Psicoanalisi della vita quotidiana - Dott. Luigi Merico

  • Casa
  • España
  • Vigo
  • Psicoanalisi della vita quotidiana - Dott. Luigi Merico

Psicoanalisi della vita quotidiana - Dott. Luigi Merico Psicologo - Psicoterapeuta (in form. presso Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica SIPP) - Neuropsicologo - Membro NPSA-IPD - Autore - Parma

"Anche se il futuro riplasmerà o modificherà questo o quel risultato delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a tacere gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all’umanità; le sue scoperte scientifiche non si possono né negare, né occultare. I concetti che egli ha formulato, le parole che egli ha scelto per esprimerli, sono già entrati con naturalezza nella lingua vivente. In tutti i

campi delle scienze e dello spirito, nelle indagini sulla letteratura e sull’arte, nella storia delle religioni e nello studio della preistoria, nella mitologia, nel folklore e nella pedagogia, e non da ultimo nella stessa creazione poetica, la sua opera ha lasciato un’impronta profonda, e siamo certi che, se mai alcuna impresa della nostra specie umana rimarrà indimenticabile, questa sarà proprio l’impresa di Sigmund Freud, che ha penetrato le profondità dell’animo umano. Noi tutti non potremmo neppure immaginare il nostro mondo spirituale senza la coraggiosa opera che Freud ha svolto nell’arco della sua esistenza". Thomas Mann


Amministratore:

Luigi Merico

10/07/2025

𝐋𝐚 𝐒𝐈𝐏𝐏 𝐢𝐧𝐚𝐮𝐠𝐮𝐫𝐚 𝐚 𝐌𝐢𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐚 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐚 𝐬𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐚 𝐁𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚
con un ciclo di incontri dedicati alla cultura psicoanalitica e al dialogo interdisciplinare.
Il ciclo si propone come un luogo di “𝐃𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞”, in cui potersi confrontare direttamente, porre domande e approfondire questioni contemporanee.

📅 Il 6 settembre, dalle 10.00 alle 12.00,
presenteremo il volume della socia 𝐂𝐥𝐚𝐫𝐚 𝐌𝐮𝐜𝐜𝐢,
“𝑅𝑖𝑝𝑎𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜. 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑟𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑙𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑓𝑟𝑎 𝑙𝑒 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖”
(Raffaello Cortina Editore)

📍 Presso la sede SIPP di Milano, Viale Coni Zugna 5/A
🖥️ Disponibile anche su Zoom

🔹 Discussant: Mariangela Villa
🔹 Chair: Valentina Caglioni

👉 L’evento è gratuito, con iscrizione obbligatoria al link:
🔗 https://us06web.zoom.us/meeting/register/RiQhi2GQRD2Yp6ib_UMIqg?os=ipad #/registration
⚠️ Posti in sede limitati

Vi aspettiamo!

LAVORA CON NOI ‼️🔴📌La Struttura Sanitaria Residenziale Psichiatrica per minori "Mondo piccolo Srl", sita in Palanzano (P...
15/06/2025

LAVORA CON NOI

‼️🔴📌La Struttura Sanitaria Residenziale Psichiatrica per minori "Mondo piccolo Srl", sita in Palanzano (Parma), ricerca EDUCATORI , OSS , INFERMIERI per copertura TURNI diurni e notturni.

🔸È gradita esperienza in contesti PSICHIATRICI ed EDUCATIVI ad alta intensità assistenziale.

Per informazioni inviatemi pure un messaggio in privato. Oppure, se interessati, inviate direttamente un vostro CV a mondopiccolo@libero.it 🟠📌‼️

09/06/2025
Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica
28/04/2025

Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica

SUICIDOSI: concetto essenziale e, credo, irrinunciabile per chi é a contatto tutti i giorni con gli stati limite in adol...
08/04/2025

SUICIDOSI: concetto essenziale e, credo, irrinunciabile per chi é a contatto tutti i giorni con gli stati limite in adolescenza, e non solo.

