17/08/2024
PERSEVERARE DIABOLICUM
Ci risiamo. Trentaduesima (quasi) rivoluzione intorno al sole. Ma cos'è cambiato? Prendiamo un'estate random nell'ultimo decennio. Jet lag, c'è (siamo sul -5h circa). Tra acciarini e calabroni, c'è. Momenti effimeri e fugaci, ci sono. Voglia finisca l'estate, c'è. Effettivamente c'è tutto. Cambiano solo due cose: la location protagonista di ciò, e il numero di capelli bianchi in testa (e sulla barba). Perché sono tornato qua? Perché ritornare alla partenza, nemmeno stessi giocando al gioco dell'oca? Non lo so. Inseguire un qualcosa di fittizio, irraggiungibile, per il solo gusto di dire io ce l'ho fatta. E dire che da febbraio-marzo sono costantemente in terapia, sono seguito. Avrò di che parlare tra un par di settimane... Non credo che comunque lo specialista avrà delle risposte. Perché è come un eterno ritorno, tipo quello di Nietzsche. A che pro? Mi spaventa così tanto la stabilità emotiva? Mi spaventa così tanto arrivare a dama? Perché? La mela non cade così lontana dall'albero, e vabbè questo l'ho capito dopo qualche mese di terapia, e ne siam tutti felici, però... non può essere solo lì la chiave di volta. Ancora lanciarsi di testa in qualcosa di ignoto, in qualcosa che è effimero, che non è reale, che esiste (forse) solo nella mia testa... e si perde il contatto con la realtà. Per tornare coi piedi a terra allora ti studi un'altra lingua per passare il tempo, ti ammazzi di esercizio per perdere non so quanti altri kili, ti trovi continuamente viaggi da fare per occupare un tempo che altrimenti sarebbe solo tra te e te, davanti al tribunale che ti sei inventato in testa, ti chiudi su un nuovo strumento perché "Hey, voglio saper fare TUTTO". Ma dove è la verità? Perché lo faccio? Può essere solo autocelebrazione? Può essere questo ciò che mi fa sentire vivo? Ma a che prezzo? Essere di nuovo dipendente da certi meccanismi, da certe dinamiche, da certe situazioni già viste, riviste e precedentemente già etichettate come fighe magari lì per lì ma poi altamente nocive. Il voler far vedere tanto, troppo, di sé stessi, il voler al tempo stesso mantenere nascosto tutto il resto perché sennò checcazzo, vedresti troppo e potresti colpire in affondo, ferendo... ma quanta incoerenza in tutto ciò? Ma cosa voglio dunque? A volte penso che è come se volessi botte piena e moglie ubriaca, mantenendo certi equilibri (assai narcisistici, a dir la verità) fino all'impossibile, sapendo PERFETTAMENTE che nel migliore dei casi tutto ciò si perderà in un istante come un fuoco fatuo, mentre nel peggiore, sono bombe pronte ad esplodere. Ma chi me lo fa fare? E' colpa della mia adolescenza? Il dover fare sempre di più, impressionare sempre più...non lo so. Io ormai, davvero, non lo so. Di avventure da raccontare ne ho, assai. Ma di storie? Di quelle ne ho? Non so... come quando in classe mi "ergo" a magister vitae, io che sono ancora, in fondo, un ragazzino. A quale titolo? Anche lì è narcisismo? No, credo che lì sia puro e veritiero affetto per i miei discenti, anche se pure lì mi rendo conto che do sempre troppo, TROPPO per ciò che poi torna indietro (spesso eh, non sempre). Ma ho un'idea distorta, forse piuttosto dovrei essere già grato che nella vita non ti torni indietro un ceffone...perché de 'sti tempi tocca pure accontentarsi senza fare troppo i gaggi. Poi sia chiaro, le soddisfazioni arrivano.. ma perché volere SEMPRE di più? Essere lì in cima? Basta. Per fortuna che poi ci sono campane che un minimo ti fanno rinsavire e bloccano i tuoi sogni di conquista, tanto folli quanto assurdi. Bella l'internazionalità, bella la globalizzazione... ma forse è tempo di guardare il mio orto con fare meno espansionistico, ma non con meno cura.
Se poi me le vado a cercare, di certo non posso biasimare il mondo se lo st***zo, in fondo, sono io. Servirebbe solo calma e risolutezza: qualità che purtroppo non ho di solito, a maggior ragione negli ultimi mesi, dove mi sono accorto di non essere ancora "uomo", ma forse solo un ragazzo molto cresciuto.
D'altronde c'è una stella in cielo che vorrebbe scendere ed incontrarmi: ma sa che se lo facesse, mi farebbe totalmente uscire di senno.
E forse, per il momento, è meglio che resti lassù nel frattempo che impari a vivere ed a gestire il mio emisfero sinistro.