Scuola di Nutrizione Salernitana

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Scuola di Nutrizione Salernitana

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03/08/2025

𝗦𝗲𝗺𝗮𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗱𝗲 𝗲 𝗧𝗶𝗿𝘇𝗲𝗽𝗮𝘁𝗶𝗱𝗲: 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝘁𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶 𝗴𝗮𝘀𝘁𝗿𝗼𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶

𝗢𝘇𝗲𝗺𝗽𝗶𝗰, 𝗪𝗲𝗴𝗼𝘃𝘆 𝗲 𝗠𝗼𝘂𝗻𝗷𝗮𝗿𝗼 stanno cambiando il panorama del dimagrimento, ma dietro ai risultati straordinari si nasconde una realtà che molti non conoscono.
Questi farmaci riducono drasticamente l'appetito, portando perdite di peso del 15-21%, ma il 53% dei pazienti abbandona la terapia entro un anno.
Il motivo principale? 𝗡𝗮𝘂𝘀𝗲𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲 e problemi gastrointestinali che potrebbero essere evitati con il giusto supporto nutrizionale.

Il paradosso è che mentre i pazienti perdono peso rapidamente, rischiano 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶 se non seguiti correttamente. Chi assume questi farmaci spesso salta i pasti o mangia porzioni minuscule, ma la qualità di quello che mangiano diventa cruciale.

Come nutrizionisti, abbiamo l'opportunità di trasformare un'esperienza spesso difficoltosa in un percorso di successo. La differenza tra chi riesce a portare a termine la terapia e chi la abbandona sta spesso nella gestione degli effetti collaterali 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝘁𝗲𝗿𝗮𝗹𝗶 attraverso strategie alimentari mirate.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1100

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I farmaci incretinici come semaglutide e tirzepatide rappresentano una rivoluzione nel trattamento dell'obesità, offrendo risultati clinici significativi che vanno ben oltre la semplice perdita di peso. Questi medicinali, che agiscono sui recettori ormonali delle incretine, hanno dimostrato efficac...

31/07/2025

𝗜𝗹 𝗺𝗲𝘁𝗮𝗯𝗼𝗹𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘀𝗰𝗲: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹'𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗯𝗿𝘂𝗰𝗶𝗮 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗰𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼

Una ricerca su iScience ha scoperto che il 𝟰𝟴% 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 non ottiene il 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗻𝗱𝗶𝗼 𝗲𝗻𝗲𝗿𝗴𝗲𝘁𝗶𝗰𝗼 previsto dall'esercizio fisico. Questi soggetti spendevano 𝟯𝟬𝟴 𝗰𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗶𝗻 𝗺𝗲𝗻𝗼 al giorno rispetto alle aspettative teoriche.

Il fenomeno, chiamato 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗻𝗲𝗿𝗴𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝗹𝗮𝘁𝗮 𝗮𝗹𝗹'𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶𝗼, non dipende dal classico adattamento metabolico delle diete, ma da un miglioramento dell'𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶𝗼. Il corpo impara a fare lo stesso lavoro consumando meno energia.

I soggetti predisposti mostravano un 𝗧𝗗𝗘𝗘 𝗯𝗮𝘀𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗶ù 𝗲𝗹𝗲𝘃𝗮𝘁𝗼 e migliore capacità cardiorespiratoria iniziale. Questo suggerisce che individui metabolicamente più attivi hanno meno spazio per incrementi energetici aggiuntivi.

La scoperta evidenzia la necessità di 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗰𝗰𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶 nella prescrizione dell'esercizio per la gestione del peso, piuttosto che protocolli standardizzati.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1099

Nel mondo della nutrizione sportiva e della gestione del peso corporeo, uno dei paradigmi più consolidati è quello secondo cui l'aumento dell'attività fisica dovrebbe tradursi in un incremento proporzionale del dispendio energetico totale giornaliero (TDEE). Tuttavia, una ricerca pubblicata su iS...

