Psicoterapeuta D.ssa Emanuela Zini

Psicoterapeuta D.ssa Emanuela Zini Mi occupo da anni di valutazioni psicologiche per bambini e adolescenti, sostegni genitoriali, psicoterapie per bambini/adolescenti/adulti. Tecnica EMDR

13/08/2025

QUEL POSTO CHE CHIAMI CASA

“Quel posto che chiami casa” di Enrico Galiano (Garzanti Libri) è un romanzo che va in due direzioni. Da una parte racconta una storia di adolescenza che ha molte caratteristiche in comune con quella dei propri lettori. Crescere implica per tutti imparare a capire come si guarda il mondo e chi lo abita, cercare un amico che diventi parte della nostra vita e della nostra storia, vincere la tentazione di mollare tutto pensando di non farcela, dare ascolto alla propria voce interiore che non smette mai di tenerci agganciati a quei significati che lei sembra conoscere meglio di te, comprendere la storia da cui provieni per riuscire a scrivere la storia verso cui ti muovi. Ma l’altra direzione che il libro fa percorrere al suo lettore è inusuale e importantissima: perché lo mette a confronto con la fragilità psichica, con il tema della salute mentale che oggi ha una rilevanza clinica e sociale di enorme portata. Galiano esplora questo tema grazie a Vera, l’adolescente protagonista, che appartiene ad una storia familiare di grande fragilità, in questo ambito, fino a rischiare essa stessa di perdere il contatto con il principio di realtà. Un giorno Vera entra concretamente in contatto con il mondo dei soggetti portatori di fragilità psichica, si confronta con essi, ne diventa spettatrice, compagna, sostegno. La frequentazione come volontaria di un luogo che li accoglie e li cura è per lei un’azione rivoluzionaria. I suoi genitori hanno, infatti, sempre cercato di proteggerla da qualsiasi contatto con la sofferenza mentale, perché un segreto di famiglia - mai davvero elaborato - li ha tenuti in ostaggio nel territorio della paura. E quando temi qualcosa, hai due sole possibilità: o impari ad affrontarlo oppure puoi solo evitarlo. Vera sfugge alla logica rinunciataria di chi evita qualcosa che non può essere rimosso o taciuto nel nulla. La vita a volte ci obbliga a confrontarci con un dolore che non scegli, ma “accade” e che chiede di essere guardato negli occhi. Disorientati e confusi, i genitori di Vera non hanno saputo fare questa operazione di affrontamento e attraversamento sano del dolore, diventandone, quasi inconsapevolmente, prigionieri involontari. Il romanzo di Enrico Galiano è intenso, profondo, commovente. Espone il proprio lettore a temi complessi, faticosi e dolorosi e, oggi più che mai, ha un valore terapeutico. In una società che ci obbliga alla felicità a tutti i costi, dalle pagine di Galiano esonda invece un disagio che chiede di essere accolto, analizzato e compreso. Scritto con la consueta capacità di prendere il lettore per mano e farlo diventare parte della storia che sta leggendo, Enrico Galiano racconta una vicenda che, per chi lo conosce bene, sa essergli urgente e necessaria. Il suo talento narrativo trasforma la sua urgenza personale in un tema universale.

