Prime Note - musica, libri e curiosità dalla gravidanza alla prima infanzia

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Prime Note - musica, libri e curiosità dalla gravidanza alla prima infanzia Uno spazio di accompagnamento alla nascita e alla genitorialità attraverso musica libri e laboratori

"Una volta, in un campo, nacque un bel fiore. Era così bello e profumato che tutti quelli che gli passavano vicino si fe...
31/10/2023

"Una volta, in un campo, nacque un bel fiore. Era così bello e profumato che tutti quelli che gli passavano vicino si fermavano a guardarlo e dicevano: «Come è bello e profumato e che bei colori che ha!» e lui era proprio molto contento dei loro sguardi e delle loro parole che gli riscaldavano il cuore. Ma non sempre la gente che passa per i campi ha il tempo e la voglia di stare attenta ai fiori, cosicché un giorno passò di lì qualcuno un po’ distratto che quasi quasi lo calpestò. Allora il povero fiore si disse: “Sarà meglio che mi armi per difendermi!” e tirò fuori una bella spina per proteggersi. Un altro giorno passò di lì qualcuno ancora più distratto e che non amava particolarmente i fiori e quando lui si sentì ferito ci rimase così male che anche stavolta pensò: “Mi devo armare ancora di più, altrimenti mi calpestano!“ e tirò fuori altre due spine. Un altro giorno ancora capitò che anche le persone che gli passavano sempre vicine e che amavano i fiori e, soprattutto, amavano lui, fossero un po’ distratte e avessero altro per la testa. Allora si sentì ferito e si disse: “Povero me, se si distraggono anche loro!”, e tirò fuori altre tre spine. E così, di giorno in giorno, spina dopo spina, ecco che alla fine il fiore era munito di una bella corazza impenetrabile. Le persone che passavano per ammirare i fiori dovevano guardarlo da lontano e si dicevano: “Come è bello quel fiore! Chissà se è anche profumato! Peccato che non si possa andargli vicino per accarezzarlo perché ha troppe spine e punge non appena lo si tocca!” e gli passavano lontane perché avevano paura di pungersi. Ma anche i fiori, come tutti, hanno bisogno di compagnia, cosicché lui cominciava a sentirsi sempre più solo e sempre più abbandonato. E insieme a lui si sentivano soli e un po’ abbandonati anche quelli che gli passavano vicino e non potevano toccarlo né annusare il suo profumo perché avevano paura di farsi male con le sue spine. Allora il fiore si disse: “Forse si può fare qualcosa!” e chiese aiuto alla terra, al sole e all’aria che lo circondava. La terra disse: «Io ti ho nutrito bene da piccolo, altrimenti non saresti cresciuto così bello e profumato. Su quello che hai avuto puoi contare per tutta la vita perché l’hai avuto, è dentro di te...». Il sole disse: «Io ti ho riscaldato e illuminato fin da quando eri piccolo. È per questo che hai colori così belli. Su questo calore puoi contare per tutta la vita perché l’hai avuto, è dentro di te e nessuno te lo può portare via!». E l’aria intorno gli disse: «Io ti ho fatto respirare fin da quando eri piccolo e ti ho dissetato con la pioggia. È per questo che sei così profumato. Su quello che hai avuto puoi contare per tutta la vita, perché è dentro di te anche quando sarai in difficoltà!». Fu così che il fiore scoprì che le sue armi più potenti non erano fuori ma dentro di lui. E da quel giorno ogni tanto, poco per volta, lasciò che qualche piccola spina, che proprio non serviva più, cadesse e si tenne soltanto quelle importanti che gli servivano per difendersi quando si sentiva davvero molto, molto ferito dalla gente troppo distratta o da quella che non ama i fiori. Oppure, da quelli che li amano ma qualche volta a modo loro, che non sempre è il modo che serve ai fiori, proprio come succedeva spesso anche a lui. E la gente che passava di lì poté a poco a poco fermarsi di nuovo per stargli vicino a godere dei suoi colori e del suo profumo e per accarezzarlo delicatamente senza paura di farsi troppo male e di pungersi con le sue spine acuminate."

da "La rabbia delle mamme: Perdersi per ritrovarsi" di Alba Marcolino

07/03/2023

Bellissima diretta di Uppa.it sulle emozioni del bambino fino a 6 anni.

