studio di fisiokinesiterapia "Azimut"

studio di fisiokinesiterapia "Azimut" studio di fisiokinesiterapia ginnastica posturale, riabilitazione ortopedica, terapia fisica

12/11/2025

Quali sono i sintomi della fascite plantare?

Fascite plantare non trattata: quali sono le conseguenze?

Come trattare la fascite plantare?

Il dolore al piede o al tallone appena svegli può essere causato dalla fascite plantare, un’infiammazione della fascia fibrosa che collega la parte interna del tallone alla base delle dita dei piedi. Il dolore è solitamente più acuto al mattino, quando si alza dal letto. Si tratta di una patologia che può diventare invalidante e che richiede un’indagine approfondita da parte di uno specialista.
La fascite plantare tende a insorgere più di frequente tra i 40 e i 60 anni. È molto comune in chi pratica sport come tennis, calcio, o basket, ma anche in chi fa trekking o corsa. Può colpire anche chi trascorre molte ore in piedi o utilizza scarpe inadeguate, come tacchi alti, scarpe con suola troppo bassa o alcune calzature antinfortunistiche.
La fascite plantare ha poi altri fattori di rischio, come il sovrappeso, l’obesità, la gravidanza e particolari conformazioni del piede, come piede piatto o cavo.

Quali sono i sintomi della fascite plantare?
Il sintomo principale è il dolore al tallone, che può propagarsi al centro della pianta del piede. Generalmente è più intenso al mattino, diminuendo talvolta dopo i primi movimenti, ma può ripresentarsi dopo periodi di seduta o stazione eretta prolungata.

È importante rivolgersi al medico se il dolore alla pianta del piede è talmente grave da impedire alla persona di svolgere anche le più normali attività quotidiane, se peggiora o se continua a tornare.

Non solo: lo specialista va contattato nel momento in cui si avverte formicolio o perdita di sensibilità al piede, nonché in caso di diabete: i problemi ai piedi possono infatti essere più gravi in presenza di questa condizione.

Fascite plantare non trattata: quali sono le conseguenze?

Avere dolore al piede può portare con il tempo a modificare la propria andatura, a causa di una distribuzione sbilanciata del peso del corpo. Questo può avere ripercussioni sulla salute della schiena, ma anche su quella dei piedi, delle ginocchia o dell’anca.

Come trattare la fascite plantare?
Durante la visita, lo specialista – prima di decidere quali siano la terapia e il trattamento più indicati – potrebbe richiedere l’esecuzione di un’indagine diagnostica strumentale come la radiografia (RX) del piede e/o l’ecografia del piede, al fine di valutare e documentare meglio la causa della fascite plantare.

I trattamenti sono diversi e variano in base all’intensità del dolore provato dal paziente e al grado di infiammazione del piede. La prima cosa da fare è cambiare la tipologia di scarpe che si usano abitualmente, preferendo modelli ammortizzati o con un rialzo.

La terapia può comprendere:

esercizi di fisioterapia
farmaci antinfiammatori
terapie strumentali come laser, onde d’urto e ultrasuoni.
Le terapie strumentali agiscono direttamente sul tessuto infiammato, stimolando i processi di guarigione cellulare.

Il laser sfrutta l’energia luminosa per ridurre dolore e infiammazione.

Le onde d’urto sono vibrazioni acustiche meccaniche che stimolano la rigenerazione del tessuto nella zona dolorante.

Gli ultrasuoni, attraverso vibrazioni sonore, contribuiscono anch’essi a diminuire l’infiammazione e il dolore.

In tutti i casi, questi trattamenti mirano a interve**re sul processo biologico della fascia plantare, favorendo la guarigione e il recupero funzionale del piede.

Se questi trattamenti non risultassero sufficienti ad alleviare i sintomi, potrebbe essere necessario procedere con una eventuale infiltrazione con cortisonico, ma anche l’utilizzo di un plantare confezionato su misura.

16/10/2025

oggi parlo dell’aria: il nostro primo alimento nonché anche primo medicamento, così diceva Ippocrate.

Certo che parlare di respirazione porta subito a pensare alla nostra aria e soprattutto alla qualità dell’aria che noi respiriamo. E se ci alimentiamo di cibo circa dalle 3 alle 5 volte al giorno, ci nutriamo di aria circa 20 mila volte al giorno, immaginate quindi l’impatto che ha sulla qualità della nostra vita!