"Come copertura difensiva, una suicidosi é ben strana; interamente strutturata, in effetti, per evitare il vissuto di un lutto, ha tuttavia questo di insolito: il suo sintomo tipico é costituito dal tentativo e dalla minaccia ripetuta di suicidio. Tutto al contrario che nella melanconia, in cui il suicidio non é soltanto delirante, ma fondamentalmente anoggettuale (cioè narcisistico), nella suicidosi esso prende il valore di un'arma e l'aspetto di una manovra, partecipa ad un combattimento e si iscrive strettamente nel rapporto con l'altro, come in quello con sé stessi. Ciò significa che la suicidosi provoca più tentativi di suicidio che suicidi compiuti, e più minacce che tentativi. Ma c'è sempre almeno un tentativo inaugurale: drammatico, drammatizzato, impressionante, inopinato. (...) La suicidosi non comporta una vera depressione più di quanto comporti una vera isteria. L'affetto depressivo potrebbe ve**re alla luce? Allora viene evitato. Ed evitato nello stesso modo é ogni affetto, come la tenerezza, che rischi di evocare una qualunque forma di dipendenza nei confronti di un oggetto. Domina, al contrario, la manipolazione degli altri, un bisogno di influenzarli talmente feroce che, in fin dei conti, non é il paziente a tormentarsi, ma piuttosto il suo ambiente. La suicidosi ci mette di fronte alla situazione apparentemente paradossale in cui il suicidio risulta dall'evitamento di un vissuto depressivo in una drammatizzazione pseudo-isterica. Dunque, i pazienti che si sono dati alla suicidosi rischiano di confrontarsi col sentimento depressivo e di non riuscire a sopportarlo proprio nel momento in cui rinunciano ad essa. Per cui rischiano più seriamente di suicidarsi proprio quando rinunciano al suicidio spettacolare. Si pone una questione: i suicidosici sono o no degli psicotici? Questione non semplice. Non comincia forse con il far riflettere sulle differenze tra psicosi manifesta, psicosi potenziale e psicosi evitata? Quello che é certo é che una suicidosi non si basa mai su una psicosi manifesta..."

P. C. Racamier, Il genio delle origini, pp. 96-97-98

Sul lutto precoce e la situazione dell'unisono originario Racamier dirà che:"(il bambino) Si é allontanato da una madre ...
02/04/2025

Sul lutto precoce e la situazione dell'unisono originario Racamier dirà che:

"(il bambino) Si é allontanato da una madre che é come un'atmosfera, e la rimpiange; scopre una madre che é un oggetto, e la desidera".

Una storia risaputa. Ma qui, con Winnicott, Racamier aggiunge che:

"Si investe solo ciò che si inventa, e si inventa solo ciò che già esiste".

All'origine é l'illusione e la presenza in unisono: esse consentono, se stabilite, ogni transizione.

Potremmo dire che la nevrosi é un disturbo nell'area della transizione; la psicosi un disturbo dell'area dell'illusione e dell'unisono.

04/03/2025

Primo incontro del ciclo "Donne Geniali".
Sabato 8 marzo, ore 11:00, si terrà in modalità mista nella sede Nazionale di Via Po 102 (Roma) il seminario "Melanie Klein: all'origine la madre", primo del ciclo dedicato alle donne psicoanaliste organizzato dalla Sezione Regionale Lazio Umbria Abruzzo. Terranno l'incontro la dott.ssa Silvia Grasso (socio ordinario SIPP) e la dott.ssa Antonella Galeone (socio SIPP).
Di seguito il link per iscriversi:
https://us02web.zoom.us/meeting/register/lidcMiSjTpKHVpWWJH9k0g #/registration

Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica
03/03/2025

Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica

"COSÌ FREUD RIUSCÌ A SALVARMI LA VITA" Il padre della psicoanalisi nel ricordo dell’ultima paziente ancora viva, Margare...
18/12/2024

"COSÌ FREUD RIUSCÌ A SALVARMI LA VITA"

Il padre della psicoanalisi nel ricordo dell’ultima paziente ancora viva, Margarethe Walter (89 anni nel 2006): "Fu l’unica persona che volle ascoltarmi".

“Mi ha salvato la vita!", esclama Margarethe Walter davanti al famosissimo numero 19 della Berggasse a Vienna. Sono passati settant’anni dall’ultima volta che è stata qui, nella primavera del 1936, poche settimane prima dell’esame di maturità. Qui la signora, oggi ottantottenne, visse i 45 minuti che le cambiarono "totalmente" la vita, nell’ambulatorio del dottor Sigmund Freud.

"Gretl, classe 1918" è l’ultima paziente vivente di Freud. Ovviamente "non sapeva nulla" quando, graziosa studentessa diciottenne della Scuola superiore per il commercio, per la prima volta arrivò da lui. Per ordine del padre quella visita andava fatta e lei salì sulla vettura di famiglia condotta dallo chauffeur. Anche il suo signor padre, proprietario di una fabbrica di feltrini per munizioni da caccia non sapeva a quale luminare si sarebbe trovato di fronte.
Portava con sé una lettera del medico di famiglia per quel dottor Freud, "molto bravo, ma ancor più costoso".

Margarethe era sbalordita: "Non era un ambulatorio normale! Non c’erano pazienti in sala d’attesa! Non si sentiva odore di canfora e non si vedevano infermiere vestite di bianco!". Inoltre al centro della stanza c’era un divano, come a casa, in salotto, "coperto stranamente da un tappeto, con tantissime frange". Ad un’estremità, in strana posizione, la poltrona. Strani anche i molti vasi sugli scaffali zeppi di libri" e ovunque innumerevoli statuette, reperti archeologici: "mi piacque moltissimo!".