28/07/2025

𝗠𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗲 𝗰𝗲𝗿𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼:
𝗹'𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗮𝗰𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗻𝗲𝗹 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗴𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗹𝗶𝗲𝘃𝗲

Una recente meta-analisi su oltre 𝟯𝟵𝟬𝟬 𝗽𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶 ha dimostrato come la 𝘀𝘂𝗽𝗽𝗹𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗮 possa significativamente migliorare le funzioni cognitive in persone affette da Alzheimer e deterioramento cognitivo lieve.

I risultati mostrano che i probiotici agiscono attraverso l'𝗮𝘀𝘀𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼-𝗰𝗲𝗿𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼, riducendo 𝗹'𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗿𝗲𝘀𝘀 𝗼𝘀𝘀𝗶𝗱𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼, due fattori chiave nel declino neurodegenerativo. Particolarmente significativa è la diminuzione dei marcatori infiammatori come la proteina C-reattiva e l'aumento della capacità antiossidante totale dell'organismo.

Oltre agli effetti cognitivi, la ricerca evidenzia importanti benefici metabolici: miglioramento della 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗹𝗶𝗻𝗶𝗰𝗮 e riduzione dei trigliceridi. Questi dati supportano il crescente riconoscimento del legame tra metabolismo glucidico e salute cerebrale, aprendo nuove prospettive terapeutiche nella prevenzione del declino cognitivo.

I meccanismi d'azione coinvolgono la modulazione del 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲, la produzione di neurotrasmettitori come serotonina e GABA, e l'attivazione del nervo vago. La supplementazione probiotica si configura quindi come un intervento nutrizionale promettente per la 𝗻𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, facilmente integrabile in protocolli clinici personalizzati.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1098

Il rapporto tra microbiota intestinale e funzioni cognitive rappresenta uno degli ambiti di ricerca più promettenti nella medicina moderna. Una recente meta-analisi ombrello pubblicata nel Journal of Health, Population and Nutrition ha analizzato gli effetti della supplementazione probiotica su cog...

25/07/2025

𝗗𝗼𝗿𝗺𝗶𝗿𝗲 𝟴 𝗼𝗿𝗲 𝗮 𝗻𝗼𝘁𝘁𝗲 𝗯𝗮𝘀𝘁𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲?
𝗟𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗱𝗶 𝗻𝗼.

Le ultime ricerche dell'American Heart Association rivelano che la 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗼𝗻𝗻𝗼 conta quanto la durata. Chi va a letto sempre a orari diversi ha più 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗮𝗿𝘁𝗲𝗿𝗶𝗲, mentre i "gufi notturni" mostrano segni di stress cardiaco maggiori rispetto a chi si alza presto.

Non è solo questione di genetica: il nostro corpo reagisce male all'irregolarità. Quando dormiamo poco, o male, aumenta lo 𝘀𝘁𝗿𝗲𝘀𝘀 𝗼𝘀𝘀𝗶𝗱𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 che danneggia le arterie e si indeboliscono le difese immunitarie.
È come se il cuore invecchiasse più velocemente.

Per chi si occupa di nutrizione, questo cambia tutto. Non possiamo più limitarci a chiedere "quante ore dormi?" ma dobbiamo capire 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗼𝗿𝗺𝗼𝗻𝗼 i nostri pazienti. Un nottambulo che cerca di alzarsi alle 6 del mattino potrebbe stare danneggiando il suo cuore, anche seguendo la dieta perfetta.

La buona notizia? Il 𝗿𝗶𝘁𝗺𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗼𝗻𝗻𝗼 si può modificare, proprio come le abitudini alimentari.
E quando migliora il sonno, migliora anche la risposta ai consigli nutrizionali.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1097

Il sonno di qualità rappresenta da sempre uno dei pilastri fondamentali per il benessere generale, tanto che persino figure storiche come Benjamin Franklin lo consideravano la chiave per essere "sani, ricchi e saggi". Ma oggi, grazie ai progressi della ricerca scientifica, sappiamo che quando si pa...

