29/07/2025
È vacanza quella che mostra solo sorrisi
o quella che ti lascia ascoltare anche "il vuoto"? 🤔
L’estate non è solo una stagione,
è un palcoscenico. 💃🏻
Un tempo in cui il mondo sembra fermarsi
per mettersi in posa, per mostrare e/o dimostrare qualcosa. 📲
E chi resta
(chi non parte, chi non può, chi non ha voglia) rischia di sentirsi come un "sopravvissuto"
fuori scena, seduto tra le quinte
a guardare gli altri recitare "la felicità".
Chi parte ha qualcosa da mostrare.
Chi resta, spesso, ha solo da scrollare.
Il mondo rallenta, ma i confronti accelerano.
I social diventano vetrine di felicità ben illuminate,
mentre dentro molte persone
si apre una stanza più buia,
quella in cui non si parte,
non si scappa,
non si brilla.
E si resta.
Ma restare non è solo un verbo geografico.
È psichico, simbolico, affettivo.
È restare a contatto con qualcosa che,
per un motivo o per l’altro, non si può evadere.
E lì, nel pieno di un agosto silenzioso,
possono emergere tutte quelle domande
che solo la frenesia di un nuovo settembre coprirà.
C’è una solitudine strana che può abitare
luglio e agosto.
Non è solo il silenzio delle città svuotate
o delle case più vuote del solito.
È quella solitudine che nasce anche dal confronto
con l’altro che “vive meglio”.
Quella frustrazione che si insinua mentre
scorri foto, storie, sorrisi
dove tutti sembrano in pace,
mentre dentro di te c’è disordine.
l’estate smuove il desiderio di appartenenza,
di legittimazione: il bisogno di esistere agli occhi altrui come qualcuno che “sta bene”.
Ma quando questo non avviene,
può riemergere un vuoto:
l’impressione di non avere abbastanza
per essere felici, o di non essere abbastanza
per meritare quella felicità. 😐
E se non possiamo condividerla,
sembra quasi non esista.
Ci sono però estati che curano senza viaggi,
giorni che guariscono senza mai partire.
Non per una morale stoica,
ma per un'esperienza umana più nuda,
in cui anche il "non fare" diventa un passaggio,
e il silenzio una forma di ascolto
che anche il rumore delle onde, a volte, copre.
Il silenzio, come anche il vuoto,
se non subito riempito,
può mostrarti la forma delle cose che contano
o di cui hai bisogno.
Allora domandiamoci
La libertà estiva è fare ciò che voglio…
o smettere di volere ciò che fanno tutti?
forse non è l’estate a doverci "salvare".
Forse la vera salvezza non sta nell’altrove,
ma in come impariamo a stare anche nel "qui",
con tutto ciò che ci accompagna:
malinconie, sogni sospesi, fatiche mute.
Perché non sempre l’estate guarisce.
Ma può svelare.
E nello svelare, comincia, a volte,
un vero cambiamento.