Ticinocure SA

Ticinocure SA Assistenza e cure a Domicilio

I dati dell’Ufficio federale di statistica (UST) per il 2022 mostrano chiaramente che le organizzazioni private Spitex s...
17/06/2024

I dati dell’Ufficio federale di statistica (UST) per il 2022 mostrano chiaramente che le organizzazioni private Spitex stanno diventando sempre più importanti per l’assistenza sanitaria in Svizzera. La quota di mercato relativa all’assistenza (OPre A, B e C) era pari al 29% nel 2022. Tale dato rappresenta un aumento del 16% nell’arco di 10 anni. Inoltre, i contribuenti pagano in media 31 franchi in meno per ogni ora di assistenza fornita da organizzazioni private rispetto a quella fornita da organizzazioni pubbliche Spitex.

Ecco quanto riportato nella recente pubblicazione dell’UST «Servizi di cure a domicilio: andamento del finanziamento 2013-2022» mostra chiaramente che i Cantoni e i Comuni sono chiamati a riflettere. Il finanziamento di base deve essere lo stesso sia per le organizzazioni pubbliche che private se si intende garantire la sicurezza dell’approvvigionamento medico in futuro. Inoltre, l’obbligo di assistenza e le prestazioni specialistiche devono essere finanziati in via complementare. La base di partenza, a tal fine, deve essere costituita dalla contabilità e da un benchmark.

Due modelli di business, un unico obiettivo

I diversi modelli di business (turni con incarichi più brevi per gli Spitex pubblici e assistenza individuale per quelli privati) si completano molto bene a livello pratico. In un mercato favorevole ai venditori, è importante che le esigenze del mercato possano essere soddisfatte attraverso una stretta collaborazione. Pertanto, i privati possono coprire casi complessi con degenze più lunghe. Questo è anche il motivo per cui gli stessi trascorrono in media 2,5 ore in più con i pazienti. La pubblicazione dell’UST evidenzia inoltre che le organizzazioni Spitex pubbliche e private impiegano lo stesso numero di personale ausiliario. Il recente studio commissionato da Spitex Svizzera alla ZHAW sottolinea che l’attuale sistema di finanziamento presenta ostacoli inutili: la frequente revisione dei casi che superano il limite di 60 ore comporta una grande quantità di lavoro amministrativo aggiuntivo per tutti i soggetti coinvolti. Tutto ciò nonostante l’assistenza a domicilio risulti vantaggiosa da un punto di vista qualitativo e finanziario, anche in situazioni di assistenza con più di 100 ore di lavoro a trimestre. Un altro ostacolo: le prestazioni Spitex relative alla valutazione, alla consulenza e al coordinamento (“prestazioni A”) vengono spesso ridotte dagli assicuratori. I criteri non operazionalizzati EAE (efficacia, appropriatezza, economicità) portano a molte discussioni, alcune delle quali sono arbitrarie e prive di utilità.

Le organizzazioni di categoria potranno risolvere le principali sfide che l’assistenza ambulatoriale dovrà affrontare in futuro solo attraverso una stretta collaborazione. Le parole chiave a tal proposito sono EFAS, demenza, cure palliative, ecc.

ASPS, 13.6.2024

Ma è proprio vero che i costi generati dal settore dell’Assistenza e le Cure a domicilio in Ticino stanno esplodendo e c...
06/06/2024

Ma è proprio vero che i costi generati dal settore dell’Assistenza e le Cure a domicilio in Ticino stanno esplodendo e che sono tra i più alti a livello federale?
Nello specifico è bene considerare che il costo sanitario complessivo in Svizzera, secondo l’Ufficio Federale di Statistica ammontava nel 2022 a 91,5 miliardi di CHF e quello relativo al settore dell’Assistenza e Cure a domicilio ammontava nel 2022 a 3,1 miliardi di CHF. Ciò significa che il settore dell’Assistenza e delle cure a Domicilio pesa solo per il 3,4% sull’intera spesa sanitaria nazionale.
Se si vuole dunque trovare delle soluzioni per evitare gli aumenti dei premi delle Casse Malati, non si devono certo cercare nel settore dell’Assistenza e delle Cure a Domicilio, ma in altri settori della Sanità.
Se poi si prende in considerazione il dato relativo al costo per assicurato generato dal settore dell’Assistenza e Cure a Domicilio in Ticino dal 2000 al 2022, esso è sempre stato inferiore alla media nazionale, nonostante che il Ticino abbia un’età media superiore a quella svizzera.

