28/01/2023
So wertvoll. In jeder japanischen Disziplin.
Egal ob Kampfkunst, Körperarbeit, oder auch medizinischer Gesundheitsarbeit.
Auf allen Ebenen.
IL COMPAGNO È PREZIOSO
Tutti i grandi maestri del passato hanno sostenuto che il Taijiquan, praticato esclusivamente come esercizio salutistico “a solo”, perde gran parte della sua originale essenza e della sua efficacia (anche salutistica). Praticato senza mai interagire con un "avversario", il movimento non potrà essere guidato correttamente dall’Intenzione. Pertanto stenterà a diventare “energetico”, al massimo sarà esteticamente "bello e aggraziato”, ma non efficace.
Senza l’aiuto di un compagno di allenamento che abilmente sollecita – tira, spinge, prova a destrutturarci o a squilibrarci – l’Intenzione non verrà adeguatamente allenata, tenderà ad essere deficitaria o sarà del tutto assente e il corpo non sarà mai pronto a percepire e a ristabilire le modificazioni strutturali . Di conseguenza non potrà essere coltivata quella “forza che ascolta”, che abitua a reagire alla forza di un avversario accettandola, assecondandola, al fine di assorbirla e neutralizzarla. Senza questo genere di lavoro, mente, corpo e movimento stenteranno a trovare un adeguato equilibrio fra Yin e Yang.
Pertanto, anche chi pratica Taijiquan solo per fini salutistici non deve sottrarsi agli esercizi in coppia, come quelli di “spinta con le mani”, altrimenti, anche dopo molti anni di pratica, lo Yin più che manifestarsi come “morbidezza e fluidità” sarà contrassegnato da mollezza e inconsistenza, mentre lo Yang non riuscirà a manifestarsi come “pienezza e consistenza” ma, una volta chiamato in causa, rischierà di assumere le caratteristiche della rigidità e della durezza.
Ovviamente il compagno di pratica deve saper distinguere quando essere “collaborativo”, in modo da graduare e incrementare la reciproca capacità di ascolto, e quando, invece, sollecitare energicamente il compagno.
Nel lavoro in coppia, non ci deve essere però mai un "avversario da ba***re" ma solo un partner con il quale mutuamente “crescere” in termini di sensibilità e abilità.
Perché solo quando il proprio Taiji diventa efficace nell’interazione con l’«altro» si può essere certi che funziona anche per sé stessi, come strumento salutistico e meditativo.