La Via della Bellezza - loshiatsu.it

La Via della Bellezza -  loshiatsu.it “La Via della Bellezza”: un percorso guidato che integra lo Shiatsu al profondo e consapevole Lavoro sul Sé.

L’uno fa da catalizzatore all'altro favorendo un rapido ma efficace Lavoro di evoluzione interiore.

Una parola che amo molto e che spesso cerco di introdurre nelle mie esperienze (e lo faccio proprio perché riconosco nel...
26/02/2024

Una parola che amo molto e che spesso cerco di introdurre nelle mie esperienze (e lo faccio proprio perché riconosco nel suo significato una fonte di ispirazione) è "entusiasmo".

Condivido, intanto, la sua etimologia, così non dovrai farti carico di cercarla e, soprattutto, come ho già detto, perché è una delle parole che più amo.

Entuṡiasmo s. m. [dal gr. ἐνϑουσιασμός, der. di ἐνϑουσιάζω «essere ispirato», da ἔνϑεος, comp. di ἐν «in» e ϑεός «dio»]. – 1. Presso i Greci, la condizione di chi era invaso da una forza o furore divino (ἔνϑεος), cioè dell’indovino, del sacerdote, nonché del poeta, che si pensava ispirato da un dio. 2. Nell’uso com., sentimento intenso di gioia, di ammirazione, di desiderio per qualche cosa o per qualcuno, oppure totale dedizione a una causa, a un ideale, ecc

È, a mio parere, una condizione dal sapore delizioso, un momento di presenza di Dio nell'operare.

Quale miglior consulente, aiutante, consigliere, progettista, quale miglior maestranza si potrebbe scegliere se non Lui?

L'Onnipotente.

Ha un curriculum di tutto rispetto, esperienza millenaria,, risorse infinite e pazienza da vendere.

La differenza tra un'azione compiuta con entusiasmo ed una fatta "per forza" è la stessa che c'è tra un lampione acceso ed uno spento.

Quando il lampione è acceso... si vede!

C'è una preghiera molto bella che viene recitata nella colletta della messa del giovedì dopo le ceneri ed è un po' l'esploso della parola in questione.
La colletta recita così: Ispira, Signore, le nostre azioni, e accompagnale con il Tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da Te il suo inizio e in Te il suo compimento.

È o non è, davvero, la spiegazione della parola entusiasmo?

Continuando a leggere la definizione, compare "sentimento intenso di gioia" e poi, ancora, "totale dedizione a una causa, a un ideale".

Mi mancano le parole stasera, davvero, non riesco ad esprimere il concetto che vorrei, così chiedo l'ispirazione, l'entusiasmo, vediamo che succede...

Lavorare, a qualsiasi progetto, con la volontà di farlo totalmente in Lui, con l'intervento dell'Onnipotente, con il consiglio della Sapienza, e soprattutto ispirati dal Suo Amore, rende, anche il semplice gesto di cucinare un piatto di spaghetti, un momento di meditazione, di contemplazione e di presenza vera.

Quali effetti hanno la meditazione, la contemplazione e la presenza nell'esperienza dell'uomo?

In poche e spicciole parole, potrei dire che sono sinonimi che indicano uno stato di "apertura e collegamento" con Dio.

Meditazione e contemplazione sono strumenti attraverso i quali si riesce ad acquietare la mente focalizzando l'attenzione sul proprio respiro, su un oggetto o su un unico pensiero nella prima, entrare in collegamento con la Bellezza ed in connessione con il creato e il suo Creatore nella seconda.

Riuscire a compiere i gesti più comuni o meccanici che compiamo durante la routine giornaliera, focalizzando "volontariamente" il pensiero sul respiro o sulla azione stessa che sto compiendo, è meditazione anch'essa e in quanto tale, non consente alla mia mente di vagare, in completa autonomia, verso pensieri non desiderati.
Questo piccolo escamotage evita, di riflesso, che le emozioni derivanti dai racconti che la mente mi offre (ricordi, aspettative...), mi aggancino e mi trasportino verso una tanto automatica quanto inarrestabile amplificazione delle stesse.

È la presenza che mi permette di scegliere di compiere un'azione con entusiasmo e meditare, o farla, semplicemente, perché va fatta.

Io scelgo l'entusiasmo.

L'entusiasmo mi avvicina a Dio.

