11/07/2025
Il lavoro a stretto contatto con persone che necessitano di aiuto sanitario puó essere, in alcuni casi, psicologicamente stressante.
Nella carriera di molti colleghi (noi compresi) ci sono stati dei momenti dove l’ipotesi di mollare tutto e aprire un chiringuito era più o meno ponderabile.
Diversi studi hanno valutato cause, rischi e soluzioni per gestire e prevenire il burnout in ambiente sanitario e quello che possiamo trarne è davvero interessante.
Anzitutto l’empatia, a differenza di quello che si potrebbe pensare, è un fattore protettivo nei confronti del burnout. In pratica più si è in grado di empatizzare con i pazienti e meno si rischia di avere un esaurimento lavorativo.
Proprio l’empatia sembra essere l’elemento fondamentale sul quale si basano le fondamenta del nostro lavoro: riuscire a “sentire” le emozioni della persona che richiede aiuto permette una migliore comprensione delle necessità e degli obiettivi clinici, aumenta la relazione professionale e la confidenza che il paziente ha nei nostri confronti.
Altri aspetti di rischio che vengono evidenziati sono, la mancanza di prospettive lavorative, la sensazione di depersonalizzazione (quando il lavoro non rappresenta il proprio essere o indole), l’ambiente di lavoro, i rapporti interpersonali con colleghi/titolari e l’eccesso di ore lavorative effettive settimanali.
L’empatia sembra comunque essere il nodo centrale che unisce il modo in cui percepiamo il nostro “scopo professionale”.
Durante la formazione universitaria potrebbe essere utile sensibilizzare i futuri colleghi sull’importanza di questa abilità, che per quanto dipenda da fattori caratteriali non sempre modificabili, puó essere potenziata con training su strategie di gestione emotiva.
Ó. Rodríguez-Nogueira et al, 2022. The relationship between burnout and empathy in physiotherapists: a cross-sectional study
Physical Medicine & Rehabilitation