C'era una volta il covid

C'era una volta il covid concorso letterario internazionale

10/09/2021

Per. Concludere ecco la lettera prima classificata per la sezione diversamente abili
A Giulia di Irene Carta.

Carissima Giulia
spero che questa mia lettera ti trovi in buona salute. Come sai, la pandemia del 2020 si era portato
via mio nonno e recentemente, all’interno di un libro di poesie in lingua sarda, ho trovato una
lettera indirizzata a tuo nonno, suo grande amico. Non saprei dirti perché non gliela spedì, forse
aveva saputo della sua malattia, o forse non aveva fatto in tempo perché la morte aveva trovato
prima lui. Tutti e due, anziani e già ammalati, furono facile preda del virus . Fu una strage di
vecchietti per lo più già minati nella salute. Come leggerai nella lettera, nonno era perfettamente
consapevole del pericolo che correva , ma questo non gli impedì di essere testimone lucido della
vita al tempo del covid 19, tanto che in quei fatti trovò l’ispirazione per le poesie che leggerai
all’interno della lettera.
Ecco il testo della lettera
Amico caro,
questa mia lettera ti stupirà, ne sono certo. Ti chiederai perché non ti chiamo al telefono per dirti le
stesse cose; ma sai, questo tempo che stiamo vivendo, molto complicato e incerto, che non si sa
quanto durerà e che esito avrà, mi sta provocando un malessere che non riesco a vincere. Il fatto è
che , da quando è iniziata questa pandemia, ho come l’impressione che mi stia sfuggendo il tempo
e che sto perdendo qualcosa che non ritroverò più. E’ un malessere che voglio esprimere con
parole scritte perché mi soffermo di più a sceglierle , perché sono più ponderate ; concorderai con
me che le parole dette al telefono spesso volano via senza lasciare traccia.
Voglio invece che di questo periodo e di quel che si prova, rimanga una traccia, per noi, per i nostri
figli , per i nostri nipoti. Per non dimenticare , per monito, per ricordarci che niente è certo e
definitivo, che in un attimo possiamo perdere la serenità e tutto quello che avevamo costruito;
potremmo perdere la nostra vita e quella dei nostri cari.
In un attimo abbiamo perso le nostre libertà, libertà di andare, ve**re, fare e non fare.
Mi intristisce pensare ai bambini che non conosceranno la dolcezza di un abbraccio, la gioia di una
partita di calcio con gli amichetti, che avranno come unico compagno di giochi un telefonino.
Amico mio, mi dirai che ho poca fiducia nelle persone a cui è affidata la nostra sicurezza, ebbene
si, ho poca fiducia. Ho come l’impressione che non abbiano le idee molto chiare, che copino le
soluzioni prese da altri in altri contesti. La nostra vita è affidata a dei numeri, possiamo essere
rossi, arancione, gialli o bianchi. Come ragioniere ho sempre sostenuto che i numeri non sbagliano,
che i numeri ti danno la certezza, ma i numeri si prestano anche ad essere manipolati.
Tu lo sai che mi piace scrivere poesie sia in “ limba” che in italiano e anche in questo periodo ne ho
scritto alcune che ti invio.
La prima è dedicata al nostro Papa che da solo , con un cielo plumbeo, ha attraversato la Piazza
San Pietro per raccogliersi in preghiera , come un Padre che sente su di sé la responsabilità del
destino dell’umanità.
Solu, Solo,
in una pratza tropu manna in una piazza troppo grande
tropu sbuida, tropu cittìa. troppo vuota, troppo silenziosa.
Nosus incottius in domus nostras, Noi, chiusi nelle nostre case,
Issu in su caminu., Lui nella strada,
solu, solo
eppuru imponenti. Eppure imponente
Proirit, Piove,
ma non timit frius, aqua o bentu, ma non teme freddo, acqua o vento.
A siguru un Angelu misericordiosu Sicuramente un Angelo misericordioso
cun is alas di fait peracu con le ali gli fa ombrello
Solu, in su caminu, Solo, nella strada,
cun passu lentu, ma siguru, con passo lento ma sicuro
a s’atobiu non podit mancai. All’appuntamento non può mancare
Est su Papa de medas ma non de totus E’ il Papa di molti ma non di tutti
Ma oi de totus est su babu Ma oggi è il Padre di tutti
