06/01/2025
YOGAPORTEAPERTE 2025 si terrà sia on-line sia in presenza. A tale proposito condividiamo volentieri un bell' articolo di Silvio Bernelli, scrittore e insegnante di yoga, che ci da alcuni spunti di riflessione sullo yoga on-line:
Yoga e internet: attenti alla dittatura dell'immagine.
Un tempo avvicinarsi allo yoga significava compiere un percorso. Sentivi parlare di yoga da un amico che ne magnificava le doti, ci pensavi un po' su e se proprio quella disciplina bizzarra ti incuriosiva al punto giusto, ti mettevi alla ricerca di qualcuno che la insegnasse.
I centri yoga erano pochi, persino nelle grandi città si contavano sulle dita delle mani. Ne sceglievi uno e - senza che tu ne sapessi niente - ti trovavi catapultato in una dimensione completamente sconosciuta per il corpo, la mente, l'anima. Poteva piacere o meno, e in questo era fondamentale come sempre la sintonia con l'insegnante, ma certamente si aveva la possibilità di scoprire lo yoga per quel che era, in tutte le sue difficoltà e sottigliezze.
Oggi viviamo nella società della rete, della comunicazione onnipervadente. Il primo approccio con lo yoga lo si ha on line; con un'immagine, quindi. E com'è questa immagine?
Di solito è un video con un insegnante (uomo o donna) che ha alcune caratteristiche precise:
- è di bell'aspetto
- è inserito in un contesto curato
- è intorno ai 30 anni
- è impegnato in un asana, una postura yoga.
Ora, è ovvio che tutte queste caratteristiche richiamino lo sguardo, catturino l'attenzione, ma analizziamole una per una.
Sull'aspetto ci sarebbe molto da dire, il tema della "bellezza" è al centro degli interessi dell'umanità da sempre. Qui possiamo limitarci ad affermare che sempre che esista una bellezza, quella dell'insegnante di yoga deriva più dall'empatia che trasmette (e qui è molto importante cosa dice e come lo dice), dalla luce e dall'energia che emana, che non da un viso e un corpo da stella del cinema. Naturalmente, se oltre alle caratteristiche elencate in precedenza, questo insegnante possiede anche queste ultime, beato lui, o beata lei.
È importante notare che fa parte dell'aspetto anche l'abbigliamento dell'insegnante. Nella maggior parte dei casi nella realtà un insegnante di yoga è vestito in modo semplice, informale. La maglietta e la tuta non sono troppo aderenti, i capi non sono griffati e al polso non c'è un orologio da cinquemila euro. Questo avviene perché lo yoga è una disciplina spartana che provilegia l'essere all'apparire. E questo vale in ogni frangente della vita.
Va però ricordato che molti insegnanti on line sono sponsorizzati dalla testa ai piedi, dalla canotta traspirante alla polsiera, al tappetino. Spesso tutto ciò che si vede in rete si vende. Dobbiamo esserne consapevoli.
Altra cosa da tenere d'occhio: il contesto, lo sfondo in cui l'insegnante si muove. È un appartamento, una palestra con degli attrezzi ginnici o una sala spoglia? O addirittura, la parete dietro l'insegnante è una vetrata affacciata su una foresta di grattacieli scintillanti? La pratica dello yoga richiede luoghi puliti, ben illuminati, semplici e ordinati. Come sempre, dobbiamo essere attenti a tutto ciò che sembra troppo accurato, troppo perfetto, troppo impaginato. Anche una lampada in scena è lì per farsi acquistare.
Riguardo all'età, sia chiaro, non c'è nulla di sbagliato nell'essere giovani; ma è vero che spesso un insegnante di yoga preparato ha accumulato una certa esperienza del mondo e delle persone. In mancanza di questa, è probabile che un insegnante giovane sia più focalizzato sulla tecnica in se stessa che non sulla cultura, ben più ardua da apprendere che non un asana, nella quale questa medesima tecnica è stata messa a punto nel corso dei millenni. E questo si lega fatalmente all'ultimo punto in questione, le posture che vengono mostrate.
Moltissimi insegnanti su internet si propongono con asana difficili, reggendosi sulle mani come in Bakasana o sulla testa in Sirshasana. Alcuni poi si esibiscono in equilibrio sul bracciolo di una sedia o in altre posture acrobatiche.
Personalmente, ricordo che i grandi maestri yoga che ho trovato nella vita avevano anche doti "atletiche", ma queste venivano gradualmente mostrate a lezione con pudore, senza mai dare l'idea di dare spettacolo. I veri maestri eseguono Bakasana e Sirshasana senza mai porre il focus sulla prestazione, ma solo sugli effetti della posizione, la migliore che ciascuno possa assumere. E mai si prestano a utilizzare il proprio corpo per dimostrazioni funamboliche.
L'obiettivo dello yoga, anche dell'Hatha Yoga che lavora sullo sforzo, è sempre utilizzare il corpo come interfaccia per superare i consueti meccanismi della mente e contattare il proprio Sé. Altrimenti non è yoga, è competizione; e con questa è necessario segnare una cesura, un confine, una differenza.
Inoltre, è bene rammentare che molte tecniche yoga non si vedono e quindi on line, semplicemente, non si mostrano. Cosa c'è infatti di più improbabile di fissare qualcuno che sta meditando a gambe incrociate e concentrato sul proprio respiro, o magari sta eseguendo alcune tecniche di visualizzazione anche molto complesse in assoluto silenzio, o addirittura, è sdraiato, immobile e vigile nello yoga nidra, il "sonno" yoga?
Questo fa sì che molte tecniche - fondamentali per lo yoga - vengano snobbate dalla pratica dominante su internet perché non sono funzionali ad essere postate, condivise, commentate.
Ciò che si vede on line non è insomma lo yoga, ma nove volte su dieci è una rappresentazione dello yoga: parziale, farlocca e per niente rispettosa di una filosofia che conta qualche migliaio di anni di storia.
Attenzione quindi a quegli insegnanti su internet che suggeriscono come lo yoga serva a cogliere una qualche sfida, superare un certo limite fisico, diventare più tonici e attraenti. Certamente, lo yoga può anche servire a questo, ma se forzare qualsivoglia limite del corpo non aiuta a scassinare i meccanismi della mente capaci di imprigionarci nei nostri soliti, ripetuti errori, nel ritrito consumismo o nell'odierno culto dell'immagine ad esempio, allora ogni sforzo, anche il più strenuo, ci aiuterà soltanto ad adornare la gabbia in cui - giocoforza - resteremo rinchiusi.
Silvio Bernelli