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L’Adhd è un disturbo dello sviluppo neuropsichico a esordio infantile, che comporta significativi problemi di attenzione, eccessiva impulsività e iperattività ed è noto in Italia come Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. Ne sono affetti principalmente bambini e adolescenti. Ecco le cause, i sintomi e gli approcci terapeutici.
L’Adhd è un disturbo dello sviluppo neuropsichico a esordio infantile, che comporta significativi problemi di attenzione, eccessiva impulsività e iperattività.
Si tratta, in altri termini, di un disagio di tipo psichico che crea una serie di problematiche comportamentali nel bambino.
Adhd: di cosa si tratta
Adhd è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, meglio noto nel nostro Paese come Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.
Esso, lo ricordiamo, fu descritto per la prima volta nel diciannovesimo secolo dal medico Heinrich Hoffman.
Il bambino o l’adolescente affetti da questo disordine di origine neurobiologica presentano le seguenti caratteristiche:
non sono in grado di rimanere attenti e concentrati per un periodo prolungato di tempo;
non riescono a mantenere la calma;
si fanno facilmente distrarre da stimoli esterni;
non riescono controllare la propria emotività;
sono molto irrequieti;
non riescono a prestare attenzione a quanto viene loro detto;
parlano in continuazione;
possono avere difficoltà di apprendimento;
non riescono a controllare le proprie risposte all’ambiente.
È bene sottolineare che il disturbo da deficit di attenzione e iperattività non è il frutto di una educazione inefficace e non dipende neppure dall’indole o dalla “cattiveria” del bambino.
Questo disordine neurobiologico, inoltre, non si risolve con il passare del tempo: dagli studi clinici effettuati, infatti, è emerso che nei 2/3 dei casi esso si protrae fino all’adolescenza e in 1/3 dei casi fino all’età adulta.
L’iperattività, l’incapacità a concentrarsi e la sostanziale mancanza di autocontrollo fanno sì che i pazienti affetti da questo disturbo non abbiano un buon rendimento scolastico e che sviluppino con più difficoltà le proprie cognitive skill.
Inoltre molto spesso questi bambini faticano a rispettare le basilari norme di convivenza sociale e, in particolare, quelle che regolano le relazioni interpersonali.
ASPERGER:
Che cos'è la sindrome di Asperger
La sindrome di Asperger è una patologia che causa difficoltà nella comunicazione e problemi legati al comportamento sociale con l'isolamento dell'inviduo. Sono state trovate diverse similitudini con un tipo di autismo caratterizzato dall'assenza del ritardo mentale chiamato High Functional Autism; tuttavia, ancora oggi non si è compreso totalmente se tali disturbi facciano parte di patologie diverse. La sindrome di Asperger è stata resa ufficiale soltanto nel 1994 dopo che venne eseguito uno studio su bambini autistici. Dai risultati ottenuti si comprese che tale disturbo poteva essere inserito in una branca a sé stante dall'autismo. Differentemente da quest'ultima, la sindrome di Asperger resta un disturbo ancora poco studiato e di cui non si conoscono molti aspetti, come l'impatto dei legami genetici nelle relazioni di parentela.
Differenze tra autismo e sindrome di Asperger
La sindrome di Asperger è stata descritta per la prima volta da Hans Asperger nel 1944 che l'aveva inserita nell'ambito dell'autismo. In realtà, già il suo scopritore notò delle differenze sostanziali tra le due patologie, come una minor frequenza di ritardi del linguaggio al contrario del deficit motorio, una insorgenza più tardiva e la sola presenza di casi di sesso maschile. Ad oggi però sono stati registrati anche casi in cui tale sindrome si manifesta nel sesso femminile.