Contra sa pestilenza Contro la pandemia
trumentu de su mundu intreu tormento del mondo intero
una gratzia domandat una grazia chiede
a s’unicu Deus. All’unico Dio.
Una luxi dividit is nuis Una luce attraversa le nuvole
Est arribada s’ora, E’ giunta l’ora
in sa pratza non c’est nixiunu nella piazza non c’è nessuno
ma su Papa non est prus solu. Ma il Papa non è più solo.
Ho dedicato una poesia anche alla mascherina, alla quale affidiamo la nostra salute , ma che ci nasconde al
mondo e nasconde il mondo ai nostri occhi.
Sa mascaredda La mascherina
Est una mascaredda, E’ una mascherina,
ma non de carrasciale ma non di carnevale
mi fait sa faci seria mi fa la faccia seria
e non mi fait arriri e non mi fa ridere
Funt quindixi centimetrus de tela, Sono quindici centimetri di tela,
ma pesant unu quintali. ma pesano un quintale
Nasu e buca acuaus de custu patimentu Naso e bocca nascosti,
sa boxi est cambiada la voce cambiata,
e m’ est finzas passada sa gana de chistionai. mi è passata, perfino, la voglia di parlare
Ne amigu ne parenti potzu prus basai. Amici e parenti non posso più baciare
Est sceti unu pannixeddu E’ solo una pezzuolina
postu tra mei e sa vida, posta tra me e la vita
est una bandera contras sa pandemia. È una bandierina contro la pandemia
Contras su virus sperdidori Contro il virus assassino
benìu chini sciri de aundi venuto chissà da dove
po impestai su mundu per avvelenare il mondo
e trumentai sa genti. e tormentare la gente
Arriolada pensu: Preoccupata penso;
“podit una mascaredda “può una mascherina
binciri su virus barbaru?” vincere il virus maligno”
“Podit unu pannixeddu “può una pezzuolina
salvai su mundu intreu?” salvare il mondo intero?”
Ti starai chiedendo perché ti scrivo anche le traduzioni, lo faccio perché voglio che anche i nostri
figli e nipoti imparino la nostra bella lingua,
L’ultima poesia che ti invio, riassume i vari fatti che mi hanno più turbato, in particolare “la
processione” dei camion militari carichi di bare che cercavano un camposanto dove depositarle.
Virus Virus
Apu biu arrugas Ho visto strade
desertas e scolorias. deserte e senza colori.
Apu biu cresias e iscolas Ho visto chiese e scuole
abandonadas. abbandonate.
Apu biu butegas e fabricas Ho visto botteghe e fabbriche
serradas. chiuse.
Apu biu ominis e feminas, Ho visto uomini e donne
mannus e piticus, grandi e piccoli
mascaraus. mascherati.
Apu biu uspidalis prenus de maladius, Ho visto ospedali pieni di ammalati
ma cun pagu dotoris. ma con pochi dottori.
Apu biu procesionis de autocarrus Ho visto processioni di autocarri
circhendi unu campusantu.. che cercavano un camposanto.
Apu biu un omini anzianu e solu, Ho visto un uomo anziano e solo
bistiu de biancu, vestito di bianco
circhendu su logu giustu po pregai. che cercava il luogo giusto dove pregare.
Unu virus s’est presentau in su mundu, Un virus è apparso nel mondo
e su mundu s’est firmau, e il mondo si è fermato,
spantau, atzicau. incredulo, spaventato.
Sa vida de medas, La vita di tanti
custu virus at pigau, questo virus si è preso
a is atrus at lassau agli altri ha lasciato
sa timoria de unu carinniu la paura di una carezza
e de una strinta ‘e manu. e di una stretta di mano.
Ti ho rattristato?. Perdonami, ma nonostante tutto , sappi che sono fiducioso, credo che presto scopriranno
il vaccino che ci aiuterà a sconfiggere questa pandemia e molto possiamo fare anche noi, nel nostro piccolo,
in fondo basta un po’ di attenzione e rispetto per sé e per gli altri.
Ti saluto, amico mio, fammi avere presto tue notizie e spero di vederti e poterti riabbracciare presto.
Un abbraccio,
il tuo amico di sempre,
Mario
Cagliari, 25 aprile 2021
E’ una bella lettera, non trovi? Traspare l’affetto che legava i nostri nonni. Purtroppo hanno fatto una
br**ta fine, con un funerale che non era un funerale. Morti in solitudine, senza il conforto dei familiari e
senza la compagnia degli amici. Fortunatamente quei tempi sono lontani e noi possiamo vivere di nuovo
liberi e sicuri.
Ti abbraccio
Lino