24/07/2025

𝗗𝗶𝗴𝗶𝘂𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲: 𝗶 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗶𝐮̀ 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗺𝗲𝘁𝗮-𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶 𝗺𝗮𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼𝘁𝘁𝗮

Una nuova meta-analisi pubblicata sul 𝗕𝗿𝗶𝘁𝗶𝘀𝗵 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗝𝗼𝘂𝗿𝗻𝗮𝗹 ha analizzato 99 studi clinici coinvolgendo oltre 𝟲.𝟱𝟬𝟬 𝗮𝗱𝘂𝗹𝘁𝗶 per valutare l'efficacia del 𝗱𝗶𝗴𝗶𝘂𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲 rispetto alla 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮 tradizionale.

I risultati rivelano alcuni aspetti sorprendenti che potrebbero cambiare la percezione di questo approccio nutrizionale così discusso.
Le differenze tra le varie strategie di digiuno intermittente e la restrizione calorica continua non sono quelle che molti si aspetterebbero.

Particolarmente interessante è ciò che emerge riguardo alla 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗲 di questi protocolli e quale strategia si dimostra realmente superiore alle altre.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1096

Una delle più ampie meta-analisi di rete mai condotte sul digiuno intermittente ha analizzato i dati di 99 studi clinici randomizzati, coinvolgendo 6.582 adulti, per valutare l'efficacia delle diverse strategie di digiuno intermittenteconfrontate con la restrizione calorica continua e la dieta ad-l...

22/07/2025

𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗹𝗼𝘄-𝗙𝗢𝗗𝗠𝗔𝗣 𝗶𝗻 𝗽𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮: 𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗮𝗰𝗶𝗮 𝗱𝗶𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗻𝗲𝗶 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼-𝗰𝗲𝗿𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼

Un nuovo studio su 58 bambini conferma l'efficacia della 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗹𝗼𝘄-𝗙𝗢𝗗𝗠𝗔𝗣 nei disturbi dell'𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼-𝗰𝗲𝗿𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼, che interessano il 27% dei pediatrici.

I risultati mostrano tassi di successo del 𝟵𝟭,𝟲% nella sindrome dell'intestino irritabile con diarrea e del 70% nelle forme miste.

I 𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮𝗻𝗶 (aglio, cipolla, cereali) si sono rivelati i principali trigger nel 72% dei casi, seguiti dal 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗼𝘀𝗶𝗼 nel 51%.

Il protocollo prevedeva 𝟯-𝟰 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗲𝗹𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 sotto supervisione specialistica, poi reintroduzione graduale per identificare i trigger individuali.
La collaborazione multidisciplinare tra gastroenterologo e professionista della Nutrizione si è dimostrata essenziale per minimizzare i rischi nutrizionali in età evolutiva.

Questi dati aprono nuove prospettive terapeutiche per una condizione spesso sottovalutata ma significativamente impattante sulla qualità di vita dei giovani pazienti.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1095

I disturbi dell'interazione intestino-cervello (DGBI), precedentemente noti come disturbi gastrointestinali funzionali, rappresentano una sfida clinica significativa in ambito pediatrico. Secondo recenti studi epidemiologici, questi disturbi interessano circa il 27% dei bambini, manifestandosi princ...

21/07/2025

𝗠𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗲 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲: 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗹'𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮

Un innovativo studio russo-israeliano pubblicato su npj Biofilms and Microbiomes sta cambiando il paradigma della gestione nutrizionale del 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗲 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲. La ricerca, condotta su 105 donne in gravidanza, dimostra come l'analisi del 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 possa migliorare significativamente la predizione delle risposte glicemiche individuali agli alimenti.

I risultati sono sorprendenti: l'integrazione dei dati del 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝗺𝗮 nei modelli predittivi ha aumentato la capacità di spiegare la varianza glicemica dal 34% al 42% per il picco glicemico postprandiale e dal 50% al 52% per l'area sotto la curva glicemica. Questo significa superare definitivamente l'approccio tradizionale basato esclusivamente sul conteggio dei carboidrati.

La ricerca ha identificato specifici 𝘁𝗮𝘅𝗮 𝗯𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶𝗰𝗶 come Intestinibacter bartlettii e Lachnospira eligens, che emergono tra i fattori più influenti nella predizione delle risposte glicemiche. Questi microorganismi, prevalentemente produttori di 𝗮𝗰𝗶𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗮 𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗮, rappresentano potenziali target per interventi terapeutici mirati.

