei vasi, interferendo con la funzione fisiologica di vasodilatazione e vasocostrizione e di conseguenza del flusso sanguigno. I batteri, inoltre, hanno la capacità di invadere le lesioni ateromatose già presenti. E queste, per loro stessa natura, rappresentano una zona di minor resistenza della parete dei vasi e si aggravano per la sovrainfezione.
Nientemeno, a testimonianza della probabile patogenesi diretta, uno studio dimostra la presenza di DNA dei patogeni parodontali nelle placche aterosclerotiche dei pazienti con parodontite. Si tratta di una traccia molto importante.
Nella iniziale lesione aterosclerotica si trovano le cosiddette cellu- le schiumose. Si tratta di macrofagi (Fig. 7.4) carichi di lipidi (grassi). Sembra che i batteri gram-negativi (come sono, appunto, i patogeni parodontali) possano scatenare o, comunque, favorire l’accumulo di Lipoproteine a bassa densità (LDL, la componente “rischiosa” del colesterolo plasmatico) all’interno dei macrofagi.”

NB: in base alle attuali conoscenze, questo è solo uno dei tanti meccanismi nell’ambito di una malattia multifattoriale. I più importanti fattori conosciuti rimangono ipertensione, ipercolipidemia, fumo, etc.



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Il possibile legame tra malattia parodontale e depressione maggioretratto dal mio libro  “La neuroinfiammazione sembra c...
01/05/2024

Il possibile legame tra malattia parodontale e depressione maggiore

tratto dal mio libro

“La neuroinfiammazione sembra collegata anche alla genesi della depressione (Fig. 3.2).
È probabile una relazione tra i biomarcatori della malattia parodontale (tra i quali il cortisolo del solco gengivale, l’interleuchina 6 (IL-6), l’Il-1β, l’immunoglobulina G contro Bacterioides forsythus, e la depressione maggiore. Tuttavia, gli studi sull’uomo mostrano risultati contrastanti. Nella maggior parte degli studi, esiste un rischio di «bias» (pregiudizio, influenza esterna) nelle metodiche di selezione del campione e del protocollo di valutazione dello stesso. L’eterogeneità degli studi e il numero limitato di studi comparabili che riportano sui biomarcatori condivisi precludono la possibilità di realizzare una «metaanalisi» (tecnica clinico-statistica con cui vengono assemblati e unificati i risultati di diverse sperimentazioni di uno stesso intervento o trattamento, permettendo una valutazione quantitativa cumulativa dei loro risultati).
In conclusione, il contributo immuno-infiammatorio alla depressione è evidente nel contesto delle malattie parodontali infiammatorie, ma è necessario verificare i biomarcatori che mediano le associazioni tra parodontite e depressione attraverso studi metodologicamente rigorosi che mirino specificamente a questa ipotesi.”

Negli ultimi anni, l’incidenza del cancro al seno (Fig. 6.1) è aumentata a livello globale, rendendolo il principale tum...
28/04/2024