Nel 1994 si fece un grosso passo in avanti grazie all'individuazione dei criteri diagnostici per la sindrome di Asperger, pubblicati nel Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Tali criteri riguardano l'osservazione di alcuni aspetti nelle prime fasi di sviluppo del bambino. Gli studiosi hanno osservato, rispetto all'autismo, un minore ritardo nel linguaggio e diverse abilità cognitive. Inoltre, non sono stati rilevati ritardi dal punto di vista clinico e nel soggetto permane una curiosità verso il mondo esterno in relazione con l'età.
Come riconoscere la sindrome di Asperger
Ecco quali sono i campanelli di allarme per la sindrome di Asperger.
Difficoltà nel costruire amicizie: a causa della mancanza di alcune abilità sociali, non riescono ad instaurare rapporti con altri simili. Alcuni soggetti affetti da tale sindrome ne soffrono, mentre altri preferiscono restare soli.
Presenza del mutismo selettivo: in alcuni casi, i bambini affetti da sindrome di Asperger possono essere muti con alcune persone e parlare con altre, con cui hanno una maggiore confidenza. Spesso la famiglia non riesce ad individuare il problema, poiché il bambino si sente a proprio agio in casa; si verifica, invece, negli ambienti scolastici o in pubblico.
Assenza di empatia: i bambini colpiti possono non provare empatia, ciò vuol dire che hanno difficoltà nel comprendere come mai una persona si sia offesa con le loro parole. In particolare, possono essere troppo aggressivi e crudeli con gli altri ma crescendo impareranno quali sono i comportamenti non accettati.
Evitano il contatto visivo: molto spesso coloro che sono affetti dalla sindrome di Asperger non riescono a mantenere il contatto visivo con le persone con cui stanno interagendo; a tal riguardo, alcuni studiosi ritengono che questo sia dovuto ad una mancanza di fiducia in loro stessi, altri, invece, sostengono che gli individui colpiti non riescano a comprendere l'importanza del contatto visivo.
Attivi ma selettivi: può accadere che chi soffre della sindrome di Asperger sia socialmente attivo ma stringe rapporti stretti di amicizia solo con poche persone.
La goffaggine motoria: cos'è
Tra i vari sintomi della sindrome di Asperger, vi è un aspetto che molto spesso non viene preso in considerazione: il ritardo dello sviluppo motorio che porta a quella che viene chiamata "goffaggine motoria". Molto spesso, infatti, possono avere difficoltà nelle attività quotidiane, come aprire un barattolo, imparare a pedalare o afferrare al volo una palla. Possono essere caratterizzati da un'andatura rigida con deficit nella coordinazione. Questa condizione, sebbene si allontani da quella dell'autismo giovanile, dove l'attività fisica può costituire un punto di forza, è in realtà simile a ciò che si verifica nell'autismo dell'anziano.
AUTISMO:
Autismo e Disturbi dello Spettro Autistico
I Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) sono un insieme relativamente eterogeneo didisturbi dell’età evolutiva, caratterizzati da una compromissione delle capacità comunicative e da difficoltà di interazione sociale. I bambini con autismo hanno difficoltà ad elaborare correttamente le informazioni provenienti dal mondo esterno. Per questo motivo possono avere difficoltà di apprendimento che compromette il loro sviluppo emotivo e intellettivo. Per questo motivo, l'autismo non è classificato come una malattia, ma è un insieme di disturbi che provoca isolamento affettivo e incapacità a rapportarsi con gli altri. I bambini con autismo, inoltre, hanno spesso una percezione sensoriale modificata e difficoltà di linguaggio. Ad ogni modo, l'autismo si presenta in maniera diversa da soggetto a soggetto e può essere molto difficile diagnosticarlo correttamente.
Incidenza dell'Autismo
Le stime più recenti indicano una prevalenza di circa 1/150 bambini, con una percentuale maschile maggiormente colpita: 4/1.
Segni e sintomi dell'autismo
La Sindrome autistica è caratterizzata da difficoltà interattive e comunicative. I segni tipici della sindrome autistica sono:
lateralità dello sguardo: il bambino ha difficolta a incrociare lo sguardo di chi parla;
movimenti degli arti ripetitivi e a-finalistici: movimenti senza scopo apparente;
ripetitività nell'esecuzione di alcune attività.
