Dr. Gaetano Ciancio

Dr. Gaetano Ciancio Sono Il Dr.Gaetano Ciancio,Psicologo, Psicodiagnosta ed esperto in Aspetti Medico Sociali della Sess

01/08/2024

Alcune volte ritorno a sperare sulla capacità delle persone di abbracciare i veri valori della vita. Oggi accolgo con grande ammirazione la reazione della campionessa di nuoto Benedetta Pilato che, dopo essersi posizionata quarta ad un centesimo dal podio, piange dalla felicità per il suo percorso, sentendosi grata a sé stessa, nonostante intervistatori stupiti, quasi a limite dell'indegno, cercassero di imboccarle l'idea che la sua reazione non fosse legittimata, figlia di una cultura della performance che ammala e inquina l'animo umano. Lo spirito sportivo dovrebbe essere questo, la vita in generale dovrebbe essere "Benedetta"

Nuova Sede in via Di Tullio 18 Bari. Quando si cambia setting, anche se quello che farai sarà pressoché lo stesso, si se...
01/02/2024

Nuova Sede in via Di Tullio 18 Bari.

Quando si cambia setting, anche se quello che farai sarà pressoché lo stesso, si sente sempre quella sensazione della "prima volta".
Poi arrivano i pazienti e i loro commenti sono più caldi e accoglienti di qualsiasi tuo tentativo di rendere caldo e accogliente un luogo fisico che li accompagnerà per pezzi di vita, oggi me ne ricordo alcuni: "si sente un clima famigliare"; "dottore questo studio lo vedo più suo"; "mi piace tantissimo, la sento più vicina". E poi arriva la paziente appassionata di tarocchi dell'ultima seduta che mi rende partecipe della sua ricerca :"dottore sa il numero 18 del suo civico rappresenta l'arcano della Luna che porta con sé il significato del femminile, del viaggio, del sogno, dell' immaginazione, dell'inconscio..beh direi che iniziamo bene!"

27/11/2023

“COSÌ SIGMUND FREUD RIUSCÌ A SALVARMI LA VITA”

Il padre della psicoanalisi nel ricordo dell’ultima paziente ancora viva, Margarethe Walter (89 anni nel 2006): "Fu l’unica persona che volle ascoltarmi".

“Mi ha salvato la vita!", esclama Margarethe Walter davanti al famosissimo numero 19 della Berggasse a Vienna. Sono passati settant’anni dall’ultima volta che è stata qui, nella primavera del 1936, poche settimane prima dell’esame di maturità. Qui la signora, oggi ottantottenne, visse i 45 minuti che le cambiarono "totalmente" la vita, nell’ambulatorio del dottor Sigmund Freud.

"Gretl, classe 1918" è l’ultima paziente vivente di Freud. Ovviamente "non sapeva nulla" quando, graziosa studentessa diciottenne della Scuola superiore per il commercio, per la prima volta arrivò da lui. Per ordine del padre quella visita andava fatta e lei salì sulla vettura di famiglia condotta dallo chauffeur. Anche il suo signor padre, proprietario di una fabbrica di feltrini per munizioni da caccia non sapeva a quale luminare si sarebbe trovato di fronte.
Portava con sé una lettera del medico di famiglia per quel dottor Freud, "molto bravo, ma ancor più costoso".

Margarethe era sbalordita: "Non era un ambulatorio normale! Non c’erano pazienti in sala d’attesa! Non si sentiva odore di canfora e non si vedevano infermiere vestite di bianco!". Inoltre al centro della stanza c’era un divano, come a casa, in salotto, "coperto stranamente da un tappeto, con tantissime frange". Ad un’estremità, in strana posizione, la poltrona. Strani anche i molti vasi sugli scaffali zeppi di libri" e ovunque innumerevoli statuette, reperti archeologici: "mi piacque moltissimo!".

Il padre era irritato. Aveva già dovuto aspettare dieci minuti perché il dottore leggesse la lettera inviatagli dal collega, e lui ad aspettare non era abituato, né in fabbrica con i suoi 18 dipendenti né in famiglia "con le donne".

Perché la ragazza era lì? Il medico di famiglia aveva diagnosticato una banale bronchite e inoltre, ma questo lei non doveva saperlo, "un malessere interiore". Da qui il consiglio di rivolgersi al dottor Freud, un luminare in questo campo, come si diceva a Vienna.

"Ero la ragazza più sola di Vienna!", ricorda Margarethe. "Sola, servita e riverita, chiusa in casa e con quasi assoluta certezza non amata. Nessuno mi ha mai tenuto in grembo, né preso per mano, non si davano baci!". La madre era morta di parto, la matrigna era fredda e avida, la nonna anziana e molto apprensiva, persino il suo unico compagno di giochi, il cane di casa, era vecchissimo e sempre stanco.

