
22/06/2025
Oggi ho visto un box domande pensieri di una collega su instagram in cui una sua follower criticava un'altra follower sostenendo che dodici anni di terapia fossero un fallimento terapeutico. Ora senza entrare nel merito nè per quanto riguarda la follower nè, tantomeno la collega, vi condivido quì il mio (e non solo) pensiero che peraltro ha basi scientifiche:
chi può giudicare se uno, dodici o venti anni di terapia siano troppi o pochi per una persona? Magari una persona mentre è in terapia si trova ancora immersa nello stesso ambiente che ha favorito dal pv relazionale l'insorgenza del trauma oppure potrebbe trattarsi di un trauma cumulativo dello sviluppo(creerò un altro post su questo tema) il che renderebbe tutto molto più complesso oppure la persona ha poche risorse non solo interiori ma anche sociali, economiche, culturali, ambientali e relazionali perchè non è stata messa in condizione di acquisirle(relazioni disfunzionali con i caregiver, staus socioeconomico basso, timidezza e mancanza di guide costanti, trascuratezza emotiva ecc) e non è per lei così facile costruirle per alcuni dei fattori sopraelencati ma anche per altri fattori da lei indipendenti, tutto ciò influenza anche la relazione terapeutica come tutte le relazioni. Inoltre dipende anche dal tipo di terapia, esistono terapie per definizione più lunghe ciò perchè quel tipo di approccio terapeutico è stato pensato per analizzare a fondo le cause della sofferenza e lasciare alla persona il suo tempo soggettivo che le serve per elaborare nuove prospettive, con l'aiuto del/la terapeuta, cambiare(se vuole) approccio alla vita, alle relazioni, alle situazioni.
Infine penso che ognuno abbia i propri personalissimi tempi di rielaborazione e guarigione e che sia alquanto riduttivo giudicare dall'esterno.
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Dott.ssa Laura Cascio Gioia Psicologa