Il padre era irritato. Aveva già dovuto aspettare dieci minuti perché il dottore leggesse la lettera inviatagli dal collega, e lui ad aspettare non era abituato, né in fabbrica con i suoi 18 dipendenti né in famiglia "con le donne".

Perché la ragazza era lì? Il medico di famiglia aveva diagnosticato una banale bronchite e inoltre, ma questo lei non doveva saperlo, "un malessere interiore". Da qui il consiglio di rivolgersi al dottor Freud, un luminare in questo campo, come si diceva a Vienna.

"Ero la ragazza più sola di Vienna!", ricorda Margarethe. "Sola, servita e riverita, chiusa in casa e con quasi assoluta certezza non amata. Nessuno mi ha mai tenuto in grembo, né preso per mano, non si davano baci!". La madre era morta di parto, la matrigna era fredda e avida, la nonna anziana e molto apprensiva, persino il suo unico compagno di giochi, il cane di casa, era vecchissimo e sempre stanco.

Naturalmente il padre era inavvicinabile. Chiaramente non si parlava e soprattutto non con lei. Non si ricevevano ospiti, neppure il fine settimana nella villa in campagna. "E tutto quello che mi riguardava veniva stabilito alle mie spalle e dall’alto!".

Sigmund Freud fa il suo ingresso. La sua presenza discreta, ma decisa, riempie la stanza. Ha 80 anni. "Piccolo, barba bianca, abito grigio, un po’ curvo". Margarethe Walter sistema una sedia nello studio di Freud, oggi trasformato in museo, esattamente nel punto in cui era seduta 70 anni fa. L’arredamento dell’epoca è documentato da fotografie. Sistemiamo la sedia su cui era seduto il padre di fronte a lei. Davanti al famoso divano bisogna immaginare un tavolino basso. "Il dottor Freud si sedette esattamente in mezzo a noi".

C’è silenzio e all’improvviso Margarethe chiude gli occhi e lascia che le appaia come in sogno il personaggio che ancora oggi la ammalia: "Era un uomo vecchissimo che mi ha guardato con occhi attenti". Esita, ride. "Era fisicamente molto fragile ma pieno di energia!" "Mi chiede come mi chiamo, ma risponde mio padre per me. Mi chiede della scuola ed è mio padre a rispondere. Che cosa faccio nel tempo libero: risponde mio padre. Anche la risposta alla domanda su che lavoro mi piacerebbe fare non esce dalla mia bocca. Proprio come a casa!", dice oggi la paziente riferendosi ad allora: "Stavo lì come un pacchetto!".

Freud tace. E ad un tratto dice al padre di Margarethe in tono cordiale, come se fosse la cosa più naturale: "La prego, vada nella stanza accanto. Vorrei parlare con sua figlia da solo". Gira la sedia verso di lei, le si avvicina e le si rivolge apertamente. "Adesso siamo soli", dice e immediatamente la tensione si allenta. "La soggezione iniziale, sparita d’incanto".

E lei parla, parla: "Lui ha esaudito per la prima volta il mio perenne desiderio di aprirmi a qualcuno: Sigmund Freud è stata la prima persona che abbia davvero mostrato interesse nei miei confronti, che volesse sapere qualcosa di me, l’unico che realmente è stato ad ascoltarmi".

Margarethe lascia libero sfogo "all’odio per la matrigna, per la scuola, per le passeggiate domenicali", dice che non può avere amiche, che deve indossare abiti e scarpe che non sono di suo gusto. Che non si può immaginare quanto è sola e quindi recita brani di teatro o veste con la carta crespa le figure degli scacchi del padre fingendo di essere nel medioevo.

"Non distoglie lo sguardo da me, mi osserva, e la sua partecipazione mi avvolge come un abbraccio". Così gli confessa che dopo vari tentativi ha scoperto che la chiave del pendolo è "identica a quella della libreria" così che finalmente ha potuto scoprirne i segreti. "La notte, accanto alla nonna che russa, divoro i libri piccanti riposti dietro quelli di Grillparzer e di Goethe".

Freud volle a quanto pare sapere tutto di lei, anche i dettagli riguardanti la nonna Maria, la nonna classe 1856, con cui Margarethe doveva condividere la stanza, nonché i particolari dei suoi vestiti che aveva conservato dalla rivoluzione del ’48. Freud ascoltava, e "quando prendevo fiato mi incoraggiava con un "e poi?"".

Margarethe doveva andare al cinema col padre, e più di ogni altra cosa desiderava una volta "vedere fino in fondo una scena d’amore". Freud è sbalordito. Sì, ogni volta che sullo schermo iniziava qualcosa tra un uomo e una donna, il padre decideva che "non erano cose per lei", si alzava di scatto e lei doveva seguirlo immediatamente fuori dal cinema. Se protestava? Neanche a pensarci!

