Casa dei Tajarin

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"IL CIBO NON DEVE NUOCERE ALLA SALUTE" Tutto il mio lavoro è pensato per mantenere la vitalità delle materie prime che formano l’alimento, condizione essenziale per una sana nutrizione che sostiene al meglio la nostra salute quotidiana.

09/03/2024

Levare dalle abitudini culinarie le devianze commerciali che infestano mentalità e tecniche di lavorazione per generare vizi controllabili e gestibili, permette all’enogastronomia di riacquisire le virtù per noi indispensabili e veramente godibili sprigionate dai principi dell’alimentazione e dell’ecologia.

25/02/2024

[[ Le persone non mettono più piede sulla terra nuda. Le loro mani si sono allontanate da erbe e fiori, non rivolgono lo sguardo al cielo, le loro orecchie sono sorde al canto degli uccelli, il loro naso è diventato insensibile a causa dei fumi dei tubi di scappamento e la loro lingua e il loro palato hanno dimenticato i sapori semplici della natura. I cinque sensi sono cresciuti isolati dall'ordine naturale. La gente si è allontanata di due o tre scalini dal vero uomo. (…)
Le vera gioia delle persone consisteva in un'estasi naturale. Questo esiste solo in natura e svanisce lontano dalla Terra. Un ambiente non può esistere al di fuori della natura e l'agricoltura deve essere la base per vivere. Il ritorno delle persone in campagna per coltivare la terra e creare villaggi di persone vere è la strada da percorrere per la creazione di città ideali e nazioni ideali. ]]

La città ideale
Masanobu Fukuoka (1913-2008)

23/01/2024
07/05/2020

"Un toro si sazia pascolando in un terreno di pochissimi iugeri, una sola belva basta a più elefanti, l'uomo per nutrirsi ha bisogno della terra e del mare.
Ma come? La natura ci ha dato un corpo tanto piccolo e un ventre così insaziabile da superare l'ingordigia degli animali più grossi e voraci?
Niente affatto, come sono minime le esigenze della natura!
Si sazia con poco.
Non è la fame del ventre che ci costa molto, ma l'ostentazione.
Pertanto quelle persone "soggette al ventre", come scrive Sallustio, consideriamole animali, non uomini, anzi, certuni neppure animali, ma morti.
È vivo chi è utile a molti, è vivo chi fa buon uso di se stesso; quelli che si nascondono, immobili nel loro torpore, stanno in casa loro come in una tomba.
Ne puoi incidere il nome sul marmo della soglia : hanno anticipato la morte.
Stammi bene

(Lucio Anneo Seneca - Lettere a Lucilio)

05/02/2020

FARINA BIANCA O FARINA INTEGRALE?

La domanda che tutti si pongono è : fa davvero così tanta differenza se anziché consumare farina integrale continuiamo a consumare farina bianca?
In fondo ne mangiamo poca e se ci mettiamole verdure sopra e se questo e se quello ...?
La risposta è breve : sì, fa davvero un’enorme differenza.
Cerchiamo anche di capire il perché.
Gli studi in ambito nutrizionale sono chiari a tal punto che la stessa Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) consiglia di ridurre il consumo giornaliero di zuccheri semplici ad una quota inferiore al 10%, meglio se scende al 5%. Si tratta cioè di circa 25 gr. al giorno di zuccheri semplici, ovvero, sei bustine di zucchero, ovvero ancora UNA sola bibita gasata. Di fatto lo zucchero naturalmente presente negli alimenti è già sufficiente a superare quella quota e non dovremmo affatto aggiungerne altro.
Occorre inoltre sapere che il problema principale degli zuccheri semplici è l’indice glicemico. La questione vale a dire non è soltanto la quantità di carboidrati presenti nell’alimento (carico glicemico), ma anche la velocità con la quale questi vengono assorbiti dall’organismo e messi in circolo (indice glicemico).
È come se volendo riscaldare casa usassimo paglia piuttosto che legno. La prima farà fiammate alte che rischieranno di incendiare casa e si consumeranno in fretta, il secondo invece rilascerà calore più lentamente e più a lungo. Con il cibo funziona esattamente allo stesso modo. Posso ingerire prodotti che, rilasciando zuccheri lentamente, prolungano il senso di sazietà o al contrario ingerire prodotti che forniscono anche la stessa quantità di zuccheri ma tutti assieme. L’organismo risponderà producendo enormi quantità di insulina con lo scopo di sequestrare quanto più in fretta possibile il glucosio dal circolo sanguigno. Al picco glicemico seguirà nel giro di qualche ora un calo brusco della glicemia e quindi un nuovo senso di fame.
L’iperglicemia nel tempo crea inoltre infiammazioni croniche e fenomeni di insulino-resistenza predisponenti a obesità oltre che sindrome metabolica e problemi cardio-vascolari.