13/08/2025

Diventare Miss a 13 anni

Essere riconosciuta come numero uno in funzione del corpo che viene mostrato, esibito e valutato da una giuria, avere una famiglia che condivide col mondo la tua immagine, facendola diventare non solo un valore di famiglia, ma un vero valore di vita. Non comprendere che a 13 anni l'unica cosa che non deve accadere é mettere il corpo al centro della costruzione del proprio valore e della propria identità, perché quel corpo si sta trasformando, ma soprattutto si sta costruendo come immagine mentale. A 13 anni, il corpo non può diventare l'unica cosa che impariamo a pensare di noi e intorno al quale costruiamo la percezione del nostro valore. La notizia che i media raccontano oggi di una Miss tredicenne data "in pasto" ai social media, dice moltissime cose della fragilità educativa del mondo adulto. Ma - in questo caso - la fragilità non é solo quella dei genitori, ma dell'intero contesto socio-culturale in cui viviamo. Pensare che ragazze in età precoce debbano candidarsi a concorsi di bellezza, significa non sapere nulla dei reali compiti evolutivi e dei bisogni educativi in un tempo così delicato della vita, come è la preadolescenza. Questa è una riflessione che partendo da un caso singolo ci deve riguardare tutti, perché spesso noi adulti per primi esponiamo nei nostri social le immagini dei corpi dei nostri figli senza alcuna percezione di quante implicazioni questo processo di esibizione possa avere nella loro vita e sulla costruzione della loro identità nonché sulla percezione del loro valore.
Questi pensieri devono diventare un diritto di chi cresce e un dovere di chi si occupa di crescita ed educazione. Per questo, vi invito a condividerli e a leggere anche ciò che Selvaggia Lucarelli (profilo pubblico) ha scritto a tale proposito.

26/07/2025
26/07/2025

Avete mai notato che i videogiochi di oggi non hanno la scritta "game over"?

Questo perché si basano su principi neuroscientifici, in particolare quelli della gratificazione differita o intermittente e del circuito dopaminergico per mantenere l'interesse e la dipendenza del giocatore.

Dall'esperienza sul campo a stretto contatto con bambini/e e famiglie non posso che condividere quanto rilevato ironicamente da Alberto Pellai, cioè di non avere mai sentito frasi come: "Da quando è arrivata la PlayStation, la vita della nostra famiglia è decisamente migliorata!".

I videogiochi con finalità educative esistono ma non sono quelli usati dalla stragrande maggioranza, questo è il problema reale. Quelli con cui bambini e (un po’ meno) le bambine giocano contengono molte possibilità di miglioramento tramite microtransazioni che permettono di acquistare contenuti estetici come le Skin dei personaggi, vestiti, armi, effetti speciali, etc.. che non influiscono sulle prestazioni.

Le medesime microtransazioni possono però anche apportare potenziali vantaggi di gioco (pay-to-win), come un equipaggiamento più potente, oggetti rari, livelli sbloccati, energia extra, valuta di gioco, elementi che possono migliorare la prestazione, velocizzare la progressione o offrire vantaggi competitivi.

Cosa ci può essere di educativo in questo?

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Testo tratto dall'intervista effettuata a me e Simone Lanza e pubblicata su FanPage.