"un lattante vive solo ed esclusivamente di emozioni, sono esseri psicosomatici ecco perche' le cosidette coliche serali non sono solo aria in pancia ma lo scarico di stimoli che hanno vissuto durante la giornata e non per forza direttamente verso il bebe' ma che le ha vissute nelle relazione tra i genitori e nell'ambiente in cui vive"

Future mamme e neo mamme sapete cosa succede al vostro cervello quando inizia la gravidanza? È normale dimenticarsi le c...
28/02/2023

Future mamme e neo mamme sapete cosa succede al vostro cervello quando inizia la gravidanza? È normale dimenticarsi le cose, fare fatica a concentrarsi? Vi sentite strane, diverse? Tranquille è tutto ok! E cosa succede ce lo spiega la scienza!

Future mamme e neo mamme sapete cosa succede al vostro cervello quando inizia la gravidanza? È normale dimenticarsi le cose, fare fatica a concentrarsi? Vi sentite strane, diverse? Tranquille è...

Uhm che cosa vi porterà babbo natale? Io baratterei molto volentieri il mio settembre con aprile o marzo 😂😂😂
16/11/2022

Uhm che cosa vi porterà babbo natale? Io baratterei molto volentieri il mio settembre con aprile o marzo 😂😂😂

Settimana Nati per Leggere 😍 L'importanza della lettura già in gravidanza 😍Relazione, apprendimento ed emozioni
09/11/2022

Settimana Nati per Leggere 😍
L'importanza della lettura già in gravidanza 😍
Relazione, apprendimento ed emozioni

*** Settimana Nazionale Nati per Leggere | La tua voce crea un legame fra me e te ***

Con la voce possiamo parlare, cantare, sussurrare, possiamo leggere e raccontare storie.

Storie inventate o reali, storie di desideri o di ricordi, storie che “solo” grazie alle parole, tessono una relazione.

Quando le bambine e i bambini sono molto piccoli, delle nostre parole ascoltano il suono, non sanno ancora quale significato abbiano, non sanno “cosa vogliono dire”.

Eppure, la voce che racconta tesse un legame.

In un momento storico in cui spesso deleghiamo queste parole e queste storie a cellulari, televisioni, audiolibri e assistenti vocali, Nati per Leggere celebra il Diritto alle Storie invitando sempre di più i grandi a leggere e a raccontare ai più piccoli, per sostenere e rafforzare quella relazione fatta di voce e tempo.

Ecco perché abbiamo scelto come messaggio di questa Settimana Nazionale NpL 2022 “la tua voce crea un legame fra me e te” – poiché grazie a una voce che legge, che racconta, che canta solo per noi, si tessono legami di sguardi, di abbracci e di ricordi, presenti e futuri.

Mamme!!! Condivido con voi un bellissimo progetto di arte terapia 😍Uno spazio di crescita, creatività e benessere!⬇️⬇️⬇️...
03/10/2022

Mamme!!! Condivido con voi un bellissimo progetto di arte terapia 😍
Uno spazio di crescita, creatività e benessere!
⬇️⬇️⬇️⬇️

