22/08/2025
HASHIMOTO, GLUTINE E CERVELLETTO
Quando si parla di Hashimoto, tutti pensano subito alla tiroide. E in effetti è così, la malattia di Hashimoto è un’autoimmunità della tiroide. Significa che il sistema immunitario, invece di limitarsi a combattere vlrus e batteri, inizia ad attaccare la tua stessa ghiandola tiroidea, producendo anticorpi che ne distruggono progressivamente i tessuti.
Fin qui tutto chiaro. Ma quello che quasi nessuno dice è che Hashimoto non riguarda solo la tiroide. Molte persone sviluppano anche sintomi neurologici, in particolare legati a una zona del cervello chiamata cervelletto.
Se chiedi a qualcuno a cosa serve il cervelletto, la maggior parte risponderà: “A mantenere l’equilibrio”. Ed è vero. Il cervelletto è come il nostro giroscopio interno, controlla la postura, la stabilità, la capacità di camminare senza cadere.
Ma il suo ruolo non si ferma lì. Oggi sappiamo che il cervelletto è coinvolto anche nelle funzioni cognitive... memoria, attenzione, linguaggio, capacità di pianificare un’azione. È quindi un “direttore d’orchestra silenzioso” che lavora dietro le quinte non solo per coordinare i nostri movimenti, ma anche per sostenere la nostra mente.
Quando il cervelletto si ammala, non si tratta solo di qualche capogiro, parliamo di vertigini croniche, nausea da movimento (quella che alcuni chiamano “mal d’auto”), difficoltà a concentrarsi, nebbia mentale e anche perdita di stabilità emotiva.
Ora ti spiego la parte cruciale. Cerco di spiegartelo con parole semplici accessibili a tutti. Gli anticorpi sono molecole del sistema immunitario. Pensa a loro come a delle chiavi costruite su misura per riconoscere una certa proteina estranea, chiamata antigene.
Ogni proteina del nostro corpo e di ciò che mangiamo è formata da sequenze di amminoacidi, che sono come lettere di un alfabeto. Gli anticorpi riconoscono sequenze specifiche di queste lettere.
Ora, immagina che ci siano due proteine diverse, una della tiroide e una del cervelletto, che però hanno una sequenza di lettere molto simile. L’anticorpo, convinto di attaccare il nemico, si lega invece anche a una proteina del nostro cervelletto. È come se una chiave costruita per aprire la porta di casa funzionasse anche sulla porta della cantina, perché le serrature sono quasi uguali.
Bene, questo fenomeno si chiama reattività crociata.
Ecco il punto, gli anticorpi dell’Hashimoto (come gli anti-TPO) non si fermano sempre alla tiroide. Possono legarsi anche ad altri tessuti, in particolare al cervelletto.
Risultato? Mentre tu pensi che la tua stanchezza, la tua difficoltà a pensare, la tua perdita di concentrazione dipendano solo dagli ormoni tiroidei che non funzionano, in realtà una parte di quei sintomi arriva dal cervelletto che viene aggredito dal sistema immunitario.
Ecco perché alcune persone con Hashimoto descrivono sintomi che vanno ben oltre la tiroide:
- Vertigini e instabilità,
-Nausea da movimento (mal d’auto, mal di mare, difficoltà a guardare filmati con troppo movimento),
- Bisogno di aggrapparsi al corrimano scendendo le scale,
- Problemi di scrittura o coordinazione nei movimenti fini,
- Nebbia mentale, difficoltà a concentrarsi, perdita di memoria a breve termine.
Molti medici si fermano al dosaggio ormonale senza collegare che dietro a quei sintomi può esserci una degenerazione cerebellare autoimmune.
E adesso entra in scena il glutine. Una delle proteine più studiate del glutine è la gliadina. Bene, la sequenza di amminoacidi della gliadina è sorprendentemente simile a quella di alcune proteine cerebellari.
Cosa significa? Significa che se hai anticorpi contro la gliadina, questi non si legano solo al glutine che mangi, ma possono anche riconoscere come “nemico” il tuo cervelletto.
È la reattività crociata applicata al glutine. E questo spiega perché tante persone sensibili al glutine sviluppano sintomi neurologici, vertigini, instabilità, nebbia mentale (per essere intolleranti al glutine non è necessario avere solo sintomi digestivi o intestinali).