Partiamo dal presupposto che un essere umano non potrebbe sopravvivere né tanto meno funzionare se smettesse di respirare anche “solo” per pochi minuti. In realtà, sono già sufficienti pochi secondi per darci un senso di soffocamento. Pertanto ci vediamo costretti a respirare e l’aria che respiriamo non è una sostanza pura, un’unica sostanza chimica, ma un miscuglio di gas e di microscopiche particelle solide e liquide.

I due componenti principali sono l’azoto, che ne costituisce quasi i quattro quinti (78,08 %) e l’ossigeno che ne rappresenta poco più di un quinto (20,94 %). Vi sono poi altri gas quali: argo, neon, elio, cripto, xeno, in ragione dello 0,94 %, e l’anidride carbonica che rappresenta solo lo 0,03 % .

Ricordiamoci che oltre il 50% ovvero più della metà dell’ossigeno di tutto il pianeta viene prodotto dal plancton marino (presente nelle acque superficiali raggiunte dalla luce del Sole) tramite la fotosintesi clorofilliana. Gli Oceani sono a tutti gli effetti il secondo polmone della terra, insieme ovviamente alle foreste.

L’ossigeno a sua volta è un gas privo di colore, odore e sapore e rappresenta in nostro carburante. In onor del vero, dovrei chiamarlo comburente in quanto è una sostanza che agisce come agente ossidante di un combustibile in una reazione di combustione. Senza di esso, la combustione non avrebbe luogo. Il suo continuo rifornimento è indispensabile per fornire a ogni cellula del nostro organismo il mezzo per convertire le sostanze nutrienti in energia. In poche parole l’ossigeno è l’elemento più importante, poiché il primo e quindi basilare per il mantenimento del metabolismo umano: senza ossigeno la macchina umana non va avanti.

E l’aria?

Beh, noi italiani viviamo purtroppo in una zona con alto tasso di inquinamento a causa del riscaldamento, del traffico, e non solo. Ma cosa possiamo fare per migliorare la qualità della nostra aria?

L’anidride carbonica che di per sé non è un inquinante né tanto meno tossica, in quanto anche l’uomo la produce, riveste un ruolo importante poichè uno dei maggior responsabili dell’effetto serra cioè il fenomeno di riscaldamento globale del nostro pianeta dovuto alla presenza di alcuni gas nell’atmosfera

terrestre, in particolar modo l’anidride carbonica (CO2), il metano e il vapore acqueo.

Il surriscaldamento globale (global warming) è uno dei principali problemi ambientali della nostra epoca storica. Uno delle principali cause del surriscaldamento climatico del pianeta dovuto all’effetto serra causato dall’uso dei combustibili fossili da parte dell’uomo. Il sistema economico contemporaneo si basa principalmente sullo sfruttamento delle risorse fossili (carbone, petrolio, gas naturale). La combustione delle risorse fossili

rilascia in atmosfera una quantità aggiuntiva di CO2 rimasta imprigionata per milioni di anni nel sottosuolo.

La deforestazione, l’espansione agricola e urbana nelle zone forestali sta riducendo il polmone verde del pianeta e accelerando la desertificazione che a sua volta riduce la capacità naturale dell’ambiente di assorbire la CO2 tramite la fotosintesi clorofilliana delle piante, minando la stabilità dell’equilibrio ecologico.

Inoltre la plastica dispersa nell’ambiente rilascia alcuni gas serra durante il processo di decomposizione.I rifiuti di plastica dispersi nell’ambiente e nelle acque contribuiscono all’effetto serra e quindi al riscaldamento globale.

Visto il mio amore per il mare, pensate che il Mediterraneo che a mio avviso,rappresenta il mare più bello del mondo, è uno dei mari con i più alti livelli di inquinamento da plastica nel mondo. Ogni anno più di 200 milioni di turisti visitano le sue coste causando un aumento del 40 cento dei rifiuti marini in seguito alla dispersione di plastica monouso.

Ma non crediamo che la CO2 venga prodotto solo dalle autovetture o dalle fabbriche, vi faccio alcuni esempi che ci dovrebbero far riflettere sui nostri comportamenti che abbiamo nella nostra quotidianità.

Mangiando una ciliegia fuori stagione si inquina cento volte di più che mangiare una mela di stagione, in quanto un kilogrammo di ciliegie che arriva dall’altra parte del mondo per averle sul nostro piatto (fuori stagione) inquina in termini di CO2 quanto un nostro viaggio in macchina da Milano a Bologna.