L'importanza di questo studio risiede nell'apertura verso la 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 in gravidanza. Non più raccomandazioni standardizzate, ma strategie alimentari personalizzate basate sul profilo microbico individuale di ogni paziente. Un approccio che potrebbe rivoluzionare la gestione del diabete gestazionale, migliorando gli outcome materno-fetali attraverso un controllo glicemico più accurato ed efficace.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦)
https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1094

La gestione del diabete gestazionale rappresenta una delle sfide più complesse della nutrizione clinica moderna. Mentre le linee guida tradizionali si basano su caratteristiche medie di popolazione, un innovativo studio russo-israeliano pubblicato su npj Biofilms and Microbiomes apre nuove frontier...

18/07/2025

𝗜𝗹 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗺𝗼 𝗱𝗶 𝗼𝗹𝗶𝗼 𝗱'𝗼𝗹𝗶𝘃𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗰𝗲 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗲: 𝗶 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗮 𝗺𝗲𝘁𝗮-𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶

Una recente meta-analisi pubblicata sul Journal of Health, Population and Nutrition ha fornito le prime evidenze direttesull'efficacia dell'olio d'oliva nella prevenzione del diabete. Lo studio ha analizzato 10 ricerche che hanno coinvolto oltre 50.000 soggetti, rivelando risultati sorprendenti.

Il consumo più elevato di olio d'oliva, confrontato con quello più basso, è associato a una riduzione del 13% del rischiodi diabete negli studi di coorte e a una riduzione del 22% negli studi randomizzati controllati. Ancora più interessante è l'analisi dose-risposta, che ha identificato la finestra terapeutica ottimale nel consumo di 10-20 grammi giornalieri di olio d'oliva.

L'olio extravergine di oliva si è dimostrato superiore rispetto all'olio d'oliva standard, grazie al suo elevato contenuto di composti bioattivi come polifenoli, squalene e fitosteroli. L'effetto protettivo è particolarmente evidente nelle persone over 50 e nelle popolazioni europee che seguono tradizionalmente il pattern dietetico mediterraneo.

I meccanismi biologici alla base di questo effetto sono attribuibili agli acidi grassi monoinsaturi, che rappresentano il 55-83% della composizione dell'olio d'oliva. Questi composti migliorano la sensibilità all'insulina, riducono la resistenza insulinica e ottimizzano il profilo lipidico, fattori chiave nella prevenzione del diabete.

La ricerca sottolinea l'importanza di non superare i 20 grammi giornalieri, poiché un consumo eccessivo potrebbe portare ad aumento di peso e alterazioni metaboliche, vanificando i benefici protettivi.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1093

Il diabete rappresenta una delle sfide sanitarie più significative del nostro tempo. Con 425 milioni di persone colpite in tutto il mondo nel 2023, secondo la International Diabetes Federation, questa patologia metabolica ha raggiunto proporzioni epidemiche, interessando il 9,3% della popolazione a...

14/07/2025

𝗟𝗮 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗮𝗹 𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗲𝗹𝗶𝗮𝗰𝗮: 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗶 𝗱𝗶𝗰𝗲 𝘂𝗻 𝗳𝗼𝗹𝗹𝗼𝘄-𝘂𝗽 𝗱𝗶 𝟮𝟱 𝗮𝗻𝗻𝗶

Un importante studio prospettico ha seguito per 𝟮𝟱 𝗮𝗻𝗻𝗶 un gruppo di persone che manifestavano sintomi gastrointestinali dopo il consumo di glutine, ma senza diagnosi di 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗮 𝗰𝗲𝗹𝗶𝗮𝗰𝗮 o allergia al frumento.

I risultati sono sorprendenti: nessuno dei partecipanti ha sviluppato malattia celiaca durante il follow-up, confermando che si tratta di una condizione distinta. Tuttavia, questi individui hanno mostrato 𝘀𝗶𝗻𝘁𝗼𝗺𝗶 𝗴𝗮𝘀𝘁𝗿𝗼𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘁𝗶 e una qualità di vita significativamente compromessa, persino peggiore rispetto ai pazienti con malattia celiaca non trattata.

