Dott.ssa Susanna Giansante - Psicologa

Dott.ssa Susanna Giansante - Psicologa Psicologa, psicoterapeuta specializzata in terapia familiare e di coppia; EMDR training level 1. Offro consulenze anche attraverso Skype.

Psicologa iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Piemonte con numero 7626, laureata in Neuropsicologia, ho svolto i miei tirocini di formazione in ambito neuro-riabilitativo e di sostegno psicologico presso l'Ospedale di Parma - reparto di oncoematologia pediatrica e presso il presidio riabilitativo Borsalino di Alessandria. Specializzata nella psicologia dell'emergenza e nella gestione

dello stress derivato da eventi luttuosi o da traumi subiti, fornisco sostegno psicologico, in particolare agli adolescenti e agli adulti. Formata come "DSA Homework tutor" presso il Centro Studi Erickson, mi rivolgo sia ai bambini e ragazzi con Disturbi dell'Apprendimento per affrontare tematiche legate al loro periodo di crescita (scarsa autostima, bullismo), sia ai genitori, per interventi di parent training e sostegno alla genitorialità. Attraverso il colloquio psicologico e la creazione di un rapporto di fiducia in uno spazio di ascolto attivo ed empatico, si costruisce un cammino rivolto al potenziamento delle proprie risorse e delle proprie capacità, al fine di acquisire una piena autonomia nella gestione delle difficoltà di vita.

Condivido pienamente il pensiero della collega Psicologia SenzaCamice - Ada Moscarella.“Se all'inizio del millennio eran...
23/05/2025

Condivido pienamente il pensiero della collega Psicologia SenzaCamice - Ada Moscarella.

“Se all'inizio del millennio erano tutti borderline, da qualche anno sono diventati tutti narcisisti.
Da sempre nel mio studio arrivano pazienti con partner o ex partner $tr0nzi/e, che ne hanno combinate di tutti i colori: tradimenti giustificati in modi surreali, innamoramenti a velocità supersonica, convivenze lampo, scelte completamente irrazionali, ricatti emotivi di ogni genere, atti mancati (i miei preferiti: quelli che si fanno scoprire perché non sanno come uscirne), ghosting, orbiting, storie Instagram piene di allusioni, ritorni improvvisi dopo ere geologiche (un classico del lockdown), e-mail furibonde e persino qualche serenata con chitarra in spalla.
Quando arrivano in terapia questi pazienti portano dolore, smarrimento, confusione.
Ferite nuove che spesso si sovrappongono a quelle vecchie, le riaprono, le aggravano, le infettano.
Appaiono pieni di rabbia e frustrazione, ma sotto sotto – e neanche troppo – sono pieni di paure.
Paura di restare soli, di essere sbagliati, di non meritare di meglio, di non valere abbastanza, persino di essere destinati a questo e a nient'altro.
Ci sono momenti in cui il lavoro del terapeuta deve essere netto, deciso.
Quando è in gioco la sopravvivenza, fisica o psichica, o quando sono coinvolti soggetti che non hanno possibilità di scelta – come i figli, reali o ancora solo immaginati, spesso investiti di ruoli messianici per cambiare la partita.
In questi casi, il significato di quelle paure si esplorerà dopo.
Prima, si salva il paziente. Lo si tira fuori da una casa che va a fuoco.
Ma poi bisogna chiederselo: cos’ha reso così affascinante l’idea di vivere con qualcuno che gioca con gli accendini e la benzina?
Ecco: nella retorica mainstream sulle “relazioni tossiche”, questo passaggio manca quasi sempre.
Ci sei tu, e poi c’è lo stronzo/a.
E basta.
Ti devi allontanare, devi riconoscere i segnali!
Così si fanno corsi per riconoscere i narcisisti, si stilano liste di red flags, si etichetta tutto: chiaro, semplice, digeribile.
Il problema viene ridotto a: “come evitare quelli/quelle che ti fregano”.
Come se interrogarsi su quali parti di noi ci hanno portato in quel bel guaio fosse un tabù.
Come se provarci significasse automaticamente condividere la colpa, come se mettere tutto sullo stesso piano.
E qui sta il rischio: favorire una resistenza – clinica e culturale – fondata su un patto implicito tra terapeuta e paziente.
Il terapeuta si trattiene dal pensare – o peggio, dal mostrare di pensare – “ma come hai fatto a non accorgertene?”.
Perché anche lui o lei magari ci è cascato/a, in una storia simile.
E il paziente, nel frattempo, ha un bisogno feroce di spostare tutta la frustrazione fuori da sé.
Il risultato?
Aiutiamo le persone a staccarsi da relazioni disfunzionali.
Ma non sempre le aiutiamo a creare lo spazio per accogliere relazioni funzionali.
E quello spazio non può nascere solo dall’abilità di schivare lo stronzo/a di turno.
Deve radicarsi in un’idea diversa di sé: nella capacità di provare amore, compassione, pazienza, tolleranza verso i propri bisogni, desideri, mancanze, passioni, contraddizioni.
Solo così possiamo smettere di cercare “la persona giusta” e cominciare a costruire “la relazione giusta”.