In medicina questo fenomeno prende il nome di atassia da glutine. L’atassia è la perdita di coordinazione dei movimenti dovuta a danni cerebellari.
Ora vi faccio un esempio di vita quotidiana. Immagina una donna con Hashimoto. Da anni si sente stanca, confusa, fatica a concentrarsi. Ogni volta che scende le scale si aggrappa al corrimano, ma pensa che sia la pressione bassa. Quando guida, la nausea compare dopo pochi chilometri, e allora preferisce non mettersi più al volante.
Va dal medico e riceve la solita risposta: “È la tiroide, serve aggiustare il dosaggio della levotlroxina”. Ma anche cambiando il dosaggio, i sintomi non migliorano. Perché? Perché non è solo la tiroide. È il cervelletto.
E spesso il colpevole silenzioso è proprio il glutine.
In alcuni studi sono state fatte risonanze magnetiche a persone con sensibilità al glutine. Nell’arco di quindici mesi, si vedeva un peggioramento significativo, comparivano lesioni della sostanza bianca cerebellare, segno di danno tissutale progressivo (ho le immagini per chi non ci credesse)
Questo dimostra quanto possa essere aggressivo il processo se non si interviene tempestivamente. Non si tratta di un fastidio passeggero, ma di una vera e propria degenerazione neurologica.
Dietro tutto questo c’è un concetto chiave, la perdita di tolleranza immunitaria. Il sistema immunitario dovrebbe distinguere tra ciò che è “self” (noi stessi) e ciò che è “non self” (vlrus, batteri, tossine). Quando questa capacità si perde, il confine diventa confuso, il sistema immunitario inizia ad attaccare i nostri tessuti, convinto che siano invasori.
È quello che accade nelle malattie autoimmuni. Nel caso dell’Hashimoto, gli anticorpi non solo attaccano la tiroide, ma anche altri tessuti simili. Nel caso della sensibilità al glutine, gli anticorpi contro la gliadina possono colpire anche il cervelletto.
Quante volte hai sentito dire: “Sono stanca, ho la testa pesante, non riesco a concentrarmi”? Quasi sempre queste frasi vengono liquidate come stress, carenza di sonno o colpa della tiroide.
Ma quando a queste si aggiungono vertigini, instabilità e difficoltà di coordinazione, il sospetto di un coinvolgimento cerebellare autoimmune diventa concreto.
Molti non arrivano mai a ricevere una diagnosi corretta. Spesso vengono trattati solo con farmaci sostitutivi per la tiroide, senza che nessuno spieghi loro che il cervelletto è sotto attacco.
Ecco perché eliminare il glutine non è una moda né una fissazione da “salutisti estremi”. In molte persone sensibili, il glutine è la scintilla che mantiene attiva l’autoimmunità. Continuare a consumarlo significa alimentare la reattività crociata e accelerare i danni cerebellari.
In chi lo elimina, i sintomi di instabilità e nebbia mentale spesso migliorano in poche settimane. Certo, non è l’unica cosa da fare, servono anche strategie per calmare il sistema immunitario, sostenere il fegato e l’intestino, ridurre l’infiammazione. Ma togliere il glutine è un passo fondamentale.
Una delle frasi che sento dire più spesso è: “Ma io mangio poco glutine, solo ogni tanto” oppure “Io scelgo solo grani antichi, più naturali”. E qui dobbiamo essere molto chiari, se hai Hashimoto, non si tratta di quantità o di qualità del glutine. Qualsiasi forma di glutine, anche minima, è capace di innescare la risposta autoimmune, la letteratura scientifica parla chiaro.
Ora ti spiego perché. come ho spiegato sopra, il glutine è formato da diverse proteine, tra cui la gliadina. Questa proteina contiene sequenze di amminoacidi che sono molto simili a quelle presenti nella tiroide e nel cervelletto. È il fenomeno della reattività crociata, il sistema immunitario produce anticorpi contro la gliadina, ma quegli stessi anticorpi “scambiano” per glutine anche alcune tue cellule tiroidee o cerebellari.
