Oriana Cogliandro - Psicologo Psicoterapeuta

Oriana Cogliandro - Psicologo Psicoterapeuta Assistenza, Consulenza e Diagnosi psicologica; Psicoterapia ad orientamento cognitivo;Psicoterapia E

Oriana Cogliandro - psicoterapeuta specialista in Psicotraumatologia e Psicologia dell'Emergenza ed EMDR, Membro del Comitato d'Area del GDL Psicologia e Alimentazione dell'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio. Si laurea con lode presso l'università LUMSA di Roma e prosegue la sua formazione in psicoterapia con orientamento cognitivo presso la scuola APC di Roma specializzandosi con il massimo dei voti. Si forma frequentando dal 2011 poli ospedalieri di eccellenza come il Policlinico Universitario Agostino Gemelli e l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma dove matura esperienza in campo neuropsichiatrico infantile ed in particolare sui Disturbi Alimentari in emergenza medica. Inoltre, è coautrice di diverse pubblicazioni in ambito psicologico, ha collaborato in diversi seminari all'Università degli studi di Messina e, in occasione dell'attivazione dello sportello per le vittime del terremoto del centro Italia, con il Consorzio Universitario Humanitas. Ha partecipato in qualità di relatore e formatore a moltissimi convegni, congressi e seminari. Si occupa di: psicoterapia, ricerca, diagnosi clinica e psicodiagnostica, consulenza tecnica giudiziale di parte. Riceve su appuntamento presso lo studio di Aprilia, online e, a Roma, in cui è membro dell'equipe multidisciplinare dell’ambulatorio di psicoterapia e psichiatria del
Santagostino.

"Quando lavori con un trauma è evidente che ciò che hai di fronte è il fallimento della capacità di raccontare, la narra...
01/07/2025

"Quando lavori con un trauma è evidente che ciò che hai di fronte è il fallimento della capacità di raccontare, la narrazione del paziente è continuamente inceppata dall'attivazione di un sistema di difesa che inibisce, blocca, i processi superiori.
Questo si riflette anche nel dialogo clinico.
Ad oggi abbiamo diversi studi di efficacia che dimostrano che se con un paziente che viene da una storia traumatica complessa miri anzitutto all'alleanza terapeutica e poi alla stabilizzazione dell'eccessiva attivazione neurovegetativa ottieni risultati migliori di quelli ottenibili con altre terapie.

Non è soltato l'evento traumatico che fa il danno ma anche il fatto che nessuno ti abbia consolato e protetto, e questo è teoria dell'attaccamento.
Ci sono ben due studi longitudinali che dicono che la disorganizzazione dell'attaccamento nel primo anno di vita predice la dissociazione più dei traumi ricordati.
Cioè, non essere stati curati ed accuditi è per l'uomo una specie di trauma precoce: trauma relazionale precoce.

Gli effetti di questa disorganizzazione dell'attaccamento tu li vedi nella relazione terapeutica, nelle relazioni affettive, il paziente non ne sa nulla, ma non è un inconscio dinamico ma un subcosciente di Janet, procede per immagini mentali e non per parole, la costruzione di una credenza avviene dopo.

Se un paziente mi viene da una storia di trauma complesso come lo curo se non bado inanzitutto alla relazione?
Cosa mi dice come sta andando la relazione?
Quello che sto provando io mentre parlo col paziente per esempio, anche, quindi i miei sentimenti e i miei stati d'animo.

Chi viene da una disorganizzazione dell'attaccamento a un anno prima del sesto compleanno ha già stabilizzato una strategia controllante e punitiva basata sul sistema competitivo e sulla dominanza: diventa un bulletto: rompe le p***e a tutti, vuole comandare su tutti.
Oppure fa come gli psicoterapeuti futuri, usa il sistema di accudimento e diventa un dominante accudiente: ha buone probabilità di diventare uno psicoterapeuta o altre professioni sanitarie.

L'integrazione parte da un lavoro soprattutto relazionale: il paziente con trauma relazionale precoce presenta due fobie opposte: la paura della vicina della relazione e paura di perdita della vicinanza della relazione.
Il lavoro del terapeuta consiste nel far notare al paziente questo doppio stato mentale.