📆 Si conclude questa settimana il ciclo di incontri del progetto antibullismo presso il liceo "G.Peano" di Tortona: si è...
21/11/2024

📆 Si conclude questa settimana il ciclo di incontri del progetto antibullismo presso il liceo "G.Peano" di Tortona: si è parlato di ascolto attivo e non giudicante, di senso di impotenza e di solitudine e di emozioni, come la rabbia, la paura e la vergogna.

📝 Abbiamo riflettuto insieme su quanto l'indifferenza uno dei punti di forza del bullismo e del cyber bullismo: i ragazzi si sono cimentati nella rappresentazione del fenomeno, sia negli aspetti pragmatici che emotivi... e sono stati davvero bravissimi!

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Possiamo essere persone “felici solo se” o persone “felici nonostante”.
09/09/2024

Possiamo essere persone “felici solo se” o persone “felici nonostante”.

“I migliori anni della vita arrivano quando decidi che hai la responsabilità sui tuoi problemi.Non incolpi di essi tua m...
03/07/2024

“I migliori anni della vita arrivano quando decidi che hai la responsabilità sui tuoi problemi.

Non incolpi di essi tua madre, l’ecologia o il presidente.

Ti rendi conto che controlli tu il tuo destino.”

••• Albert Ellis •••

Ci sono cose da dire ai nostri figli. Come ad esempio che il fallimento é una grande possibilità.Si ricade e ci si rialz...
17/05/2024

Ci sono cose da dire ai nostri figli. Come ad esempio che il fallimento é una grande possibilità.

Si ricade e ci si rialza. Da questo s’impara. Non da altro.

Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono, non sono femminucce. Alle femmine che possono giocare alla lotta o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.

Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sé. Che esistono pensieri spaventosi, e di non preoccuparsi.

Dovremo dire che si può morire, ma che esiste la magia.

Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita. Che ci sono giorni sì, e giorni no. E hanno tutti lo stesso valore.

Che bisogna saper stare, e basta. E che il dolore si supera.

Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno. Alle femmine che nessuno le salva, se non loro stesse.

Ai nostri figli dovremmo dire che c’è tempo fino a quando non finisce, e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.

Dovremmo dire che non ci sono né vinti né sconfitti, e la vita non è una lotta.

Dovremmo dire che la cattiveria esiste ed è dentro ognuno di noi. Dobbiamo conoscerla per gestirla.

Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro. Alcuni fari non riescono a fare luce.

Che senza gli altri non siamo niente. Proprio niente.

Che possono stare male. La sofferenza ci spinge in avanti. E prima o poi passa.

Dovremmo dire ai nostri figli che possono non avere successo e vivere felici lo stesso. Anzi, forse, lo saranno di più.

Che non importa se i desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Fino alla fine.

Bisogna dir loro che se nella vita non si sposeranno o non faranno figli, possono essere felici lo stesso.

Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.

Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.

Che possono essere quello che vogliono. Ma non a tutti i costi.

Che esiste il perdono. E si può cedere ogni tanto, per procedere insieme.

Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano. Dove non li vediamo più.

E che noi saremo qui. Quando vogliono tornare.

~ Cinzia Pennati ~

Giovedì alle ore 18.00 sarò presente alla serata di presentazione del libro “34 uomini per 74 mondiali”, durante la qual...
09/04/2024

Giovedì alle ore 18.00 sarò presente alla serata di presentazione del libro “34 uomini per 74 mondiali”, durante la quale approfondirò il lato umano e psicologico dei piloti, del rischio e del lutto in contesti sportivi estremi.

Ci vediamo al Centro Comunale di Cultura, a Valenza!

Giovedì 11 aprile 2024 alle ore 18.00 presso il Centro Comunale di Cultura si terrà la presentazione del libro “34 Uomini per 74 Mondiali. Il lato umano dei Campioni di Formula 1 da Nino Farina a Max Verstappen” scritto a quattro mani da Beatrice ed Enzo Frangione, giornalista sportiva ed esperta di Formula1, la prima, e storico conoscitore delle competizioni automobilistiche, il secondo.

Il volume, edito da Kenness Publishing, è un racconto che mette in campo la passione per questo sport e anche la specifica competenza maturata negli anni dai due autori.

Durante la serata di presentazione del libro dialogheranno con Beatrice ed Enzo Frangione alcuni ospiti: Beppe Gabbiani (ex pilota di Formula 1), Diletta Colombo (giornalista di Automoto.it), Susanna Giansante (psicoterapeuta). Saranno diffusi anche gli interventi video degli ex piloti Ivan Capelli e Franco Nugnes (ora direttore di Motorsport.com Italy) e dei giornalisti Roberto Chinchero e Giorgio Piola.