Infatti sono tanti piccoli accorgimenti e attenzione che dovremmo attuare nelle nostra abitudini quotidiane a migliorare la qualità della nostra aria, quella degli altri e in generale quella del pianeta. Se da una parte riempiamo la casa utilizzando lampadine a basso consumo, ma poi dall’altra mangiamo frutta fuori stagione, capite bene che serve a ben poco.

10/10/2025

Con l'arrivo dell'autunno, scatta l'allarme per l'epidemia stagionale: la campagna di vaccinazione antinfluenzale è ufficialmente iniziata su tutto il territorio nazionale. Solo in Veneto un milione di dosi per i più fragili.

Le autorità sanitarie invitano caldamente i cittadini, specialmente quelli appartenenti alle categorie a rischio, a prenotare la propria dose.
La vaccinazione rimane lo strumento più efficace per difendersi dall'influenza. Non si tratta solo di evitare qualche giorno di febbre e malessere; l'obiettivo primario è preve**re le complicazioni severe che l'influenza può scatenare, come le polmoniti batteriche o la riacutizzazione di malattie croniche preesistenti (cardiopatie, diabete, problemi respiratori).
Per gli individui fragili, l'infezione può portare a ospedalizzazioni e, nei casi più gravi, a esiti fatali. Vaccinarsi significa erigere una barriera protettiva personale che mitiga drasticamente la violenza dell'attacco virale.
Si stimano mediamente oltre 8.000 decessi all'anno correlabili direttamente o indirettamente alle complicanze del virus influenzale.

Circa il 90% di questi decessi si verifica in soggetti con età pari o superiore a 65 anni, in particolare tra quelli con condizioni cliniche croniche preesistenti.

La vaccinazione antinfluenzale non è un gesto puramente egoistico, ma un vero e proprio atto di responsabilità sociale. Ogni persona vaccinata contribuisce alla creazione della cosiddetta "immunità di gregge".
Questo scudo protettivo è vitale per tutelare chi, per motivi di salute o età (come i neonati troppo piccoli o le persone con gravi deficit immunitari), non può ricevere il vaccino. Riducendo la circolazione del virus, si proteggono indirettamente i membri più deboli della comunità.

Come ogni anno, la vaccinazione è fortemente raccomandata e offerta gratuitamente a specifiche fasce di popolazione. Tra queste rientrano:
Anziani (dai 65 anni in su).
Soggetti a rischio (affetti da malattie croniche respiratorie, cardiovascolari, metaboliche, renali, ecc.).
Donne in gravidanza (a qualsiasi settimana di gestazione).
Personale sanitario e addetti ai servizi pubblici essenziali.
Bambini (secondo le indicazioni regionali e del pediatra).

La somministrazione del vaccino è già partita in alcune aree dai medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e, in molte Regioni, anche nelle farmacie aderenti. Si raccomanda di contattare tempestivamente il proprio medico per conoscere le modalità di accesso e prenotazione.
Non aspettare il picco influenzale: l'efficacia del vaccino si raggiunge circa due settimane dopo l'iniezione. Agire ora è cruciale per essere protetti quando il virus inizierà a circolare più intensamente.
La salute di tutti dipende dalle scelte di ognuno, come sottolineato anche dal "Vivo bene", la campagna di prevenzione della Regione Veneto.

Nel corso della vita il corpo umano deve costantemente tenere conto di tre nemici: la forza di gravità, i traumi, la psi...
01/10/2025

Nel corso della vita il corpo umano deve costantemente tenere conto di tre nemici: la forza di gravità, i traumi, la psiche. In misura diversa, questi elementi possono provocare dolori a cui inconsciamente si cerca di porre rimedio assumendo posizioni spesso scorrette, con la conseguenza di generare scompensi posturali. Per esempio, una persona che ha vissuto situazioni di repressione emotiva potrebbe sviluppare una respirazione superficiale o tesa, trattenendo in modo inconscio il respiro come forma di autodifesa. Ogni trauma fisico o emotivo lascia un’impronta sul corpo, costringendolo a sviluppare adattamenti automatici per evitare il dolore o per mantenere una posizione funzionale nonostante le difficoltà. Gli scompensi, a loro volta, possono evolvere in problematiche di maggiore gravità o, più semplicemente, di altro tipo. Motivo per cui, solitamente, tutti i centri di fisioterapia sono pronti a gestire il paziente con criticità posturali tramite una molteplicità di tecniche. Considerata l’estrema eterogeneità delle
metodiche diffuse, lo studio Azimut utilizza un metodo neuro-posturale. La tecnica si fonda sull’idea di migliorare la postura e il benessere generale intervenendo sui riflessi neuromuscolari, sfruttando la capacità del sistema nervoso di rispondere in modo automatico agli stimoli. Attraverso la modulazione dei riflessi e la neuroplasticità, permette di adattare e ottimizzare i movimenti, regolando i processi involontari che controllano l’equilibrio e la distribuzione del carico corporeo. Questa tipologia di riprogrammazione neuro-posturale agisce quindi a livello subcorticale, avvalendosi di un approccio olistico, tenendo conto sia degli aspetti fisici che possono alterare la postura del paziente, sia dei fattori psicologici. Il paziente, con poche sedute può beneficiare di una terapia efficace, ottenendo risultati concreti.