Negli ultimi anni, l’incidenza del cancro al seno (Fig. 6.1) è aumentata a livello globale, rendendolo il principale tumore nelle donne (Fernandez et al., 2018). Nell’anno 2020, ci sono stati quasi 2,3 milioni di donne con diagnosi di cancro al seno con 685.000 decessi in tutto il mondo. Entro la fine del 2020, c’erano quasi 7,8 milioni di donne in vita a cui era stato diagnosticato un cancro al seno negli ultimi 5 anni, rendendolo il cancro più diffuso a livello globale.
Inoltre, è interessante notare che il cancro al seno è la principale causa di disabilità da malattie tumorali nelle donne rispetto a qualsiasi altro tipo di cancro.
Anche il cancro al seno è una malattia multifattoriale, scatenata da una serie di fattori di rischio strettamente correlati.
Tuttavia, quasi il 70% delle donne con diagnosi di cancro al seno non presenta alcun fattore di rischio familiare. Pertanto, gli attuali fattori di rischio e determinanti genetico-epigenetici trovano conferma solo in un numero relativamente esiguo di casi di cancro al seno a livello globale.
Questo fatto è all’origine dell’interesse dei ricercatori nello studio e nell’esplorazione di altri potenziali fattori di rischio per il cancro al seno. Certamente, la ricerca indica che uno di tali fattori è il microbioma umano. Si parla, pertanto, apertamente, dell’influenza negativa che la popolazione batterica dell’organismo potrebbe avere sull’insorgenza di questa patologia.
Alcuni autori hanno anche sollevato la questione del ruolo del mi- crobioma mammario (quindi i batteri che colonizzano proprio il seno stesso) nel modulare il rischio di sviluppo del cancro al seno. Il seno umano non è sterile e contiene una comunità di batteri peculiare, di- versa da quella che si trova in altri siti del corpo. La potenziale origine di parte del microbioma del tessuto mammario è il tratto gastrointe- stinale. I microorganismi, colonizzerebbero il tessuto attraverso gli orifizi areolari del capezzolo, grazie al contatto (per esempio nell’allat- tamento del bambino e nel corso dei rapporti sessuali).
Si pensa che il microbioma mammario eubiotico (in salute) con- tribuisca al mantenimento di un tessuto mammario sano stimolando, ad esempio, le cellule immunitarie ivi residenti. La maggior parte dei lavori che si occupano del microbioma del tessuto mammario descrive una comunità microbica con predominanza dei phyla Proteobacteria e Firmicutes. I profili batterici delle donne sane differiscono da quelli delle donne colpite dalla malattia. Per esempio, alcuni autori hanno riscontrato una maggiore abbondanza di Escherichia coli, noto per la sua attività di promozione del cancro, nelle donne con tumore al seno rispetto ai controlli sani. Altri phyla frequenti nelle pazienti con carci- noma mammario sono Bacillus, Staphylococcus, Enterobacteriaceae, Comamondaceae e Bacteroidetes. Invero, questi batteri sono capaci di causare danni al DNA in vitro.

Tratto dal mio libro        Porphyromonas gingivalis (Fig. 2.3) e Fusobacterium nucleatum sono batteri che in caso di cr...
26/04/2024

Tratto dal mio libro
Porphyromonas gingivalis (Fig. 2.3) e Fusobacterium nucleatum sono batteri che in caso di crescita incontrollata e prolungata, come si verifica in caso di malattia parodontale, diventano particolarmente ag- gressivi per l’ospite. Questi microorganismi sembrano avere un ruolo molto importante anche nella genesi del cancro. Entrambi hanno la capacità di inibire l’apoptosi (morte programmata delle cellule, in partico- lare di quelle malate o tumorali) e altri meccanismi difensivi immunitari.
Il Porphyromonas gingivalis riesce a sopprimere il sistema immunitario mediante l’invasione diretta delle cellule dell’ospite e l’interruzione delle vie di segnalazione protettive. Il Fusobacterium nucleatum crea un ambiente che favorisce l’infiammazione associata al tumore e sopprime le cellule NK (globuli bianchi denominati Natural Killer specializzati nella distruzione di cellule tumorali e infette da virus). Entrambi i batte- ri sembrano in grado, inoltre, di favorire la trasformazione delle cellule epiteliali in cellule mesenchimali del cancro.
Un ulteriore meccanismo è probabilmente collegato alla soppressione della risposta immunitaria da parte di questi batteri, unitamente alla presenza del virus HPV (Papillomavirus Umano). HPV è uno dei principali indiziati anche nel cancro orale. È probabile che la soppressione immunitaria consenta a questo virus di non essere rilevato per molto tempo dai nostri sistemi di difesa e, quindi, di dispiegare il suo effetto oncogeno in modo persistente e continuativo.
Anche le tossine batteriche hanno un ruolo molto importante. Per esempio, come la Tossina Citoletale Distensiva (CDT), un’esotossina secreta da A. actinomycetemcomitans (Fig. 2.4), agisce intracellularmente, causando rotture al doppio filamento sul DNA che possono bloccare il ciclo cellulare, causare un’instabilità genomica oppure mandare la cellula in apoptosi (che, come ricorderete, è la morte cellulare programmata che difende anche dalle neoplasie). Questi stessi batteri hanno attività anti-apoptotica: provocano la crescita del cancro mediante l’attivazione di vie di segnalazione cellulare che la favoriscono.