Naturalmente il padre era inavvicinabile. Chiaramente non si parlava e soprattutto non con lei. Non si ricevevano ospiti, neppure il fine settimana nella villa in campagna. "E tutto quello che mi riguardava veniva stabilito alle mie spalle e dall’alto!".

Sigmund Freud fa il suo ingresso. La sua presenza discreta, ma decisa, riempie la stanza. Ha 80 anni. "Piccolo, barba bianca, abito grigio, un po’ curvo". Margarethe Walter sistema una sedia nello studio di Freud, oggi trasformato in museo, esattamente nel punto in cui era seduta 70 anni fa. L’arredamento dell’epoca è documentato da fotografie. Sistemiamo la sedia su cui era seduto il padre di fronte a lei. Davanti al famoso divano bisogna immaginare un tavolino basso. "Il dottor Freud si sedette esattamente in mezzo a noi".

C’è silenzio e all’improvviso Margarethe chiude gli occhi e lascia che le appaia come in sogno il personaggio che ancora oggi la ammalia: "Era un uomo vecchissimo che mi ha guardato con occhi attenti". Esita, ride., Era fisicamente molto fragile ma pieno di energia!" "Mi chiede come mi chiamo, ma risponde mio padre per me. Mi chiede della scuola ed è mio padre a rispondere. Che cosa faccio nel tempo libero: risponde mio padre. Anche la risposta alla domanda su che lavoro mi piacerebbe fare non esce dalla mia bocca. Proprio come a casa!", dice oggi la paziente riferendosi ad allora: "Stavo lì come un pacchetto!".

Freud tace. E ad un tratto dice al padre di Margarethe in tono cordiale, come se fosse la cosa più naturale: "La prego, vada nella stanza accanto. Vorrei parlare con sua figlia da solo". Gira la sedia verso di lei, le si avvicina e le si rivolge apertamente. "Adesso siamo soli", dice e immediatamente la tensione si allenta. "La soggezione iniziale, sparita d’incanto".

E lei parla, parla: "Lui ha esaudito per la prima volta il mio perenne desiderio di aprirmi a qualcuno: Sigmund Freud è stata la prima persona che abbia davvero mostrato interesse nei miei confronti, che volesse sapere qualcosa di me, l’unico che realmente è stato ad ascoltarmi".

Margarethe lascia libero sfogo "all’odio per la matrigna, per la scuola, per le passeggiate domenicali", dice che non può avere amiche, che deve indossare abiti e scarpe che non sono di suo gusto. Che non si può immaginare quanto è sola e quindi recita brani di teatro o veste con la carta crespa le figure degli scacchi del padre fingendo di essere nel medioevo.

"Non distoglie lo sguardo da me, mi osserva, e la sua partecipazione mi avvolge come un abbraccio". Così gli confessa che dopo vari tentativi ha scoperto che la chiave del pendolo è "identica a quella della libreria" così che finalmente ha potuto scoprirne i segreti. "La notte, accanto alla nonna che russa, divoro i libri piccanti riposti dietro quelli di Grillparzer e di Goethe".

Freud volle a quanto pare sapere tutto di lei, anche i dettagli riguardanti la nonna Maria, la nonna classe 1856, con cui Margarethe doveva condividere la stanza, nonché i particolari dei suoi vestiti che aveva conservato dalla rivoluzione del ’48. Freud ascoltava, e "quando prendevo fiato mi incoraggiava con un "e poi?"".

Margarethe doveva andare al cinema col padre, e più di ogni altra cosa desiderava una volta "vedere fino in fondo una scena d’amore". Freud è sbalordito. Sì, ogni volta che sullo schermo iniziava qualcosa tra un uomo e una donna, il padre decideva che "non erano cose per lei", si alzava di scatto e lei doveva seguirlo immediatamente fuori dal cinema. Se protestava? Neanche a pensarci!

Di nuovo Freud rivolge "i suoi occhi, buoni, incredibilmente attenti" alla giovane donna. "Il suo era un interesse così totale che mi aprì qualcosa dentro che nessuno aveva mai voluto aprire".

Settanta anni dopo la donna avverte ancora il fascino vibrante e la gioia di avere fiducia. "Tutto ad un tratto ero contenta", una sensazione fino ad allora sconosciuta. Si sentì "a suo agio", "come se dopo un, pasto particolarmente buono, qualcuno da sopra avesse aperto una finestra e avesse detto: Non guardare sempre per terra! Guarda avanti! Tutto è possibile!". (27 aprile 2006)

(Articolo di PETER ROSS, La Repubblica, 27.04.2006, p. 19, traduzione di Emilia Benghi - copyright Die Zeit - la Repubblica

Un'ottima occasione di confronto libero su temi spesso bloccati da credenze disfunzionali.
10/11/2022

Un'ottima occasione di confronto libero su temi spesso bloccati da credenze disfunzionali.

