Dott.ssa Manuela Sonaglio

Dott.ssa Manuela Sonaglio La nostra priorità è prenderci cura della tua SALUTE

06/06/2023

Insieme al Dott. Matteo Guelfi, chirurgo ortopedico, parliamo di artrosi della caviglia, in particolare di quali sono le cause più comuni e come si manifesta.

Sport e altre attività fisiche sono veramente utili per mantenere la schiena in forma?Dott.ssa Manuela SonaglioDottore i...
21/04/2022

Sport e altre attività fisiche sono veramente utili per mantenere la schiena in forma?
Dott.ssa Manuela Sonaglio
Dottore in Fisioterapia
Osteopata D.O.

Generalmente è possibile dire che l’attività fisica beneficia la schiena. L’esercizio fisico non solo migliora le funzioni di sostegno della colonna ma spesso, esercita benefici effetti direttamente sul disco.
L’attività fisica favorisce l’afflusso delle sostanze nutritizie al disco, ritardandone probabilmente il deterioramento. In effetti, l’unico modo attraverso il quale i dischi possono ricevere nutrimento è il movimento. L’esercizio regolare è dunque fondamentale per mantenere una colonna robusta ed elastica; purtroppo la maggioranza degli sport comuni ha un effetto molto limitato nel rinforzare la muscolatura di sostegno della colonna. Spesso gli esercizi provocano delle pressioni disomogenee sulla colonna, con il risultato che spesso ci si ritrova con i muscoli contratti o infiammati.
Nonostante l’elevato numero di casi di atleti professionisti che hanno abbandonato la carriera sportiva per problemi legati alla schiena, sta di fatto che nella maggior parte dei casi la lombosciatalgia affligge l’atleta novizio o del week end: è stato infatti provato che coloro che si dedicano all’ attività fisica senza alcuna precauzione, sfidando i propri limiti, hanno più possibilità di recare danno alla propria schiena senza massimizzare il proprio livello di forma fisica (fitness).
Se l’esercizio è fatto regolarmente senza soffrire di problemi di schiena, non vi è ragione di interrompere la pratica ginnica, porterà un sicuro beneficio. L’integrazione di un regime di mantenimento con esercizi di potenziamento dei muscoli dorsali e facendo precedere la seduta di allenamento da adeguati esercizi di stretching alla colonna.
La colonna vertebrale, rappresenta un autentico miracolo di perfezionamento, tale da consentire agli esseri umani di camminare in posizione eretta lasciando libere le mani per usi più specifici. D’altra parte camminare su quattro zampe non è necessariamente una garanzia di immunità ai problemi di schiena
In alcune razze di animali, infatti, si sviluppano ernie discali.
Quindi se lamentate abitualmente problemi alla colonna dovreste evitare determinati sport e attività in grado di peggiorare la vostra situazione precaria, in particolare quelli che richiedono torsione, inclinazione forzata, inarcamento della colonna.

Dall'8 Aprile 2022, il Prof. Dott. Matteo Formica visiterà presso il nostro Studio Specialistico in Corso Alfonso Lamarm...
29/03/2022

Dall'8 Aprile 2022, il Prof. Dott. Matteo Formica visiterà presso il nostro Studio Specialistico in Corso Alfonso Lamarmora, 9 in Alessandria

I nuovi approcci farmacologici, chirurgici e biofisici migliorano la cura delle fratture vertebrali da fragilità

E' con grande orgoglio che comunico che il Prof. Dott. Matteo Formica verrà a visitare nel mio Studio a partire dal mese...
16/03/2022

E' con grande orgoglio che comunico che il Prof. Dott. Matteo Formica verrà a visitare nel mio Studio a partire dal mese di aprile.

L'ANCADott.ssa Manuela SonaglioDottore in FisioterapiaOsteopata D.O.Il complesso articolare dell’anca o “articolazione c...
10/03/2022

L'ANCA
Dott.ssa Manuela Sonaglio
Dottore in Fisioterapia
Osteopata D.O.