Quante volte hai rinunciato a spendere qualcosa per te? Quante volte hai detto di no a ciò che desideravi perché hai sempre anteposto la tua famiglia e i tuoi bambini a te stessa?
Sappi però che tutto ciò che ti togli, lo stai togliendo anche ai tuoi cari perché anche tu SEI la tua famiglia!
La componi e la sostieni e hai un ruolo fondamentale: quello di stare bene e insegnarlo ai tuoi figli!
Ogni giorno ascolto storie di donne che pur di sostenere economicamente, energeticamentee spiritualmente la propria famiglia, arrivano in un vicolo cieco e si domandano: io dove sono?
Ogni giorno però trovo donne consapevoli di ciò e sono donne pronte a partire o ri-partire per un viaggio verso se stesse per essere la loro migliore versione, e quelle che si sono affidate a me e agli strumenti che propongo loro attraverso le tecniche creative, le ho viste letteralmente R I N A S C E R E abbandonando ansia e senso di colpa che non sono funzionali a niente.
Anche a te è capitato di sentirti così? Riesci a gestire questa dinamica?
Fammelo sapere nei commenti o in DM se sei curiosa di conoscere il percorso l’ARTE DI ESSERE MADRE un percorso unico dedicato a poche persone che vogliono rimettersi in gioco!

03/08/2022
🤣🤣🤣 Buon Lunedì ❤️
30/05/2022

🤣🤣🤣 Buon Lunedì ❤️

18/05/2022


𝐄𝐜𝐜𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞̀ 𝐢 𝐛𝐢𝐦𝐛𝐢 𝐚𝐟𝐫𝐢𝐜𝐚𝐧𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨.

𝐽. 𝐶𝑙𝑎𝑖𝑟𝑒 𝐾. 𝑁𝑖𝑎𝑙𝑎 𝑒̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑎𝑓𝑟𝑖𝑐𝑎𝑛𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑖𝑣𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑅𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑈𝑛𝑖𝑡𝑜 𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎 𝑖 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑖 𝑚𝑒𝑠𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑒𝑚𝑒 𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑎, 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑓𝑎𝑐𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 ℎ𝑎 𝑎𝑓𝑓𝑟𝑜𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑙𝑒 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑖𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎̀ 𝑚𝑎 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑡𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 ℎ𝑎 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑎 𝑠𝑎𝑝𝑒𝑟 “𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑒” 𝑖 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖…

Sono nata e cresciuta in Kenya e Costa d’Avorio e dall’età di 15 anni ho vissuto nel Regno Unito. Tuttavia, ho sempre saputo che volevo crescere i miei figli (quando li avrei avuti) a casa in Kenya. Sì ero certa che ne avrei avuti.

Sono una moderna donna africana, con due lauree, faccio parte della generazione di donne che lavora, ma quando si tratta di bambini, sono tipicamente africana.
Il presupposto rimane che non si è completi senza di loro, i bambini sono una benedizione che sarebbe f***e evitarli. In realtà la questione non si pone neppure.

Ho iniziato la mia gravidanza nel Regno Unito. La voglia di tornare a casa era così forte che ho venduto la mia licenza, ho impostato una nuova attività e cambiato casa e paese entro i primi cinque mesi di gravidanza.
Ho fatto quello che la maggioranza delle donne nel Regno Unito fanno, ho letto voracemente: i nostri bambini, noi stessi, Unconditional Parenting e l’elenco potrebbe continuare (mia nonna ha poi commentato che i bambini non leggono libri e davvero tutto quello che dovevo fare era “leggere” il mio bambino).

Tutto quello che ho letto, spiegava che i bambini africani piangevano meno dei bambini europei. Ero incuriosito sul perché. Quando sono tornata a casa ho osservato. Ho guardato e madri e bambini erano ovunque, anche se molte giovani africane, prima delle sei settimane del neonato stanno principalmente a casa.

La prima cosa che ho notato è che, nonostante la loro ubiquità, in realtà era abbastanza difficile “vedere” un bambino keniota.
Di solito sono incredibilmente ben avvolti prima di essere trasportati o legati sulle loro madri (a volte sul padre). Anche i bambini più grandi che vengono portati sulla schiena vengono ulteriormente protetti dalle intemperie da una grande coperta. Saresti fortunato a scorgere un arto, figuriamoci un occhio o il naso. La protezione è una replica come dell'”utero”. I bambini sono letteralmente protetti dallo stress del mondo esterno in cui stanno entrando.