Ho visto un Suo annuncio, l'altro giorno, su un giornale, diceva così: AAA offresi progettista, operaio e problem-solver a costo zero. Basta chiedere.

Mi capita, essendo un fumatore, che usando il tabacco, ripetutamente, per giorni, ad un certo punto questo finisca. È pe...
21/02/2024

Mi capita, essendo un fumatore, che usando il tabacco, ripetutamente, per giorni, ad un certo punto questo finisca. È per questo motivo che devo, necessariamente, recarmi in un tabacchi per acquistarne uno nuovo.

(Applausi)

Il tempo a disposizione è poco durante la giornata e, spesso, arrivo al momento dell'acquisto, a tarda ora, poco prima della chiusura.

Stasera, era già tardi, vedo un tabacchi con le grate già calate e solo una delle tre porte aperta. Provo.
Dimesso mi avvicino alla porta aperta, una ragazza stava spazzando per terra ed un ragazzo, dietro il bancone, era affaccendato in non so cosa.
Chiedo il permesso di entrare, accordato, ringrazio.

La ragazza, da lontano, mentre chiedo il mio tabacco, accenna a qualcosa parlando di gentilezza. C'era un altro uomo che stava uscendo.

Pago.

Ringraziando, con un sorriso, il venditore, vado verso l'uscita e rivolgo un sorriso anche alla ragazza che spazzava, ringraziandola per avermi fatto entrare.

Lei mi interrompe, e comincia a ringraziarmi a sua volta, sostenendo che ero stato molto gentile a chiedere di poter entrare e a ringraziare.

Le ho sorriso ancora e ho salutato.

Immediatamente mi sento avvolgere da una grande confusione, comprendo che quel gesto, per me assolutamente normale e, soprattutto, dovuto, aveva scatenato in lei, la spazzatrice, una qualche reazione di confronto e di stizza, credo, verso altri avventori che, magari, pretendono di entrare, anche se in chiusura, come se fosse un diritto acquisito.

La gentilezza.

Dal latino "gentilis" che appartiene alla gens, cioè alla stirpe, poi diventa "di buona stirpe".

Il vocabolario mi sta dicendo che una persona gentile è da considerarsi di buona stirpe.

Vorrei esprimere il mio disaccordo sostenendo che una persona è gentile perché vuole esserlo e può voler essere gentile se è disposta a sacrificare il proprio ego.

Siamo tutti esseri dotati di intelligenza, conosciamo, anche per sentito dire, i valori e il significato di rispetto.

Quasi mi eccita la definizione di rispetto appena trovata nel vocabolario.
Senti qui: "Disposizione ad astenersi da atti offensivi o lesivi, implicita nel riconoscimento di un diritto."

Che meraviglia!
.. implicita (la disposizione) nel riconoscimento di un diritto.

Nel riconoscere che hai il diritto di chiudere il tuo negozio all'ora stabilita, se quell'ora è passata, ho l'obbligo morale di chiedere il permesso di entrare, essendo disposto ad accogliere e accettare un eventuale (possibile) diniego.

Anche l'etimologia di questa parola apre un mondo a sorpresa.

Rispetto, da "respicere", guardare indietro o di nuovo.

Guardare indietro, credo rappresenti quel gesto che può fare una persona che smette di guardare avanti, ovvero, smette di pensare solo a sé stesso ed è disposto a tornare sui suo passi.

Ecco che la gentilezza diventa quella disposizione di accogliere le necessità dell'altro, di rispettare l'altro a ovvio discapito del proprio interesse.

Così, riflettendo su questo evento, mentre rientravo per la cena, mi sono immedesimato in quella ragazza per cercare di comprendere l'origine della sua reazione, praticamente, sconvolta.

Pare chiaro che non sia affatto abituata a veder gente che chiede il permesso di entrare, quando l'ora è tarda, nel suo negozio.

Mi chiedo, prepotentemente, cosa stia succedendo, perché la gente non vuole essere gentile?
Davvero il bisogno di fumare (in questo caso) mi dà il diritto di ledere il diritto di una persona di riposare?
Il riposo, meritato, di quella persona è meno importante del mio vizio!?!?

Siamo davvero così insensibili?

O siamo distratti?

Credo che non sia la assenza di gentilezza o la maleducazione, o il principio di dover, sopra ogni cosa, accontentare sé stessi prima di rispettare gli altri, sono sempre più convinto che sia frutto della distrazione.