13/03/2024

Il tema dei “Famigliari curanti”, ovvero tutte le persone che si occupano di assistere e curare un proprio congiunto o un convivente, in Ticino risulta ancora poco conosciuto, contrariamente a quanto avviene nel resto della Svizzera.

Una sentenza del Tribunale Federale, più precisamente la 9C_187/2019 del 18 aprile 2019 ha sancito che le Cure di Base (C) effettuate da famigliari assunti da organizzazioni di cura e aiuto a domicilio possono essere messe di principio a carico dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie, anche se tali persone non dispongono di una formazione per personale di cura”.

In altri termini, il lavoro che un famigliare o un convivente effettua regolarmente o saltuariamente può essere messo a carico della Cassa Malati del paziente, a condizione che il famigliare curante sia assunto dalla società di assistenza e cure a domicilio che ha in cura il paziente.

A nostra conoscenza, in Ticino il ruolo del Famigliare Curante è ancora per lo più sconosciuto, a differenza di quanto avviene nel resto della Svizzera e la causa è da ricondursi probabilmente a una lacuna informativa che la Ticinocure intende colmare.

Se qualcuno si identificasse in questa situazione, non esiti a contattarci, scrivendo a info@ticinocure.ch, saremo lieti di fornirvi tutte le informazioni al riguardo.

Assistenza e cure a Domicilio

Resistenza ai farmaci, nuova importante scoperta allo IORIl laboratorio di Genomica dei Linfomi ha identificato un nuovo...
22/02/2024

Resistenza ai farmaci, nuova importante scoperta allo IOR

Il laboratorio di Genomica dei Linfomi ha identificato un nuovo meccanismo che riduce l'efficacia di alcuni medicamenti anti-tumorali.

Nuovo importante traguardo per l'Istituto Oncologico di Ricerca (IOR) di Bellinzona. Il Laboratorio di Genomica dei Linfomi, diretto dal professor Francesco Bertoni, ha infatti individuato un nuovo meccanismo che porta alla resistenza a importanti farmaci utilizzati per trattare alcuni tipi di linfoma, come quello follicolare quello a cellule mantellari e quello della zona marginale. «Questa resistenza - spiega in una nota l'USI, alla quale lo IOR è affiliato - riduce l'efficacia dei farmaci e rappresenta un problema nella cura dei pazienti».

La scoperta - In uno studio pubblicato sulla rivista americana “Molecular Cancer Therapeutics”, Alberto Arribas, Sara Napoli e colleghi sono partiti dall’osservazione che l'esposizione prolungata a farmaci come ibrutinib, zanubrutinib e idelalisib può generare resistenza. «Questi medicamenti - viene precisato - agiscono bloccando proteine specifiche coinvolte nella crescita delle cellule tumorali e perciò fanno parte dei cosiddetti “farmaci mirati”, talora addirittura definiti come intelligenti.Tuttavia, nel tempo, le cellule tumorali riescono spesso a sviluppare strategie per eludere l'effetto di questi farmaci».

Tio.ch, Redazione, 22.2.2024

Neuralink, come funziona Telepathy, il chip che Musk ha impiantato per la prima volta nel cervello di un essere umano.Un...
30/01/2024

Neuralink, come funziona Telepathy, il chip che Musk ha impiantato per la prima volta nel cervello di un essere umano.

Un impianto con 64 fili, 1024 elettrodi e una batteria wireless. Telepathy aiuterà le persone con problemi motori a controllare smartphone e computer con la sola forza del pensiero.

Un passo avanti verso il futuro. O almeno, questo è l’anteprima del futuro che Elon Musk dà al mondo in un post che ha pubblicato su X: per la prima volta una persona avrebbe ricevuto un impianto Neuralink, l’ambizioso progetto fondato dal miliardario nel 2016.
Il primo prodotto dell’azienda si chiama “Telepathy” e promette di connettere l’essere umano alle macchine, come nelle migliori storie di fantascienza.

