Enzo Bonora contro il Diabete

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Enzo Bonora contro il Diabete Enzo Bonora è Professore Emerito di Endocrinologia presso l’Università di Verona
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Farmaci anti-secrezione acida gastrica. Servono davvero e per sempre? Nel corso della mia attività professionale mi è ca...
25/08/2025

Farmaci anti-secrezione acida gastrica. Servono davvero e per sempre?

Nel corso della mia attività professionale mi è capitato ripetutamente di dovermi confrontare a livello locale, regionale e nazionale sul tema dei costi del diabete, soprattutto quando si trattava di difendere gli interessi delle persone col diabete ad avere un rapido accesso ai nuovi farmaci e ai nuovi strumenti di monitoraggio e cura offerte dal progresso tecnologico (sensori, microinfusori, eccetera).

In queste circostanze mi è capitato spesso di richiamare l’attenzione dei miei interlocutori sul fatto che una delle principali voci di spesa della sanità sulla quale intervenire non fossero tanto i farmaci per il diabete ma i farmaci per ridurre la secrezione acida gastrica, molto spesso assunti senza un reale bisogno (uso inappropriato).

Nel recente passato, a fronte di una spesa complessiva annua per farmaci da parte del SSN di circa 25 miliardi di euro, circa 700 milioni (di più in passato) erano attribuibili alla spesa per gli inibitori di p***a protonica (esomeprazolo, lansoprazolo, omeprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo). Equivale circa alla spesa per tutti i tipi di insulina, farmaco indubbiamente salvavita.

Questi farmaci hanno rivoluzionato la terapia dell’ulcera gastrica e duodenale ma sono utilizzati in maniera inappropriata per molti anni, se non per tutto il resto della vita, da centinaia di migliaia di persone in Italia.

Non è sufficiente un po’ di “bruciore di stomaco” per giustificare l’uso prolungato o per sempre di questi farmaci.

Non c’è indicazione al loro uso prolungato o per il resto della vita quando “si assumono molti farmaci e bisogna quindi proteggere lo stomaco”.

Fra l’altro questi farmaci, come tutti i farmaci, possono avere effetti avversi anche importanti. Il loro uso cronico è stato associato ad anemia da carenza di ferro e/o vitamina B12, osteoporosi, infezioni intestinali, ipomagnesemia, nefrite interstiziale, cancro dello stomaco, eccetera. Possono anche interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci (es. ormoni tiroidei) oppure alterarne il metabolismo e quindi l’efficacia o la sicurezza (es. Clopidogrel).

Quindi il loro uso dovrebbe essere assolutamente appropriato e oculato. Un conto è fare un periodo congruo di trattamento e un conto è assumerli per anni o per tutta la vita.

Io stesso ho usato a lungo questi farmaci per “ bruciore di stomaco” e/o reflusso gastro-esofageo. Troppo a lungo. In tempi recenti, anche sul consiglio del mio gastroenterologo, mi sono reso conto che un buon controllo della sintomatologia poteva essere ottenuto con dosi ridotte (es. Pantoprazolo 20 mg invece che 40 mg) e con l’assunzione a giorni alterni.

Credo che molti di coloro che seguono questa pagina stiano assumendo farmaci di questa categoria e possano provare a ridurre la dose e ad assumere la pastiglia a giorni alterni.

Da notare che per un ottimale funzionamento di questi farmaci essi dovrebbero essere assunti a stomaco vuoto, attendendo circa 10-15 minuti prima di introdurre cibo. Non lo fa quasi nessuno.

NB ovviamente i cambiamenti dello schema terapeutico dovrebbero essere condivisi con il proprio medico curante.

Niente spreco di tirzepatide - la penna multiuso (multidose) permetterebbe di evitarlo Come ho già detto e scritto in nu...
22/08/2025

Niente spreco di tirzepatide - la penna multiuso (multidose) permetterebbe di evitarlo

Come ho già detto e scritto in numerose circostanze, questa pagina ha un intento divulgativo e nessun finalità promozionale a favore di chicchessia.

Nei paragrafi a seguire, parlerò di un farmaco che in questo momento è sempre più utilizzato da chi ha diabete tipo 2, rimborsato dal nostro servizio sanitario nazionale. Il suo successo clinico dipende dalla grande efficacia su glicemia e peso, oltre che da ben documentati benefici cardiovascolari e renali e sulla mortalità per tutte le cause.