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20/04/2024

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    Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia dichiarò guerra all'Austria. La bandiera rivoluzionaria tricolore comparve ...
20/04/2024


Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia dichiarò guerra all'Austria. La bandiera rivoluzionaria tricolore comparve per la prima volta tra le truppe sarde che con essa combatterono vittoriosamente a Pastrengo e a Goito.
I cavalieri sardi, accaniti fumatori, per evitare il fuoco nemico durante la notte, presero l'abitudine di fumare il sigaro al contrario, con il fuoco rivolto verso l'interno della bocca. Questa consuetudine rimase anche dopo la vittoria e prese il nome di "fogu aiuntru".
Il "fogu aiuntru" è documentato in bibliografia come importante fattore di carcinogenesi per i tessuti della bocca inclusi lingua e palato:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=fogu+intru
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=fogu+aintru
Forse non soprendentemente, alcuni di questi studi furono secretati dalla CIA.

Immagine di: Foto di Vinicius Löw su Unsplash

    Tratto da: https://www.health.harvard.edu/blog/ready-to-give-up-the-lead-vest-202403183025Secondo le nuove linee gui...
16/04/2024



Tratto da: https://www.health.harvard.edu/blog/ready-to-give-up-the-lead-vest-202403183025

Secondo le nuove linee guida dell'American Dental Association (ADA) i grembiuli in piombo e i collari tiroidei che coprono il collo non sono più necessari durante le radiografie dentali.
"Non ho indossato un grembiule di piombo negli ultimi 10 o 15 anni, a meno che un dentista non insista affinché lo indossi, perché so che non è necessario", afferma il dottor Bernard Friedland, professore associato di medicina orale, infezioni e immunità alla Harvard School of Dental Medicine.
Cosa è cambiato nelle radiografie dentali?
Quando furono raccomandati per la prima volta i giubbotti di piombo e i collari tiroidei, la tecnologia a raggi X era molto meno precisa. Ma la tecnologia si è evoluta in modo significativo negli ultimi decenni in modi che migliorano notevolmente la sicurezza dei pazienti:
I raggi X digitali consentono dosi di radiazioni molto più piccole, riducendo l’esposizione alle radiazioni e i rischi associati a dosi più elevate, come il cancro. "Le dosi utilizzate in radiologia dentale sono ormai trascurabili. Se oggi ci si reca dal dentista per una serie completa di radiografie della bocca effettuate con un sensore digitale, il tempo di esposizione totale è di poco più di cinque secondi", spiega il Dott. Friedland,
Le dimensioni ridotte del fascio di raggi X di oggi riducono significativamente la "diffusione" delle radiazioni e limitano le dimensioni del fascio solo all'area che deve essere sottoposta a imaging. Ciò protegge i pazienti dall’esposizione alle radiazioni ad altre parti del corpo.
Nessuno dovrebbe più usare le protezioni, nemmeno i bambini, che presumibilmente hanno davanti a loro una lunga vita di radiografie dentali. Le nuove raccomandazioni si applicano a tutti i pazienti indipendentemente dall’età, dallo stato di salute o dalla gravidanza, afferma l’ADA.
La raccomandazione di interrompere l’uso dei grembiuli di piombo è stata elaborata da molto tempo. L'ADA non è la prima organizzazione professionale a proporlo. Lo ha fatto l’ American Association of Physicists in Medicine nel 2019, seguita dall’American College of Radiology nel 2021 e dall’American Academy of Oral and Maxillofacial Radiology nel 2023.