Il complesso articolare dell’anca o “articolazione coxo-femorale” è l’articolazione più grande del nostro corpo, ed una delle più mobili.
L’anca è costituita dall’articolazione tra la testa del femore e l’acetabolo del bacino.
L’acetabolo è una conca ossea a forma di coppa situata nella parte infero-laterale del bacino, mentre la testa del femore è una sfera che si incastra perfettamente alla concavità dell’acetabolo, ed entrambi sono ricoperte di uno strato di cartilagine.
Questo collegamento osseo è rinforzato, come ogni articolazione, da una capsula articolare, legamenti, tendini e muscoli, che insieme mantengono la testa del femore stabile all’interno dell’acetabolo.
E sono proprio queste ultime strutture ad essere responsabili del 90% dei dolori all’anca.
Considerando che l’anca deve sopportare costantemente tutto il peso del tronco e stabilizzare ogni movimento di deambulazione, non c’è da stupirsi che spesso le sue strutture subiscano un qualche danno da sovraccarico funzionale. Quali sono i motivi per cui l’anca può andare in sofferenza:
contratture muscolari
tensioni legamentose
disallineamenti articolari
compressioni nervose
artrosi e artrite
Queste problematiche possono essere acuite da problemi di sovrappeso, che aumentano notevolmente il carico che dovrà sopportare l’anca, e da uno sforzo eccessivo.
Il dolore causato da coxalgia ha caratteristiche precise:
dolore all’inguine, glutei o interno coscia
clic doloroso all’inguine
aumento del dolore quando si fanno le scale
tensione dietro le articolazioni dell’anca durante lo stretching
L’osteopata, attraverso tecniche manuali, può rimuovere gli ostacoli al normale funzionamento di una o piu’ articolazioni per ripristinare proprio quell’equilibrio funzionale che si era alterato.
Per chi soffre di coxartrosi o semplicemente artrosi dell’anca, il dolore si localizza all’inguine, al gluteo, nella faccia anteriore, medialmente e lateralmente della coscia, al ginocchio.
La coxartrosi viene distinta in primaria e secondaria. Nella primaria i soggetti più colpiti sono le donne sopra i 50 anni e può essere associata prevalentemente all’obesità, all’età, all’ereditarietà, al post menopausa, ad alterazioni metaboliche. Nella secondaria, come dice la parola stessa, è secondaria a patologie già esistenti.
Maggiormente colpiti i giovani con fattori predisponenti come displasia congenita, esiti traumatici, patologie vascolari, reumatiche, metaboliche. Queste persone assumono un atteggiamento antalgico durante la stazione eretta e la sua deambulazione risulta alterata.
L’obiettivo della terapia osteopatica è quello di ristabilire la mobilità che è stata alterata normalizzando tutte le aree di carico del bacino e riducendo anche le tensioni tissutali, riducendo la sintomatologia e l’evoluzione degenerativa.
L’osteopata non si concentra unicamente sul dolore provato dal paziente ma verifica l’esistenza di una eventuale sequenza meccanica ascendente e discendente normalizzando l’eventuale adattamento del piede, del ginocchio, del bacino, della colonna e di tutte le strutture ossee e fasciali che entrano in relazione con l’anca.

LE COSTEDott.ssa Manuela SonaglioDottore in Fisioterapia - Osteopata D.O.Il dolore costale è responsabile di un dolore t...
03/02/2022

LE COSTE
Dott.ssa Manuela Sonaglio
Dottore in Fisioterapia - Osteopata D.O.

Il dolore costale è responsabile di un dolore toracico acuto.
Si manifesta a seguito di un urto, di uno sforzo o di un movimento falso.
Il meccanismo di comparsa è quasi sempre un movimento di rotazione del tronco o di uno sforzo per la tosse.
Questo tipo di “lesione “è molto più dolorosa di quella vertebrale, produce un quadro clinico di tipo” dorsalgia” (equivalente toracico del torcicollo a livello cervicale o della lombalgia a livello lombare).
Il dolore costale è aumentato dalla rotazione del tronco e soprattutto dalla respirazione, spesso si manifesta in inspirazione. A volte il dolore si irradia lungo la costa, corrispondente in questo caso ad una neuropatia d’imprigionamento del nervo intercostale: questa patologia di origine vertebrale o costale è molto simile al processo fisiopatologico di una nevralgia cervico-brachiale o di una sciatalgia
Il paziente può presentare un attitudine antalgica in flessione del tronco.
La diagnosi differenziale di incrinatura costale resta sovente delicata.
Occorre in primo luogo eliminare la possibilità di:

- una frattura di una costa non diagnosticata.
- un’infiammazione polmonare, l’infiammazione della pleura provoca, frequentemente, un dolore toracico.
- un dolore riferito viscerale di tipo cardiaco vescicolare, pancreatico, stomacale.
- una sindrome di TIETZE (reumatismo infiammatorio delle articolazioni sterno-condro-costali.

