Dr.ssa Chiara Frassoni

Dr.ssa Chiara Frassoni Psicologa, psicoterapeuta e sessuologa clinica
Mi occupo prevalentemente dei disturbi di ansia (ansi

Mi domando che senso abbia inasprire le pene se, al contempo, non si è disposti ad investire in un'educazione all'affett...
29/05/2025

Mi domando che senso abbia inasprire le pene se, al contempo, non si è disposti ad investire in un'educazione all'affettività e alla sessualità.

“L’ho uccisa con una pietra perché mi aveva lasciato e non voleva tornare con me”.

Ha confessato Alessio Tucci, 19 anni, il femminicida di Martina Carbonaro, anni 14.

Lo ha fatto con queste esatte parole. Sempre le stesse. Come il copione macabro di ogni femminicidio. Quel senso di possesso malato e tossico che ritorna sempre identico. E che ogni volta rifiutiamo di vedere, di sentire, di capire.

Alessio Tucci non è un mostro. No, troppo comodo, troppo facile.

Alessio Tucci è un figlio sano del patriarcato che considera la donna - in questo caso poco più che una bambina - una “cosa propria”, di cui disporre a piacimento. E, se non la può avere, la cancella, la sopprime, la uccide, perché nessuno all’infuori di lui possa “averla”.

Maschi fragili, incapaci di amare, incapaci di accettare, incapaci di concepire il rifiuto, di leggere un’emozione.

Possiamo passare anni a inasprire le pene, a invocare ergastoli, a pretendere “chiavi buttate” e “punizioni esemplari”.

O partiamo da questa frase spaventosa nella sua banalità del male, sull’educazione sessuo-affettiva, sul possesso, sull’alfabetizzazione emotiva dei maschi, o Martina resterà solo un nome e un numero nella contabilità dell’orrore.

Questo è. Non c’è altra via.

29/05/2025

Quando ti senti esausto, c’è solo una cosa che puoi fare: «Inemuri» dicono i giapponesi. Impara a prenderti una pausa.

I giapponesi sono tra i popoli più frenetici al mondo. Sono dei grandissimi lavoratori. Eppure, sono stati proprio loro, a coniare questa parola qui: «inemuri», quel momento di pura felicità quando sei da solo senza dover fare nulla! Niente pressioni sociali, niente impegni, niente persone da vedere, caselle da spuntare, solo tu e il tuo momento di relax. È il momento in cui il corpo guarisce. La mente espira. L’anima sussurra.

In un mondo di automi, di uomini macchina, in una società che ti dice che VALI soltanto se hai, e che esisti soltanto per ciò che mostri, siamo stati condizionati a pensare che il riposo sia tempo sprecato. Lavora, compra, consuma: a questo vogliono ridurci! E che dire di flessibilità, adattabilità, resistenza, tutti aggettivi che vanno di moda nel mondo del lavoro. Tutti presi in prestito dallo stesso mondo: quello delle pavimentazioni!

Inemuri, dicono i giapponesi, impara a staccare la spina. Impara a prendere oltre che a dare, a RALLENTARE oltre che a correre, impara a lasciar andare. Perché alle volte non abbiamo bisogno di cambiare ma soltanto di lasciar andare: chi dobbiamo essere e le cose che crediamo di dover fare. Siate come le onde che sanno librarsi leggere perché non devono rendere conto a nessuno di ciò che fanno, neanche al mare.

Ecco, io ogni volta che mi sento stanca, nervosa, esausta vado in spiaggia, mi leggo un libro, o mi siedo in giardino. Niente di tutto questo è tempo perso. Perché il tempo dedicato al riposo… è tempo ben speso. O per dirla come Alberto Sordi, in un mondo in cui tutti corrono, si affannano, si ammassano nei centri commerciali perché anche il divertimento è un dovere, io «ridacchio fra me e me e penso: ma ‘ndo annate?» E voi, siete d’accordo?

Guendalina Middei, Professor X

Indirizzo

Alzano Lombardo

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