14/05/2025
Curt Richter, un professore universitario, condusse un esperimento inquietante con dei ratti per studiare quanto tempo potessero sopravvivere prima di annegare in un barattolo d’acqua.
Iniziò prendendo dei ratti, li mise in barattoli di vetro riempiti d’acqua e osservò quanto a lungo lottassero prima di annegare. I recipienti erano molto grandi, quindi non potevano aggrapparsi ai bordi né saltare fuori.
In media, smettevano di resistere dopo pochi minuti, circa 15.
Poi Richter cambiò le regole dell’esperimento.
Poco prima che i ratti morissero per sfinimento, li tirava fuori, li asciugava e li lasciava riposare qualche minuto… per poi rimetterli nuovamente nell’acqua per un secondo tentativo.
Quello che scoprì è che i ratti riuscivano a nuotare per anche 60 ore.
Non è un errore: quei ratti nuotarono per 60 ore.
I risultati dimostrarono che, dopo essere stati “salvati” la prima volta, i ratti sviluppavano l’aspettativa di essere salvati di nuovo — e questo li spingeva a nuotare circa 240 volte più a lungo rispetto al primo tentativo.
Uno di loro arrivò a nuotare per 81 ore.
La conclusione?
I ratti credevano che qualcuno li avrebbe salvati, e per questo continuarono a nuotare ben oltre ogni previsione.
Questa storia viene spesso raccontata in psicologia positiva come esempio dell’ importanza della speranza e dell’ottimismo.
Molte persone riescono a fare molto di più quando ricevono incoraggiamento o sentono che qualcosa o qualcuno dà loro valore… e si arrendono quando manca ogni speranza o riconoscimento.
Le implicazioni di questo esperimento per noi esseri umani
L’esperimento di Richter ha implicazioni significative per capire anche il funzionamento di noi esseri umani. Anche se la speranza non può sempre garantire la nostra sopravvivenza, può certamente però aumentare le nostre possibilità di farcela. Quando abbiamo speranza, siamo più propensi a perseverare di fronte alle sfide e siamo anche più propensi a trovare soluzioni creative ai problemi.