26/07/2025

PERCHE’ – PURTROPPO – TEMPTATION ISLAND E’ IL PROGRAMMA PiU’ VISTO (e più tossico) DELLA TIVU

Il programma più visto dell’estate (ed è così da alcuni anni) è un programma che mette la relazione amorosa al centro della sua analisi. Potrebbe essere un esperimento interessante per capire come nasce e come finisce una storia d’amore. Io ne ho visti solo due spezzoni di circa un’ora ciascuna che però ho immaginato essere rappresentativi dell’intero format. Sono rimasto colpito dalla narrazione che arriva allo spettatore. Coppie che sono insieme da anni si sottopongono all’esperimento proposto dal format del programma che le fa vivere in spazi separati in cui hanno contatti prolungati con altre persone, tutte bellissime e single, messe lì con la funzione del diavolo tentatore. Lo spettatore viene così costantemente ingaggiato attraverso le dinamiche della seduzione e del tradimento. Giorno dopo giorno, i partner amorosi si intrattengono in modo sempre più intimo con i single con cui convivono e si percepiscono invece sempre più emotivamente distanti dai partner con cui convivevano fino ad un minuto prima di entrare nel programma. Il programma si basa sulla convinzione che “la tentazione rende l’uomo ladro”. E in effetti, assistendo al programma si comprende come tale affermazione rappresenti l’unica verità che il programma fornisce come spiegazione di cosa fa nascere e finire una storia d’amore. Il programma è magnetico perché tu vieni immerso in una tempesta emotiva continua. Ti arrabbi con chi in tempi velocissimi scopre che l’amore che viveva da anni non era vero amore, mentre quello incontrato da pochi giorni – sexy e seducente – è il vero amore che stava aspettando da una vita. Senti un dolore forte per chi viene tradito, tradimento che il programma fa scoprire sadicamente obbligando la persona a visionare scene in cui vede il proprio partner abbracciarsi e baciarsi con un altro individuo, a cui dice frasi piene di tenerezza. Assisti a crisi di rabbia e a pianti disperati di chi si domanda perché un amore durato anni possa sgretolarsi in una manciata di giorni. Al centro del programma c’è un carosello ininterrotto di lacrime e batticuori, seduzioni e corpi eccitanti, crisi di rabbia e panico. E un’amplificazione di tutti quegli stereotipi di genere di cui la cultura contemporanea sta cercando di promuovere la rimozione e l’estinzione. Temptation Island diventa così il prototipo di una cultura liquida che in teoria afferma un valore, ma poi in pratica rende pandemiche, glamour e attraenti narrazioni che affermano il valore esattamente opposto. Ma credo che la problematicità presente nella trasmissione sia anche più profonda e complessa. In un programma che vorrebbe raccontare che cosa è il vero amore e che vorrebbe verificare se il vero amore sa resistere alla “tentazione” incombente, in realtà del vero amore non si comprende e non si vede nulla. Si vede fragilità emotiva e sovrabbondanza narcisistica. Si vedono corpi scolpiti e cuori denutriti. Si vedono coppie che non perdono l’amore che le aveva condotte lì, perché forse erano già nate e cresciute fragili. Questo programma non mostra niente del vero Amore, quello con la A maiuscola, quello che si basa su una profonda connessione emotiva e sulla costruzione di un’intimità che non è solo corporea ma anche mentale e affettiva. Purtroppo è amatissimo proprio dai giovanissimi, che hanno un disperato bisogno di educazione sentimentale e affettiva. E che usando trasmissioni simili per cercare di capire cosa l’Amore porta nella vita degli esseri umani, riescono solo a imparare in modo impeccabile il dis-Amore.

Se avete figli che seguono questo programma, provate a riflettere con loro, magari partendo proprio dalla lettura di questo post.

Io e Barbara Tamborini abbiamo scritto un libro (“Appartenersi. Perché l’Amore per sempre è una risorsa”, Mondadori ed.) che spiega come e perché costruire e perseguire un vero Amore è la cosa più bella e più impegnativa che possa capitare agli esseri umani.

14/04/2025

🪢DIFFICOLTÀ DI SEPARAZIONE
🏃🏽‍♀️Uno dei compiti evolutivi dell'adolescente è quello di separarsi dalle figure genitoriali, costruendo una propria identità differenziata e sviluppando una certa autonomia, sia pratica che emotiva.
Si tratta di un processo che richiede tempo e che spaventa, tanto i ragazzi quanto i loro genitori.

🚷Negli ultimi anni, le fatiche relative alla realizzazione di tale compito evolutivo si sono accentuate.
👶🏻Vediamo sempre più adolescenti che rifiutano di crescere, preferiscono rimanere ancorati ad una dimensione infantile che non solo li mantiene dipendenti dai genitori, ma che non consente loro di sviluppare una propria identità.

🤱🏻Molto frequentemente, tuttavia, tale condizione si verifica perché i primi a faticare nel tollerare la crescita dei figli sono proprio i genitori.
Inconsciamente, anche loro contribuiscono a generare insicurezze e timori nei ragazzi, che si convincono di non potercela fare da soli, che il mondo extra familiare sia pericoloso e che nessuno li sosterrà tanto quanto hanno fatto mamma e papà.

💗È necessario esplorare le ragioni emotive che portano i genitori a frenare la crescita dei figli, i bisogni affettivi che sono alla base di tale fatica, per aiutarli a costruire una nuova identità genitoriale, un nuovo modo di esprimere la genitorialità, che tenga conto delle esigenze evolutive dei ragazzi.