L’esperimento

Un impianto composto da piccoli dischi e una serie di fili. Il dispositivo, che traduce i segnali cerebrali in azioni su un computer, «permette di controllare il tuo smartphpone o computer e, attraverso questi, quasi ogni altro device con il solo pensiero», così lo descrive Musk nell’annuncio che ha dato sul social di sua proprietà (e che poi è stato ricondiviso dall’account ufficiale di Neuralink).
Non si conosce l’identità della prima persona che si è sottoposta all’esperimento, ma potrebbe essere qualcuno costretto all’immobilità a causa di una lesione alla colonna vertebrale. «I primi utenti saranno quelli che hanno perso l’uso degli arti», commenta il miliardario. A settembre era stata aperta la ricerca dei volontari: «Le persone affette da tetraplegia dovuta a lesioni del midollo spinale cervicale o a sclerosi laterale amiotrofica (SLA) possono candidarsi», si legge nel post che era stato pubblicato da Neuralink.

Come è fatto

Cinque elementi compongono l’impianto di Neuralink: una capsula più esterna (quella che contiene l’impianto e che viene installata nel cervello) “biocompatibile”, una batteria che può essere caricata dall’esterno, i chip e la parte di elettronica che traducono i segnali cerebrali e li trasmettono ai dispositivi e, infine, i 1024 elettrodi distribuiti su 64 fili ultrasottili che vengono collegati al cervello.
Un conto è lo strumento, ma l’intervento chirurgico è tutta un’altra storia. Impiantare i fili di dimensioni microscopiche può essere fatto solo da un robot: ottiche ultrasensibili e un ago «più sottile di un capello» per “tessere” i circuiti nel cervello.
L’impianto, poi, viene collegato a un’interfaccia fra l’uomo e la macchina che permette al paziente-utente di compiere delle azioni su uno schermo grazie al pensiero.

Corriere della Sera, Velia Alvich, 30.1.2024

Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti!!😊
24/12/2023

Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti!!😊

Covid-19, ecco dopo quanto si riprendono gusto e olfatto. La ricerca italianaUna nuova ricerca italiana offre speranza a...
17/11/2023

Covid-19, ecco dopo quanto si riprendono gusto e olfatto. La ricerca italiana

Una nuova ricerca italiana offre speranza a coloro che lottano con problemi sensoriali dopo aver avuto COVID-19. Ecco i risultati.

Sebbene i casi lievi della malattia spesso compromettano gusto e olfatto, e il problema possa persistere per mesi, uno studio recente dimostra che la maggior parte delle persone li recupera entro 3 anni.

Uno studio dello scorso giugno ha evidenziato una forte correlazione tra la gravità dei sintomi da COVID-19 e il deterioramento del gusto e dell'olfatto, stimando che milioni di americani avessero sensi alterati, invece solo 10% delle persone nello studio italiano aveva ancora problemi con l'olfatto o il gusto 3 anni dopo.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 88 adulti con COVID-19 lieve, definito come assenza di malattie respiratorie inferiori e saturazione di ossigeno nel sangue pari o superiore al 94% confrontandolo con un gruppo di controllo di pari età che non avevano mai contratto il virus ma occasionalmente avevano difficoltà con l'olfatto e il gusto.

I ricercatori hanno testato il senso dell'olfatto dei partecipanti con bastoncini contenenti odori diversi e verificato il senso del gusto con strisce che avevano sapori diversi. Nel tempo, sempre meno persone hanno avuto difficoltà a distinguere gli odori. Dopo un anno 52 persone avevano recuperato l’olfatto, due anni dopo 64 e dopo 3 76 persone avevano recuperato completamente questo senso con solo 12 persone che ne mostravano una compromissione parziale. Infatti, al termine dei 3 anni, tutti i partecipanti avevano almeno una capacità parziale di percepire gli odori.

La situazione era simile per il senso del gusto, con 10 persone su 88 che dopo tre anni ne riportavano compromissioni parziali. A quel punto, le persone con COVID-19 non avevano più probabilità di avere problemi con l'olfatto o il gusto rispetto a coloro che non avevano contratto il virus.