Successivamente si lavora con una sorta di desensibilizzazione sistematica degli stati interni: posso tollerare la vicinanza?
Che pericolo corro nella lontananza?

Poi si inizia a lavorare sull'integrazione delle due parti, nessuna delle quali dev'essere eliminata, bisogna contestualizzare.
Questa si chiama integrazione e si attua partendo da una concettualizzazione costruita insieme in terapia, imparando a riconoscere i due stati mentali.
Il paziente inizia quindi a notare i pensieri automatici sottostanti i due diversi stati e questo è essenziale per procedere all'integrazione, che non è una correzione cognitiva.
L'integrazione è un aumento delle capacità riflessive, è metacognizione, è la possibilità di vedere in sè due cose opposte."

La meraviglia e la grandezza di Gianni Liotti.

Grazie Dott.ssa Lucia Destino - Psicologa Psicoterapeuta - per averlo condiviso e ricordato 🌷

State of Mind (Il Giornale delle Scienze Psicologiche http://www.stateofmind.it/ ) intervista Gianni Liotti: Psichiatra e Psicoterapeuta, fondatore della SIT...

Tanti auguri alle mamme, perché essere in due comincia da loro 🌷💖
11/05/2025

Tanti auguri alle mamme, perché essere in due comincia da loro 🌷💖

Tanti auguri alle mamme: quelle che lo sono state, quelle che lo sono, quelle che lo saranno.
Quelle che incontro tutti i giorni.
Quelle che hanno paura di non essere mai adeguate, mai abbastanza.
Quelle che hanno paura di non essere amate, quelle che portano il peso della solitudine.
Quelle che sorridono, giocano, portano avanti i loro sogni, a volte con senso di colpa.
Quelle che si fermano per dare più spazio alla vita che cresce.

In tutti questi casi quello che muove è l’amore.

“Alle madri, perché essere in due comincia da loro.”

Tanti auguri ❤️

Buona Pasqua! 🐣💐
20/04/2025

Buona Pasqua! 🐣💐

Buon Natale a tutti voi, in particolare ai miei pazienti che hanno concluso che tengo sempre nel cuore, a quelli con cui...
25/12/2024

Buon Natale a tutti voi, in particolare ai miei pazienti che hanno concluso che tengo sempre nel cuore, a quelli con cui ci rivedremo al rientro dalle festività e a quelli con cui ancora non ci conosciamo.

Alla separazione segue la bellezza del ritrovarsi, ma spesso siamo portati a pensare la separazione come compagna della rottura della relazione.

Sono grata a questo mestiere che mi permette di essere in modo privilegiato nella vita delle persone ed in particolare dei miei pazienti, che nello scegliermi si affidano per costruire insieme un nuovo modo di leggere il mondo.

Possiamo dirci con un pizzico di ironia che le feste sono una buona occasione per valutare l’andamento della nostra psicoterapia (o del cambiamento avvenuto).

Buon Natale,
Oriana

“Che la vita che verrà è nuova, anche se non come l'avevamo immaginata. Forse ci saranno diverse felicità, nuove occasio...
29/11/2024

“Che la vita che verrà è nuova,
anche se non come l'avevamo
immaginata.
Forse ci saranno diverse felicità,
nuove occasioni, nuovi spunti.
Ma non c'è alcuna cosa al mondo
che possa farci tornare
chi eravamo prima
che accadesse quello che
non possiamo più cambiare
e che ci ha cambiati per sempre.
È l'unica certezza.
Per sempre.

Bisogna imparare a convivere
con tutto quello che non avevamo
nemmeno mai immaginato,
nascendo di nuovo, in un modo
innaturale, perché ce lo impone
il turbinio dell'esistenza,
la forza che nemmeno
sapevamo di avere.”

(Laura Messina)

Bisogna imparare a convivere
anche con le cose
che non si superano.
Perché è inutile stare ad ascoltare
i bei discorsi sul tempo che guarisce
le ferite, sulle cose belle che verranno,
sulla vita che ti sorprende
quando meno te lo aspetti.
Ci sono segni che non si cancellano,
lividi che non passano,
vuoti che non si possono riempire.
Cose rotte che resteranno rotte
per sempre, non c'è nulla da fare.
E nemmeno da dire.
Bisogna solo far propria l'idea
che niente sarà come prima,
mai più.
Che la vita che verrà è nuova,
anche se non come l'avevamo
immaginata.
Forse ci saranno diverse felicità,
nuove occasioni, nuovi spunti.
Ma non c'è alcuna cosa al mondo
che possa farci tornare
chi eravamo prima
che accadesse quello che
non possiamo più cambiare
e che ci ha cambiati per sempre.
È l'unica certezza.
Per sempre.

