
06/06/2025
𝐏𝐄𝐑 𝐂𝐇𝐈 𝐒𝐄 𝐍𝐄 𝐕𝐀 𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐂𝐇𝐈 𝐑𝐄𝐒𝐓𝐀.
Molti figli decidono, a un certo punto del loro cammino, di chiudere i rapporti con la famiglia d’origine. Non per rabbia, non per egoismo, ma per sopravvivenza.
Questa scelta, che spesso genera incomprensione e giudizio, è in realtà il frutto di un lungo processo psicologico e interiore.
Chi cresce in contesti familiari disfunzionali, anaffettivi, svalutanti o abusanti, sviluppa spesso meccanismi di adattamento che gli permettono di sopravvivere, ma che impediscono di vivere autenticamente.
Per anni questi figli cercano approvazione, amore, riconoscimento. Ma quando iniziano un vero cammino di consapevolezza, si rendono conto che l’unico modo per respirare è prendere distanza.
Non si tratta di una moda, ma di un fenomeno in crescita: secondo recenti ricerche, oltre il 25% degli adulti in Occidente ha oggi rapporti molto distanti, tesi o completamente interrotti con almeno un genitore.
Una percentuale che sale tra coloro che hanno intrapreso percorsi terapeutici o spirituali profondi.
È difficile, per chi non è vissuto in certi contesti, comprendere queste decisioni: evitate di giudicare e soprattutto, evitate quelle frasi completamente inutili e anche fastidiose del tipo: “ma sono sempre o tuoi genitori”, “loro hanno fatto tanto per te” “a loro modo ti vogliono bene”.
Queste affermazioni fanno sentire ancora peggio una persona che già ha dovuto passare un inferno che non tutti comprendono, ma molti giudicano.
Pensate che disperazione e che risoluzione occorrono per separarsi definitivamente dalla famiglia d’origine che spesso rappresenta l’unica forma di sostegno emergenziale, sia psichico che fisico che economico.
Questi figli scelgono una via di sforzi, solitudine, fatica pur di sottrarsi alla ripetizione di certi schemi: evidentemente tali schemi devono essere terribili, non pensate?
Dal punto di vista evolutivo, questa rottura rappresenta un atto di individuazione.
È un taglio simbolico del cordone energetico.
Il figlio che interrompe i rapporti sta dicendo: “Non voglio più portare addosso i copioni, le ferite e le aspettative che non mi appartengono. Scelgo me.”
A livello karmico, è un passaggio delicato e potente: l’anima, che per molte vite ha giocato ruoli di fedeltà cieca al sistema familiare, sceglie ora di trasformare il vincolo in libertà. Non per negare l’origine, ma per ripulire la linea.
Questi figli non odiano.
Semplicemente decidono di non farsi più male.
E questa, in molte storie, è la vera nascita, ma anche l’unica possibilità.
Certe esistenze necessitano di questo distacco per far germogliare i loro frutti: molti per paura decidono di restare in quegli aridi terreni che li hanno malamente custoditi, non vanno giudicati neanche loro.
Staccarsi dagli abusatori è molto difficile, si tende sempre a restare o tornare con la speranza di recuperare una qualche forma di controllo o di rimettere a posto le cose: non succede e vi posso garantire che non succederà mai.
La caratteristica principale dell’abusatore è proprio la totale inconsapevolezza circa gli effetti della sua condotta.
Non chiede scusa
Non chiede perdono
Non cambia.
Come ho detto per cambiare occorre essere consapevoli di avere un problema e avere le energie necessarie per porre in essere strategie trasformative.
Scegliete la vostra serenità senza sensi di colpa, se non riuscite a staccarvi ricordatevi che ci sono molti percorsi che vi possono aiutare a farlo.
-𝓒𝓵𝓪𝓾𝓭𝓲𝓪 𝓒𝓻𝓲𝓼𝓹𝓸𝓵𝓽𝓲-