"Nella grande maggioranza dei casi, la perdita del senso dell'olfatto non è irreversibile," ha affermato Paolo Boscolo-Rizzo, professore di medicina, chirurgia e scienze della salute presso l'Università di Trieste e coautore dello studio pubblicato su JAMA Otolaryngology–Head & Neck Surgery.

"Stiamo vedendo meno persone con questo problema, ma ci sono comunque persone che ne soffrono," afferma Fernando Carnavali, internista e direttore del Centro per la Cura Post-COVID presso la Scuola di Medicina Icahn presso il Mount Sinai di New York City.

Carnavali non ha fatto parte di questo studio, ma ha trovato i nuovi risultati incoraggianti e ha chiesto ulteriori studi per aumentare la casistica. Ha anche sottolineato inoltre che "La perdita dei gusti ha un impatto psicologico significativo," ricordando il caso di una sua paziente che piangeva nel suo ufficio perché l'incapacità di percepire gli odori le rendeva impossibile cucinare. Carnavali consiglia agli operatori sanitari di indirizzare i pazienti che affrontano una perdita prolungata di olfatto o gusto a professionisti della salute mentale per un supporto adeguato.

Parkinson, la tecnologia dà speranzaUna protesi per ripristinare la deambulazione nei pazienti presentata su Nature Medi...
14/11/2023

Parkinson, la tecnologia dà speranza

Una protesi per ripristinare la deambulazione nei pazienti presentata su Nature Medicine - Un primo paziente ha camminato in modo fluido

Sulla rivista Nature Medicine neuroscienziati di Losanna e della Francia hanno presentato una neuroprotesi che corregge i problemi di deambulazione associati alla malattia di Parkinson. la neuroprotesi ha permesso al primo paziente di camminare in modo fluido.

I disturbi della deambulazione si verificano nel 90% delle persone affette da Parkinson in fase avanzata. “Da qui l’idea di sviluppare una neuroprotesi per correggere i problemi locomotori di questi pazienti”, spiega Grégoire Courtine, professore di neuroscienze presso l’EPFL, il CHUV e l’Università di Losanna.

Oggi, “possiamo vedere che stimolando il midollo spinale, nello stesso modo in cui abbiamo fatto con i pazienti paraplegici, possiamo correggere i problemi di deambulazione causati dalla malattia di Parkinson”, aggiunge il neurochirurgo Jocelyne Bloch, professore al CHUV, all’UNIL e all’EPFL, e co-direttore del centro NeuroRestore insieme a Grégoire Courtine.

Il primo paziente è stato operato nel 2021. L’anno prossimo inizierà uno studio su altri sei pazienti.

ATS/RSI Inf, 6.11.2023

Presentazione del libro "Breve pazienza di ritrovarti" - nel gorgo di salute a malattia, di Giovanni Fontana
23/10/2023

Presentazione del libro "Breve pazienza di ritrovarti" - nel gorgo di salute a malattia, di Giovanni Fontana

Riseup, un progetto europeo per la rigenerazione del midollo spinale.Messo a punto da Enea, in collaborazione con Univer...
14/06/2023

Riseup, un progetto europeo per la rigenerazione del midollo spinale.

Messo a punto da Enea, in collaborazione con Università di Roma la Sapienza e Rise Technology, il dispositivo permette la rigenerazione del midollo spinale stimolando le cellule staminali.

Un dispositivo con un mini-elettrodo adatto alla curvatura del midollo spinale per rigenerare le lesioni. È quanto sta mettendo a punto Enea, in collaborazione con Università di Roma la Sapienza e Rise Technology, nell’ambito del progetto europeo Riseup.

Il dispositivo rientra nella strategia innovativa basata sulla stimolazione elettrica di cellule staminali trapiantate nella regione danneggiata. In particolare, Rise Technology, in collaborazione con l’ateneo romano, ha messo a punto il mini-elettrodo flessibile. Upv ha realizzato il supporto su cui montarlo, mentre Enea ha testato tutte le componenti per verificarne la biocompatibilità.