La mia seconda osservazione invece fu di tipo culturale.
Nel Regno Unito, si è capito che i bambini piangono. In Kenya, è tutto il contrario. La normalità è che i bambini non piangono. Se lo fanno, qualcosa è terribilmente sbagliato e deve essere corretto immediatamente. Mia cognata inglese ha riassunto bene la situazione: “La gente qui, in realtà non ama i bambini che piangono, vero?”

Tutto ha preso molto più senso quando finalmente mia nonna è venuta a trovarmi. Come è normale, il mio bambino ha pianto per una discreta quantità di tempo. Esasperata e stanca, ho dimenticato tutto quello che avevo letto e, a volte mi sono unita al pianto. Eppure, per mia nonna era semplice: “Nyonyo (allattalo)!“.

𝗘𝗿𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗮 𝗮𝗱 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝘀𝗶𝗻𝗴𝗼𝗹𝗼 𝗽𝗶𝗮𝗻𝘁𝗼.
Ci sono stati momenti in cui aveva il pannolino bagnato, oppure l’avevo coricato troppo presto, o che aveva bisogno di fare il ruttino, ma soprattutto voleva solo essere attaccato al seno e non aveva molta importanza se le si dava da mangiare o semplicemente un momento di conforto.
La portavo legata a me e condividevamo il sonno, quindi allattarla sempre è stata una naturale estensione di quello che stavamo facendo.
Ho improvvisamente imparato il non-così-difficile-segreto del gioioso silenzio dei bambini africani.

È stata una semplice simbiosi di bisogni che si incontrano e che ha richiesto una sospensione totale di quello che dovrebbe accadere e di abbracciare ciò che stava realmente accadendo in quel momento.
La linea di fondo è che il mio bambino è stato nutrito molto, molto di più di quanto avessi mai letto, almeno cinque volte tanto quanto alcuni dei protocolli di alimentazione più severi che avevo letto.

A circa quattro mesi, quando un sacco di mamme urbane iniziano a introdurre i solidi come le linee guida si erano raccomandate, mia figlia tornò ad attaccarsi al seno come i neonati, ogni ora, il che è stato uno shock totale. Negli ultimi quattro mesi, il tempo che intercorre tra le poppate aveva lentamente iniziato ad aumentare. Avevo anche iniziato a seguire qualche paziente senza che i miei seni perdessero latte o che la baby-sitter di mia figlia, mi interrompesse la sessione col paziente per farmi sapere mia figlia aveva bisogno di un mangiare.

La maggior parte delle madri del gruppo mamma-bambino avevano diligentemente iniziato a introdurre il riso nell’alimentazione del bambino (per allungare il tempo delle poppate) e tutti i pediatri professionisti coinvolti nella vita dei nostri figli, anche doule, dicevano che questo era giusto.

Le madri avevano troppo bisogno di riposo, avevamo fatto cose incredibili per arrivare a quattro mesi di allattamento esclusivo, e ci avevano assicurato che i nostri bambini sarebbero stati bene. Qualcosa per me non andava e anche quando ho provato, senza troppa convinzione, di mescolare papaia (il cibo tradizionale svezzamento in Kenya) con latte in polvere e di darlo a mia figlia, no ne ha voluto sapere.

Così ho chiamato mia nonna.
𝗟𝗲𝗶 𝗺𝗶 𝘀𝗽𝗶𝗲𝗴𝗼̀ 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗹’𝗮𝗹𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝗻𝗼 𝘀𝗶𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁’𝗮𝗹𝘁𝗿𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗶𝗻𝗲𝗮𝗿𝗲.
“Lei ti dirà quando è pronta per il cibo – e quando per il suo corpo sarà troppo.”
“Che cosa farò fino ad allora” Ero ansiosa di sapere.
“Tu fai quello che hai fatto prima, nyonyo regolare” (allattala regolarmente)

Così la mia vita rallentò, e andò di nuovo verso il basso per quello che sembrava un punto morto. Mentre molti dei miei contemporanei si meravigliava di come i loro figli dormivano più a lungo ora che avevano introdotto il riso ed avevano persino incominciato ad avventurarsi su altri alimenti, io mi svegliavo ogni ora o ogni due ore con mia figlia e dovevo dire ai pazienti che il ritorno al lavoro non era come avevo programmato.