Quello che scriverò permetterà a chi ha il farmaco prescritto e rimborsato dal nostro servizio sanitario nazionale di non sprecarne nel caso in cui debba ridurne la dose per effetti indesiderati gastrointestinali come nausea, raramente vomito o disturbi dell’alvo (discretamente frequenti nei primi tempi della terapia: ne soffre circa 1 persona ogni 5).

Il principio attivo si chiama tirzepatide e il suo nome commerciale è Mounjaro. Diversamente da quello che accade in altri paesi il farmaco in Italia è disponibile in penne multiuso (multidose) per una somministrazione settimanale della durata di circa un mese. Le penne sono allestite per 4 somministrazioni, una per settimana, quindi per circa un mese di terapia (una iniezione ogni settimana x 4 volte = 28 giorni).

L’uso della penna prevede che si ruoti il pistone che dovrà essere poi premuto fino in fondo per eseguire l’iniezione, una volta posizionato l’ago ed eliminate eventuali piccole bolle (vedi istruzioni con figure allegate alla confezione del farmaco). Dalla finestrella con il numero 0 si deve ruotare molte volte il pistone fino a che nella finestrella non compare il numero 1 (vedi immagini a corredo). Poi si inietta. In questo modo, la dose erogata con l’iniezione è quella scritta sulla scatola e anche sull’etichetta della penna (nelle immagini 10 mg). Può essere 10 mg oppure 2,5, 5, 7,5, 12,5 oppure 15 mg perché esistono penne con diverse concentrazioni del farmaco. La raccomandazione è di iniziare la terapia con la dose più bassa e poi salire dopo un mese, salire dopo un altro mese e così via, ma secondo necessità. Non tutti devono salire alla dose di 15 mg, anzi moltissimi pazienti ottengono i risultati pianificati con dosi più basse (5 o 10 mg).

Importante è sapere che per arrivare alla finestrella con il numero 1 si ruota, scatto dopo scatto (ben udibile), per un totale di 60 scatti (non di più) e che la penna da 4 iniezioni permette quindi un massimo di 240 scatti (4 iniezioni da 60 scatti l’una). Sessanta scatti equivalgono alla quantità scritta sulla scatola e sull’etichetta della penna (nel caso dell’immagine 10 mg). Chi si inietta la dose scritta sulla confezione e sull’etichetta della penna non deve comunque contare gli scatti ma semplicemente ruotare il pistone da 0 a 1 per predisporre la giusta dose da iniettare.

Il punto chiave è che l’iniezione in realtà è possibile anche se si ruota il pistone senza arrivare alla finestrella con il numero 1. Se si ruota per 30 scatti si eroga una quantità di farmaco pari alla metà di quella scritta sulla scatola. Se si ruota per 15 scatti si eroga un quarto. Ad esempio 30 scatti della penna da 10 mg equivalgono a 5 mg e 15 scatti equivalgono a 2,5 mg. E così via. Per sapere quanti mg sono erogati con un singolo scatto bisogna dividere per 60 la quantità nominale della penna. Se la penna è da 10 mg uno scatto equivale a 10 diviso 60 (=0,166 mg). Se la penna è da 5 mg uno scatto equivale a 5 diviso 60 (=0,083 mg) e così via.

Perché scrivo questo? Perché ci sono pazienti che sono saliti con il dosaggio (es da 2,5 a 5 oppure da 5 a 10 mg) ma non riescono a tollerare quella quantità di farmaco e potrebbero (vorrebbero) tornare al dosaggio più basso che invece tolleravano bene. Hanno però in casa una o più penne con il dosaggio che non tollerano (es. 10 mg). Ovviamente potrebbero farsi fare una prescrizione di una penna con un dosaggio più basso, quello che tolleravano bene (es. 5 mg). In questo caso, però, sprecherebbero il contenuto residuo della penna da 10 mg (1-3 dosi a seconda di quante iniezioni sono già state fatte con quella penna) e anche le eventuali ulteriori penne non ancora utilizzate da 10 mg già in casa (è un esempio). E dovrebbero anche tornare dal medico prescrittore (medico di famiglia, specialista) per farsi fare la ricetta di una penna con il dosaggio più basso.