“Quando in terapia non si sa cosa dire”Capita di non sapere cosa dire in seduta, ma alcuni pazienti vanno in fatica se n...
10/03/2025

“Quando in terapia non si sa cosa dire”

Capita di non sapere cosa dire in seduta, ma alcuni pazienti vanno in fatica se non hanno nulla da dire di PARTICOLARE, ma quello che serve comprendere e’ che durante il lavoro terapeutico quello che è importante è sopratutto ciò che accade dentro, ossia porsi domande del tipo: “cosa ho pensato? Come mi sono sentito? Che bisogni ho avuto?”.
La terapia non è raccontare il resoconto settimanale, ma è uno spazio in cui poter dare un nuovo senso a ciò che accade fuori e dentro di se’.

A volte c’è poi il fraintendimento che se non si ha nulla da dire forse è perché si sta meglio.
In terapia,invece, è sano fare i conti con l’intera identità di una persona, quindi portare sia gli aspetti che fanno male, ma anche scoprire risorse e condividere momenti di benessere o conquiste che il paziente sente di aver fatto.

Ai miei pazienti dico sempre che quando non sanno cosa dire sono le sedute migliori, perché non essere preparati al contenuto permette di focalizzarsi su aspetti magari ancora poco esplorati.
Dove non c’è l’urgenza e’ dove il fattore terapeutico ha maggiore rilevanza.

La psicoterapia indaga il senso, non l’esperienza.

La frequenza delle sedute Una psicoterapia, oggi giorno, avviene tendenzialmente una volta a settimana. Ma per alcuni pa...
23/02/2025

La frequenza delle sedute

Una psicoterapia, oggi giorno, avviene tendenzialmente una volta a settimana. Ma per alcuni pazienti è troppo!
In realtà non lo è, anzi, una maggiore distanza tra una seduta e l’altra porta la persona a riattivare alcuni meccanismi di difesa, portando a una maggiore fatica nel lavoro clinico con la falsa idea che poi, se non si sta meglio, allora andare dallo psicologo non serve a nulla!
Tra una seduta e l’altra, se sono ravvicinate, e’ possibile permettere la
Comprensione e l’elaborazione di certi contenuti.
Questo è ciò che differenzia il lavoro terapeutico da una semplice chiacchierata con gli amici.
In terapia non si chiacchiera, si utilizza la parola per dar forma a ciò che non è dicibile o inizialmente comprensibile.
Elaborare vuol dire vedere le parti più nascoste di sé, significa dare senso a ciò che viene condiviso, affrontare le resistenze e spezzare i circoli viziosi che tendono a ripetersi.
Per questo la terapia necessita della regolarità e costanza, perché l’elaborazione e’ un processo che avviene nel tempo.
La terapia e’ un dialogo continuo con il terapeuta e le varie parti del se’.

La solitudine benevola A molte persone la solitudine fa paura e quindi la rifuggono. In realtà la solitudine può assumer...
10/02/2025

La solitudine benevola

A molte persone la solitudine fa paura e quindi la rifuggono. In realtà la solitudine può assumere un ruolo benevolo, come dice S. Maschietto in “Solitudini condivise”, se come scopo ha l’individuazione del Se’ e la elaborazione di ciò che si vive a livello emotivo.

La solitudine benevola e’ un momento di autoriflessione, preziosismo perché ci permette di dare pensiero, ossia dare forma a ciò che si vive. Pensare aiuta a mettere ordine nel caos che a volte attraversa la mente.

E’ necessario essere motivati a capire come succede in uno spazio di psicoterapia, perché pensare aiuta anche a capire.
Inoltre pensare aiuta anche a ridimensionare ciò che inquieta: Maschietto afferma che “entrare nel caos mentale, anche se può apparire perturbante, da’ un SENSO PENSATO e così si può cercare di trovare un equilibrio tra pensiero-emozioni”.

Nella solitudine, inoltre, si prende consapevolezza anche di parti di sé sane e vitali.

La solitudine “malevola”

La solitudine può diventare negativa quando perde la sua valenza riflessiva, ma e’ caratterizzata da sentimenti di isolamento, vuoto, abbandono, deprivazione e forte rabbia.

Nella prima infanzia il vuoto emotivo danneggia il senso del SE’ e può portare a quadri psicopatologici gravi (disturbi psichiatrici borderline, dipendenze, disturbi psicotici).