10/11/2022

LA TRASMISSIONE DEL DESIDERIO: IL RUOLO CENTRALE DELLA TESTIMONIANZA

Ciascuno di noi, come soggetto, è chiamato a fare i conti con il proprio desiderio.

Desiderare è però cosa ben diversa dal volere: spesso i due concetti non coincidono.
Così come amare e desiderare sono spesso esperienze disgiunte, separate.

Il desiderio ha sempre a che fare con una “mancanza”. Ma la mancanza, a cui la Psicoanalisi fa riferimento, non è né dell’ordine del bisogno (come ad esempio la fame e la sete) né dell’ordine del possesso dei beni materiali.
Lacan sottolinea come vi sia una mancanza strutturale che abita l’uomo, come un “buco” attorno al quale si muove il desiderio. Non a caso, tutte le cosiddette “zone erogene” del corpo umano hanno a che fare con un’apertura, un buco appunto.

Freud aveva osservato come negli esseri umani vi fosse una nostalgia fondamentale, legata ad un oggetto da sempre perduto, e da ritrovare nel mondo.

Questa ricerca è destinata al fallimento, per l’impossibilità di far coincidere quanto abbiamo perduto con ciò che possiamo trovare.

Non sarà mai lo stesso.

Se il desiderio allora è strutturalmente destinato a rimanere, nella sua radice, insoddisfatto, non significa che non possa essere umanizzato. Cosa significa umanizzare il desiderio?

Significa tradurlo e alimentarlo nella forma di una passione, di un talento, di un “dàimon”, come lo intendono i Greci. Non a caso, Umberto Galimberti sottolinea come Socrate ponesse attenzione all’ “Eudaimonia”, il buon accordo, la buona realizzazione del proprio demone.

Come è possibile favorire questa soggettivazione del desiderio?
Un importante ingrediente è la testimonianza del nostro rapporto col desiderio. Non si tratta di imitazione, di un “fare come”, ma di testimoniare del proprio rapporto col desiderio, mostrare come sia possibile farlo proprio, renderlo capace di generare frutto.

Freud per primo aveva fatto riferimento alla “psicologia” come ad un “demone”, una particolare inclinazione personale da seguire, rendendola il centro della propria vita.

La testimonianza del proprio rapporto col desiderio è un ingrediente fondamentale per la trasmissione del desiderio tra le generazioni

(nella foto, Sigmund Freud e la figlia Anna, anche lei figura di spicco della Psicoanalisi, a Londra durante gli anni dell'esilio)

Per approfondire:
-Sigmund Freud, Tre Saggi sulla teoria sessuale (1905);
-Sigmund Freud, Autobiografia (1925);
-Umberto Galimberti, L’ospite inquietante (2005)

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4830347033740169&id=755788397862740
17/02/2022

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È STATO APPROVATO IL BONUS PSICOLOGICO!
Un importante passo avanti che avvicina le istituzioni ai bisogni dei cittadini, le cui richieste sono state finalmente ascoltate, dimostrando la volontà del Governo di iniziare azioni di contrasto alla psicopandemia e di modernizzazione del Paese.
Siamo sulla strada giusta!

Per approfondire ▶️ https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/17/bonus-psicologo-ok-del-senato-nel-decreto-milleproroghe-20-milioni-per-le-strutture-sanitarie/6497014/

Fiero di poter fare parte di questa squadra che da anni sostiene, con professionalità e passione, gli universitari che a...
21/03/2021

Fiero di poter fare parte di questa squadra che da anni sostiene, con professionalità e passione, gli universitari che attraversano momenti di crisi. Oggi sento che il nostro contributo si inspessisce di ancora più valore per le ripercussioni che il Covid sta portando al benessere psicologico dei ragazzi.

Questa iniziativa ha aumentato le ore di consulenza per gli studenti

11/02/2021

Il sostegno psicologico durante il Covid.
Piccolo stralcio della mia intervista su Radio News 24.

07/11/2020
Poter costruire il proprio ambiente di lavoro, immaginando che le persone possano appoggiare lo sguardo dei propri silen...
30/08/2020

Poter costruire il proprio ambiente di lavoro, immaginando che le persone possano appoggiare lo sguardo dei propri silenzi in un angolo che elicita armonia e pace tranquilla, mi fa rendere conto quanto ami quello che faccio.

Indirizzo

Via Chiancaro 2
Adelfia
70010

Orario di apertura

Lunedì 00:00 - 00:00
Martedì 00:00 - 00:00
Mercoledì 00:00 - 00:00
Giovedì 00:00 - 00:00
Venerdì 00:00 - 00:00
Sabato 08:00 - 19:00

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