Come avete intuito da quanto scritto sopra, esiste però un’alternativa che evita questo spreco di un farmaco fra l’altro molto costoso e di peregrinare per procurarsi la ricetta. Per iniettarsi 5 mg con la penna da 10 mg già disponibile in casa, si può ruotare il pistone per 30 scatti invece che arrivare alla finestrella con il numero 1. E ripetere quest’operazione anche nelle iniezioni settimanali successive, fino ad esaurimento della penna. Poi, di intesa con il proprio medico curante, si potrà decidere come proseguire e quindi che penna utilizzare.

Ho fatto l’esempio di una riduzione di dose avendo a disposizione penne da 10 mg ma lo stesso può essere fatto con tutti i tipi di penna. Con tutte le penne 30 scatti equivalgono a metà dose, 15 scatti equivalgono a un quarto della dose, 45 scatti equivalgono a tre quarti della dose. Faccio un altro esempio: 30 scatti di una penna da 15 mg equivalgono a 7,5 mg e 20 scatti equivalgono a 5 mg. Basta fare un po’ di conti per iniettare la dose ritenuta appropriata. E in alcune circostanze per evitare sprechi.

Esiste un aspetto che va comunque sottolineato. La scheda tecnica del farmaco suggerisce di eliminare la penna dopo un mese dal primo utilizzo. Credo che come per tutti i farmaci ci sia un ampio margine di validità ed efficacia del farmaco anche oltre quel periodo. Chiunque utilizza penne da insulina e si somministra piccole quantità, sa bene che superando i fatidici 30 giorni dalla prima iniezione, l’efficacia delle iniezioni resta immutata. Credo che siano ben pochi pazienti che dopo un mese dall’inizio dell’utilizzo di una penna da insulina la elimino anche se contiene farmaco per molte ulteriori iniezioni.
Ritengo comunque appropriato, se si programma di superare i 30 giorni di utilizzo di una penna di Mounjaro una sua conservazione in frigorifero e non a temperatura ambiente (comunque inferiore ai 30°). Importante è che la penna sia portata a temperatura ambiente prima di ogni iniezione. Dopo quest’ultima la penna potrà tornare a essere conservata in frigorifero a 4°.

IMPORTANTE. Questo utilizzo particolare e fuori scheda tecnica della penna va sempre concordato con il proprio medico curante. Mai fare da soli.

PS Questo post non è pensato per fare pubblicità a Mounjaro ma per evitare sprechi dello stesso a carico del nostro caro SSN. Meglio ribadirlo agli irriducibili malpensanti.

17/08/2025

Farmaci non tollerati che vengono confermati. Ma quanto mi fanno imbestialire???

Forse sfatato il mito dei 10 mila passi al giorno come elisir di lunga vita. Uno studio recente basato sulla valutazione...
14/08/2025

Forse sfatato il mito dei 10 mila passi al giorno come elisir di lunga vita.

Uno studio recente basato sulla valutazione complessiva di alcune decine di studi (metanalisi) ha dimostrato che il beneficio in termini di molti esiti clinici (es. mortalità per tutte le cause) si ottiene con 7000 passi al giorno, senza ulteriori vantaggi apprezzabili con l’aumento del numero dei passi quotidiani.
Rispetto a chi cammina per 2000 passi al giorno, chi ne cammina 7000 ha un quasi dimezzamento della mortalità per tutte le cause e per mortalità cardiovascolare, circa il 35% in meno di mortalità per tumori e di sviluppo di demenza, circa il 20% in meno di sviluppo di depressione e circa il 15% in meno di sviluppo di diabete tipo 2.
L’immagine a corredo mostra però chiaramente che nel caso del diabete tipo 2 e della depressione andare oltre i 7000 passi riduce ulteriormente il rischio (relazione lineare) mentre non è così per altri esiti (relazioni non lineari).
L’asse delle Y rappresenta il rischio (0,75 significa calo del 25%, 0,50 significa calo del 50%) e l’asse delle X rappresenta il numero dei passi (2000 per ogni tacca nera).

Quindi se non riuscite a fare 10 mila passi al giorno non sembra essere un gran problema ma 7000 si dovrebbero riuscire a fare.

