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30/07/2025

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24/07/2025
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19/07/2025

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PROMEMORIA FLOREALE🌷Buongiorno
10/06/2025

PROMEMORIA FLOREALE🌷
Buongiorno

29/05/2025

IL PANNOLINO SI LASCIA, NON SI TOGLIE

Il peggior nemico dell’educazione è la fretta. Lo dico sempre. E per quanto riguarda il controllo degli sfinteri, la fretta dei genitori fa davvero male. Il pannolino non si toglie, il pannolino si lascia.
Il bambino dev’essere il protagonista di questo processo. IL SUO processo.
Si tratta di un processo naturale, che dipende dallo stato di maturazione neurologica ed emotiva del bambino.
Il nostro compito, come genitori, è quello di essere attenti ai segnali del bambino per facilitargli, il più possibile, il percorso una volta avviato.

È il bambino che deve lasciare il pannolino poco a poco, con il nostro incoraggiamento, in un ambiente sereno e predisposto che lo faccia sentire capace, utile e sicuro di sé.

COME ACCOMPAGNARE IL BAMBINO NEL PROCESSO DI ABBANDONO DEL PANNOLINO CON RISPETTO?
Iniziare con i cambi in posizione verticale da quando il bambino inizia a camminare (ci sono molti benefici).

Fare i cambi nel bagno, un luogo intimo che inizierà ad associare con p**ì e c***a.

Aspettare con pazienza che si alzi e abbassi i pantaloni da solo. Offrirgli una salvietta umida per iniziare a pulirsi secondo le sue capacità.

Continuare ad aspettare: i cambi saranno più lunghi. Puoi mettere uno sgabellino nel bagno per attendere restando alla sua altezza.

Ai primi segni di maturità, invitarlo a sedersi sul vasino durante i cambi per vedere se fa p**ì o c***a.

Creare routine quotidiane: se inizia a fare p**ì/c***a nel vasino, invitarlo a farlo in momenti precisi della giornata (meglio se si conoscono i momenti ideali).

Preparare un ambiente sereno e su misura nel bagno: con cestino dei pannolini, vasino o wc adattato, salviette accessibili, libri a tema visibili, vestiti di ricambio e uno sgabello anche per noi.

I vestiti devono favorire l’autonomia: il bambino deve potersi vestire/svestire da solo. Meglio pannolini a mutandina.

E IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO?
Noi non togliamo il pannolino. È il bambino che, gradualmente, lo lascerà.
Ogni bambino ha il suo ritmo. Il controllo degli sfinteri non indica l’intelligenza del bambino.
Faciliteremo il processo se lo vediamo per ciò che è: un passaggio naturale, individuale e maturativo.

Ricorda:

Non si premia e non ci si arrabbia.

Non si obbliga il bambino a restare seduto contro la sua volontà.

Non si deride.

Non si usano espressioni come "sporco", "porcellino"... (neanche per scherzo).

Non si parla dei suoi "incidenti" con altri adulti per confrontarlo.

Si incoraggia sottolineando i suoi successi, ricordandogli i progressi. Guardiamo a ciò che ha conquistato, non a ciò che manca.

SEGNALI CHE INDICANO L’INIZIO DEL PROCESSO
Rifiuta il cambio del pannolino.

Si accorge di aver fatto p**ì o c***a e lo dice.

Cerca di togliersi il pannolino da solo.

Si sveglia asciutto al mattino.

Resta asciutto per più ore (3-4).

Avvisa prima di fare p**ì o c***a.

Cammina bene, anche corre.

Si interessa al bagno quando ci vanno gli altri.

Comprende comandi semplici.

Inizia a mostrare interesse per l’ordine (porta la mutandina sporca in lavatrice, il pannolino nel cestino).

Dice spesso “p**ì” o “c***a” durante il giorno.

Il pannolino non si toglie. Il controllo degli sfinteri non è un programma da 7 giorni.
Non ha nulla a che vedere con l’estate o con ciò che noi adulti decidiamo come "momento giusto".
È un processo maturo, personale e unico per ogni bambino. Alcuni ci mettono poco, altri di più.
Il nostro compito è osservarli, sostenerli e creare un ambiente fisico ed emotivo positivo.
Li accompagniamo con pazienza, rispetto, amore e soprattutto con tanta empatia.

Non vivere questo passaggio come un’operazione chirurgica. Vivilo con gioia.
È un grande passo nella crescita del tuo bambino: un nuovo scalino verso la sua indipendenza.
Mostragli tutto il tuo amore mentre lo accompagni lungo questo cammino.

28/05/2025

Insegnate ai bambini a fare del proprio meglio ❣️

Frasi potenti, che scappano a noi adulti, che magari non ci pensiamo più di tanto, ma che lasciano il segno in chi sta c...
23/05/2025

Frasi potenti, che scappano a noi adulti, che magari non ci pensiamo più di tanto, ma che lasciano il segno in chi sta crescendo e tentando di capire come funziona il mondo.

“Non ce la farai mai! Devi impegnarti di più”, “ Non fare il bambino! Devi essere forte!”, “Non sei brava come tua sorella!”, “Non sei capace di fare niente di buono!”, “Sei sempre il solito, non cambi mai.”

Queste frasi scavano paurosi crateri nella autostima dei più piccoli. Come scorie tossiche si depositano nell’anima fragile di un figlio, consumando la fiducia originaria nel mondo e in sé stesso.

Sebbene nascano molte volte dalle nostre buone intenzioni, dal desiderio di spronare e rendere più forti i bambini, una volta lanciate mettono radici storte nel cuore e come un albero costretto a crescere col vento contro, finiscono per piegare la persona. Risuonano come quelle fastidiose canzoni che non ci piacciono, ma che continuiamo a sentire nella testa.