Alessio Farina

FARINE INDUSTRIALI E DIABETE : RELAZIONI PERICOLOSE Pubblicato il 13/01/2020 L’esplosione delle patologie metaboliche è ...
04/02/2020

FARINE INDUSTRIALI E DIABETE : RELAZIONI PERICOLOSE

Pubblicato il 13/01/2020

L’esplosione delle patologie metaboliche è del tutto moderna, e coincide con il cambiamento degli stili di vita e della qualità del cibo.
Tra queste, offuscata dall’ampia risonanza della gluten sensitivity, c’è il diabete mellito, o di tipo 2, di cui si parla poco nonostante sia la prima malattia correlata all’alimentazione con 60 milioni di malati in tutto il mondo. Oltre ai noti scompensi metabolici legati all’insulina, anche le modificazioni a cui è soggetta la parte amilacea dei nostri cibi ne sono implicate.
Nel frumento al pari del glutine anche l’amido è stato oggetto di miglioramento biotecnologico, dato che per ottenere maggiori rese ne è stata aumentata la quantità nel chicco. Va chiarito che con l’aumentare del contenuto di amido quello delle proteine diminuisce e per questo molti grani moderni, contrariamente a quanto si crede, contengono meno glutine rispetto a molte delle vecchie varietà (Geisslitz et al., 2019). Ma di una qualità tenace, che come sappiamo ha creato una nuova casistica di reazioni avverse. Non sono altrettanto note però le conseguenze nutrizionali delle trasformazioni subite dalla struttura dell’amido, che si modifica se sottoposta a riscaldamento in presenza di acqua: tra i 50°C e i 70°C, le sue particelle idratandosi si gonfiano, e generano una viscosità definita come gelatinizzazione; un fenomeno quotidiano, che si riconosce nella collosità della pasta scotta per intenderci. Più un amido si gelatinizza, più è facilmente digeribile dagli enzimi intestinali, che non vuol dire più ‘leggerezza’ ma una maggiore propensione a trasformarsi in glucosio, aumentando la glicemia, misurabile con il famoso indice glicemico (IG) (Ross et al., 1987).
Vediamo cosa succede con la molitura. Quando un amilaceo come il frumento è macinato, le particelle di amido diventano più sottili e questo induce una maggiore capacità di incorporare l’acqua, quindi poi di gelatinizzarsi, comportando l’aumento dell’IG. I cilindri dei mulini industriali poi, lavorando grosse quantità di granella a grandi velocità, si scaldano e possono raggiungere anche i 60°C. Insieme al fatto che per facilitare la molitura la granella viene umidificata, ecco che otteniamo una parziale gelatinizzazione. Anche se con il raffreddamento avviene un processo inverso, detto retrogradazione, per il quale l’amido tende a tornare alla struttura precedente, tale processo non è del tutto reversibile, per cui è vero che le farine vengono poi raffreddate, ma questo non evita del tutto l’aumento dell’IG. In sintesi, maggiore è la temperatura in fase di molitura, maggiore è il grado di raffinazione, maggiore sarà l’IG della farina. Ecco perché la molitura a pietra è da favorire. ‘Frantumando’ il chicco, e non ‘sfogliandolo’ come fanno i cilindri dei mulini industriali, ne conserva gli strati esterni ricchi di minerali, vitamine e fibre. Inoltre le macine a pietra lavorano piccole quantità di granaglie e a bassi giri, e non superano mai i 42°C, ben al di sotto del range della gelatinizzazione.
La processazione industriale delle farine induce un’alterazione dell’amido che ne cambia la natura anche a livello nutrizionale, e genera nell’alimentazione un’introiezione occulta di zuccheri disponibili. Come nel ‘pane comune’, con farine altamente raffinate e parzialmente pre-gelatinizzate, con un IG intorno ai 70. Guardiamo alla differenza con quello integrale dove gli amidi restano grossolani, meno ‘idrolizzabili’ dunque, e insieme alle fibre costituiscono una barriera per l’assorbimento intestinale. Se si aggiunge il lievito naturale, che contribuisce a ridurre ancora di più l’IG, ne risulta uno ben più basso, tra 35 e 45.
Discorso a parte merita l’alimentazione senza glutine, la cui industria si è organizzata in specifiche filiere che sopperiscono la mancanza, in fase di trasformazione, del vituperato polimero gluteninico. Oltre all’uso di additivi, agglutinanti e addensanti, qui la gelatinizzazione, e la ‘viscosità’ che conferisce alle farine, è proprio ricercata ed indotta, per compensare la mancanza di forza agglutinante nella massa da trasformare in pasta, pane e derivati. Per questo i molini dedicati alla sfarinatura gluten-free basano il loro funzionamento proprio su alte temperature e alti gradi di umidità, per ottenere farine pre-gelatinizzate stabilizzate. Non a caso l’IG del pane bianco senza glutine si aggira tra i 90 e i 95.
Troppo poco si dice sul rischio di esposizione diabetica in questo tipo di alimentazione, come in quella più diffusa basata su prodotti raffinati e industriali (American Heart Association, 2017).

