
24/08/2025
Sai qual è la cosa più difficile, oggi?
Alzarsi la mattina
e non diventare cattivi come il mondo.
La gentilezza
è un atto di resistenza quotidiana.
Non è roba da educati,
è roba da sopravvissuti.
Perché chi è gentile
lo è nonostante le ferite,
nonostante la fatica,
nonostante il disincanto.
Quando sei sfiancato,
quando non ce la fai,
non ti serve una morale da quattro soldi.
Ti serve qualcuno che ti guardi
e ti dica:
“ti vedo”.
Ti serve un gesto che non chiede nulla,
una mano che si tende,
un tempo che si regala.
La gentilezza non è una questione di buone maniere.
È un modo di stare al mondo
con coraggio,
di restare umani
anche quando conviene spegnersi.
È l’arte di non diventare come chi ferisce,
di non rispondere con lo stesso veleno.
È un no urlato piano
all’indifferenza che ci divora.
Un no che dice:
non mi fate smettere di sentire,
non mi fate smettere di credere.
E allora sì,
quando vi sembra di affogare,
quando pensate di non avere più nulla da dare,
non fate gli indifferenti.
Cercate la gentilezza.
Fatela.
Pretendetela.
Perché senza gentilezza
crolla tutto.
Crollano i gesti,
gli abbracci,
le carezze che salvavano la pelle.
E restiamo chiusi in una corazza
a fingere di bastarci.
Ognuno in silenzio
con la propria ferita in mano.
Perché la gentilezza
è attenzione
è cura
è duro lavoro.
Perché la gentilezza
è quel muscolo invisibile
che nessuno vede
ma che tiene in piedi il cielo.