16/03/2025
L’Ordine mi ricorda che sono 10 anni che esercito questa professione.
Ogni giorno che passa mi sento sempre più grata per la ricchezza emotiva che i miei pazienti scelgono di mettere un po’ nelle mie mani, un po’ nelle loro, una ricchezza spesso mal interpretata, taciuta, negata. Insieme, mettiamo le “mani in pasta”. Partiamo dalla “materia grezza”, incompleta, irrisolta, nella quale però è già contenuto tutto il potenziale, che gradualmente verrà fuori.
Un lavoro che insegna come, attraverso lo sguardo dell’altro, la presenza costante senza giudizio, si possa evolvere nella conoscenza di sé, avvicinandosi alla “forma più sintonica”, già insita nell’ incompiuto. Un lavoro che insegna a stare insieme, a fare insieme, ma anche a separarsi, senza perdersi. Una professione che è un viaggio, che mette di fronte all’inatteso, fatto di contrari, di opposti. Un lavoro che è un continuo divenire, tanto per il paziente quanto per il terapeuta. Un lavoro che fa sentire tuttavia sempre un po’ al primo gradino.
Alla luce della ricorrenza di questi 10 anni, mi sento proprio così: “evoluta”, e sempre un po’ la stessa, come terapeuta, come persona.
Ogni giorno so che potrò “avvicinarmi un po’ di più” a me; ogni giorno so che sono abbastanza. Così potrei riassumere la meraviglia di questo lavoro: ogni giorno SIAMO, ogni giorno DIVENTIAMO, tra continuità, e cambiamento.
Ogni giorno ci conosciamo e ri-conosciamo un po’ di più, sentendoci sempre un po’ più al sicuro, stando e re-stando con noi stessi e con gli altri.
Profondamente riconoscente per sentirmi costantemente nutrita da sguardi, respiri, incontri, incastri, che arrivano dritti in profondità.