FISIOPATOLOGIA DELLE LESIONI DELLE COSTE
Eziologia del dolore costale
Il dolore acuto, in caso di lesione costale è dovuto alla distensione legamentosa provocata dalla protrusione del disco intervertebrale nell’articolazione costo-vertebrale. Questa protrusione discale produce un edema responsabile dell’irritazione del nervo sino-vertebrale e, al contempo, può realizzare un quadro clinico di tipo neuropatia di compressione del nervo intercostale.

La causa di questa lesione costale, include diversi fattori:
- micro-traumi sopra l’anello fibroso che favoriscono la protrusione discale;
- la rotazione vertebrale che modifica la posizione dell’articolazione costo-trasversa ,aumentando la protrusione discale;
- l’edema e la protrusione discale che disturba l’articolazione costo-vertebrale e che irrita sia il sistema legamentoso
che le parti nervose .

TRATTAMENTO DELLE COSTE
La terapia inizia con il trattamento del rachide dorsale. Occorre essere prudenti nelle “tecniche dirette” con TRUST
su soggetti anziani per la presenza frequente di osteoporosi che rende fragili le coste, può esistere il rischio di frattura.
Un incrinatura della costa può rendere il trattamento inefficace, il dolore costale persisterà ancora per 3 settimane.
In questo caso il trattamento più efficace è quello di realizzare uno STRAPPING che il paziente conserverà per 15 giorni.
Il trattamento si svilupperà con:

- tecniche per il diaframma
- tecniche di stretching per le coste
- tecniche con TRUST per le coste

Tanti Auguri per un S. Natale da tutti noi.
09/12/2021

Tanti Auguri per un S. Natale da tutti noi.

Vi invitiamo a partecipare alla Conferenza sull' Alimentazione che svilupperà percorsi per la salute e le difese immunit...
15/09/2021

Vi invitiamo a partecipare alla Conferenza sull' Alimentazione che svilupperà percorsi per la salute e le difese immunitarie personali,in cui parlerà anche il nostro Dott.Oliva Francesco.

Ricordiamo la Conferenza di domani del Dott.Oliva Francesco,Nutrizionista presso il nostro Studio Specialistico
03/09/2021

Ricordiamo la Conferenza di domani del Dott.Oliva Francesco,
Nutrizionista presso il nostro Studio Specialistico

Buona Estate.
03/08/2021

Buona Estate.

RIZOARTROSIDott. Enrico MachiSpecialista in Ortopedia - Chirurgia della ManoOspedale San Paolo - SavonaGruppo Policlinic...
22/07/2021

RIZOARTROSI

Dott. Enrico Machi
Specialista in Ortopedia - Chirurgia della Mano
Ospedale San Paolo - Savona
Gruppo Policlinico di Monza - Alessandria