Poi scoprii che, inconsapevolmente, mi stavo trasformando in un servizio di sostegno delle altre mamme. Il mio numero di telefono ha fatto il giro e molte volte mentre stavo dando da mangiare al mio bambino mi capitava di sentire pronunciare le parole: “Sì, basta allattarlo. Sì, anche se lo hai appena fatto. Sì, si potresti anche non riuscire a uscire dal tuo pigiama oggi. Sì, ha ancora bisogno di mangiare e bere come un cavallo. No, ora non potrebbe essere il momento di prendere in considerazione di tornare al lavoro se ti puoi permettere di non farlo“
E, infine, mi assicurarono le madri: ”Sarà più facile“
Ho dovuto fidarmi solo quest’ultimo consiglio in quanto non era ancora “più facile” per me.

Circa una settimana prima che mia figlia compisse cinque mesi, abbiamo fatto un viaggio verso il Regno Unito per un matrimonio e per farle incontrare la famiglia e gli amici. Perché ho avuto pochissime altre richieste, ho facilmente conservato il suo programma di alimentazione.

Nonostante gli sguardi sconcertati di molti stranieri, ho continuato a dare da mangiare a mia figlia in molti luoghi pubblici diversi (la maggior parte delle camere di allattamento al seno sono nei bagni, che proprio non riuscivo a usare). Alle nozze, le persone al nostro tavolo ci osservavano: “Lei è una bambina calma, ma la allatti ancora tanto.” Ho continuato il mio silenzio.

Un’altra signora ha commentato: “Anche se ho letto da qualche parte che i bambini africani non piangono molto.”
Non ho potuto fare a meno di ridere.

𝒟ℴ𝓁𝒸ℯ 𝓈𝒶ℊℊℯ𝓏𝓏𝒶 𝒹𝒾 𝓂𝒾𝒶 𝓃ℴ𝓃𝓃𝒶:
1. Offrire il seno ogni volta che il vostro bambino è turbato anche se ha appena mangiato.
2. Molte volte si può nutrire il bambino prima che sia completamente sveglio, che permetterà loro di tornare a dormire più facilmente e così si riposerà meglio e di più.
3. Portare sempre con sé una bottiglia di acqua calda a letto per mantenerti idratata e favorire lo scorrimento del latte.
4. Rendere l’alimentazione del vostro bimbo la priorità (in particolare durante le impennate di crescita) e fare in modo che tutti gli altri intorno a te facciano il più possibile per voi. C’è ben poco che non può aspettare.

𝗟’𝗮𝗹𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝗻𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗹𝗶𝗻𝗲𝗮𝗿𝗲, 𝘀𝗶 𝗴𝗶𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝗰𝗲𝗿𝗰𝗵𝗶𝗼, 𝘀𝗶 𝘃𝗮 𝗴𝗶𝘂̀, 𝗺𝗮 𝘀𝗲𝗶 𝘁𝘂 𝗹’𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗲𝘀𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝘂𝗼 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗼.

𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑎 www.eticamente.net/11232/ecco-perche-i-bimbi-africani-non-piangono
[testo originale www.incultureparent.com/why-african-babies-dont-cry/ • tradotto da Valeria Bonora]



📷 freshpinephotos_stlmotherhood

25/03/2022

SPEZZARE LA SOFFERENZA TRAMANDATA DA GENERAZIONE IN GENERAZIONE.

Tagliare la pianta rampicante che cresce da padre in figlia, da madre in figlio.

Interrompere quel che ci è stato passato senza nemmeno volerlo, senza cattiveria.

Tagliare quel che ci è stato passato per il nostro bene o semplicemente perché "con me hanno fatto così".