Le solitudini sofferenti sono quelle vissute già a partire dall’infanzia, dove il caregiver non è stato capace di creare un contatto emotivo, ma anzi a volte ha stabilito relazioni violente e traumatiche.

Queste persone necessitano di un aiuto psicologico che aiuti a creare, attraverso la relazione clinica e la parola, un adeguato sviluppo emotivo, psicosessuale, cognitivo, culturale e sociale.

La mancanza di intimità sessuale in una coppia può avere un impatto significativo sulla relazione e sul benessere di ent...
27/01/2025

La mancanza di intimità sessuale in una coppia può avere un impatto significativo sulla relazione e sul benessere di entrambi i partner.
Dal punto di vista psicologico, questo problema può derivare da una varietà di cause:
1. Stress e ansia: fattori legati al lavoro, alla salute o a difficoltà personali possono ridurre la libido e l’interesse sessuale, influenzando la connessione fisica nella coppia
2. Problemi di comunicazione: una scarsa comunicazione può portare a incomprensioni e insicurezze, creando una barriera emotiva e fisica tra i partner
3. Routine e monotonia: l’abitudine e la mancanza di novità nella relazione possono ridurre l’attrazione sessuale
4. Condizioni di salute fisica o mentale: depressione, ansia, squilibri ormonali e altri problemi di salute possono influenzare la libido
5. Bassa autostima: sentirsi poco attraenti o non apprezzati può ridurre il desiderio di condividere momenti intimi
6. Problemi relazionali sottostanti: conflitti irrisolti, risentimenti o mancanza di fiducia possono riflettersi nella sfera sessuale e ridurre la voglia di intimità

Quando la sfera sessuale è compromessa, e’ importante riconoscere il problema e affrontarlo insieme, magari cercando l’aiuto di uno psicologo o terapeuta di coppia. Con tale aiuto si può esplorare le cause profonde e proporre strategie per migliorare la comunicazione e riaccendere l’intimità nella relazione. Parlarne apertamente, mantenendo un approccio non accusatorio e supportare il proprio partner sono passi fondamentali per affrontare e superare insieme le difficoltà.

Durante una psicoterapia le pause durante le festività o le ferie possono essere vissute in modo ambivalente da alcuni p...
13/01/2025

Durante una psicoterapia le pause durante le festività o le ferie possono essere vissute in modo ambivalente da alcuni pazienti.
C’è chi vive la pausa momentanea con sollievo come la possibilità di “riposare” la mente durante il processo di cambiamento; altri invece vivono questo momento come una sorta di abbandono.

Succede che l’appuntamento consueto che ha un giorno e un orario preciso e quindi è rassicurante viene a mancare e si può vivere l’esperienza della separazione con sentimenti come frustrazione, tristezza, rabbia, senso di abbandono.

Il paziente potrebbe vivere negativamente l’assenza del terapeuta soprattutto in un momento delicato e di bisogno.
In alcuni casi una soluzione è rappresentata dalla possibilità concessa dal terapeuta di chiamarlo in determinati momenti di crisi importante, anche se a distanza.

Purtroppo una inadeguata gestione o negazione dei sentimenti che emergono nel momento dell’interruzione può comportare un danno all’alleanza terapeutica, in alcuni casi anche ad un precoce abbandono del percorso terapeutico.

In realtà la separazione per le vacanze diventa una opportunità terapeutica per il paziente perché gli permette di entrare in contatto con quei contenuti delicati relativi al tema dipendenza/indipendenza, della mancanza e dell’abbandono. Possono ve**re a galla ricordi rimossi legati alla solitudine o alle perdite,
mai del tutto elaborate se non tramite il meccanismo di difesa della rimozione e della negazione.

Indirizzo

Via Papa Giovanni XXIII N. 14
Ambivere
24030

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 16:00
Martedì 09:00 - 18:30
Mercoledì 09:00 - 18:30
Giovedì 09:00 - 18:30
Venerdì 09:00 - 18:00

Telefono

+393498349132

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