Siamo distratti, pensiamo alle nostre cose, a compiangerci nei nostri problemi, a celebrare i nostri successi, siamo distratti da questo o quel social, dal passato, dal futuro e dimentichiamo di vivere, di riflettere, di considerare.

Si, dimentichiamo di vivere.

Noi non viviamo se siamo distratti, non stiamo vivendo se la nostra consapevolezza non è orientata al momento presente.

Se vivessimo smetteremmo di non essere gentili.

Se vivessimo, smetteremmo di pretendere come se tutto ci spettasse di diritto.

Se vivessimo, non scambieremmo la gentilezza per debolezza.

Se vivessimo smetteremmo di dare tutto per scontato.

Distratto, non posso orientare il mio pensiero sulla riflessione, non posso discernere se ciò che sto cercando di ottenere può essere lesivo per qualcun altro.

Distratto, non riesco a considerare la possibilità di ferire, offendere, disturbare, privare l'altro di qualcosa per un mio tornaconto, così non sono gentile.

Qualcuno ha mai pensato che, quella graziosa ragazza che spazzava il suo negozio, stava già pensando al dover fare la spesa, preparare la cena, apparecchiare la tavola e poi fare i piatti e sistemare la cucina, magari mettere a letto dei bambini, sistemare la casa, e fare altre faccende prima di poter dormire per diversi svegliare, l'indomani, per ritrovarsi di fronte un'altra giornata cone quella di oggi?

Dovremmo pensarci più spesso e distribuire qualche sorriso in giro e pensare, nel presente, al rispetto per gli altri, disposti a fare un passo indietro piuttosto che offendere la loro dignità, nell'egoistico tentativo di ledere, deliberatamente, un loro diritto.

Quante occasioni di essere gentile ho avuto nel corso della mia vita?

E quante ne ho sprecate?

Caso o necessità?Mentre, seduto su un sedile di finta pelle blu, tra un sobbalzo e un fischio, dal grande finestrino sco...
12/02/2024

Caso o necessità?

Mentre, seduto su un sedile di finta pelle blu, tra un sobbalzo e un fischio, dal grande finestrino scorrono decine di paesaggi, perlopiù campi coltivati, vecchie case abbandonate, anche un po' mal messe, animali al pascolo su prati spontanei, rigagnoli visitati da qualche volatile disorientato, buie gallerie, la puzza di pi**io mi tiene attento e mi allontana dall'assopirmi.

Cosi approfitto dello scorrere incessante dei paesaggi per immaginare il tempo trascorso della mia vita.

E il pensiero, un po', si ottunde, mentre l'ingresso in una galleria mi disturba le orecchie.

E' buoi, le orecchie tappate, comincio a sentirla fluire nei miei ricordi, è Lei. La vita!

Un binario, mille scambi, fischi, paesaggi, torpore e puzza di pi**io.

Chi sceglie il treno, il binario e l'orario di partenza?

Il caso?

Caso: dal latino "casus" caduta...

Lo ammetto, non posso provare piacere al pensiero che "una caduta" determini le condizioni della vita, sto pensiero mi turba, così mi attacco all'opposto di “caso” che è "necessità" che deriva da "necessario", che vuol dire "da cui non ci si può ritirare".

Ok... Metto insieme il tutto e comprendo che il binario, la carrozza, l'orario e perfino la puzza di pi**io, sono una necessità, qualcosa da cui non ci si può ritirare, da cui non ci si può esimere.

A quale scopo?

Chi decide?

Chi è l'inventore della necessità?

Credo che... ma il mio pensiero non conta, atteniamoci ai fatti: così è, se vi pare!

E se alla prossima stazione scendessi e aspettassi un altro treno?

Cambiare direzione, lasciare il vecchio treno col suo biglietto già pagato e scegliere un altro binario, un altro treno, da clandestino, o un'altra strada da percorrere a piedi, sarebbe affidarsi al caso o, ancora, una necessità?

Ci sono momenti, nell'arco temporale della vita, in cui è possibile sperimentare quella sensazione simile alla fame, ma non la fame di quando si ha voglia di qualcosa in particolare ma quella fame che soggiunge quando non viene assunto cibo da molto tempo, quella che "ho i crampi allo stomaco" o, per meglio definirla, quella che fa perdere la possibilità di azione, di pensiero, di desiderio, del desiderio stesso di mangiare.