Terapia definitiva del diabete tipo 1. Prospettive cliniche e considerazioni  economiche ad uso e consumo dei dietrologi...
09/08/2025

Terapia definitiva del diabete tipo 1. Prospettive cliniche e considerazioni economiche ad uso e consumo dei dietrologi.

È stato pubblicato pochi giorni fa su una delle più importanti riviste scientifiche del mondo (New England Journal of Medicine) un altro interessante articolo riguardante la possibilità futura di rimpiazzo delle cellule del pancreas che producono insulina e che sono distrutte totalmente o quasi totalmente nel diabete tipo 1.

Lo studio, a cui fa riferimento l’immagine allegata, è stato condotto da ricercatori svedesi. Isole pancreatiche ottenute dal pancreas di un donatore (deceduto) sono state geneticamente modificate in maniera da renderle capaci di resistere all’aggressione autoimmune del diabete tipo 1. Sono state trapiantate a livello di un muscolo del braccio di un paziente di 42 anni con malattia presente da quando ne aveva 5. Nessuna significativa reazione di rigetto è stata osservata nelle 12 settimane successive al trapianto e le cellule trapiantate hanno prodotto insulina in maniera significativa. Si tratta ovviamente di uno studio definibile come “prova di concetto” che può aprire la strada ad ulteriore ricerca. Soprattutto in tema di terapia genica per promuovere immunotolleranza.

Anche gli studi con cellule beta pancreatiche derivate da cellule staminali totipotenti (assai più promettenti e di potenziale maggiore ricaduta per interventi su larga scala) stanno evolvendo con l’inserimento di metodiche di terapia genica per rendere queste cellule resistenti al sistema immunitario che vorrebbe distruggerle.

Quando i risultati di questi studi sono resi disponibili ci sono sempre commenti, per me assai irritanti, formulati da incorreggibili dietrologi. Persone che ritiengono che ci siano ostacoli da parte delle aziende del farmaco in combutta con ricercatori e medici. Ostacoli eretti per impedire di trovare la cura definitiva del diabete tipo 1 a scapito dei farmaci e delle attività professionali. Ostacoli finalizzati a coltivare i propri interessi economici. “Il diabete è un grande business e non c’è interesse a trovarne la cura definitiva per poter vendere farmaci” è una delle frasi più ricorrenti. Mi aspetto di leggere qualcosa di simile anche come commento a questo post.

Si tratta di commenti assolutamente privi di fondamento in quanto sarebbe enorme il “business” che potrebbe essere generato dalla applicazione su larga scala di procedure di sostituzione delle beta cellule pancreatiche. Un “business”, se vogliamo proprio chiamarlo tale in maniera chiaramente dispregiativa, paragonabile a quello di farmaci e dispositivi per il monitoraggio e la cura.

Ecco due conti, calati nella realtà italiana che annovera circa 300 mila persone con diabete tipo 1.
Un terzo (circa 100 mila) usa microinfusore e sensore e costa all’anno circa 500 milioni di euro.
Un terzo (circa 100 mila) usa sensore senza microinfusore e costa all’anno circa 150 milioni di euro.
Un terzo (circa 100 mila) usa strisce e costa all’anno circa 100 milioni di euro.
Il gran totale è 750 milioni di euro.
Con una durata media di malattia di 50 anni l’incasso complessivo delle aziende dei farmaci e dei dispositivi di monitoraggio e cura (il “business”) in 50 anni ammonta a circa 37,5 miliardi di euro. Spalmati in 50 anni.

Attualmente si stima che un trapianto di nuove cellule producenti insulina e geneticamente modificate per essere resistenti alla aggressione immunitaria costi circa 100 mila euro per caso trattato. Per trattare 300 mila persone l’incasso complessivo da parte delle aziende produttrici (il “business”) sarebbe di circa 30 miliardi di euro. Spalmati in un periodo di tempo quantificabile in 5 anni.