09/09/2021

Lettera prima classificata sezione under 18
Martina Primerano

21/05/31
Madrid/Spagna
Cara Anne,
come va lì da te in Italia?
Qui da me in Spagna una meraviglia, Madrid è stupenda, ho appena
cominciato a portare tutti gli scatoloni del trasloco a casa, è stata una
fatica, visto che l'ascensore non funzionava, ma ci sono riuscita.
Sai la cosa buffa? Guardando dentro alcuni vecchi scatoloni ho ritrovato
“Il ritratto di Dorian Gray”, ho sempre amato quel libro, ero follemente
innamorata di ciò che scriveva Oscar Wilde, quando ero una ragazzina
quel libro mi ha accompagnato in tanti momenti belli e brutti.
Tu l’hai mai letto? Se la risposta è no, devi assolutamente rimediare!
Una frase che ricordo ancora a distanza di anni è “ormai la gente sa il
prezzo di tutto e il valore di nulla”, e sai quando ho cominciato a capire il
valore della vita, della libertà, della spensieratezza?
Dopo il covid-19, quel maledetto periodo…
pianti, paure, urla soffocate sul cuscino, problemi con il mangiare, studio,
pensieri a non finire.
Alla fine non ho mai realizzato che mi erano stati tolti gli anni migliori della
mia vita, non ho mai capito che lo stare chiusi in casa mi stesse
danneggiando soprattutto mentalmente.
La voglia di studiare, anche quando gli argomenti erano interessanti, non
c’era.
Il mio cervello non memorizzava, non applicava gli insegnamenti.
I voti non mi interessavano più, poteva essere un 8 come un 4, si riduceva
sempre ad un'alzata di spalle e via.
Le lezioni, per quanto ti sforzassi di ascoltare, si riducevano sempre ad
un piccolo vocio che faceva da sfondo ad altri mille pensieri che
vorticavano nella tua testa.
La rabbia, rabbia immotivata che cercavi di sopprimere, perché ogni
proposta equivaleva ad uno sbuffo e ogni domanda ad un’alzata di occhi
al cielo.
E le persone non andavano mai bene.
Quello ride troppo, che fastidio! quello invece ha sempre il muso, mamma
mia!
Ma questo quanto parla? può stare un attimo zitto? mi fa male la testa, e
questo qui? non ha spiccicato mezza parola, ma che è muto?
La cosa ironica è che non andavi mai bene nemmeno tu.
E allora le notti che prima passavi a dormire diventavano notti insonni a
piangere, perché non eri mai all’altezza degli standard moderni.
I pasti, i due piatti di pasta al sugo si trasformavano in un bicchiere
d’acqua perché guardandoti allo specchio il tuo fisico ti faceva ribrezzo.
E quando i tuoi amici scherzavano sulle tue insicurezze, dovevi ridere
perché sennò eri quella del gruppo senza senso dell’umorismo.
Poi c’era quella maledetta mascherina, avevi cominciato ad odiare la
parte nascosta del tuo viso, quindi desideravi indossarla anche quando
non serviva.
L’amuchina, o igienizzante come preferite, era diventata un'ossessione,
perché a casa avevi i nonni, gli volevi un bene dell’anima, e non volevi
neanche vederli per paura di potergli fare qualcosa.
Il rinchiudersi in se stessi perché quelle voci che sentivi ti dicevano che
non avevi bisogno di amici, che ti bastavi solamente tu, tu e nessun altro.
Mamma e Papà ci provavano a farti uscire, a farti sorridere, a toglierti quel
peso dal petto…
ma ogni battuta era una risata falsa, ogni uscita erano piedi trascinati a
terra senza voglia, con in mano un telefono per sapere tutte le nuove
notizie sul covid, chi diceva una cosa, chi ne diceva un’altra, erano sempre
constatazioni diverse e tu eri semplicemente più confusa.
E volevi davvero raccontare a tua mamma che la scorsa sera hai fatto una
cosa di cui ti sei pentita, però quando eri davanti a lei l’unica cosa che si
percepiva era il silenzio.
Ecco cosa mi ha fatto il covid, Anna, ha distrutto una ragazza già fragile
di suo.
Ma il covid non ha distrutto solo me, ha distrutto milioni di ragazzi…
nessuno lo ha capito però, nessuno ha percepito le nostre urla, le nostre
grida d’aiuto.
Soli ci siamo rialzati, abbiamo lottato per ricordare a tutti che il covid non
è stato solo un virus, ma qualcosa che ha fatto parte della nostra vita nel
bene e nel male.
Oddio Anne, ti ho scritto molto, ma sai, quando prendo in mano una penna
è sempre così.
A dire il vero non so se ti invierò mai questa lettera, ma se lo facessi, sappi
che è anche merito tuo se ho sconfitto il mio mostro chiamato covid.
Saluti,
Tua Mart

