
20/04/2023
Pediatra Carla Psicoterapeuta Arianna Buchi felice di camminare con voi in questo progetto ❤️
Arriva in ambulatorio e il suo sguardo è spento, manca quella luce negli occhi che ti aspetti da una neo-mamma che stringe al petto la sua creatura.
Poi la guarda e allora si illumina.
Ti parla dettagliatamente del suo piccolo, ma è molto preoccupata, si sente inadeguata, l’allattamento non parte come vorrebbe… Dice che il bambino ha qualcosa che non va… che è certamente lei il problema perché… perché…
Si ferma.
Chiedo: “Ma tu come stai?”
Ed ecco un fiume di lacrime.
Pensate subito a una depressione post-partum, vero?
Non è detto.
Quando ti trovi davanti una madre distrutta non puoi fermarti alle apparenze.
Noi sanitari dobbiamo metterci in Ascolto.
Lo scrivo con la A maiuscola volutamente.
“A” come “Attenzione”, la chiave è lì: lei è davanti a te, se gliene dai la possibilità di aprirà e diventerà un fiume in piena.
Potresti scoprire che non è soltanto “la fase del puerperio” che “è difficile per tutte” e amen.
Lei ha incubi, pensieri intrusivi, vede immagini che la perseguitano, teme costantemente per la vita di suo figlio, non dorme nemmeno in quegli sprazzi di tempo in cui potrebbe farlo… Ti racconta dettagliatamente il suo parto e… ti colpisce la sua lucidità, ma è come un film che vive da spettatrice. Non vuole più tornare in ospedale per farsi seguire, evita di pensare o raccontare la nascita.
È traumatizzata dal parto.
Potrebbe trattarsi di un disturbo post-traumatico da stress.
Non è depressa, non ancora.
Se non sarà ascoltata e nessuno le darà sostegno, può diventarlo.
Non date mai per scontato il malessere che vive una madre nel puerperio. Non dite solo che “È tutto normale, poi passerà”. Mettetevi in Ascolto. Sul serio.
Il parto complicato, in tutte le sue declinazioni, è un evento potente nella vita di una donna.
Lei va oltre e pensa al neonato per pura sopravvivenza, ma il vissuto resta incistato.
Questo è il motivo per cui ho queste due donne e professioniste al mio fianco: psicoterapeuta e ostetrica.
Perché non esiste solo la depressione post-partum, c’è molto altro.
C’è un mondo sommerso di situazioni di cui le donne non parlano per vergogna, tabù, mancanza di tempo, perché “prima viene il bambino”, perché bisogna essere sempre forti, perché non può lamentarsi.
Non posso più immaginare di fare il mio lavoro senza queste figure accanto.
E vi dirò di più: noi vogliamo cambiare la cultura del parto perché non voglio più essere io, una pediatra, ad accogliere donne non ascoltate.
Questa società deve Vederle prima.
Deve Ascoltarle prima.
Rendiamo visibile l’invisibile.
Grazie Psicoterapeuta Arianna Buchi
Ostetrica Annarita Coppola
Grazie allo Sportello di Ascolto del Parto Traumatico di Centro Salus Familiae