Di nuovo Freud rivolge "i suoi occhi, buoni, incredibilmente attenti" alla giovane donna. "Il suo era un interesse così totale che mi aprì qualcosa dentro che nessuno aveva mai voluto aprire".

Settanta anni dopo la donna avverte ancora il fascino vibrante e la gioia di avere fiducia. "Tutto ad un tratto ero contenta", una sensazione fino ad allora sconosciuta. Si sentì "a suo agio", "come se dopo un, pasto particolarmente buono, qualcuno da sopra avesse aperto una finestra e avesse detto: Non guardare sempre per terra! Guarda avanti! Tutto è possibile!". (27 aprile 2006)

(Articolo di PETER ROSS, La Repubblica, 27.04.2006, p. 19, traduzione di Emilia Benghi - copyright Die Zeit - la Repubblica)

18/11/2024

Meccanismi dispendiosissimi di adattamento ad un oggetto non responsivo, nella prima infanzia, promuovono l'internalizzazione di un oggetto cattivo. Se l'oggetto risponde ai bisogni, invece, il dispendio energetico per l'adattamento alle condizioni dello scambio è prossimo alla variazione omeostatica funzionale (senza picchi di arousal). Maggiore è il dispendio adattivo, quindi, maggiormente saranno esperite aggressività, paura, e fantasie-rappresentazioni oggettuali persecutorie; minore è il dispendio adattivo, maggiormente saranno esperite condizioni di continuità omeostatica (continuità dell'essere), coerenza della senso-percezione, facilità nel riconoscimento degli stati tensione fisiologica e loro risoluzione. Quando lo sforzo di adattamento non può essere sopportato, subentra un funzionamento dissociativo precoce; quando lo sforzo è in linea con le capacità regolative già presenti, viene promossa una maggiore e precoce capacità d'integrazione.

Sarà qui opportuno mettere in rilievo che non esistono movimenti che, sotto il termine di impulsi (Trieb) possono colloc...
16/06/2024

Sarà qui opportuno mettere in rilievo che non esistono movimenti che, sotto il termine di impulsi (Trieb) possono collocarsi tra i movimenti coscienti e quelli riflessi. Il primo impulso di un bambino sarebbe quello per il cibo, ma l'origine di questo impulso é nota. Non vi é assolutamente nulla nella sensazione della fame che possa informare il bambino relativamente ai mezzi per porre rimedio a questo dolore e per compiere movimenti adatti a questo scopo. Dall'impulso della fame egli non ottiene nulla tranne il concetto di dolore. Nella irrequietezza generale che egli manifesta, e, infine nelle convulsioni derivanti dall'anemia, non vi é nulla che possa essere collegato all'impulso per il cibo. Se non si lascia dipendere il bambino soltanto dalle sue risorse, ma gli viene messo in bocca un capezzolo, allora la sensazione così suscitata darà inizio al meccanismo riflesso della soluzione. Il bambino avrà perciò acquisito il concetto che la sensazione di sazietà é connessa con l'atto della suzione. E queste due memorie sensoriali sono associate con la sensazione di innervazione suscitata dall'atto di suzione connesso, probabilmente, anche con la scena del seno materno.

T. Meynert, Psychiatrie, 1884

La gente, se è abbastanza intelligente, impara a leggere libri sulle "situazioni edipiche", i "sogni", le "interpretazio...
25/05/2024

La gente, se è abbastanza intelligente, impara a leggere libri sulle "situazioni edipiche", i "sogni", le "interpretazioni" e così via all'infinito.
E davvero hanno proprio l'aria di essere degli psicoanalisti (...).
Ma quando queste persone, che hanno l'aria così colta e che usano I termini "giusti" -- "figura paterna", "figura materna", "situazione edipica", l'intera pattumiera psicoanalitica -- si trovano davvero a confrontarsi con un'esperienza psicoanalitica, mostrano una grande paura; quella persona...semplicemente si disintegra.

P. 140

Dirección

Vigo

Horario de Apertura

Lunes 09:00 - 20:00
Martes 09:00 - 20:00
Miércoles 09:00 - 20:00
Jueves 09:00 - 20:00
Viernes 09:00 - 20:00

Notificaciones

Sé el primero en enterarse y déjanos enviarle un correo electrónico cuando Psicoanalisi della vita quotidiana - Dott. Luigi Merico publique noticias y promociones. Su dirección de correo electrónico no se utilizará para ningún otro fin, y puede darse de baja en cualquier momento.

Contacto El Consultorio

Enviar un mensaje a Psicoanalisi della vita quotidiana - Dott. Luigi Merico:

Compartir

Categoría