Quella sensazione, dicevo, simile alla fame che, però, si avverte nella cassa toracica, tra la terza e la sesta costa, vicino allo sterno, a circa 50 centimetri dal cervello, leggermente sulla sinistra.

Comincia ad essere avvertita quando, per un capriccio del destino, per aver preso il treno che la "Necessità" aveva prenotato, ci si accorge che, quel treno è fermo ormai da tempo, su un binario morto e che non partirà più. E indietro non può tornare.

Quindi comincio a pensare al vuoto e alla scarsa cultura che ho di questo evento, stato, condizione.
Cerco sul vocabolario e trovo:

1. aggettivo: Privo di contenuto (contrapposto a pieno)

2. sostantivo maschile: Spazio libero nel quale nessun corpo solido si frappone, cavità.

3. FIG. Con riferimento al contenuto mentale e spirituale, può essere indicativo di incapacità di concentrarsi.

4. LETT. Che non ha compimento, vano.

5. PART. Nella filosofia antica, nozione (affermata o negata) di spazio in cui nulla è, negatrice dell'Essere in quanto esistente nello spazio increato e indistruttibile, immobile, uno e indiviso.

6. In calligrafia, l'alternarsi di spazio bianco alle linee o superfici inchiostrate.

7. In fisica, in senso stretto, spazio privo di materia;
Spazio privo di materia, spazio in cui nulla è, vano, che non ha compimento, cavità, privo di contenuto.

Queste definizioni cominciano a rimbalzare nella mia mente, esattamente a cinquanta centimetri da quel "vuoto", rimbalzano come le biglie in un flipper pochi secondi prima del tilt, rimbombano, risuonano creando un'eco che si moltiplica e raggiungendo quel vuoto lo riempiono proprio delle sue definizioni, rendendolo ancora più concreto, tangibile, se possibile, vivo.

Vuoto.

Una sensazione che mette paura, un orrore.

Quest'ultima parola mi accende una lampadina e d'un tratto mi sovviene Aristotele quando sostiene che "Natura abhorret a vacuo" la Natura rifugge il vuoto ed essa stessa interviene finalisticamente a impedirne la formazione riempiendo ogni spazio.

Finalisticamente!

Per correttezza, visto che ne ero all’oscuro, trascrivo la spiegazione del termine appena ostentato.
Finalismo: Dottrina filosofica (opposta al meccanicismo), secondo cui tutto tende verso un fine ultimo e per cui ogni fenomeno nella sua connessione con gli altri fenomeni cospira verso l'attuazione di determinati fini.

Necessità.
Cospirazione!

Oh dolce necessità!
Oh lieta cospirazione!

Così, come se vedessi un fantasma, con lo sguardo sospeso a mezz'aria, mi soffermo sulla definizione n. 6, si stampa dove si posa il mio sguardo, proprio tra me ed il sedile di finta pelle blu, la fisso, è mia!

Stacco la spina al flipper, niente più tilt, niente più eco, niente più rimbombi e decido, o meglio, la decisione si compone di fronte a me, da sola, come un effetto speciale in un film di magia, la decisione di riempirlo, il vuoto, lo spazio bianco, con il Romanzo più bello mai scritto: il resoconto della mia "prossima" vita.

Dimenticare o Scordare?In questi giorni mi sono imbattuto sulla necessità di comprendere se devo, per riconciliarmi con ...
10/02/2024

Dimenticare o Scordare?

In questi giorni mi sono imbattuto sulla necessità di comprendere se devo, per riconciliarmi con il bene, dimenticare o scordare.

Cosi ho pensato di elaborare un concetto da poter, poi, utilizzare per scegliere.

Amo molto scoprire l'etimologia delle parole e da loro mi faccio aiutare.

Dimenticare trae origine dal latino ove, "de" è un prefisso che, qui, sta per "allontanare" e "mens-mentis" sostantivo che significa "mente". Dimenticare vuol dire allontanare dalla mente.
Altre parole hanno origine dallo stesso prefisso e sostantivo messi insieme, una è "demente", privo di senno, stolto.

Ora penso, dovrei dimenticare?

Sarebbe, forse, da stolti, allontanare qualcuno o qualcosa dalla mente, perché quel qualcuno o quel qualcosa, ha contribuito a fare di me ciò che sono?
Avrebbe senso ripudiarmi, rinnegarmi o forse potrei essere migliore se de-menticassi?

