28/05/2025
𝗜 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗲 𝗹𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗲
𝗨𝗻’𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝗱𝗮 𝘀𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮𝗿𝗲 🤧
👨🏻⚕️È noto da tempo che, in favore delle persone allergiche, possano intervenire anche i probiotici.
‘𝗣𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗼’ é una parola che deriva dal greco e che significa "a favore della vita". I 𝗯𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶, se assunti correttamente, sono in grado di modulare la microecologia intestinale 𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗯𝗲𝗻𝗲𝗳𝗶𝗰𝗶 𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗹’𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼. Occorre, tuttavia, saper discriminare fra probiotici, troppe volte ancora banalizzati, grossolanamente inclusi in categorie generiche di “integratori” e somministrati alla rinfusa, quasi che un tipo di probiotico valesse esattamente quanto un altro, pur se tra loro diversi e filogeneticamente distanti.
Secondo l’𝘖𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘔𝘰𝘯𝘥𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘢𝘯𝘪𝘵𝘢̀, i probiotici sono 𝘮𝘪𝘤𝘳𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘴𝘮𝘪 𝘷𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦, 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘢𝘴𝘴𝘶𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘶𝘰𝘮𝘰, 𝘳𝘪𝘮𝘢𝘯𝘨𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘶𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰 𝘭𝘢̀ 𝘥𝘰𝘷𝘦, 𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘢 𝘳𝘪𝘱𝘳𝘰𝘥𝘶𝘳𝘴𝘪 𝘦 𝘢 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘪𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘳𝘴𝘪, 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘷𝘦𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘢 𝘴𝘷𝘰𝘭𝘨𝘦𝘳𝘦 𝘧𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘮𝘦𝘵𝘢𝘣𝘰𝘭𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘶𝘪 𝘴𝘪 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘦𝘳𝘢̀ 𝘭’𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘰 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘴𝘮𝘰. E nell’intestino per essere efficaci, 𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝗿𝗰𝗶 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶 grazie a specifici processi di microincapsulazione che permettano loro di attraversare lo stomaco senza essere danneggiati dai succhi gastrici.
Solo per fare un esempio, lo yogurt semplice può contenere specie di batteri (come il 𝘓𝘢𝘤𝘵𝘰𝘣𝘢𝘤𝘪𝘭𝘭𝘶𝘴 𝘣𝘶𝘭𝘨𝘢𝘳𝘪𝘤𝘶𝘴 𝘦/𝘰 𝘭𝘰 𝘚𝘵𝘳𝘦𝘱𝘵𝘰𝘤𝘰𝘤𝘤𝘶𝘴 𝘵𝘩𝘦𝘳𝘮𝘰𝘱𝘩𝘪𝘭𝘶𝘴) che vengono distrutti dagli acidi dello stomaco. Più resistenti ed immunologicamente attivi sono, invece, il 𝘓𝘢𝘤𝘵𝘰𝘣𝘢𝘤𝘪𝘭𝘭𝘶𝘴 𝘤𝘢𝘴𝘦𝘪, il 𝘓𝘢𝘤𝘵𝘰𝘣𝘢𝘤𝘪𝘭𝘭𝘶𝘴 𝘗𝘭𝘢𝘯𝘵𝘢𝘳𝘶𝘮, il 𝘓𝘢𝘤𝘵𝘰𝘣𝘢𝘤𝘪𝘭𝘭𝘶𝘴 𝘙𝘩𝘢𝘮𝘯𝘰𝘴𝘶𝘴, il 𝘓𝘢𝘤𝘵𝘰𝘣𝘢𝘤𝘪𝘭𝘭𝘶𝘴 𝘚𝘢𝘭𝘪𝘷𝘢𝘳𝘪𝘶𝘴, ma questo non vuol dire affatto che questi ceppi probiotici possano essere somministrati a tutti indiscriminatamente.
Sul piano delle allergie, da un’ampia letteratura scientifica oggi disponibile, si può desumere che 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗼𝗰𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗯𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝗶𝘂𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻’𝗶𝗽𝗲𝗿𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮́ 𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗰𝗮. Già agli inizi degli anni 2000, riviste scientifiche prestigiose pubblicavano una serie di studi che dimostravano l'effetto preventivo, in bambini ad elevato rischio genetico di sviluppare allergie, di trattamenti con specifici lattobacilli somministrati alla madre 2-4 settimane prima del parto e poi o alla madre (se allattava) o al lattante (direttamente nella pappa) per 6 mesi. I risultati di questi studi hanno dimostrato 𝘂𝗻𝗮 𝗳𝗿𝗲𝗾𝘂𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗱𝗲𝗿𝗺𝗮𝘁𝗶𝘁𝗲 𝗮𝘁𝗼𝗽𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗶𝗺𝗲𝘇𝘇𝗮𝘁𝗮 𝗻𝗲𝗹 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝗹𝗹𝗼.
Una ricerca più recente, condotta dall'𝘐𝘯𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘵𝘦 𝘰𝘧 𝘍𝘰𝘰𝘥 𝘙𝘦𝘴𝘦𝘢𝘳𝘤𝘩 𝘥𝘪 𝘕𝘰𝘳𝘸𝘪𝘤𝘩 in Gran Bretagna, ha dimostrato l’𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗯𝗲𝗻𝗲𝗳𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗶𝗻 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗱𝘂𝗹𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝗿𝗶𝗻𝗶𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗴𝗶𝗰𝗵𝗲. I risultati della ricerca hanno evidenziato come in persone allergiche sottoposte a terapie probiotiche, pure nel periodo di massima espressione dell’allergia, 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘃𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗯𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗶𝗹 𝗹𝗶𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗜𝗴𝗘, cioè di quelle cellule la cui presenza e la cui concentrazione nel sangue si associano al rischio e alla severità delle manifestazioni allergiche.
❓Ma i probiotici da utilizzare per questi trattamenti sono i vecchi “fermenti lattici” di una volta? O, nel tempo, qualcosa è cambiato?
❓E come si fa ad effettuare una cura probiotica personalizzata?
❓Che tipo di ceppo batterico si dovrà scegliere?
❓Quanto tempo dovrà durare il trattamento?
❓Di quanti miliardi di ceppi dovrà essere composta ogni singola dose? Più ce ne sono e meglio è?… o non è così?
❓E come si fa a valutare gli effetti finali della terapia sul microbiota residente?
📌Saranno questi i temi della prossima puntata di 𝗜𝗴𝗲𝗮, 𝗹𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗺𝗶𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲, programmata per il prossimo 𝟯𝟬 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 e alla quale fin d’ora vi invito a partecipare 😊