Valentina Dugo

Bibliografia:
• Geisslitz, S., Longin, C. F. H., Scherf, K. A., & Koehler, P. (2019). Comparative Study on Gluten Protein Composition of Ancient (Einkorn, Emmer and Spelt) and Modern Wheat Species (Durum and Common Wheat). Foods, 8(9), 409.
• Ross, S. W., Brand, J. C., Thorburn, A. W., & Truswell, A. S. (1987). Glycemic index of processed wheat products. The American journal of clinical nutrition, 46(4), 631-635.
• American Heart Association. “Low gluten diets linked to higher risk of type 2 diabetes.” ScienceDaily, 9 March 2017. .

Diets higher in gluten were associated with a lower risk of developing type 2 diabetes. Study participants who ate less gluten tended to eat less cereal fiber, a known protective factor for developing type 2 diabetes.

L'IMPATTO DELLA DIETAI ricercatori, non potendo contare su dati omogenei relativi ai singoli Paesi, hanno preso in esame...
02/10/2019

L'IMPATTO DELLA DIETA
I ricercatori, non potendo contare su dati omogenei relativi ai singoli Paesi, hanno preso in esame i consumi di 15 categorie alimentari: quelle che possono proteggere o mettere a repentaglio la nostra salute. Complessivamente, il consumo dei nutrienti necessari e dei cibi «sani», nel 2017, è stato inferiore rispetto ai valori considerati ottimali.
I divari più ampi - tra i valori reali e quelli auspicabili - sono stati registrati negli apporti di semi, frutta secca, latte e cereali integrali. Quasi ovunque superiori ai valori indicati nelle linee guida delle principali società scientifiche invece i consumi di carni rosse, bevande zuccherate e altri alimenti ricchi di grassi: considerati «nemici» della salute, se consumati in quantità eccessive (come accade). «Il nostro lavoro evidenzia come si continui a consumare una maggiore quantità di alimenti malsani rispetto a quelli che invece dovremmo prediligere per difendere la nostra salute - afferma Ashkan Afshin, epidemiologo dell'Università di Washington e coordinatore della ricerca -. Occorre un intervento a più livelli sul sistema alimentare per promuovere la produzione, la distribuzione e il consumo di cibi sani».
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(19)30041-8/fulltext
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(19)30500-8/fulltext

This study provides a comprehensive picture of the potential impact of suboptimal diet on NCD mortality and morbidity, highlighting the need for improving diet across nations. Our findings will inform implementation of evidence-based dietary interventions and provide a platform for evaluation of the...

https://www.arte.tv/de/videos/084680-003-A/koestliches-piemont/
23/09/2019

https://www.arte.tv/de/videos/084680-003-A/koestliches-piemont/

Das Piemont gilt als kulinarisches Dorado Italiens. Die Dokureihe stellt talentierte Köche, engagierte Bauern und kreative Erzeuger in der Region vor. Diese Folge begibt sich ins Herzen des Piemonts: Zwischen Asti und Alba, Busonengo und Turin sind Weinbergschnecken, Tajarin und Risotto typisch fü...

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