Se allontanassi da me quel qualcuno o qualcosa cambierei o resterei lo stesso ma più leggero?

Le domande si moltiplicano.

È d'obbligo, adesso iniziare la frase con un "ma"... Ma... Come si fa a dimenticare? Come si può allontanare così, d’emblée, un pezzo di vita?

Ma, e riprendo un ma, d'emblée che vuol dire? Come si forma questa parola?

Una parola francese composta da "de", unito al participio passato del verbo "embler" che vuole dire "involare" cioè "piombar sopra volando", letteralmente: Togliere, portar via, rapire o sottrarre furtivamente cose o persone... Allora dovrò provare ad allontanare dalla mia mente ciò che mi duole, involando-lo.

Ecco che mi sovviene il primo dilemma, adesso mi viene in aiuto per trarmi fuori da questo impiccio.
Così comincio a cercare di comprendere se, magari, devo "scordare".

Vediamo: scordare.

Scordare è anch'esso un verbo derivante da due parole latine, ovvero "ex" e "cordis" cioè allontanare dal cuore.

Oh mamma, che pasticcio...

Allontanare dal cuore o dalla mente?

Il quesito, a questo punto, cambia: dove si trova ciò che mi inquieta? Qual è l'alloggio del mio dolore? Dove ha preso posto ciò per cui sto soffrendo?
Perché per sfrattare qualcuno (o qualcosa) devi conoscerne l'indirizzo.

Mentre cerco nelle pagine gialle del mio Essere, mi distraggo al pensiero che scordare significa anche togliere l'accordatura ad uno strumento e, uno strumento scordato è dissonante, stonato.
Penso, allora, al demente di prima e vado in confusione: demente o stonato?

Stonato con cosa? Stonato con quali altri strumenti?

Stonato non è bello, ed io voglio nutrirmi di Bellezza...

Oh santo Cielo, ma allora?

Allora credo che dovrò semplicemente non dimenticare per non snaturarmi e non scordare per non essere dissonante con la Bellezza... Dovrò solo "accettare".

Accettare (sempre il latino mi dà conforto): Consentire (con un fine) ad accogliere, ricevere (con un fine ) quanto viene offerto...

Un dono, dunque, offerto con uno scopo ben preciso, sarà, forse, lo scopo di darmi la libertà.
Il dolore, che sia di stanza nel cuore o che abiti i corridoi della mente, altro non è che un dono che ci accompagna verso la libertà e la libertà è l'opposto della schiavitù.

Tocca scegliere, allora, non se dimenticare o scordare ma se essere schiavo del dolore o libero grazie al dolore.

La via breve o la Montagna?Alcuni bivi, nell percorso della vita, mi mettono di fronte alla scelta, la via facile o la m...
09/02/2024

La via breve o la Montagna?

Alcuni bivi, nell percorso della vita, mi mettono di fronte alla scelta, la via facile o la montagna?
Al cospetto della montagna che sembra insormontabile mi fermo ad ammirarne la grandezza, comincio a definire i miei limiti e, col cuore rassegnato, giustifico il non aver mai tentato la scalata con fedriche scuse ("nolo acerbam sumere").

Comincio a sostenere che sarebbe impossibile scalarla, la Montagna.

"E il panorama di cui potresti godere da lassù?" - mi si chiede,

"Non mi interessa!" - rispondo.

Ascrivo la grossa difficoltà a perseguire un'impresa difficile o ardua, nel novero dell'Ineluttabile.

Ineluttabile: Contro cui non si può lottare, imposto da una tragica e fatale necessità; inesorabile, inevitabile.

Così, ciò che viene dopo non mi interessa più.
Mi giustifico anteponendo i miei limiti alla riuscita dell'impresa, non pronto agli imprevisti e alla fatica da sostenere.

A volte è la pigrizia, l'indolenza, a volte la paura, a volte la paura di lasciare ciò che è sicuro per ciò che è incerto, a volte il terrore che, da lassù, possa inciampare o avere un capogiro e precipitare giù per il costone, senza un appiglio, senza un paracadute, senza una corda di sicurezza. Senza scampo.

Finisco, così, nella neghittosità.

In cuor mio posso solo immaginare un abbozzo di quanto, la vista da lassù, possa cambiare le mie prospettive e la mia vita stessa.
Preferisco, alla fine, vivere come "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo".

Una vita mediocre piuttosto che mettermi in gioco, piuttosto che rischiare il fallimento, piuttosto che rischiare una rovinosa caduta.