Il 𝟱𝟬% 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗰𝗶𝗽𝗮𝗻𝘁𝗶 continuava ancora a 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲 dopo 25 anni, mentre il 𝟯𝟲% soddisfaceva i criteri per la 𝘀𝗶𝗻𝗱𝗿𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼 𝗶𝗿𝗿𝗶𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲.

Particolarmente preoccupante è emersa una prevalenza di 𝗱𝗲𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘁𝗿𝗲 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 rispetto alla popolazione generale, suggerendo un importante impatto psicologico della condizione.

Questi dati evidenziano come la 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à 𝗮𝗹 𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗲𝗹𝗶𝗮𝗰𝗮 rappresenti una condizione clinica reale che richiede un approccio multidisciplinare specifico, con particolare attenzione al supporto psicologico e alla guida nutrizionale individualizzata. La sovrapposizione con la sindrome dell'intestino irritabile apre inoltre interessanti prospettive terapeutiche attraverso approcci dietetici integrati.

𝗣𝗲𝗿 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿𝗲 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 visita il sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1092

La sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) rappresenta una condizione clinica caratterizzata dalla presenza di sintomi gastrointestinali ed extraintestinali correlati al consumo di glutine, in assenza di evidenze diagnostiche per malattia celiaca o allergia al frumento. Nonostante la crescente at...

11/07/2025

𝗙𝗹𝗮𝘃𝗼𝗻𝗼𝗶𝗱𝗶 𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗮𝗻𝗰𝗿𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮: 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗲 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗵𝗲

Il 𝗰𝗮𝗻𝗰𝗿𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮 è la seconda neoplasia più diagnosticata tra gli uomini, con variazioni geografiche legate ai 𝗽𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗻 𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶.
Una meta-analisi su nove studi randomizzati con 𝟰𝟮𝟬 𝗽𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶 ha dimostrato il ruolo protettivo dei 𝗳𝗹𝗮𝘃𝗼𝗻𝗼𝗶𝗱𝗶 in questa patologia.

I risultati mostrano che la supplementazione con flavonoidi per almeno 𝟭𝟮 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲 riduce significativamente il 𝗣𝗦𝗔 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗲 e determina un 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗿𝗶𝗱𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝟱𝟵% di sviluppare cancro prostatico. I flavonoidi, presenti in frutta e verdura, agiscono inducendo 𝗮𝗽𝗼𝗽𝘁𝗼𝘀𝗶 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗮𝗿𝗲 e inibendo proliferazione tumorale, con un eccellente 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗶𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮.

Particolarmente interessante è l'assenza di effetti sui parametri ormonali, suggerendo meccanismi protettivi indipendenti dalla modulazione androgenica. Questo rende i flavonoidi candidati ideali per 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶𝘃𝗲 a lungo termine in popolazioni ad alto rischio.

Le evidenze supportano l'integrazione di questi composti naturali in protocolli preventivi strutturati, offrendo uno strumento sicuro ed efficace nella lotta contro una delle patologie oncologiche più diffuse.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1090

Il cancro alla prostata (PCa) rappresenta una delle principali sfide sanitarie globali, con 1,6 milioni di nuovi casidiagnosticati annualmente nel mondo. Questa patologia si posiziona come la seconda neoplasia più diagnosticata tra gli uomini e costituisce la quinta causa di morte per cancro a live...

08/07/2025

𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝘃𝘀 𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮𝗻𝗲𝗮: 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗲 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝘀𝗼𝗿𝗶𝗮𝘀𝗶 𝗲 𝗮𝗿𝘁𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗽𝘀𝗼𝗿𝗶𝗮𝘀𝗶𝗰𝗮

Un recente studio randomizzato crossover ha dimostrato la 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 rispetto a quella mediterranea nel trattamento di pazienti con obesità, psoriasi e artrite psoriasica.

La ricerca ha coinvolto 16 pazienti che hanno seguito entrambi i protocolli dietetici isocalorici per 8 settimane ciascuno. I risultati hanno evidenziato che, mentre entrambe le diete hanno determinato 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝘀𝗼 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, la chetogenica ha mostrato efficacia superiore nel 𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗺𝗮𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗮.

