20/07/2025
.
Negli ultimi giorni, un video virale di un professionista molto seguito sui social ha rilanciato un messaggio che merita di essere smentito con chiarezza.
“Gli esercizi non sono terapeutici. Servono solo a mantenere i risultati ottenuti con il lavoro manuale.”
Chi lo afferma si definisce professionista del corpo. Ma questo approccio, oltre a essere datato, è in netto contrasto con le evidenze scientifiche attuali.
Vediamo perché. E lo facciamo in punti.
1. La scienza è chiara: l’esercizio è terapeutico.
Tutte le principali linee guida internazionali (NICE, APTA, EULAR) riconoscono l’esercizio come strumento terapeutico primario in numerose condizioni: lombalgia, osteoartrosi, dolore cervicale, disfunzioni motorie, post-chirurgia ortopedica, riabilitazione neurologica.
Negare questo significa ignorare decenni di studi clinici, revisioni sistematiche, meta-analisi e buone pratiche sanitarie.
2. Il paziente non è passivo: è parte attiva della cura!
Un’altra frase preoccupante emersa nel video è: “Mi assumo io la responsabilità del risultato. Il paziente non ne ha.”
Per fortuna la riabilitazione moderna si basa su un concetto ben diverso: alleanza terapeutica, empowerment, partecipazione attiva del paziente.
La guarigione è un processo condiviso, non un’azione meccanica subita. Trattare il paziente come un oggetto da “sistemare” è inefficace, eticamente discutibile e psicologicamente dannoso.
3. “Lavorare sul corpo” non basta.
Il modello meccanicistico, centrato sulla figura dell’“aggiustatore”, è obsoleto. Non siamo carrozzerie da raddrizzare. La riabilitazione si basa su un modello biopsicosociale, che considera il movimento consapevole, la comunicazione, il contesto psicosociale, la progressione graduale e personalizzata.
Le tecniche passive possono avere un ruolo, ma sono limitate e transitorie se usate da sole.
4. “Gli esercizi diventano un alibi”? No, è l’esatto contrario!
Dire che l’esercizio è un alibi quando la terapia manuale non funziona è un capovolgimento pericoloso della realtà. Il vero alibi è non dare strumenti al paziente per continuare il lavoro in autonomia.
L’esercizio ben dosato, spiegato e contestualizzato all’individuo è una strategia terapeutica fondamentale per consolidare i miglioramenti, prevenire recidive, favorire l’indipendenza e ridurre la cronicizzazione.
5. Il rischio della retorica pseudoterapeutica..
Frasi come “Se non ti sistemo, ho sbagliato io” trasmettono una visione paternalistica e passivizzante. Non è questa la fisioterapia.
Noi fisioterapisti non “sistemiamo”: accompagniamo, guidiamo, educhiamo.
Questo tipo di retorica promuove la svalutazione dell’intervento attivo, l’elevazione del professionista a figura salvifica, la dipendenza dal trattamento e l’esclusione del paziente dal proprio percorso di salute.
E se a dirlo fosse stato un professionista sanitario?
Un messaggio del genere, se pronunciato da un sanitario abilitato, sarebbe oggetto di discussione deontologica.
Ma nel caso specifico, si tratta di una figura, il chiropratico, che non è attualmente abilitata come professione sanitaria in Italia, e che non risponde a un Ordine, a un codice etico o a un sistema di vigilanza.
Non è questione di guerra tra professioni. È questione di responsabilità verso le persone e verso il concetto stesso di salute.
Il punto è questo: non è un attacco personale, ma un richiamo collettivo alla responsabilità. Quando si parla di salute pubblica, non si possono diffondere convinzioni personali come se fossero verità cliniche.
Chi lavora nella riabilitazione lo sa bene: educare, responsabilizzare, condividere è l’unico modo per aiutare davvero le persone.
E se un video fa più rumore della scienza, è proprio lì che dobbiamo farci sentire.
Speriamo che anche per categorie come la chiropratica si arrivi presto a una regolamentazione seria, basata su criteri formativi, responsabilità e evidenze scientifiche, come già avvenuto per la fisioterapia.
Nel frattempo, però, non possiamo permettere che certi messaggi diventino virali senza contraddittorio.
Informare è prendersi cura.
Questo post è scritto da fisioterapisti iscritti all’Ordine, che lavorano ogni giorno per restituire ai pazienti strumenti concreti, autonomia e fiducia nel proprio corpo.