11/09/2025

MI CURO CON L'IA: OPPORTUNITA', LIMITI E INQUIETUDINE



Non è una battuta. Sono sempre di più le persone che arrivano dal medico con diagnosi, terapia, prospettive suggerite dall'Intelligenza artificiale. E quasi sempre sono percorsi esatti, o quasi. E' quel "quasi" che inquieta e che costringe la categoria medica a prodigarsi in webinar, corsi e convegni dove le luci e le ombre dell'IA vengono analizzati nel dettaglio. Una vera e propria opera di "anatomia" di un sistema che ci piaccia o no, ci accompagnerà negli anni a ve**re.

A preoccupare gli esperti, in particolare, sono le cosiddette “allucinazioni” dell’IA, ovvero risposte errate o fittizie prodotte dai modelli generativi, anche in ambito medico. Studi internazionali indicano che questi errori possono variare dal 3% al 46% dei casi, con una frequenza maggiore nelle risposte più complesse o specialistiche. Ma l’IA ha anche un volto virtuoso. Permette diagnosi più precoci, favorisce la medicina di precisione, alleggerisce il carico amministrativo delle strutture sanitarie e rende accessibili cure in territori marginali. La sfida, oggi, è costruire un equilibrio tra innovazione e responsabilità clinica. Non va sottovalutato che sono molti i professionisti che si appoggiano all'AI, naturalmente valutandone i limiti e adattandola alle proprie necessità. Ma il pericolo di un utilizzo acritico è dietro l'angolo. La comunità scientifica e le istituzioni stanno cercando come detto di rispondere: con strumenti normativi (come l’AI Act europeo), con linee guida etiche, ma anche investendo nella formazione dei professionisti e nella valutazione rigorosa delle tecnologie prima dell’uso su larga scala.

04/08/2025

Michele Zarrillo
Celle di Bulgheria
6 agosto 2025

30/07/2025
30/07/2025

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Perché con il caldo si ha meno fame?
Come contrastare il caldo?
Cosa mangiare quando fa caldo?
Cosa evitare?
Con l’arrivo dell’estate, l’appetito tende spesso a diminuire e, quando si ha fame, si preferiscono piatti freddi, frutta fresca e cibi leggeri.

Questo calo dell’appetito ha basi fisiologiche ben precise.

Perché con il caldo si ha meno fame?
Quando le temperature si alzano, il nostro corpo mette in atto una serie di meccanismi per mantenere stabile la temperatura interna. Il processo di digestione comporta un dispendio energetico e genera calore.

Gli alimenti ricchi di proteine, in particolare, hanno un effetto termico maggiore e aumentano più di altri la temperatura corporea durante la digestione. Per questo, inconsciamente, il corpo tende a ridurre l’introito calorico nei periodi di caldo intenso.

A influenzare l’appetito concorre anche la disidratazione. Quando si suda molto, si perdono liquidi e sali minerali. Se questi non vengono reintegrati, aumenta la concentrazione di alcune sostanze nel sangue, come proteine e sali minerali. Il rischio è quello di entrare in un circolo vizioso: meno si mangia, meno si introducono liquidi attraverso gli alimenti, aggravando ulteriormente la disidratazione e, di conseguenza, l’inappetenza.

Inoltre, le alte temperature possono influenzare i livelli di alcuni ormoni che regolano l’appetito, come leptina e grelina, contribuendo così alla diminuzione dell’appetito.

Infine, è bene ricordarsi anche del colpo di calore, che ha tra i principali sintomi proprio l’inappetenza, insieme a:

febbre alta
tachicardia
nausea
confusione mentale.
Come contrastare il caldo?
Il primo rimedio per contenere gli effetti del caldo sull’appetito è mantenere un buon livello di idratazione. Bere un litro e mezzo/due di acqua al giorno è un riferimento utile, ma il fabbisogno varia in base all’età, all’attività fisica e al tempo trascorso all’aperto. In media, nelle giornate più calde si perdono fino a due litri e mezzo di liquidi al giorno.