I sensi di colpa, i ricatti emotivi, tutte le frasi che iniziano con "SE MI VUOI BENE ALLORA FAI...", un certo modo di vedere i figli e le figlie come qualcosa da raddrizzare, come piante storte, da riportare sulla retta via con una stecca dritta, per togliere la mollezza dei bambini, quella loro propensione a essere furbi e furbe già da neonati, a prendere i vizi, ad approfittarsene, vederli sempre come un pericolo, una bomba che esplode.

Sradicare le dinamiche, le cose che ci hanno fatto soffrire, che ci hanno lasciato buchi dentro che ancora non sappiamo colmare, che ci hanno fatto camminare sempre con passi incerti perché incerto è sempre stato l'amore ricevuto. Abbiamo avuto amore con condizioni e clausole, amore che poteva essere sempre ripreso indietro.

Ti voglio bene se mangi.

Ti voglio bene se vai a letto presto.

Ti voglio bene se prendi bei voti a scuola.

Ti voglio bene se sei educata/o.

Ti voglio bene se diventi uguale al figlio dei miei amici.

Ti voglio bene che sei brava/o.

E allora tu passi una vita a cercare di capire come meritare quell'amore anche da grande, cerchi di essere brava, di essere compiacente perché, si sa, l'amore non è gratuito, non è prescindere.

Tagliare la pianta rampicante, tagliare le spine per provare a coltivare un'altra pianta, una che ha foglie e fiori, che non costringe ma accompagna, che non deve raddrizzare ma solo sostenere.

19/03/2022
Se qualche mamma ha voglia di compilare o condividere 🤗Ciao a tutti! Sono una specializzanda in Genetica Medica dell'Uni...
18/03/2022

Se qualche mamma ha voglia di compilare o condividere 🤗

Ciao a tutti! Sono una specializzanda in Genetica Medica dell'Università di Bologna. Vi scrivo perchè stiamo conducendo uno studio per indagare come le donne vengono informate prima di effettuare il test genetico prenatale non invasivo su DNA fetale (NIPT) e quali sono le loro esperienze con questo test. Se vi fa piacere vi chiedo di compilarlo e condividerlo ai vostri contatti! Si può accedere attraverso il seguente link: 📷https://tinyurl.com/NIPTunibo
Grazie per la collaborazione!
Sara

17/03/2022

I neonati non si lasciano piangere. Punto. Certo, a volte piangono anche se sono in braccio, ma quello non è lasciarli piangere. La mamma o il papà ci sono, e lui lo sa. Non è solo.
E a volte passerà qualche momento tra l'inizio del pianto e la nostra risposta, perché eravamo in bagno, perché stavamo scolando la pasta. Ma non è di questo che stiamo parlando, perché anche qui il genitore appena può interviene e intanto può far sentire che c'è, dicendo a voce alta che sta arrivando.

Il pianto a cui mi riferisco è quello stabilito a priori, programmato magari dietro consiglio di qualche esperto, per insegnare ai bambini "a dormire" o a essere "indipendenti" o "a stare giù". Ecco, quel pianto lì, non funziona. Lasciare i bambini da soli, negargli il nostro aiuto e la nostra presenza, quando ne hanno più bisogno, non va.
Non è vero che piangere fa bene.

Non si insegna a dormire a un bimbo piccino lasciandolo da solo a piangere. I bambini sanno già dormire, solo che hanno ritmi sonno-veglia diversi da quelli degli adulti, e quello che si va a insegnare con certi metodi è di non chiamare il genitore, anche se l'istinto del piccolo è proprio quello di chiedere il suo aiuto.

Non si insegna l'indipendenza ignorando il bisogno del bambino. Così semmai si insegna la rassegnazione e che quando hai bisogno nessuno ti aiuta.
E non c'è bisogno di insegnare al bambino "a stare giù", perché in pochi mesi imparerà a stare su, ovvero a stare seduto, gattonare, alzarsi, camminare... E il bisogno di stare in braccio cederà gradualmente spazio al bisogno di scoprire il mondo.