Come ogni martedì ti presenti alla mia porta, ma oggi sei più stanca del solito.Ti chiedo cosa tu abbia ma ti conosco be...
26/03/2024

Come ogni martedì ti presenti alla mia porta, ma oggi sei più stanca del solito.
Ti chiedo cosa tu abbia ma ti conosco bene e so che a domanda diretta non mi rispondi…: “Troppo facile, zí!”.

Dopo qualche minuto di chiacchiera mi butti lí un: “Vabbè ma sarei stata volentieri a casa a fare altro”.
“E cosa?”
“Beh a guardare i K-drama per esempio”.

⚡️ I miei neuroni si emozionano: anche se non sono più una giovincella mi piace guardare qualcosa che mi riavvicini a quel mondo. ⚡️

È così che ci mettiamo a discutere della tua serie tv preferita (che avevo finito di vedere poche settimane prima), del personaggio che stimi di più, ma, soprattutto, di quanto tu ti senta strana agli occhi dei tuoi coetanei. Ed è proprio lì che ti lasci andare, che ti fidi e ti affidi.

Che bello il mio lavoro. Che bello! 💛

•• Di psicoterpia e gratitudine ••“Sá dottoressa, onestamente mi vergognavo all’inizio di dire in giro che stavo venendo...
21/02/2024

•• Di psicoterpia e gratitudine ••

“Sá dottoressa, onestamente mi vergognavo all’inizio di dire in giro che stavo venendo in terapia. Ma ci ero arrivata al limite, mi sentivo stanca, sopraffatta, non mi riconoscevo più nella persona in cui mi ero trasformata. Sentivo di non avere più una prospettiva e di non aver fiducia che le cose potessero migliorare.
Oggi, invece, sono assolutamente convinta che non ci sia regalo più grande che una persona possa farsi che prendersi cura di se stessi”.

{ La stabilità emerge dal caos }

Adoro il mio lavoro. Anche se è difficile, se mette a dura prova.Perchè mi date il permesso di guardare nei vostri occhi...
11/02/2024

Adoro il mio lavoro. Anche se è difficile, se mette a dura prova.

Perchè mi date il permesso di guardare nei vostri occhi, spesso disorientati, o confusi, o scoraggiati, o infiammati.

Perchè ho la possibilità di prendervi per mano, che non è facile e non è scontato.

Perchè richiede sacrifici, un ascolto che vi sia sufficientemente vicino, senza mai essere invadente.

Perchè a poco a poco mi lasciate bussare alla porta dei vostri pensieri più profondi, spesso chiusa a doppia/tripla mandata e vedere che, incontro dopo incontro, mi aiutate ad aiutarvi.

Perchè quando vedo il vostro sguardo che mi ringrazia, anche quando le parole non arrivano, mi riempite di orgoglio, per la fatica fatta insieme e perchè vi siete fidati e affidati.

Perchè ho la fortuna di potervi dire che siete coraggiosi, che il mettersi in gioco non è da tutti... e non è per tutti.

E io non posso che dirvi grazie.

Per fissare un appuntamento: ⁨+39 334 885 2498⁩

“Fare i conti con il dolore non vuol dire dimenticarsene e nemmeno non soffrire più. Vuol dire accettarlo e viverlo, ma ...
31/01/2024

“Fare i conti con il dolore non vuol dire dimenticarsene e nemmeno non soffrire più. Vuol dire accettarlo e viverlo, ma permettendogli di mettere un po’ d’ordine”.

M. Vannotti

22/12/2023

L’interruzione per le vacanze natalizie è un momento sempre delicato: le ultime sedute sono cariche di aspettative, di tristezza, di eccitazione, di preoccupazione.

C’è chi vive i giorni delle feste come un momento felice, in cui riunire i propri cari sotto lo stesso tetto, rinnovando il legame di affetto che li caratterizza.
Ci sono poi pazienti che fanno più fatica, che preferiscono i turni lavorativi per evitare situazioni faticose nelle proprie famiglie d’origine, che sollecitano dinamiche dolorose su cui tanto duramente si lavora nel corso dell’anno.

Succede dunque che solo per alcuni io auguri buon Natale; per altri l’augurio è per una buona fine e un buon inizio, o per una buona settimana lavorativa. Per altri ancora, c’è comprensione per giorni che sicuramente saranno difficili, ma su cui potremo riflettere al prossimo appuntamento.

Il mio augurio per tutti è di riuscire a comprendersi meglio, proteggendosi da ciò che provoca più sofferenza ma con la forza di poterlo affrontare, anche chiedendo aiuto. E per un nuovo anno che sia più vicino ai vostri desideri e ai vostri sogni.

Psicologa, psicoterapeuta specializzata in terapia familiare e di coppia; EMDR training level 1.

Di film e di terapie di coppia:- "Però una cosa importante l'ho imparata."- "Cosa?"- "Saper disinnescare."- "Cioè?"- "No...
11/10/2023

Di film e di terapie di coppia:
- "Però una cosa importante l'ho imparata."
- "Cosa?"
- "Saper disinnescare."
- "Cioè?"
- "Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, é pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti."

{Dal film "Perfetti sconosciuti"}

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