E’ l'artrosi che colpisce l'articolazione trapezio-metacarpale del primo raggio della mano (pollice)
E’ una malattia invalidante, progressiva che porta alla deformazione articolare dolore ingravescente con conseguente limitazione
dell' uso della mano. E’ più frequente nel sesso femminile e in pazienti che effettuano manuali pesanti ripetitivi.
CAUSE
E’ provocata da una patologia degenerativa della cartilagine articolare , con conseguente usura della stessa, erosione delle ossa interessate (trapezio, metacarpo) con successiva deformazione articolare ed instabilità.
Nel contempo si ha comparsa di dolore che aumenta con il progredire della malattia, insieme ad una diminuzione della funzionalità, con perdita di forza e limitazione articolare, in particolare delle prese di pinza ed in generale della mobilizzazione del pollice e del polso.
DIFFUSIONE E FREQUENZA
La rizoartrosi è più diffusa nel sesso femminile in età superiore ai 40 anni, rappresenta circa il 10% delle patologie artrosi che spesso bilaterale, può avere familiarità, può essere di natura secondaria post-traumatica.
SINTOMI
Inizia solitamente con dolore alla base del pollice che successivamente aumenta alla mobilizzazione, con comparsa di deformazione articolare e riduzione della motilità, presenza di scrosci articolari. A volte in fase acuta, si ha tumefazione dolorosa del pollice e anche della mano. La progressione della malattia porta ad una deformità articolare sempre più evidente con rigidità e conseguente impotenza funzionale articolare.
DIAGNOSI
La diagnosi della rizoartrosi è inizialmente clinica, valutata da uno Specialista in Chirurgia della Mano, confermata da un esame radiografico.
CLASSIFICAZIONE
Una classificazione basata sull’esame radiografico è quella di Dell che comprende 4 stadi:
• I stadio: restringimento della rima articolare trapezio-metacarpale con sclerosi senza sublussazione
• II stadio: sclerosi sub condrale marcata con iniziale osteofitosi e sub-lussazione inferiore ad 1!3 della base metacarpale
• III stadio: osteofitosi del trapezio con scomparsa quasi totale dell’interlinea articolare, sub-lussazione uguale o superiore ad 1!3 della base metacarpale ed artrosi peritrapeziale
• IV stadio: grave dimorfismo articolare con voluminosi osteofiti, sub-lussazione della trapezio-metacarpale e geodi sub-condrali.
• Una classificazione che evidenzia anche i sintomi è quella di Brunelli, anch’essa divisa in 4 stadi:
• I stadio: instabilità con dolori iniziali, senza grossolane alterazioni radiologiche
• II stadio: dolori frequenti da sforzo, modesta limitazione funzionale, iniziali alterazioni radiografiche
• III stadio: dolore più forte con limitazione funzionale, avanzate alterazioni radiografiche
• IV stadio: rigidità trapezio-metacarpale, grave limitazione funzionale, iperestensione della metacarpofalangea, gravi alterazioni radiografiche.
TERAPIA
Il trattamento deve essere mirato per alleviare la sintomatologia dolorosa e conseguentemente la funzionalità.
Nelle fasi iniziali è indicata la terapia conservativa consistente nel riposo funzionale, nell' uso di un tutore d immobilizzazione polso e primo dito incluso associata a terapia medica con farmaci antinfiammatori per via generale e locale(cerotti medicati) e fisica(ultrasuoni, laser e tecarterapia).
E anche indicata la terapia infiltrativa con acido ialuronico o ultimamente con fattori di crescita mesenchimali.
Nelle fasi più gravi, è necessario il trattamento chirurgico:
1. Artrodesi trapezio-metacarpale, consistente nella fusione del trapezio e del primo metacarpo causando così una stabilità articolare e scomparsa del dolore ma una limitazione della mobilizzazione.
2. Tenoartroplastica in sospensione, ovvero asportazione del trapezio e interposizione nello spazio creato di una porzione di un tendine (abduttore lungo del pollice), successivamente suturato al tendine flessore radiale del carpo che consente la cosiddetta sospensione e la risoluzione del problema, non limitando la funzionalità ma causando una riduzione della forza di presa.
3. Protesizzazione, consistente nella sostituzione protesica. Questo tipo di trattamento negli ultimi tempi è stato un po’ meno utilizzato.
RIABILITAZIONE
Dopo il trattamento chirurgico della rizoartrosi è indispensabile un trattamento riabilitativo fisiochinesiterapico.
Nel post-operatorio il paziente deve portare un tutore od ortesi che mantenga immobile l’articolazione per un periodo di circa 4 settimane.
Successivamente deve essere eseguire intenso trattamento fisioterapico al fine di riprendere la funzionalità ed particolarità del pollice e del polso.

DORSALGIADott.ssa Manuela SonaglioOsteopata D.O. Dottore in FisioterapiaIl rachide dorsale è una delle regioni meccanica...
22/06/2021

DORSALGIA
Dott.ssa Manuela Sonaglio
Osteopata D.O.
Dottore in Fisioterapia

Il rachide dorsale è una delle regioni meccanicamente più importanti.
Le possibilità di movimento fisiologico di flessione, estensione, latero-flessione e rotazione, si verificano nelle vertebre D3 – D4, di qui deriva la rigidità del segmento dorsale.
Le dorsalgie indicano generalmente lesioni di origine vertebrale dorsale, ma le classificheremo in tre forme:

- Dolori proiettati viscerali
- Dolori psicosomatici
- Dolori vertebrali

Dolori proiettati di origine viscerale
I visceri, possono generare dolori riferiti a livello del torace.
Queste affezioni conosciute in medicina, non possono essere disconosciute dagli operatori. Un dolore dorsale può essere l’unica manifestazione di un organo malato.
Quando gli esami locali mostrano un’assenza di contrattura muscolatura, una rigidità locale, una sensibilità locale, dobbiamo orientarci verso queste patologie
Il dolore varia a seconda della topografia della lesione

Dolori di origine psicosomatici
La regione dorsale è la zona di proiezioni di origine psicosomatica.

Dolori di origine vertebrali
Nell’adolescente:
- Lesioni statiche benigne: cifosi, scogliosi
- Osteocondrite vertebrale: è un’infiammazione transitoria

Nell’adulto:
- Di origine vertebrale benigna. Il dolore è ben localizzato, preciso. Viene attenuato con il riposo
- Dolori di origine cervicale
- Dorsalgie benigne funzionali
- Errata postura

Negli anziani:
-Osteoporosi
- Dorso-artrosi con pinzamento discale
- Calcificazione discale

Primariamente ad ogni trattamento, bisogna escludere le eziologie che proibiscono le manipolazioni.