Quindi chi continua a pensare che la cura definitiva del diabete tipo 1 venga ostacolata per interessi economici non sa proprio nulla del contesto clinico ed economico attuale e futuro. Chi invece ha fiducia nella ricerca sappia che siamo molto vicini ad averla. Ovviamente poi i sistemi sanitari dei vari paesi dovranno comprarla e ragioneranno sulla sua sostenibilità economica. Speriamo che, come accade purtroppo spesso, non ci siano ragionamenti politici che privilegiano l’entità della spesa a breve termine (la durata di un mandato legislativo). Intendo dire che 37,5 miliardi in 50 anni equivalgono a 750 milioni per anno mentre 30 miliardi in 5 anni equivalgono a 6 miliardi per anno. Speriamo che i ragionamenti politici privilegino i bisogni reali delle persone.

PS Comunque 6 miliardi per anno sono il 5% delle tasse evase ogni anno dagli italiani. Come scrivo e dico spesso, con gli oltre 100 miliardi di euro di tasse evase ogni anno non ci sarebbero problemi a sostenere in maniera assai più incisiva la sanità, oltre che la scuola di ogni ordine e grado, l’università e la ricerca scientifica.

E adesso che per molti farmaci anti-diabete non sono più necessari gli odiosi e inutili piani terapeutici e che per i ri...
27/07/2025

E adesso che per molti farmaci anti-diabete non sono più necessari gli odiosi e inutili piani terapeutici e che per i rimanenti farmaci la prescrizione è stata allargata ai medici di famiglia?

Ho letto che qualcuno ha scritto e sentito personalmente qualcuno affermare che da ora in avanti potrà esserci un minore accesso dei pazienti nei centri di diabetologia perché molti piani terapeutici per i farmaci anti-diabete non sono più necessari e che per quelli che rimangono in vigore la prescrizione non necessariamente debba essere fatta dal diabetologo.
Non so se questo effettivamente avverrà perché spero che le persone afferiscano ai centri di diabetologia per una cura specialistica condivisa con i medici di medicina generale come previsto dal piano nazionale diabete e da molte leggi regionali riguardanti la malattia e non per avere la mera compilazione di un piano terapeutico.
Spero anche che l’alleggerimento del pesantissimo carico burocratico costituito dalla compilazione dei piani terapeutici e il conseguente risparmio di tempo possa aprire la possibilità di assistere nei centri di diabetologia un maggior numero di persone.
Mi preme però sottolineare l’auspicio e la speranza che la rimozione di alcune restrizioni alla prescrizione dei farmaci più moderni e più efficaci possa allargare in maniera importante il loro uso da parte dei medici di famiglia. Le persone con diabete che vivono in Italia sono assistite presso i centri di diabetologia in una percentuale che non supera il 35%. Quindi due su tre sono assistiti esclusivamente dai medici di famiglia. Un fenomeno legato soprattutto alla carenza di diabetologi e di centri diabetologici degni di questo nome. Il fatto che i medici di famiglia possano accedere all’intero armamentario terapeutico oggi disponibile per la cura del diabete non può che essere motivo di soddisfazione anche da parte dei diabetologi.

Questo è il profilo glicemico medio di 30 giorni di una persona che ho incontrato pochi giorni fa. Qualcuno dirà, vedend...
19/07/2025

Questo è il profilo glicemico medio di 30 giorni di una persona che ho incontrato pochi giorni fa. Qualcuno dirà, vedendo questo profilo glicemico assolutamente piatto, che si tratta di una persona più che normale. Non è così, è una persona con diabete tipo due in trattamento insulinico con lo schema basal-bolus. In più di quarant’anni di professione non ho mai visto nessuno con questo tipo di trattamento che avesse un profilo glicemico così perfetto.
È una persona che ho incontrato per la prima volta e quindi io non ho nessun merito. È una persona che vive in altra regione neppure confinante con quelle in cui opero abitualmente ma non è merito neanche del suo diabetologo perché è da molto tempo che il paziente fa da solo. Ha trovato da solo il modo di mangiare e di adeguare le dosi di insulina basale e prandiale in maniera di avere questo risultato fantastico. Fra l’altro con rarissime ipoglicemie.
Chapeu. Bravissimo.
Io non posso che prenderne atto.
Per inciso ha ancora una buona riserva beta cellulare e l’idea di cambiare per cercare di risparmiargli le iniezioni di insulina ai pasti è ragionevole. Ma perché cambiare questa meraviglia? 