Quelle parole pesano sulle loro spalle e hanno un’eco potente: sono le conferme di paure.
“Non sono abbastanza”, “Non so fare nulla”, “Lui è più bravo di me”.
Amplificano le insicurezze, intrappolando i bambini in un confronto costante con l’altro che mina i valori dell’unicità.

“Prendi esempio da …”. Un’operazione un po’ triste, che annulla la specificità di un percorso individuale e che spinge verso una sterile omologazione, cancellando sul nascere ogni scintilla di originalità.
Il risultato? Bambini demotivati e pieni di dubbi sulle loro potenzialità. Bambini che sentono di non essere mai abbastanza, di non essere all’altezza, con il timore di non poter raggiungere gli obiettivi.

Sono tante le aspettative genitoriali, l’idea del bambino performante, che accumula voti bellissimi come se fosse la cosa più naturale del mondo, la proiezione di un ideale, di un modello predefinito di “bambino bravo, di “alunno modello” serpeggia a oltranza ed è figlia di una società che mitizza la performance a tutti i livelli.
Ma ogni bambino ha un universo da rivelare, ha le sue peculiarità, le sue fragilità, i suoi tempi per maturare e crescere nella consapevolezza del suo valore.

Dovremmo sforzarci di accogliere e scoprire la bellezza di quel caos interiore che ogni essere ha dentro, fertile inquietudine, spesso madre di creatività e delle più grandi invenzioni.

Allora prestiamo attenzione alle parole. Abbandoniamo i giudizi pesanti e avventuriamoci nella “fatica” di ascoltare, di guardare oltre la superficie, di guidare i nostri bambini a interrogarsi, senza il timore di non corrispondere a un’immagine idealizzata e conforme ai canoni imposti o peggio incasellata in un modello predefinito da altri con giudizi inappellabili.

La nostra sfida è coltivare menti pensanti, spiriti liberi e innamorati che combattono per gli ideali, capaci di interrogare il mondo e di porsi criticamente di fronte ad esso con la gioia sempreverde della scoperta.

20/05/2025

"Se ci devi pensare, è un NO."

Un cervello gigante nel cuore di Palermo, davanti al Teatro Massimo, per dare forma a un pensiero semplice ma potente: quando qualcosa ci fa stare male, ci confonde, ci mette in allarme… forse abbiamo già la risposta.
Solo che spesso non ci fidiamo di noi stessə abbastanza da ascoltarla.

Questa installazione è un invito a tornare al centro, a riconoscere il valore dei nostri segnali interiori, a capire che il dubbio, a volte, è già una risposta.
Perché quando qualcosa è giusto per te, lo senti subito.
E nel dubbio, ricorda: scegli te stessə. Sempre.

È ANDATA COSÌNon come volevi.Non come avevi sperato,tenuto stretto,difeso anche quando ti stava consumando.Ma è andata c...
13/05/2025

È ANDATA COSÌ

Non come volevi.
Non come avevi sperato,
tenuto stretto,
difeso anche quando ti stava consumando.

Ma è andata così.
E non poteva andare diversamente.
Perché se doveva essere un’altra cosa,
lo sarebbe stata.

Lo so.
Avresti voluto un finale più dolce.
Un abbraccio che tenesse,
una salvezza qualsiasi.
Un senso.

Ma certe cose non si salvano.
Non perché non ci hai provato,
ma perché non dovevano restare.
E combattere con il passato
non serve.
Non riscrive.
Non chiede scusa.
Non torna.

Puoi restare lì,
a cercare il punto esatto in cui tutto ha ceduto,
o puoi smettere di domandarti se era colpa tua,
se potevi fare di più,
se dovevi trattenere più forte.

E forse era proprio quella rottura,
quella perdita,
quella resa,
a servire.
Per insegnarti che anche se fa paura,
puoi scorrere.

Non essere una roccia.
Le rocce si spezzano.
Sii acqua.
L’acqua trova sempre una via.
Anche quando non sa dove va.
Anche quando tutto sembra buio.

Puoi lasciarti portare via
da ciò che non ti serve più,
e restare solo con ciò che ti appartiene davvero:
te.

E se oggi fa male,
non significa che stai andando nella direzione sbagliata.
Significa che stai lasciando
ciò che hai trattenuto per troppo tempo.
Il fiume va avanti comunque.

È andata così
e tu puoi scegliere
come andare avanti.

Sei acqua.
Troverai sempre una via.

🌷Ero la figlia che non dava problemi.Quella silenziosa, responsabile, che non chiedeva mai troppo.Oggi faccio fatica a f...
09/05/2025

🌷
Ero la figlia che non dava problemi.
Quella silenziosa, responsabile, che non chiedeva mai troppo.
Oggi faccio fatica a fermarmi, a riposare,
a chiedere aiuto senza sentirmi un peso.
Esprimere ciò che sento mi costa,
perché da bambina ho imparato a soffocare le emozioni.

Ero quella troppo matura per la sua età,
sempre vigile, pronta a sistemare ciò che non le spettava.
Mentre gli altri cadevano, io tenevo in piedi tutto.
E così ho imparato a controllare ogni cosa,
come se solo così potessi sentirmi al sicuro.

Negli anni ho reso normale una vita fatta di stanchezza, di pensieri che non si fermano mai, di un’allerta che non conosce tregua.

Ma oggi…
oggi voglio tornare indietro, stringere quella bambina,
dirle che non doveva essere così forte.
Dirle che mi dispiace,
che ora ci sono io per lei.
Che merita pace, leggerezza, amore.
E che, d’ora in poi, non sarà più sola.
💕

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