Ho fatto molte esperienze nella mia vita, ho affrontato con paura il mare, la solitudine, la montagna, il buio, la neve, il ghiaccio, il pubblico, il fango, il freddo, il caldo, il giudizio e sempre, sempre, dico, ho tratto insegnamento dalle cadute, dai successi, dalle sconfitte, dal panico e dall'euforia.

Ogni sentiero che sembra ancorato a dei binari, lo chiamo destino e so che ogni destino che appare ineluttabile, in se nasconde la possibilità di essere ridefinito, di essere reindirizzato verso orizzonti inesplorati, anzi, verso vette vergini.

Provo ad immaginare un fiume che ha cambiato il suo corso più volte nella sua storia, come il fiume Slims, in Canada, che addirittura ha "deciso" che andare a nord non gli piaceva più "voglio sfociare a sud" e l'ha fatto, in pochi mesi.

Il fiume della vita, con le sue acque in perenne movimento, non segue un corso unico e predeterminato, ma è costantemente soggetto a mutamenti, a volte impercettibili, altre volte tumultuosi. Come l'acqua che erode lentamente la roccia, formando nuovi sentieri nel paesaggio, così le scelte e gli eventi possono modellare nuove direzioni in un'esistenza che sembrava confinata a un destino predefinito.

Accettare l'imprevedibile, accogliere l'incerto, viene ad essere non più una fonte di timore, ma la celebrazione della libertà intrinseca ad ogni uomo.

Non serve il coraggio, ciò che necessita è più semplice ma molto più personale del coraggio, serve qualcosa che ha a che fare con il Divino, è l'Aspirazione che deve incarnarsi in me.

Aspirazione: dal latino ad - spirare. Soffiare verso.

C'è qualcosa di meraviglioso in quel "soffiare verso", qualcosa che riconduce i miei pensieri al "Soffio" di Dio che crea e a quello di Gesù, nel giorno di Pentecoste, quando soffiando crea la Nuova Vita.

Allora, a quel "Proponimento appassionato e ambizioso di conseguire un fine" (definizione data nel vocabolario), si aggiunge, nelle mie intenzioni, "imitando una nuova creazione". La ri-creazione della mia vita.

È bellissimo anche trovare la parola "appassionato".

Qualcosa che introduce, nell'impresa, quel tocco di eros (ἔρως) che la rende, l'impresa, una scelta d'amore e che suona, a dirlo, come ἥρως (hḗrōs), eroe, che la rende, epica.

Mi sta bene la mia vita in questo momento o voglio essere/avere di più?

È la domanda che dovrei pormi ogni sera, prima delle preghiere, prima di poggiare la testa sul cuscino e sentirmi al sicuro nel letto caldo, la domanda che dovrei pormi davanti allo specchio: sono soddisfatto di questa vita?

E così, scalare quella montagna può offrirmi, non solo la possibilità di mettermi in gioco, non solo la possibilità di accogliere nuovi insegnamenti, la possibilità di fallimento, ma anche di successo, la possibilità di farmi male, ma anche di guarire, la possibilità di amarmi ma, soprattutto, raggiungere quella vetta può darmi la possibilità di godere del panorama.

Panorama: (dal greco) vedere tutto.

"Vedere" è una parola che deriva dal latino ma ha una radice un po' più antica nel sanscrito विन्दति (vindati) che vuol dire "sapere, osservare".

E allora quel panorama potrebbe darmi l'opportunità di vedere, di sapere, di avere altre prospettive, dunque, innalzarmi su un altro livello, avere altre percezioni.

Voglio, dunque, essere l'eroe appassionato del poema epico della mia vita?

https://labottegadellafeli.wixsite.com/my-site/post/chiacchierate-sullo-shiatsu-presso-la-bottega-della-felicitaGrazie a...
13/06/2023

https://labottegadellafeli.wixsite.com/my-site/post/chiacchierate-sullo-shiatsu-presso-la-bottega-della-felicita
Grazie ai meravigliosi Floriana ed Angelo de La Bottega della Felicità Enna per l'ospitalità, l'interesse e l'entusiasmo...
Quando la condivisione diventa Bellezza!!!

“Impara ad entrare in contatto con una parte profonda di te e a gestire i messaggi che il tuo corpo ti manda” Grazie all’intervento di Stefania Basilotta e Giacomo Tortorici all’interno de La Bottega della Felicità, si è affrontato l’argomento sui benefici dello Shiatsu. Ricevere regolar...