E come preannunciato in qualche post fa ecco la nuova nota 100 riguardante la prescrizione dei farmaci per il diabete ti...
18/07/2025

E come preannunciato in qualche post fa ecco la nuova nota 100 riguardante la prescrizione dei farmaci per il diabete tipo 2 più recenti (o meno vecchi).
Solo la classe degli agonisti recettoriali GLP-1 e quella degli agonisti recettoriali GLP-1/GIP (comprese le formulazioni in combinazione fissa con insulina basale) continueranno ad avere la necessità della compilazione della (inutile) scheda di valutazione (piano terapeutico). Però questa potrà essere (inutilmente) redatta anche dal medico di famiglia. E anche le associazioni fra inibitori SGLT-2 e agonisti recettoriali GLP-1/GIP potranno essere prescritte dai medici di famiglia. Quindi percorsi di prescrizione, almeno in parte, saranno più agili e certe restrizioni su chi può prescrivere sono state rimosse. Era ora.  questo comporterà un inevitabile aumento della spesa farmaceutica ma altrettanto inevitabile, a mio avviso, è che le persone con diabete tipo 2 possono avere un accesso meno irto di ostacoli ai farmaci migliori.

Irresponsabile, incompetente, imprudente, pericoloso Se sei un laureato in medicina, sei di turno al PS e devi assistere...
15/07/2025

Irresponsabile, incompetente, imprudente, pericoloso

Se sei un laureato in medicina, sei di turno al PS e devi assistere un paziente di quasi 35 anni con diabete tipo 1 da circa 25 anni e che arriva con dolore molto forte all’addome e non gli fai fare un prelievo di sangue per misurare fra l’altro la glicemia sei un irresponsabile. Potrebbe avere glicemia molto alta e scivolare verso una chetoacidosi diabetica da stress intercorrente.
Se sei convinto che il dolore sia da attribuire ad una colica renale e non gli fai fare una ecografia addome o non gli suggerisci neppure di farla a breve sei un incompetente. Potrebbe avere un calcolo incuneato in uretere e una dilatazione a monte delle vie urinarie con un possibile “rene escluso” (condizione che richiede intervento tempestivo).
Se pensi che abbia anche una cistite (hai scritto nel referto la diagnosi fantasiosa di “calcolosi in cistite!!) e per questo prescrivi un antibiotico senza avere misurato la creatinina per capire se devi modularne la dose in funzione di una possibile insufficienza renale acuta su cronica sei un imprudente.
Irresponsabile, incompetente, imprudente. Non so chi ti abbia laureato ma sarebbe assai opportuno che tu cambiassi mestiere. Sei pericoloso. E non giustificarti dicendo che c’erano tanti pazienti e dovevi “smaltirli”. Sono quelli come te che andrebbero “smaltiti”.

PS non chiedetemi di quale PS. Sono certo che non tutti i medici di quel PS siano così.

Le bevande zero zucchero non sono come l’acquaAl recentissimo congresso annuale della American Diabetes Association è st...
13/07/2025

Le bevande zero zucchero non sono come l’acqua

Al recentissimo congresso annuale della American Diabetes Association è stato presentato un ulteriore studio che dimostra come bevande che contengono dolcificanti artificiali non sono equivalenti all’acqua solo perché non contengono zucchero (saccarosio).
È stato fatto uno studio con tutte le caratteristiche richieste perché esso abbia una validità scientifica. Vale a dire un confronto fra gruppi di numerosità adeguata, molto simili per caratteristiche cliniche, seguiti nel tempo in maniera appropriata con visite periodiche, distribuiti in maniera casuale in due modalità di trattamento, con una valutazione impeccabile dell’esito. Si trattava di persone che seguivano una dieta identica dal punto di vista della composizione nutrizionale e che differivano solo per il fatto che metà di loro poteva bere bevande con dolcificanti artificiali e l’altra metà non poteva farlo e doveva bere solo acqua. Lo studio ha dimostrato che c’era una maggiore perdita di peso in chi beveva solo acqua. Un dato in teoria sorprendente perché le bevande cosiddette “zucchero zero” sono anche “calorie zero”.
Come si può spiegare questa diversità?
Già in passato mi è capitato di scrivere che i dolcificanti artificiali non sembrano essere innocui dal punto di vista metabolico. Hanno la capacità, ben documentata, di modificare la flora batterica intestinale in senso negativo. L’intestino di chi fa uso frequente di dolcificanti artificiali (bevande, alimenti) contiene una flora batterica meno salutare che, interagendo con il cibo, produce sostanze che agiscono a distanza come veri e propri ormoni. Sostanze che modulano in maniera sfavorevole varie funzioni fisiologiche a livello di pancreas, fegato, cervello e non solo. Sostanze definibili “obesiogene” e anche “diabetogene”.
Quindi non è sorprendente che rispetto ai bevitori di acqua, i consumatori abituali di queste bevande ritenute innocue perdano meno peso quando sottoposti a regimi alimentari finalizzati al calo ponderale.
Quindi attenzione a non invaghirsi di certe bevande alternative. Non sono come l’acqua.

