24/12/2020
Depressione - Epilessia - Farmaci
Può capitare, nel corso della vita, di manifestare sintomi depressivi.
Sebbene sia comune ritenere il "depresso" un problema di pertinenza dello psicologo, è bene sapere che, la depressione (utilizziamo questo termine per essere comprensibili a tutti), spesso è il sintomo di altri problemi che, oltre al
problema principale, generano depressione nel soggetto.
In genere, l'iter è: "mi sento giù, ho gli attacchi (che definisco) di panico, sento che la mia vita non ha un senso (etc).. vado dallo psicologo, ma dato che non risolve il problema, il professionista, mi manda dallo psichiatra".
Lo psichiatra, dato che sa fare ancora meno dello psicologo, prescrive psicofarmaci.
Una volta presi gli psicofarmaci, siete nella m***a.
Questi farmaci, così come tali "professionisti" vanno evitati il più possibile e, solo dopo aver escluso ogni altra causa Fisica (radiazioni), alimentare, traumatica, ormonale (ecc) può essere presa in considerazione la via dello psicologo che MAI deve sfociare in una terapia duratura.
La terapia deve essere breve. Sempre.
Se entrate nel circolo vizioso del farmaco, che modifica la vostra capacità di giudizio, pensiero e altera anche la capacità di provare emozioni, uscirne sarà difficile.
La medesima faccenda avviene con le crisi epilettiche - epilettoidi.
La crisi epilettica DEVE avvenire. E, chi le manifesta, DEVE lasciare che esse finiscano e fluiscano.
Somministrare farmaci anti-epilettici è pericolosissimo per la vita del paziente perché impedendo la crisi, si prolunga la fase "attiva" della malattia.
Di conseguenza, la crisi successiva sarà più forte e, di fatto, si rende il paziente dipendente dal farmaco che, più a lungo assume, più in pericolo di vita è.
Bloccare una crisi epilettoide significa mantenere il soggetto in simpaticotonia con gravi conseguenze che spesso non vengono mai considerate e, alla lunga, conducono il soggetto alla morte.
Tuttavia, se la somministrazione viene interrotta per tempo, il soggetto può esprimere la sua crisi, anche violenta, per potersi riprendere nei tempi biologici previsti e, continuare a vivere.