Continuiamo a promuovere lo Shiatsu, continuiamo a promuovere benessere ed equilibrio.
30/05/2023

Continuiamo a promuovere lo Shiatsu, continuiamo a promuovere benessere ed equilibrio.

CAFFÈ PSICOLOGICO ‘LA BOTTEGA DELLA FELICITÀ‘

VENERDÌ 9 Giugno ore 17.30

“Il cuore dello Shiatsu è come il puro affetto materno, la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita.”
M° Tokujiro Namikoshi

Lo shiatsu è una pratica giapponese che prende spunto dalla medicina tradizionale cinese e tende a riequilibrare le energie del nostro corpo.

Un dialogo sul benessere grazie alla pratica dello Shiatsu con:
Stefania Basilotta, Operatrice Shiatsu, Insegnante di Do-In, Operatrice Olistica, Specializzata in Cristallotrapia e Aromaterapia - Piazza Armerina
e
Giacomo Tortorici, Operatore Shiatsu, libero ricercatore nel campo della Spiritualità e del Lavoro su di Sé. Ideatore del Percorso: La via della Bellezza - Agrigento

Posti limitati
Prenota il Tuo posto scrivendo un messaggio qui o scrivi un whatsapp al 342-7241492

Caffè psicologico, Libreria e Concept store
- La Bottega della Felicità -

Via Ottavio Catalano n.57
- Enna Alta, accanto Villa Farina-

Molto interessante l'Intervista... dedicata a tutti coloro che praticano lo Shiatsu come utenti...
06/02/2023

Molto interessante l'Intervista... dedicata a tutti coloro che praticano lo Shiatsu come utenti...

Andrea Mascaro, presidente della FISIEO (Federazione Italiana Shaitsu Insegnanti e Operatori), è intervenuto sabato 4 febbraio ai microfoni di Radio Roma Capitale per presentare il progetto “Professione Shiatsu”.

È iniziato l'Autunno: riesci a vedere il cambiamento che stai vivendo?
23/09/2022

È iniziato l'Autunno: riesci a vedere il cambiamento che stai vivendo?

Autunno, stagione del cambiamento: un aiuto dallo Shiatsu!

L' autunno rappresenta un'occasione da sfruttare.
Come ci insegna la medicina tradizionale cinese,
entriamo nella stagione dell'interiorizzazione e della calma dopo la vitalità dell'estate.

Il corpo deve continuamente adattarsi ai cambiamenti e far sì che le sue energie interne restino in EQUILIBRIO con le esterne.
Qualora questo non avvenga, nel passaggio da una stagione all'altra, si possono manifestare i classici e ben noti disturbi stagionali (mal di schiena, cervicalgia, sciatalgia, mal di testa...)

L'autunno è una stagione di transizione tra estate e inverno. Così come l'energia Yang, luminosa e calda, dell'estate, lascia il posto all'energia Yin, oscura e fredda, dell'inverno, allo stesso modo il corpo umano si prepara a recuperare l'energia per affrontare al meglio la stagione più fredda.

Gli organi e i visceri legati all'autunno sono il polmone e l'intestino crasso che possono risentire di questi cambiamenti stagionali.
Ecco spesso comparire le prime forme influenzali, tosse dovuta a colpi di freddo, dolori muscolari e fastidi intestinali.

Lo Shiatsu in autunno accompagna l'intero essere nel suo passaggio verso la stagione fredda, stimolando l'energia difensiva ed il sistema immunitario.

Questo periodo è favorevole per ripensare alla qualità della nostra vita, è il momento utile per fare ordine e decidere cosa tenere e cosa lasciare andare.
I colori vivi, rossi e lucenti, diventano arancioni per comunicarci di rallentare il ritmo e fare il punto della situazione.
Spesso l'accorciarsi delle giornate per il precoce imbrunire, determina sbalzi di umore portando tristezza.

A volte la paura di "farsi il vuoto attorno" è la spinta che ci fa rimanere bloccati in occupazioni e relazioni che NON hanno più senso di essere.
Il corpo, lo strumento che ci segnala cosa non va nel pensiero e nelle emozioni, spesso ci invia segnali d'allarme che non sempre sappiamo ascoltare con il risultato di sentirci stanchi e poco vitali.