Il 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗣𝗔𝗦𝗜 per la psoriasi si è ridotto del 61,58% con la chetogenica contro il 31,24% della mediterranea, mentre il 𝗗𝗔𝗣𝗦𝗔 per l'artrite psoriasica ha registrato una riduzione del 98,62% versus 32,64%. Particolarmente significativi sono stati gli effetti sui 𝗺𝗮𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶: la dieta chetogenica ha determinato riduzioni sostanziali di IL-6 (55,6%), IL-17 e IL-23, mentre la mediterranea non ha mostrato cambiamenti statisticamente significativi.

I meccanismi d'azione sembrano correlati alla produzione di 𝗰𝗼𝗿𝗽𝗶 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗻𝗶𝗰𝗶 con proprietà anti-infiammatorie e all'attivazione di pathway protettivi. Questo rappresenta la prima evidenza randomizzata che dimostra come gli interventi nutrizionali possano costituire una strategia terapeutica adiuvante efficace nelle 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲 𝗮𝘂𝘁𝗼-𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲.

𝗣𝗲𝗿 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼 e i meccanismi molecolari coinvolti, leggi l'articolo completo sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1089

La psoriasi rappresenta una delle malattie auto-infiammatorie più diffuse al mondo, colpendo dal 1,9% al 3,4% della popolazione nell'Europa occidentale. Questa patologia complessa è caratterizzata dalla disregolazione del sistema immunitario innato e adattivo, con l'attivazione delle cellule T hel...

02/07/2025

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗺𝗼𝗱𝘂𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗹'𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲 𝗿𝗲𝘂𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗹𝗮 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲

Le 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲 𝗿𝗲𝘂𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 come artrite reumatoide, spondilite anchilosante e artrite psoriasica sono caratterizzate da infiammazione cronica che compromette la qualità di vita. La ricerca scientifica dimostra come specifici 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 possano supportare efficacemente la terapia farmacologica tradizionale.

Il 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 svolge un ruolo cruciale nella modulazione dell'infiammazione sistemica. Nei pazienti con malattie reumatiche si osserva frequentemente disbiosi, che facilita la traslocazione di endotossine batteriche nel circolo sistemico amplificando i processi infiammatori. Un microbiota equilibrato produce invece acidi grassi a catena corta con 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗶-𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶.

La 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮𝗻𝗲𝗮 emerge come pattern alimentare più efficace per contrastare l'infiammazione, grazie a componenti bioattivi come olio extravergine di oliva, pesce ricco di omega-3, polifenoli e fibre. Studi clinici documentano riduzioni significative dei marcatori infiammatori nei pazienti che seguono questo regime.

Strategie specifiche mostrano particolare efficacia: la 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗮 𝗯𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗶𝗱𝗼 nella spondilite anchilosante riduce batteri proinfiammatori, mentre la 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗶𝗽𝗼𝗰𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮 nell'artrite psoriasica diminuisce le adipochine infiammatorie. Gli 𝗮𝗰𝗶𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗼𝗺𝗲𝗴𝗮-𝟯 esercitano effetti anti-infiammatori diretti, mentre i 𝗽𝗼𝗹𝗶𝗳𝗲𝗻𝗼𝗹𝗶 come resveratrolo, idrossitirosolo e catechine modulano pathway molecolari chiave dell'infiammazione inclusi NF-κB, AP-1 e Nrf2.

L'implementazione clinica richiede 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 delle raccomandazioni considerando le caratteristiche individuali del paziente, inclusa la composizione del microbiota intestinale. La dieta deve complementare, non sostituire, la terapia farmacologica.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://www.scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1087

Le malattie reumatiche come l'artrite reumatoide (AR), la spondilite anchilosante (SA) e l'artrite psoriasica (PsA) rappresentano una sfida medica complessa caratterizzata da processi infiammatori persistenti e stress ossidativo. Negli ultimi anni, l'interesse verso gli interventi nutrizionali come....

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