04/07/2024
Un agricoltore di Tenerife non riesce a vendere 40.000 chili di patate provenienti dal paese.
Tomás offre la sua produzione in vendita diretta e accusa gli importatori di concorrenza sleale.
Tomás è un agricoltore di Icod el Alto, nel nord di Tenerife, con un'eccedenza di patate.
Alcune settimane fa ha raccolto 20.000 chili della varietà druida.
Ora, tra circa due settimane, prevede di raccoglierne altri 20.000 della varietà a faccia rossa.
In altre parole, circa 40 tonnellate che non ha modo di immettere sul mercato.
Secondo lui, il problema sta nel prodotto che viene portato da fuori.
"In questo momento nessuno vuole comprare a causa delle importazioni. La quantità che arriva da fuori ha occupato il mercato, quindi non abbiamo altra scelta che dire che il rovo e le spine continuano a crescere, e rinunciare".
"Si cerca di vendere patate, ma tutti i bar hanno patate congelate, nessuno ordina patate dal Paese", insiste.
Per questo motivo si rivolge a tutti gli abitanti delle Canarie interessati ad acquistarle attraverso la vendita diretta.
Il suo numero di telefono è 659 97 24 96 e le offre a 1 o 1,10 euro.
Persino il Presidente delle Isole Canarie, Fernando Clavijo, lo ha aiutato: "Mi ha comprato una piccola borsa".
La presidente di ASAGA Canarias, nonché imprenditrice e importatrice, Ángela Delgado, gli consiglia di raggrupparsi per poterle vendere con lungimiranza: "Oggi non possiamo più produrre in modo che qualcuno venga a comprare le patate. Non è possibile che arrivi febbraio o marzo e nessuno abbia patate, né che si voglia firmare un contratto in cui ci si impegna a fornire patate dal Paese e poi, tra tre settimane, ne spuntano un milione di chili".
Tomás, da parte sua, rimprovera Delgado: "Non riesco a calcolare quanto importate". Chiede inoltre che il Consiglio della Patata di Tenerife venga riconvocato con il Cabildo, dove "prima eravamo tutti d'accordo, agricoltori e importatori".