Il protocollo

“Nella fase di sperimentazione si è osservato come le cellule staminali mesenchimali (MSCs) crescano sia sull’elettrodo flessibile che sul supporto, moltiplicandosi e risultando vitali fino a otto giorni dopo il posizionamento iniziale, evidenziando come le strutture che compongono il bio-ibrido non abbiano assolutamente alcun effetto nocivo sulle cellule”, sottolinea Claudia Consales, Ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coordinatrice del progetto. “Quest’anno abbiamo fatto progressi notevoli nello studio degli effetti biologici dei campi elettrici sulle cellule staminali e sulle cellule del sistema immunitario, allo scopo di valutare l’effetto della stimolazione elettrica sia ai fini del differenziamento cellulare che di riduzione dei processi infiammatori”.

Tra le attività portate a termine rientrano la tecnologia per la produzione di un elettrodo completamente flessibile e biocompatibile e la messa a punto di un protocollo di stimolazione elettrica per controllare il destino delle cellule. “Riseup vede la partecipazione di tanti giovani dottorandi e assegnisti che sono i veri protagonisti delle attività del progetto, da quelle sperimentali, alla comunicazione e al supporto nella gestione. Abbiamo ancora un anno e mezzo di lavoro nell’ambito progetto, ma siamo fiduciosi di poter contribuire alla messa a punto di nuove strategie elettraceutiche, applicabili al trattamento di patologie diverse”, conclude Consales.

DigitalHealth, Luigi Ferro, 7.6.2023

https://www.digitalworlditalia.it/digitalhealth/riseup-un-progetto-europeo-per-la-rigenerazione-del-midollo-spinale-157549

Tumore al seno, in aumento le donne che superano la malattia. I numeri aggiornati.Per le donne che ricevono una diagnosi...
14/06/2023

Tumore al seno, in aumento le donne che superano la malattia.
I numeri aggiornati.

Per le donne che ricevono una diagnosi di cancro al seno in stadio precoce, le probabilità di superare la malattia continuano a crescere: tra quante si sono ammalate tra il 2010 e il 2015 il 95,1% sopravvive almeno 5 anni. È il dato che emerge da uno studio coordinato dall'University of Oxford e pubblicato sul British Medical Journal.

"Nel mondo, più di 2 milioni di pazienti ricevono ogni anno una diagnosi di carcinoma mammario invasivo. Per la maggior parte si tratta del primo tumore. La gran parte ha una malattia in fase iniziale e riceve un intervento chirurgico come primo trattamento". La ricerca si è concentrata su questo tipo di pazienti, analizzando i dati di oltre 500 mila donne inglesi che, tra il 1993 e il 2015, avevano ricevuto una diagnosi di tumore al seno infiltrante ai primi stadi, cioè esteso al seno e, al massimo, ai linfonodi ascellari.
Se nel periodo 1993-1999 il rischio di morte a 5 anni era del 14,4%, tra il 2010 e il 2015 era sceso al 4,9%.

La mortalità, tuttavia, è influenzata da diverse variabili: le caratteristiche del tumore, l'età al momento della diagnosi, l'estensione della malattia, se la diagnosi è avvenuta con lo screening o perché erano presenti dei sintomi. Sulla base della combinazione di queste caratteristiche, i ricercatori hanno stimato che per circa il 60% delle donne, il rischio di morte a 5 anni era inferiore al 3%. In questo gruppo, alcune sono particolarmente fortunate: per esempio, quelle che ricevono una diagnosi attraverso lo screening tra i 50 e 70 anni e hanno un tumore poco aggressivo e in fase molto precoce che non si è esteso ai linfonodi ed è sensibile alla terapia ormonale hanno il 99,5% di probabilità di superare i 5 anni di sopravvivenza. Esiste però una piccola quota di pazienti, in cui la mortalità supera il 20%.
"Il nostro studio è una buona notizia per la maggioranza delle donne con diagnosi di cancro al seno in fase iniziale. La gran parte di loro può aspettarsi di diventare una longeva 'cancer survivor'", affermano in una nota i ricercatori.

Doctor 33.it,13.6.2023

http://www.doctor33.it/politica-e-sanita/tumore-al-seno-in-aumento-le-donne-che-superano-la-malattia-i-numeri-aggiornati/?xrtd=XTXRYXLSTSXLPCVSVYYCYC

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