Il sito radiologyinfo.org dell'American College of Radiologists e della Radiological Society of North America ci dice che una singola radiografia dentale piccola (periapicale) corrisponde a un giorno di radiazione ambientale (la naturale radiazione alla quale siamo tutti sottoposti semplicemente perché vivi sul pianeta. La radiografia panoramica corrisponde a 3 giorni di radiazione ambientale e la TAC cone beam a 22 giorni. In sostanza, si tratta di esposizioni insignificanti. Peraltro, la radiazione ambientale in Italia e circa 3 volte quelle del Nordamerica... a voi i calcoli.

L'esposizione è significativamente più alta per le radiografie e le TAC in medicina generale.

https://www.radiologyinfo.org/en/info/safety-xray

Dentisti: Semplicità vs. Complessità - Alla ricerca dell'approccio più efficaceIl settore odontoiatrico è noto per le co...
15/04/2024

Dentisti: Semplicità vs. Complessità - Alla ricerca dell'approccio più efficace

Il settore odontoiatrico è noto per le continue innovazioni e le tecniche avanzate che promettono risultati migliori e trattamenti più veloci. Tuttavia, si verificano spesso accesi dibattiti sulla complessità delle procedure dentali e sull'efficacia delle tecniche più semplici. Mentre alcuni dentisti abbracciano le nuove tecnologie e le metodologie complesse, altri ritengono che il ritorno alle basi e anche alle scienze di base sia la chiave per garantire il successo nel trattamento dei pazienti.

La Complessità nel Settore Odontoiatrico

Negli ultimi decenni, l'odontoiatria ha fatto passi da gigante nell'adozione di nuove tecnologie come i materiali dentali avanzati, le tecniche di imaging digitale, le tecniche di programmazione computer-guidate, i trattamenti estetici sofisticati con programmazione digitale e anche l’inteliggenza artificiale. Questi sviluppi hanno portato a risultati sorprendenti ed entusiasmanti e a una migliore salute dentale per molti pazienti. Tuttavia, c'è un rischio associato alla complessità eccessiva.

Complicazioni Potenziali

Quando le procedure diventano troppo complesse, aumentano i passaggi tecnici ed ad ogni passaggio, inevitabilmente, si associa un rischio di errore. Di conseguenza, aumenta il rischio di complicazioni nel risultato finale. Le tecniche più complesse richiedono una curva di apprendimento più ripida e una maggiore precisione nell’esecuzione per ridurre, appunto, gli errori descritti sopra. Questo può portare anche a ritardi nei tempi di trattamento e risultati insoddisfacenti per il paziente.

Il Potere della Semplicità

D'altra parte, molti dentisti sostengono che il ritorno alle tecniche semplici può portare a risultati altrettanto eccellenti, se non migliori, con meno rischi e stress per il paziente e il professionista.

Il Bias

Ogni professionista ha una sua visione, legata alla formazione universitaria e post-universitaria e alle esperienze personali. Inoltre, ognuno ha la propra visione del mondo, che, ringraziando il cielo, non sarà mai sovrapponibile a quella degli altri. Quindi, è anche normale che i trattamenti proposti per lo stesso caso clinico saranno diversi.

Approccio Personalizzato

Un approccio equilibrato potrebbe essere la chiave per il successo. Ogni paziente è unico, e un trattamento personalizzato dovrebbe considerare la complessità del caso, la salute generale del paziente, le preferenze individuali, le aspettative e, soprattutto, i sentimenti della persona che si affida alle nostre cure. Non siamo dei robot, ancora.

Conclusione

Mentre le nuove tecnologie e le tecniche avanzate continuano a rivoluzionare il settore odontoiatrico, non dovremmo trascurare il potere delle tecniche semplici e consolidate. Un approccio bilanciato e personalizzato può garantire risultati efficaci e duraturi per i pazienti, riducendo al contempo il rischio di complicazioni e rendendo molto più fluido ed efficae il flusso di lavoro.

PS: Le oreccchie.

Un grande Professore diceva che i dentisti amano grattarsi l’orecchio passando con la mano opposta dietro la testa, piuttosto che usare direttamente la mano dello stesso lato, la quale, ovviamente, è più efficace nel task.

Foto di Pablo Arroyo su Unsplash

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