08/09/2021

Questo il testo della lettera vincente per la sezione over 18,nei prossimi giorni pubblicheremo le altre due , sezione under 18 e sezione diversamente abili

Lettera a mio figlio di Marco Pomar
Caro figlio mio,
è con un’incredibile emozione che ti scrivo questa lettera, avendo cura di conservarla
per bene, in attesa che tu possa leggerla con il senno di un giovane uomo.
Sei nato oggi, mio primo genito, e l’euforia che mi pervade voglio trasferirla su foglio,
perché tu un giorno possa almeno in parte percepirla.
Adesso tutto è gioia e colore, ma solo dieci anni fa qui era molto diverso. Era il
duemilaventi, e per un capriccio della storia tutto in quell’anno girò al contrario: la
logica, il buon senso, la vita quotidiana.
Nel mondo al contrario del duemilaventi, per dirne una, la parola “positivo” aveva
un’accezione negativa, e la parola “negativo” un’accezione positiva.
Se volevi bene a una persona, nell’anno al contrario, non dovevi abbracciarla, se un
parente stava male non dovevi portarlo in ospedale, se il nonno era rimasto solo non
potevi portarlo in ospizio. Gli innamorati si tenevano a distanza, i baci erano armi
improprie, mentre le gomitate e i pugni erano legalizzati.
Fu un anno complicato, figlio mio, e anche solo ricordarlo mi porta dolore.
A un certo punto, tra funzionamento al contrario e nuovi modi di vivere, scoppiò una
grande confusione: c’erano i negazionisti che negavano di esserlo, i ristoratori che
non avevano il ristorante ma prendevano i ristori, evasori che protestavano con il
governo perché non gli dava quanto loro evadevano. Pochissimi continuavano a fare
i loro mestieri, mentre gli sciatori non potevano sciare, i nuotatori non potevano
nuotare, e i corridori correvano nei corridoi.
Perfino le scappatelle furono vietate e, quando scoperte, multate con multe salate.
Nell’anno al contrario ci si poteva congiungere solo con i congiunti, e venivi arrestato
se osavi entrare in una banca a volto scoperto. La polizia aveva il compito di
controllare quanti parenti venivano a cena a casa, e così facendo controllavano alle
casse dei supermercati quanto tacchino i cittadini acquistavano, e sopra i due chili
scattava l’accertamento tacchinale a domicilio.
Nel mondo al contrario chi cantava e recitava per mestiere non poteva farlo, e chi non
sapeva cantare si esibiva dal balcone; non c’era la guerra ma c’era il coprifuoco e gli
autisti dei mezzi pubblici per lavorare dovevano già essere tamponati. Financo la legge
2
nel mondo al contrario funzionava al contrario, invertendo l’onere della prova: con
una dichiarazione scritta dovevi dimostrare tu di essere innocente, altrimenti venivi
multato. Nel mondo al contrario un presidente di una grande nazione negava il
risultato elettorale e incitava il popolo alla rivolta contro i palazzi del potere perduto.
Questo accadde perché la politica visse momenti di enorme sbandamento e
confusione, creando crisi di governo in piena pandemia, bloccando l’intera nazione
per beghe di palazzo che il cittadino medio non riusciva a comprendere. Ma questa
cosa era l’unica che non funzionava al contrario. Va sempre così da millenni, te ne
accorgerai presto. Certo, alcuni di loro, per confermare il mondo al contrario, erano
liberi di gridare alla mancanza di libertà e manifestavano liberamente contro la
dittatura del governo.
E infine nel mondo al contrario i minimizzatori, i superficiali e i no vax erano più
ascoltati dei medici, che passarono come eterni nemici della contentezza, limitandosi
a vivere come ospiti negli studi televisivi.
Il mondo al contrario finì quando arrivarono miliardi di dosi di vaccino che furono
iniettate a tutti i cittadini del mondo, e ci vollero mille miliardi di siringhe e ettolitri di
alcool e tonnellate di cotone idrofilo e aghi tanti quanti cinque milioni di pinete.
In pochi mesi il mondo ricominciò a girare nel verso giusto, gli evasori furono liberi di
rievadere, i poveri furono più poveri di prima e i ricchi sempre più ricchi, ma la
patrimoniale non si fece mai perché spaventava il ceto medio.
Adesso ne siamo fuori, figliolo, e la gioia per il tuo arrivo fa sì che io ti proteggerò per
sempre da tutti i virus fetenti che dovessero provare a tornare, li combatterò a mani
n**e e senza bisogno di mascherine, e annullerò le distanze perché tu possa vivere in
mondo senza sospensioni, senza anni al contrario, senza sorrisi nascosti e abbracci
clandestini.
Anche se in verità non sono certo di riuscirci, figliolo.
Tu intanto cresci sereno, poi in qualche modo le cose si risolvono.
Benvenuto al mondo.
Tuo papà. 29/01/2030