Anziani e bambini sono particolarmente vulnerabili: nel primo caso perché lo stimolo della sete si riduce con l’età, nel secondo perché i più piccoli, soprattutto se molto attivi, tendono a sudare molto. È quindi utile distribuire l’assunzione di acqua durante la giornata, anche con piccoli accorgimenti pratici, come tenere a portata di mano una bottiglia già riempita al mattino.

Oltre ai liquidi, anche gli alimenti ricchi di acqua aiutano a mantenere l’equilibrio idrico. Frutta e verdura fresca come anguria, melone, cetrioli, lattuga e pomodori possono coprire fino al 30% del fabbisogno quotidiano di liquidi.

L’integrazione di alimenti ricchi di minerali come potassio e magnesio — presenti in frutta, verdura fresca e legumi — aiuta a mantenere l’equilibrio elettrolitico, soprattutto nei periodi di maggiore sudorazione.

In alcuni casi specifici, come per gli sportivi o chi lavora a lungo all’aperto, può essere utile ricorrere a bevande contenenti sali minerali per reintegrare gli elettroliti persi con il sudore. In ogni caso, è bene chiedere consiglio al proprio medico.

Anche l’attività fisica intensa durante le giornate molto calde può aumentare il rischio di disidratazione e influire sull’appetito. È quindi importante monitorare l’idratazione, soprattutto in caso di sforzo fisico prolungato.

Cosa mangiare quando fa caldo?
Nei periodi più caldi è consigliabile consumare pasti leggeri, frequenti e ben distribuiti, aggiungendo uno spuntino a metà mattina e uno nel pomeriggio, senza aumentare la quantità complessiva di cibo. Questo aiuta a mantenere stabili i livelli energetici e a non appesantire la digestione.

Le insalate di pasta, riso o farro, arricchite con verdure e legumi, sono un’ottima scelta per garantire un apporto bilanciato di nutrienti. I legumi, in particolare, si prestano a preparazioni fredde e possono essere utilizzati anche per zuppe estive o insalate complete.

Tra le fonti proteiche, meglio privilegiare pesce e uova, che si digeriscono più facilmente rispetto alle carni rosse. Anche i latticini freschi sono validi alleati: forniscono proteine e calcio e sono facilmente digeribili. Occorre però bilanciarne l’assunzione e prediligere i formaggi più magri, come la ricotta.

Anche nei periodi più caldi, è importante garantire un adeguato apporto proteico per preservare la massa muscolare e supportare le funzioni immunitarie. Le fonti proteiche leggere, come pesce, uova e latticini freschi, possono rappresentare una valida scelta.

Anche se l’appetito diminuisce, è fondamentale mantenere una dieta varia ed equilibrata per assicurare l’apporto di tutti i nutrienti essenziali.

Cosa evitare?
In estate, è consigliabile ridurre il consumo di alimenti ricchi di sale e grassi saturi, come insaccati e formaggi grassi e stagionati perché aumentano la ritenzione idrica e la sensazione di sete, aggravando il rischio di disidratazione. Lo stesso vale per le carni rosse, più impegnative da digerire.

Attenzione anche agli alimenti apparentemente “rinfrescanti”, come gelati, ghiaccioli e bevande fredde zuccherate. Il sollievo che offrono è solo temporaneo: la digestione delle calorie contenute in questi alimenti può contribuire ad aumentare la temperatura corporea, proprio per via dell’effetto termico.

Ciò non significa eliminare del tutto alimenti proteici o calorici: l’obiettivo è trovare un equilibrio: idratarsi, evitare cibi troppo elaborati, ma mantenere una dieta varia e completa. Il caldo può ridurre l’appetito, ma non deve compromettere l’apporto di nutrienti essenziali.

Saltare i pasti può accentuare la disidratazione e portare a cali glicemici, che a loro volta possono aggravare la sensazione di spossatezza e inappetenza. Distribuire i pasti in modo regolare aiuta a mantenere stabili i livelli glicemici.

30/07/2025
30/07/2025

Le tecniche di respirazione per le gestanti rappresentano un’ottima pratica in vista della gestione dello stress da parto, oltre che del parto stesso.