I sintomi dell'autismo, seppur in forma lieve, appaiono già nei primi mesi di vita, associati a problematiche nell’area dello sviluppo motorio, percettivo e sensoriale. Anche se purtroppo i DSA non possono essere diagnosticati in modo attendibile prima del terzo anno di età, alcuni genitori riferiscono di aver notato anomalie già nel primo anno di vita.
Gli studi finora eseguiti hanno permesso di mettere in luce alcuni segnali precoci del disturbo, sulla base dei quali è oggi possibile formulare un sospetto diagnostico e ipotizzare l’inizio di INTERVENTI terapeutici.
Alcuni segnali precoci di autismo possono essere riscontrati nei seguenti comportamenti del bambino:
Non risponde al suo nome
Non è capace di chiedere cosa desidera
Il linguaggio è in ritardo
Non segue le indicazioni che gli vengono date
A volte sembra sordo
A volte sembra capace di udire altre no
Non indica e non saluta con la mano
Prima diceva qualche parola, ora non più
Non sorride socialmente
Sembra preferisca giocare da solo
Una diagnosi precoce ed un tempestivo intervento riabilitativo, ancor prima che il disturbo si esprima nella sua pienezza, possono significativamente ridurne l’interferenza sullo sviluppo dei bambini, limitandone l’espressione dei sintomi.
Il deficit intellettivo no è di per se un segno di autismo, dal momento che i bambini con disturbi dello spettro autistico possono anche avere un'intelligenza superiore alla norma.
Cause di autismo
Le cause del Disturbo autistico sono ancora in buona parte sconosciute. Gli studi mettono in luce che il disturbo si presenta in concomitanza ad una serie di fattori sia genetici che ambientali. Talvolta vi è correlazione con l'insorgenza di malattie infettive, ma i casi sono talmente vari che ancora non si è riusciti a stabilire un nesso causale.
Familiarità dell'autismo
Ricercatori e clinici hanno iniziato ad interessarsi ai fratelli minori dei bambini con sindrome autistica ipotizzando il rischio di sviluppare, a loro volta, un DSA o un altro disturbo evolutivo delle competenze interattive e comunicative, come ad esempio un ritardo della comparsa del linguaggio. I fratelli minori di bambini con DSA hanno il rischio di 1 su 10, con un rischio oltre 10 volte maggiore rispetto alla popolazione generale.Per tale ragione, i fratelli di bambini con DSA sono considerati bambini ad alto rischio.
Lo studio dello sviluppo precoce dei fratelli di bambini con DSA sembra poter fornire informazioni sulle caratteristiche di base di questo disturbo. I bambini ad alto rischio possono condividere alcune caratteristiche dei bambini con DSA anche se non riceveranno, in epoche successive, alcuna Diagnosi.
Ricerche recenti hanno dimostrato come nel corso dei primi mesi di vita esistano numerosi indici del benessere del bambino, tra questi la motricità spontanea e le caratteristiche del pianto. Per questo è stato avviato un progetto di studio sui due indici, attraverso registrazioni video della motricità spontanea e registrazioni audio del pianto, in un ampio campione di neonati a termine (200/2 anni) e neonati ad alto rischio (10-15/2 anni).
Le registrazioni verranno effettuate a 10 giorni dalla nascita, a 6-12-18 e 24 settimane di vita e avverranno a casa dei bambini.
I dati motori e vocali risultano essere alterati in bambini diagnosticati con disturbi dello spettro autistico, inoltre, l’associazione tra i movimenti spontanei ed il pianto risulta essere di grande rilevanza scientifica in quanto, entrambe, sono una misura dell’integrità e dello sviluppo nervoso centrale e possono essere studiati in maniera non invasiva.