Dorsalgia acuta
La dorsalgia acuta, è l’equivalente della lombalgia, la cui eziologia è di origine disco-legamentaria.
Le dorsalgie per ernia discale posteriore sono rare a questo livello producono parestesie.

AFFEZIONI TRATTATE CON MANIPOLAZIONI VERTEBRALI

- Dorsalgie di origine vertebrale dorsale
- Lombalgie di origine dorso-lombare
- Dolori proiettati di origine viscerale
- Dorsalgie di origine cervicale

TUMORI,  IA   RILEVA LESIONI SOSPETTE DURANTE LA COLONSCOPIAANSA 23/04/2021Dott. Prof. Alessandro Repici (ANSA) - ROMA, ...
03/05/2021

TUMORI, IA RILEVA LESIONI SOSPETTE DURANTE LA COLONSCOPIA
ANSA 23/04/2021

Dott. Prof. Alessandro Repici


(ANSA) - ROMA, 23 APR - È stato approvato dall'Fda, la Food and Drug Administration, il primo dispositivo di intelligenza artificiale, in grado di rilevare lesioni sospette durante la colonscopia, dietro il quale vi è uno studio italiano. GI Genius, questo il nome del dispositivo, è una nuova piattaforma di ausilio per l'endoscopia potenziata dall'Intelligenza Artificiale. E' presente in Italia in alcuni centri. L'approvazione è stata raggiunta grazie alla ricerca italiana coordinata da Humanitas nell'ambito dell'endoscopia del tumore al colon-retto, la terza forma più comune di neoplasia al mondo, con 1,8 milioni di nuovi casi nel 2018, e che solo in Italia nel 2020 ha registrato oltre 43.700 nuovi casi. Lo studio ha dimostrato l'impatto dell'AI nell'aumentare il tasso di rilevamento dell'adenoma nei pazienti, rendendo possibile la diagnosi precoce di tumori del colon retto. I dati evidenziano un aumento del 13% della precisione diagnostica. L'agenzia americana ha valutato la sicurezza e l'efficacia di GI Genius sulla base dello studio italiano, multicentrico, condotto su 700 pazienti sottoposti a colonscopia per lo screening o alla sorveglianza del cancro colon rettale. I partecipanti hanno effettuato colonscopia standard con il dispositivo AI o solamente colonscopia standard. "L'utilizzo dell'intelligenza artificiale applicata alla colonscopia tradizionale - evidenzia Alessandro Repici Direttore del Dipartimento di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva di Humanitas e coordinatore dello studio - è stato in grado di identificare adenomi o carcinomi confermati dagli esami di laboratorio con una precisione diagnostica aumentata del 13%". La disponibilità di un device in grado di migliorare l'accuratezza diagnostica è ancora più importante durante un momento di emergenza sanitaria come quello legato alla pandemia, nel quale la sospensione delle procedure non urgenti ha reso difficile soddisfare le numerose richieste di screening. (ANSA).

LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALEDott. Enrico MachiSpecialista in Ortopedia  - Chirurgia della ManoLa sindrome del tunnel c...
11/03/2021

LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE
Dott. Enrico Machi
Specialista in Ortopedia - Chirurgia della Mano

La sindrome del tunnel carpale e provocata dalla compressione del nervo mediano nel suo passaggio dal polso alla mano attraverso il tunnel carpale insieme ai tendini flessori superficiali e profondi delle dita.

CAUSE
La sindrome può essere provocata da fattori intrinseci che aumentano la pressione sul nervo; a volte il problema può essere congenito mentre più spesso é causato dall'aumento di volume delle strutture circostanti quali tenosinoviti ( infiammazione dei tendini versamenti liquidi ad es. ematomi post traumatici malattie sistemiche ( artrite reumatoide, insufficienza renale cronica e artrosi), gravidanza, allattamento, alterazioni ormonali.

FATTORI DI RISCHIO
Esiste una predisposizione individuale, ma ci sono fattori favorenti quali le attività manuali pesanti e o ripetitive, può essere presente nella gravidanza e nella menopausa che provocano ritenzione idrica a seguito di squilibrio ormonale, traumi anche con fratture, compressione dovuta all’uso di apparecchio gessato, artrosi deformante

Più rari casi di compressione dovuta a neoformazione (cisti o tumori).