Ora, ecco il punto chiave, non serve una grande quantità di glutine per attivare questa reazione. È sufficiente una traccia, perché il sistema immunitario non ragiona per dosi, ma per riconoscimento.
Una volta che la chiave (l’anticorpo) riconosce la serratura (la sequenza proteica), la reazione parte.
Spesso si sente dire: “Il problema è il grano moderno, troppo manipolato. Con i grani antichi non c’è rischio”. Questa è una mezza verità. È vero che il grano moderno contiene più glutine e che i processi industriali lo rendono più difficile da digerire. Ma la reattività crociata "non" dipende dalla quantità di glutine, né dalla sua modernità, dipende dalla struttura molecolare della proteina.
Qualsiasi tipo di grano, antico o meno, il problema è sempre lo stesso, le sequenze di amminoacidi della gliadina sono simili a quelle della tiroide e del cervelletto. E quindi gli anticorpi reagiscono comunque.
Il tuo sistema immunitario non distingue se il grano viene da un campo biodinamico in Toscana o da un mulino industriale in America. Non fa sconti. Riconosce la sequenza proteica e attacca. Punto.
Molti pensano: “Ma se lo mangio solo ogni tanto, non farà così male”. Il problema è che la risposta immunitaria non si spegne subito dopo l’esposizione. Quando mangi glutine e hai Hashimoto, la produzione di anticorpi e l’infiammazione possono restare attive per settimane o mesi. Significa che se lo mangi una volta al mese, in realtà sei innescato tutto l’anno.
Per questo non esiste un concetto di “moderazione” con il glutine in caso di Hashimoto, non è come lo zucchero, che in piccole dosi puoi anche tollerare. È un vero e proprio innesco autoimmune.
So che può sembrare una rinuncia enorme. Il pane fresco, la pasta della tradizione, i dolci della nonna… Ma se hai Hashimoto, devi sapere che ogni volta che li mangi stai “insegnando” al tuo sistema immunitario a continuare ad attaccarti.
Non è questione di fanatismo, né di mode alimentari. È biologia molecolare. E la biologia non fa eccezioni, se hai Hashimoto, il glutine va eliminato del tutto. Per questo abbiamo innumerevoli persone che continuano ad avere sintomi destabilizzanti.
Quindi, non si tratta di poco glutine, né di glutine migliore. Si tratta di zero glutine. Perché ogni briciola è un messaggio per il sistema immunitario, e quel messaggio dice sempre la stessa cosa... attacca la tiroide e il cervelletto.
Ti lascio con un’immagine mentale. Immagina un mazzo di chiavi:
- Una chiave è fatta per la tua porta di casa (la tiroide),
- Un’altra per la cantina (il cervelletto),
- Un’altra per il garage (altri tessuti).
Ora, se tutte le serrature sono simili, basta un minimo di somiglianza perché la chiave della porta di casa apra anche il garage. Gli anticorpi funzionano così, non riconoscono con precisione assoluta, ma con “somiglianze”.
Ed è per questo che, se hai Hashimoto e sensibilità al glutine, non puoi più pensare che si tratti “solo della tiroide”. La chiave gira anche in altre serrature.
Il messaggio è semplice e potente, Hashimoto non è solo tiroide. È un problema di tolleranza immunitaria e di reattività crociata. Gli anticorpi non si fermano alla ghiandola, possono colpire il cervelletto, creando sintomi che vanno dall’instabilità alla nebbia mentale, fino a vere e proprie lesioni cerebrali.
Il glutine è uno dei principali fattori che alimentano questo processo, perché le sue proteine assomigliano troppo a quelle cerebellari. Continuare a consumarlo in caso di sensibilità significa “offrire” al sistema immunitario altre occasioni per sbagliare bersaglio.
La buona notizia è che conoscere questi meccanismi ti dà il potere di cambiare. Eliminare il glutine, lavorare sul sistema immunitario, sostenere l’intestino e il fegato: sono passi concreti che proteggono non solo la tiroide, ma anche il cervello.
Ricorda, il cervelletto è il tuo equilibrio, il tuo movimento, ma anche la tua chiarezza mentale. Proteggerlo significa proteggere la tua libertà di vivere con stabilità, lucidità e benessere.
XO - Patrizia Coffaro