Dal punto di vista del movimento, le pratiche di respirazione aiutano a rimuovere le tensioni muscolari e scheletriche a carico della schiena, favoriscono la circolazione sanguigna e aiutano a preve**re i dolori lombosacrali che spesso si accompagnano alla gravidanza per via del peso aggiuntivo del pancione.

Nello specifico, alcune posture yoga applicate con una corretta respirazione, profonda e controllata, aiutano a ritrovare un contatto con il proprio corpo e a ridurre l’ansia legata alla gravidanza. Uno dei vantaggi più importanti è quello del rilassamento.

Grazie agli esercizi respiratori si ottiene un benessere di lunga durata, che può ve**re in aiuto della donna più avanti: le tecniche di rilassamento e le posizioni che permettono una maggiore elasticità delle articolazioni e del bacino si rivelano di grande utilità nel momento del travaglio e dell’arrivo del bebè.

Quello che segue è un esercizio davvero utile.

● In piedi, con braccia rilassate lungo i fianchi, palmi rivolti all’esterno.

● Gambe divaricate e piedi puntati verso l’esterno di circa 45°.

● Retroversione del bacino (si ottiene contraendo i glutei).

● Mantenere la contrattura a livello dello sfintere a***e.

● Inspirare profondamente con la pancia ed espirare lentamente, allungando i tempi.

Con questo tipo di esercizio, davvero semplice ma che richiede un certo grado di autoascolto, avvertirete un controllo della cinta addominale, lavorando solo con il diaframma toracico e una tenuta della zona perineale. Così facendo state realizzando una respirazione diaframmatica corretta con rinforzo della zona pelvica, che vi darà grandi benefici nel momento del parto!

28/07/2025

Ansia per mancanza di tempo, ansia per il lavoro, ansia per le notizie in televisione... Viviamo in un mondo ansiogeno.
Veniamo al dunque. La prima cosa da verificare è se c’è una reale causa scatenante: un esame, una situazione di reale pericolo o altro.
Se la risposta è sì, bisogna capire se è una situazione ricorrente e potenzialmente evitabile oppure no. Se l’ansia è generata dal lavoro, o dall’impegno all’università, da determinate situazioni sociali, dovremmo riflettere sulle nostre scelte. Se l’ansia invece è ricorrente ma totalmente slegata da cause reali (il cibo, le relazioni sociali in generale..) necessita di un approfondimento più importante.
Alcune persone convivono con l’ansia per tutta la vita, con ripercussioni anche gravi sulla salute. La sensazione di paura legata all’ansia scatena una serie di reazioni fisiche e ormonali che in situazioni di reale pericolo sarebbero funzionali e adattive, ma in situazioni di ansia cronica diventano dannose e logoranti.
Cosa fare quindi?
1. Se l’ansia è legata a una situazione specifica, è bene affrontare tale situazione una volta per tutte. Tutto può cambiare e noi abbiamo il potere di scegliere per il nostro bene. Se abbiamo scelto un lavoro che non ci piace, una relazione di coppia insoddisfacente o «tossica», o è arrivato il momento di allontanarci dalla nostra famiglia… dobbiamo affrontare la situazione.
2. Se l’ansia è legata a uno specifico motivo scatenante come cibo, relazioni sociali, spazi affollati...iniziamo a prendere nota di quali sono le situazioni più critiche e ci domandiamo: «Nell’ipotesi peggiore, cosa potrebbe capitare?» Se l’ansia è pervasiva, ricorrente e si «attiva» nelle più svariate situazioni, le regole appena accennate sono comunque valide e bisogna prendere in considerazione un percorso di psicoterapia cognitiva e meditazione.

Le tecniche di respirazione possono aiutare moltissimo: fra queste suggerisco quella cosiddetta «in 3 tempi»:
1. inspirazione diaframmatica attraverso il naso
2. inspirazione toracica attraverso il naso
3. espirazione completa rilassante attraverso la bocca.
Durante la fase 3 vi suggerisco di ripetere mentalmente la frase «sono rilassato» o «sto bene».
Ovviamente, si tratta di un semplice esercizio. Non ho la pretesa di fornire nessuna bacchetta magica, ma visto che vi posso garantire che anche io nella mia vita ho sofferto e soffro di ansia, cerco di essere molto realista: cose semplici danno grandi risultati. Si tratta solo di conoscere gli strumenti e saperli praticare, alcune volte anche a livello preventivo. Credetemi!

Indirizzo

Via Amendola, 17
Agropoli
84043

Telefono

3476610163

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