SINTOMI
Solitamente la sintomatologia insorge gradualmente, ma successivamente possono diventare costanti ed andare incontro a peggioramento.
Sono rappresentati da dolore alle prime dita e parte del quarto, prevalentemente notturno.

Disturbi della sensibilità, formicolio, intorpidimento della mano e delle dita, sensazione di bruciore
Riduzione della forza di presa con caduta di oggetti dalle mani.

FASI CLINICHE
Si possono distinguere tre fasi
1 Fase irritativa, dominata dal dolore prevalentemente notturno localizzato polso e dita e anche l avambraccio
2 Fase sensitiva, in cui si ha una progressiva perdita della sensibilità delle dita
3 Fase paralitica, con riduzione o scomparsa del dolore, persistenza dei disturbi sensitivi e segni di paralisi motoria.

TRATTAMENTO
Può essere conservativo e chirurgico.
Nelle forme iniziali è indicata la terapia conservativa consistente nell’uso di un tutore notturno per l’immobilizzazione polso e mano in posizione neutra con ausilio di farmaci neurotrofici e di terapie fisiche, come ad esempio gli ultrasuoni.
La terapia conservativa non è comunque risolutiva, per cui il paziente deve essere costantemente controllato, ed in caso di peggioramento si pone l’indicazione chirurgica.
Il trattamento chirurgico è pertanto indicato nelle forme più gravi od evolutive.
Consiste nell’ apertura del tunnel carpale e la decompressione del nervo mediano.
Si esegue in anestesia locale con incisione cutanea che permetta una adeguata visione del nervo nel suo decorso per evitare danni chirurgici conseguenti ad una visione incompleta e consistenti in lesioni del nervo (che talvolta presenta anomalie anatomiche dell’emergenza del ramo motore)o incompleta apertura del tunnel carpale causando pertanto un problema funzionale spesso difficile da risolvere. La durata dell’intervento è di circa 5 minuti.
Successivamente vengono eseguite visite di controllo, medicazioni. Il paziente deve osservare riposo, evitare di sollevare pesi e le manovre di iperestensione ed iperflessione del polso per 30 giorni.
Utile nel decorso post-operatorio l’ausilio di trattamenti fisioterapico per la riabilitazione.
E’ comunque importante sapere che il trattamento chirurgico risolve immediatamente la sintomatologia dolorosa, ma sono necessari alcuni mesi per avere un beneficio del quadro sensitivo che spesso, a seconda della gravità, può portare soltanto una soluzione parziale.

PARLIAMO DELL’ARTROSI ARTROSI DELL’ARTO SUPERIORE E DELL’ARTO INFERIOREDott.ssa Manuela SonaglioOsteopata D.O. Dottore i...
03/03/2021

PARLIAMO DELL’ARTROSI
ARTROSI DELL’ARTO SUPERIORE E DELL’ARTO INFERIORE

Dott.ssa Manuela Sonaglio
Osteopata D.O.
Dottore in Fisioterapia

1) Artrosi della spalla
La spalla è l’articolazione più mobile del corpo umano. All’interno della spalla troviamo l’articolazione scapolo- omerale che mette in relazione la cavità glenoidea e la testa dell’omero. Tra la cavità glenoidea e la testa dell’omero si trova l’articolazione acromio-clavicolare della spalla che collega la clavicola all’altezza delle spalle. I sintomi dell’artrosi alla spalla sono una lieve limitazione della mobilità accompagnata da dolori modesti e crepitio articolare. Questo quadro si compie in genere dopo aver messo l’arto sotto sforzo.

2) Artrosi della mano
La mano è composta da 27 ossa collegate tra loro grazie alle articolazioni del polso e del carpo, l’articolazione del metacarpo e le articolazioni delle falangi. Quando l’artrosi colpisce le nostre mani si può presentare in modo localizzato, in una sola articolazione, oppure in modo generalizzato, in più articolazioni. Nel linguaggio medico si definisce rizoartrosi l’artrosi che colpisce la base del pollice. Se affligge le dita in genere si tratta di artrosi erosiva. Questo particolare tipo di artrosi è ereditario e può provocare deformità a livello della falange terminale come i noduli di Heberden oppure una eccessiva crescita dell’osso sull’articolazione intermedia, noduli di Bouchard. L’artrosi alle mani si manifesta con dolori e crepitio durante il movimento dell’articolazione. Si può riscontrare anche una sensazione di rigidità articolare. Osservando le mani è possibile notare una tumefazione dei tessuti molli causata dalle escrescenze ossee e una perdita di allineamento delle articolazioni.