Ho dato notizia della eliminazione del piano terapeutico per la prescrizione di molti (non tutti purtroppo) dei farmaci ...
08/07/2025

Ho dato notizia della eliminazione del piano terapeutico per la prescrizione di molti (non tutti purtroppo) dei farmaci per la cura del diabete tipo 2. Preciso che questo avverrà con la pubblicazione il 19 luglio della nuova nota 100 riguardante i “nuovi” farmaci per il diabete e la versione aggiornata del piano terapeutico. Questo includerà dal 19 luglio solo gli agonisti recettoriali GLP-1 e GLP-1/GIP. Orali come Rybelsus. Iniettabili come Bydureon, Lyxumia, Mounjaro, Ozempic, Trulicity, Victoza. Associati a insulina come Suliqua e Xultophy. Per questi servirà ancora il piano terapeutico redatto dal diabetologo. Purtroppo.

Finalmente!!!Finalmente è stato eliminato l’odioso piano terapeutico per prescrivere due classi di farmaci molto utilizz...
05/07/2025

Finalmente!!!
Finalmente è stato eliminato l’odioso piano terapeutico per prescrivere due classi di farmaci molto utilizzate nella terapia del diabete tipo 2. Finalmente non servirà più redigere un piano terapeutico per prescrivere un inibitore dell’enzima DPP-4, che degrada gli ormoni incretinici prodotti dall’intestino (es. GLP-1), o per prescrivere un inibitore del trasportatore del glucosio SGLT-2, presente a livello dei tubuli renali e che fa riassorbire parte del glucosio filtrato dai glomeruli.
Un piano terapeutico, come ho scritto molte volte negli anni, del tutto inutile se non per disincentivare le prescrizioni e conseguire quindi un risparmio sulla spesa farmaceutica.
Scartoffie che venivano accumulate negli ambulatori dei medici e che nessuno poi esaminava alla ricerca di prescrizione inappropriate.
Scartoffie che in passato e per alcuni anni dovevano essere inviate alle strutture farmaceutiche territoriali che le accantonavano in attesa di una distruzione.
Scartoffie la cui redazione da parte dei medici li distoglieva dallo svolgere la propria funzione clinica negli ambulatori.
Scartoffie la cui redazione, comunque, costituiva un costo non indifferente. I minuti di lavoro del medico e del personale amministrativo che si occupava della redazione di quei piani terapeutici o della loro archiviazione non erano a costo zero. Nel loro complesso si trattava di costi importanti, visto che molte centinaia di migliaia di persone con diabete erano e sono trattate con questi farmaci.
Era ora che questi piani terapeutici venissero eliminati, dopo più di 15 anni dalla disponibilità sul mercato degli inibitori DPP-4 (alcuni dei quali diventati farmaci generici) e dopo 10 anni dalla introduzione sul mercato degli inibitori SGLT-2.
Restano da ora in avanti vincolati alla stesura di un piano terapeutico solo i farmaci agonisti recettoriali GLP-1 e GLP-1/GIP. Per inciso i più efficaci nel ridurre la glicemia e il peso corporeo. Anch’essi, come gli inibitori SGLT-2, dotati di effetti benefici sul cuore e sui reni, anche indipendentemente dall’effetto sulla glicemia. Per questa classe di farmaci, decisamente più costosi, chissà mai quando saremo liberati dell’inutile e odioso carico burocratico dei piani terapeutici. Però intanto qualcosa è stato ottenuto. Evviva, evviva, evviva!!!

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