Lo SHIATSU è un valido aiuto naturale per mantenere il corpo e la mente in uno stato di benessere.

18/05/2022
[I PUNTI NEURO VASCOLARI]Solo qualche parola di introduzione, sarò breve.LO SCOPRITORE: il dr. Terrence J. Bennet, un ch...
14/05/2022

[I PUNTI NEURO VASCOLARI]

Solo qualche parola di introduzione, sarò breve.

LO SCOPRITORE: il dr. Terrence J. Bennet, un chiropratico Californiano degli anni ’30 che, in quell’epoca cominciò a mappare le zone-riflesso dell’organismo conosciute in Kinesiologia applicata, con il nome di punti neuro vascolari. Bennet cercava un metodo per utilizzare il sistema nervoso per modificare la funzione di un particolare viscere (ti dice qualcosa?).

I PUNTI NEURO VASCOLARI: Con i riflessi neuro vascolari si agisce sulla circolazione del sangue che, per dirla in breve, ritorna all’organo o viscere corrispondente, correggendo gli effetti dello stress o dello squilibrio.

I punti neuro vascolari sono collocati quasi tutti sulla testa e, per attivarli, basta un semplice tocco.

Guarda caso… e lo scrivo con un leggero sorriso compiaciuto, in questi punti alloggiano proprio dei punti individuati dalla Medicina Tradizionale Cinese, facenti parte dei meridiani di Vescica Urinaria, Vescica Biliare, Vaso Governatore e Stomaco.

E qui viene il bello!!!

Agli studi di Bennet si aggiungono le millenarie conoscenze della MTC ed il gioco è fatto!!!

UNA VERA PANACEA: dal punto di vista Kinesiologico, l’azione su questi punti influisce su situazioni come insonnia, infezioni, febbre, mal di gola, disturbi degli intestini, dello stomaco, del fegato, mal di testa e moltissime altre situazioni flogistiche e di stress.

E qui viene il bello, dicevo… dal punto di vista della MTC e quindi in abbinamento allo Shiatsu, andremo ad interagire con gli squilibri energetici di organi e visceri che portano, insonnia, irrequietezza, psiconevrosi, vertigini, problemi digestivi, alternanza di umore, cefalee, disturbi agli occhi e molto altro ancora…

IL TRATTAMENTO: normalmente in posizione supina, ma anche, se necessario, in altre posizioni comode al ricevente, il trattamento dei punti neuro vascolari porta immediatamente ad un rilassamento generale che spesso sfocia nel sonno. I benefici si cominciano ad avvertire sin dal primo trattamento ma potrebbero essere necessari più interventi, come sempre dipende dall’intensità dello squilibrio.

Aggiunta al mio curriculum una chicca per voi! 😊Trattamento dei punti Neuro-Vascolari (Dr. Terrence J. Bennet)Una vera P...
13/05/2022

Aggiunta al mio curriculum una chicca per voi! 😊
Trattamento dei punti Neuro-Vascolari (Dr. Terrence J. Bennet)
Una vera Panacea… presto un articolo sul mio Blog…

[Il corpo è un Impero] ultima parte                       Il Rene (Il Ministro degli Interni)                       La V...
17/02/2022

[Il corpo è un Impero] ultima parte
Il Rene (Il Ministro degli Interni)
La Vescica (Il Funzionario delle Acque)

I Reni sono i Ministri degli Interni, depositari dell’energia ereditaria (Jing) che viene usata per essere distribuita agli Organi che ne fanno richiesta nel momento del bisogno impellente.

Distribuiscono anche l’energia ricavata dall’aria e dal cibo.

Forza di volontà e voglia di fare dipendono dai reni. Dei reni in armonia consentono all’Impero di affrontare con l’impeto necessario i cambiamenti e le situazioni avverse della vita.

La Vescica è il Funzionario che regola la distribuzione delle Acque e la regolazione di tutti i liquidi del corpo.

Dove c’è acqua c’è fertilità e rigoglio.

Il canale di Vescica urinaria attraversa tutto il corpo partendo dalle sopracciglia, attraversando la schiena accanto alla colonna vertebrale fino ad arrivare, percorrendo le gambe, ai piedi.

Per questo è importante che sia in equilibrio e che l’energia scorra armoniosamente nel canale, perché fa sì che ogni parte del corpo abbia quanto necessario per il proprio benessere.

Indirizzo

Agrigento

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