3) Artrosi dell’anca
L’articolazione coxofemorale, la più grande di tutto lo scheletro umano, mette in relazione la testa del femore, estremità dell’osso della coscia, con l’acetabolo, cavità formata dalle tre ossa del piatte del bacino. Quando l’artrosi colpisce le anche in termini medici si definisce coxartrosi. In caso di coxartrosi si può riscontrare una rigidità articolare che rende difficoltoso anche il semplice atto di camminare. I soggetti affetti da coxartrosi possono riscontrare un dolore all’inguine che può estendersi all’intera gamba. Il dolore può presentarsi anche al lato interno e nella parte anteriore della coscia. La coxartrosi rende difficile e doloroso compiere alcuni semplici movimenti come piegarsi, allacciare le scarpe, sollevare la gamba, salire e scendere le scale. L’artrosi dell’anca è una patologia potenzialmente invalidante che a lungo andare può portare il soggetto che ne è afflitto alla totale infermità.

4) Artrosi del ginocchio
Il ginocchio è la parte anatomica in cui si incontrano le ossa della parte superiore della gamba con quelle della parte inferiore. La struttura del ginocchio è formata da due articolazioni distinte e complementari: l’articolazione femoro-tibiale e l‘articolazione femoro-rotulea. Quando l’artrosi colpisce la struttura del ginocchio (gonartrosi), la riduzione della cartilagine può provocare una sensazione di bruciore e dolore. In presenza di gonartrosi, il ginocchio manifesta una rigidità ed è possibile riscontrare difficoltà nella deambulazione o zoppia. In alcuni casi, la diminuzione della cartilagine e lo sfregamento dei capi articolari può provocare un’infiammazione. Questa infiammazione si manifesta con un gonfiore solitamente causato da un accumulo di liquido sinoviale all’interno della capsula articolare. Contemporaneamente possono formarsi delle cisti nella parte posteriore del ginocchio. I soggetti colpiti da artrosi al ginocchio tendono a modificare la postura per trovare sollievo dai sintomi dolorosi, con conseguenze negative per tutto l’apparato muscolo scheletrico e per l’articolazione stessa.

5) Artrosi del piede
Il piede è una parte anatomica molto complessa costituita da 28 ossa e 30 articolazioni. Le principali sono le articolazioni della caviglia e del tarso, le articolazioni del metatarso e le articolazioni delle dita. A loro volta questi gruppi contengono altre articolazioni a seconda della regione anatomica considerata. Molte patologie del piede come la sindrome del tendine d’Achille, il piede piatto, il piede cavo insorgono anche a causa di difetti posturali. I difetti posturali sono delle alterazioni biomeccaniche necessarie a preservare l’equilibrio e garantire la stabilità del corpo umano. Queste compensazioni modificano i rapporti reciproci all’interno della capsula articolare. A seconda del tipo di patologia si può verificare una maggiore erosione cartilaginea nei punti di maggior carico. Questa è la base per sviluppare l’artrosi al piede anche in giovane età. Quando si modificano i rapporti reciproci all’interno dell’articolazione metatarso falangea per compensare difetti posturali o erronee calcificazioni a seguito di traumi è possibile sviluppare patologie come l’alluce valgo o l’alluce rigido. In questa particolare situazione l’articolazione è soggetta ad un forte stress e l’erosione cartilaginea aumenta. Le persone affette da artrosi ai piedi possono notare difficoltà nella deambulazione e crepitio durante i movimenti. A livello delle dita del piede è possibile notare gonfiore e rossore nell’area interessata, rigidità nei movimenti e deformità. Nei casi più gravi il dolore rende difficoltosa la normale deambulazione.

Ricordando che il Dott.Guelfi Matteo,Medico della Nazionale di Sci,visita presso il nostro Studio Specialistico.
23/02/2021

Ricordando che il Dott.Guelfi Matteo,Medico della Nazionale di Sci,visita presso il nostro Studio Specialistico.

Il Dottor Guelfi Matteo che visita presso il nostro Studio Specialistico, questa settimana è a Cortina D'Ampezzo per i C...
17/02/2021

Il Dottor Guelfi Matteo che visita presso il nostro Studio Specialistico, questa settimana è a Cortina D'Ampezzo per i Campionati Mondiali di Sci come Medico Ortopedico della Nazionale Italiana di Sci.

04/02/2021

Appuntamento in live streaming con il Responsabile del Centro Senologico dell'Azienda Ospedaliera di Alessandriaore 16.00 “Cura, Comunità, Ambiente” con Dani...