Insomma, non si lasciano piangere i bambini. Non apposta. Non per partito preso. Così come non si lasciano piangere i nonni anziani, il marito che ha bisogno di noi, le persone a cui vogliamo bene. Così come non vorremmo che venisse ignorato il nostro di pianto.
I genitori sono lì per quello, per accogliere i bisogni del loro piccino, per aiutarli a scacciare la paura, per dimostrargli che il mondo è ancora un bel posto, un posto dove le persone che si amano si aiutano a vicenda.

Giorgia C***a

📚 Scusate ma la mamma sono io

Come parlare della guerra ai più piccoli? Un libro illustrato per i più piccoli
06/03/2022

Come parlare della guerra ai più piccoli? Un libro illustrato per i più piccoli

IL CIELO È DI TUTTI
Età di lettura: dai 4-5 anni ai 99

La domanda più frequente che stiamo ricevendo da genitori, educatori e insegnati in questi giorni è: “come spieghiamo ai nostri bambini la guerra?”.
A tal proposito, per il nostro venerdì delle letture vi proponiamo una poesia illustrata di Rodari che vi può aiutare ad aprire il dialogo con i vostri bambini, vi può prestare le parole da usare e può stimolare la riflessione e la condivisione.
La guerra è lo strumento che si sceglie per comunicare.

“Spiegatemi voi dunque,
in prosa o in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la Terra è tutta a pezzetti?”

Gianni Rodari
Nicoletta Costa

La Gravidanza è un momento di “passaggio evolutivo” nella vita di una donna che si trova a dover “ridefinire” la propria...
02/03/2022

La Gravidanza è un momento di “passaggio evolutivo” nella vita di una donna che si trova a dover “ridefinire” la propria posizione all’interno del sistema familiare e, con essa, la propria identità mutando il proprio stato da figlia a madre; é a questo punto che le relazioni diventano “trigenerazionali“, ed in questa transizione il passato si intreccia col presente.

La Gravidanza è un momento di "passaggio evolutivo" nella vita di una donna che si trova a dover "ridefinire" la propria posizione all'interno del sistema familiare e, con essa, la propria identità mutando il proprio stato da figlia a madre; é a questo punto che le relazioni diventano "trigeneraz...

“Nel momento in cui un bambino nasce, anche una madre sta nascendo. Lei non è mai esistita prima. La donna esisteva, ma ...
28/02/2022

“Nel momento in cui un bambino nasce, anche una madre sta nascendo. Lei non è mai esistita prima. La donna esisteva, ma la madre mai. Una madre è qualcosa di assolutamente nuovo”.

(Osho Rajneesh)

La natura è davvero straordinaria ❤️
22/02/2022

La natura è davvero straordinaria ❤️

La temperatura del seno può variare a seconda del neonato??

Oggi vi racconto un esperimento straordinario, che ci racconta l'incredibile complessità delle relazioni e dell'uomo!

Coppie di gemelli prematuri sono state tenute in Shared Kangaroo Care (KC) mentre sono state registrate le temperature corporee del seno materno e del neonato. Dopo la KC le temperature dei bambini aumentano in modo significativo.

I dati suggeriscono che i gemelli possono essere tenuti contemporaneamente in KC senza temperatura o compromissione fisiologica.

Le temperature del seno destro e sinistro differivano in entrambe le madri. Tale differenze erano CORRELATE alle temperature dei bambini.

Nelle quattro coppie bambino/seno studiate qui, ogni seno sembrava rispondere in un modo correlato alle esigenze termiche del bambino che si trovava su quel seno. Le temperature di ciascun gemello in una coppia erano diverse mentre giacevano sul rispettivo seno!

Questo esperimento, che raccontavo alla lezione di psicologia dello sviluppo che ho tenuto in SIPRe - Società Italiana Psicoanalisi della Relazione è un'allegoria incredibile della complessità dell'umano!

21/02/2022

Per le mamme di Aosta❤️ si riparte!

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Aosta

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