30/10/2025
💡 LA SEDIA DEL PENSIERO
… che non aiuta a pensare.
🌱 “Adesso stai qui, sulla sedia, a pensare. Da solo! Senza giocare.”
Quante volte lo abbiamo sentito dire, o magari lo abbiamo detto anche noi.
Ma fermiamoci un momento e chiediamoci con sincerità e curiosità:
🪑 A cosa può davvero pensare un bambino/a di tre, quattro o cinque anni, seduto da solo su una sedia?
🪑 Ha davvero la capacità di riflettere con consapevolezza e spirito critico, restando immobile e senza giocare — bisogni vitali per la crescita?
🪑 Quanto c’è in questa reazione la mia sensazione adulta di frustrazione, rabbia, impotenza, fatica/stanchezza?
✨ La verità è che prima dei 7-8 anni il cervello infantile non ha ancora sviluppato pienamente le funzioni esecutive necessarie per analizzare, riflettere, comprendere e fare autocritica, pensare astrattamente.
Un bambino non può “pensare” come un adulto. Può sentire — rabbia, paura, tristezza, confusione — con il corpo, può percepire ma non possiede ancora gli strumenti cognitivi complessi per elaborare tutto questo da solo.
👉🏻 Quando lo mettiamo “sulla sedia del pensiero” lo stiamo punendo e lo stiamo lasciando solo con emozioni troppo grandi per essere gestite in autonomia. Quando ci neghiamo emotivamente, offriamo una forma di connessione condizionata: ci sono solo quando ti comporti come dico io.
👉🏻 Lo stiamo privando dell’aiuto di cui ha bisogno per capire cosa è successo e per imparare qualcosa di nuovo da quell’esperienza.
👉🏻 Spesso, invece di riflettere, si sente rifiutato, cattivo, sbagliato. E quello che davvero impara è che “quando faccio qualcosa di brutto, vengo allontanato. Sono solo”.
💭 E se capovolgessimo la scena?
Immagina di essere al lavoro e di commettere un errore in una pratica importante. Davanti ai tuoi colleghi, il tuo capo ti dice: “Adesso ti siedi lì, su quella sedia laggiù, e pensi a quello che hai fatto. Non ti muovere finché non hai riflettuto.”
Come ti sentiresti?
👉🏻 Probabilmente umiliato, giudicato, svalutato.
👉🏻 Non penseresti con lucidità all’errore. Ti sentiresti piccolo, sbagliato, solo — forse infuriato, forse congelato.
👉🏻 E, soprattutto, non impareresti nulla di nuovo, se non la paura di sbagliare ancora e forti emozioni freezzate.
⚠️ Quella sedia non educa: isola. Non insegna: crea vergogna. Non accompagna: allontana.
🌿 Una pedagogia consapevole e pronta ad accogliere l’emotività funziona in modo diverso. La riflessione nasce nella relazione, non nella solitudine.
Si costruisce insieme, quando l’adulto sceglie di re-STARE accanto, di mettere parole a ciò che è accaduto, di legittimare, di accompagnare il bambino/a a comprendere le proprie emozioni e a riparare, non per paura della punizione, ma per empatia.
✨ Il compito dell’adulto non è chiedere di “pensare da solo”, ma pensare con. Non dire “Vai là e calmati”, ma “Sono qui con te mentre insieme attraversiamo questa tempesta. È grande o piccola?”.
🌿 Non allontanare, ma accogliere anche quando si sbaglia — perché è proprio lì che l’apprendimento emotivo diventa reale e profondo.
🪷 I bambini e le bambine non hanno bisogno di una sedia su cui fingere di pensare. Hanno bisogno di uno sguardo e di un corpo pronti ad aiutarli a comprendere, di un abbraccio che li sostenga, di una presenza che insegni loro, giorno dopo giorno, a crescere nella relazione e nella connessione incondizionata.
Atelier della Pedagogista