02/02/2021

Evento social nel pomeriggio di martedì 2 febbraio

Sindrome o tenosinovite di De QuervainDott. Machi EnricoSpecialista in Ortopedia - Chirurgia della ManoLa Sindrome di De...
26/01/2021

Sindrome o tenosinovite di De Quervain

Dott. Machi Enrico
Specialista in Ortopedia - Chirurgia della Mano

La Sindrome di De Quervain è un'infiammazione (tenosinovite) dei tendini abduttore lungo ed estensore breve del pollice, riconosciuto nel 1895 da De Quervain, che nel tratto polso-mano passano attraverso un tunnel osteofibroso denominato canale di De Quervain.
Cause
E’ una sindrome compressiva che può essere causata da traumi e microtraumi attività manuali ripetitive, può esistere una predisposizione e spesso si associa a malattie sistemiche e si acutizza in gravidanza o in stati di disordine ormonali che aumentino una ritenzione idrica.
Talvolta può essere associata ad altre patologie quali la sindrome del tunnel carpale, la rizoartrosi, dita a scatto.
Diffusione e frequenza
Il morbo di De Quervain è più frequente nel sesso femminile, in soggetti che effettuano attività manuali ripetitive e frequenti (uso del mouse e della tastiera del computer, sarte, musicisti, cassiere).
Sintomatologia
Il dolore nella tenosinovite di De Quervain è localizzato sul lato radiale del polso con presenza di tumefazione, dolorabilità alla pressione, alle manovre di rotazione, mobilizzazione e abduzione del pollice, che spesso diventa ingravescente, irradiato talvolta alla faccia dorsale del polso e dell’avambraccio, con gravi limitazioni della funzionalità.
Può simulare inizialmente una rizoartrosi.
Diagnosi
La diagnosi della malattia o tenosinovite stenosante di De Quervain è inizialmente essenzialmente clinica,effettuata da uno Specialista, in cui si evidenzia una tumefazione dolorosa sul lato radiale del polso, con dolorabilità alla mobilizzazione del primo dito, con segno di Finkelstein positivo. La diagnosi clinica è completata da un esame ecotomografico che evidenzia l aumento di volume dei tendini e certe volte la presenza di una cisti, e può eventualmente essere integrata da una RMN.
Diagnosi differenziale deve essere posta con la rizoartrosi e confermata da un esame radiologico.
Terapia
1. Nella fase iniziale è indicato il trattamento conservativo consistente nel riposo funzionale, nell uso di tutore notturno polso primo dito incluso associato a terapia medica con farmaci anti-infiammatori assunti per via generale o locale(cerotti medicati) e fisica come per la rizoartrosi (ultrasuoni, laser, tecarterapia). Assolutamente controindicata, dalla nostra Scuola, la terapia infiltrativa con farmaci cortisonici, in quanto non è risolutiva ma nella maggior parte dei casi solo palliativa, può causare danni nervosi iatrogeni, discromia cutanea, fragilità capillare e lascia spesso residui come evidenziato dall’immagine.
2. Se la sintomatologia non regredisce è indicato il trattamento chirurgico. Il trattamento chirurgico della sindrome di De Quervain che si esegue in regime di day surgery consiste in una incisione cutanea di circa 1,5 centimetri centrata sulla tumefazione, nell’individuazione, isolamento e protezione dei rami nervosi sensitivi del nervo radiale, sezione del tetto osteofibroso che delimita il 1° tunnel osteofibroso con conseguente liberazione dei tendini, tenolisi (pulizia) degli stessi, verifica dell’eventuale presenza di un canale accessorio(cosiddetta variante di Christie-Wulle).
E’ infatti da tener presente che in una discreta percentuale di casi è presente una variante anatomica conosciuta come Cristie Wulle in cui è presente un tendine soprannumerario che decorre in un altro canale e se non riconosciuta e trattata, non risolve la patologia.
Riabilitazione
Dopo l’intervento viene concessa la mobilizzazione immediata parziale, cui è consigliabile associare un trattamento fisioterapico per ripristinare la funzionalità e mobilità e prevenire sindromi aderenziali.
Complicanze
Le complicanze possono essere infezioni, sindromi aderenziali, lesioni nervose dovute alla lesione per mancato rispetto dei rami sensitivi radiali, persistenza della sintomatologia dolorosa causata dal mancato riconoscimento dell’eventuale canale accessorio e liberazione del relativo tendine.
E’ pertanto indispensabile che il trattamento sia eseguito da un chirurgo della mano specialista e di esperienza.

Indirizzo

Corso Lamarmora 9
Alessandria
15121

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