18/10/2025
Ansia e attacchi di panico – quando il corpo ci parla
L’ansia è una risposta naturale dell’organismo a situazioni percepite come minacciose. In piccole dosi può aiutarci a reagire e a rimanere concentrati; ma quando diventa costante, intensa o sproporzionata rispetto agli eventi reali, si trasforma in un segnale di squilibrio profondo tra corpo e mente.
🔹 Come si manifesta
L’ansia può avere molte forme: tachicardia, respiro corto, tremori, nodo alla gola, vertigini, tensione muscolare, insonnia o difficoltà digestive.
Spesso è accompagnata da pensieri ricorrenti, paura di perdere il controllo o di “impazzire”, e un senso di allerta costante anche senza motivo apparente.
Gli attacchi di panico sono crisi improvvise in cui queste sensazioni esplodono con grande intensità: il corpo reagisce come se ci fosse un pericolo reale, anche se non c’è. Dopo un episodio, la persona può sviluppare la paura stessa di avere un nuovo attacco, entrando in un circolo di iper-vigilanza e tensione.
🔹 Il messaggio dell’ansia
Da un punto di vista psicologico, l’ansia rappresenta una chiamata all’ascolto interiore. È come se una parte di noi stesse dicendo: “Mi stai chiedendo troppo” o “non mi sento al sicuro”.
Spesso emerge quando reprimiamo emozioni (paura, rabbia, tristezza) o viviamo un periodo di forte incertezza, cambiamento o perdita di controllo.
🔹 Secondo la Nuova Medicina Germanica (GNM)
La GNM, fondata dal Dr. Ryke Geerd Hamer, propone un’interpretazione biologica dei sintomi.
Secondo questo approccio, l’ansia e gli attacchi di panico possono essere collegati a un “conflitto di paura nella nuca” (paura improvvisa o pericolo inaspettato), oppure a un “conflitto esistenziale” – sentirsi “fuori posto”, “in pericolo di vita” o “senza via d’uscita”.
Durante la fase attiva del conflitto, il corpo entra in uno stato di allerta costante: cuore accelerato, respirazione superficiale, adrenalina alta.
Quando il conflitto si risolve, si manifesta la fase di riparazione – stanchezza, sonnolenza, sudorazione, tremori – che spesso vengono interpretati come nuovi sintomi d’ansia, mantenendo così il ciclo attivo.
L’obiettivo, in questa visione, non è sopprimere il sintomo ma riconoscere quale paura o perdita di orientamento l’ha innescato.
Chiedersi, ad esempio:
“In quale momento della mia vita ho sentito di perdere il controllo?”
“Quale evento inaspettato mi ha fatto sentire improvvisamente in pericolo?”
“Dove nel mio corpo sento questa paura?”
Ascoltare queste risposte senza giudizio è il primo passo verso l’integrazione.
🔹 Verso una nuova calma
Il recupero passa attraverso la sicurezza interna: respirazione profonda, contatto con la natura, terapia corporea, ipnosi o tecniche di rilascio emozionale possono aiutare a “educare” il corpo a tornare nel presente.
Creare routine di calma (silenzio, movimento dolce, tocco consapevole, meditazione) insegna al sistema nervoso che il pericolo è finito.
Quando impariamo a sentire senza fuggire, l’ansia smette di essere un nemico e torna a essere ciò che è sempre stata: un messaggio di sopravvivenza e risveglio.
̀