La Giuria (*in ordine alfabetico) composta da Michael Colomba, Lorella Di Giovanni, Maura Ianni, Manuela Pineskj ,Nicola...
02/09/2021

La Giuria (*in ordine alfabetico) composta da Michael Colomba, Lorella Di Giovanni, Maura Ianni, Manuela Pineskj ,Nicola Petrosillo, Silvia Vaccarezza ,presieduta, da Christian Rocca ha espresso il suo parere in merito alle 3 categorie presenti al concorso letterario "c'era una volta il covid ( caro amico ti scrivo) promosso dall’Associazione Sclerosi Multipla Sacro Cuore odv Alcamo con il supporto dell'Assessorato alla Cultura della Regione Sicilia.
I giurati, prese le loro decisioni a maggioranza, hanno tenuto a sottolineare che tutte le lettere erano degne della massima attenzione. Lettere profonde, colme di sensibilità, che esprimono tutte la grande voglia di tornare a vivere, di lasciarsi alle spalle con le sue ferite insanabili -troppo spesso- un periodo che entrerà di diritto nella Storia.

Le lettere selezionate sono

sezione under 18
Una lettera fresca, positiva, già proiettata in un futuro migliore.
Cara Anne .. di Martina Primerano

Sezione “ diversamente abili”
Una lettera nella lettera. Un passaggio di poetiche consegne e di un sapere antico che sa toccare il cuore.
Cara Giulia ..di Irene Carta

Over 18
Una lettera con una invidiabile proprietà lessicale, che ha saputo con elegante ironia raccontare e farsi ricordare.
Lettera a mio figlio di Marco Pomar

L’Associazione Sclerosi Multipla Sacro Cuore odv Alcamo ha voluto inoltre riconoscere meriti poetici e di particolare rilevanza sociale attribuendo
menzioni speciali a
“la più piccola iscritta al concorso” Sara Chetta di anni 10
Al “più grande” Giovanni Vassallo di anni 90

Alla poetessa Egidia Eterno che ha accompagnato con i suoi versi le immagini di una Alcamo avvolta da un vuoto surreale. Inoltre come da regolamento sarà premiata la scuola ( Roma )che ha inviato più elaborati è una scuola di Vita (TP) come scuola regione Sicilia

concorso letterario internazionale

02/08/2021

Concorso chiuso!

02/06/2021

Scaduto il tempo per inviare le lettere per poter partecipare al concorso ! Grande riscontro ! Tantissime lettere da ogni dove.Grazie,mille volte grazie a tutti coloro che hanno partecipato.Passiamo la " palla" ai giurati.Un grande in bocca al lupo a tutti.

09/02/2021

Eccoci

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