Bisogna imparare a convivere
con tutto quello che non avevamo
nemmeno mai immaginato,
nascendo di nuovo, in un modo
innaturale, perché ce lo impone
il turbinio dell'esistenza,
la forza che nemmeno
sapevamo di avere.
Spezzati, ma vivi…

(Laura Messina)

Prendo le distanze.Nel mese della ‘salute mentale’ prendo le distanze da questa deriva di mercificazione e mediocrità ch...
12/10/2024

Prendo le distanze.

Nel mese della ‘salute mentale’ prendo le distanze da questa deriva di mercificazione e mediocrità che lede la dignità professionale e, soprattutto, la fragilità di chi non ha gli strumenti per proteggersi o per accedere a cure appropriate.

Prendo le distanze dalla laurea abilitante, grazie alla quale nei prossimi mesi ed anni avremo una quantità di neolaureati potenzialmente pronti ad accogliere in studio pazienti senza competenza alcuna. E si, asserisco senza competenza, perché i tirocini curricolari vengono svolti in parte con altre ore di lezione, uno studente è fortunato se trova un posto per un obbligo di legge, figuriamoci se può pretendere la qualità dell’insegnamento da parte del tutor.

Prendo le distanze da chi usa una difficoltà ad entrare e di un mercato del lavoro statico (a tratti clientelare), chiedendo persino di lavorare gratis.

Lo psicoterapeuta NON È UN COMMERCIALE, lo psicoterapeuta è UN CLINICO.

La psicoterapia richiede competenze altamente specializzate, spesso anche in ambiti collaterali come quello medico, giuridico, economico-finanziario, educativo-pedagogico ecc…
Perché quel “consiglio” che ci si aspetta in una terapia è figlio di una comprensione profonda non solo dell’essere umano e delle neuro scienze, ma, compatibilmente dalla stessa profonda comprensione del macrosistema in cui è inserito, nonché del mondo.

Per conseguire il titolo di psicoterapeuta servono circa una decina d’anni, circa 2500 ore di tirocinio (non retribuito), ed un investimento economico minimo di circa 35.000€ per una formazione di base (lauree in atenei pubblici + scuola di specializzazione). Solo in base a questo, senza considerare quindi tutte le responsabilità legali legate al ruolo, investimenti più importanti di quello riportato sopra (perfezionamenti, master, supervisioni, terapie personali, libri, congressi ecc…), perché mai si dovrebbe lavorare e spendere il proprio tempo gratuitamente?
Con questo tipo di antecedente che tipo di creazione e mantenimento possiamo dare al legame terapeuta-paziente? Di chi è il bisogno?

Il primo colloquio è persino più complesso di una seduta successiva: deve essere elaborato l’inquadramento diagnostico, concettualizzato esordio del sintomo e scompenso, compreso il funzionamento della persona che quel sintomo ci racconta, elaborata la strategia terapeutica, ed in ultimo ma non per importanza creata un’alleanza terapeutica.

Nessun terapeuta salverà mai nessun paziente, il processo terapeutico necessita come tutte le relazioni di reciprocità, tuttavia, ogni terapeuta ha la responsabilità etica verso la persona che prende in carico e può fare la differenza nella sua vita.

La salute è un diritto che nel nostro paese deve essere garantito dal servizio pubblico, anche se purtroppo troppo spesso l’accesso a questo tipo di cure è demandato al privato.
Questo tipo di aziende (che non sono gestite da clinici), vogliono andare a lucrare su questa falla del sistema semplicemente per puro fatturato.

La psicoterapia è e sarà sempre un investimento, in termini energetici, di tempo, economici.
Forse il migliore che possiamo fare in alcuni momenti di vita, considerando che il nostro funzionamento media le nostre scelte e le nostre scelte scrivono la nostra vita.

… che poi, mi piace concludere con una riflessione un po’ provocatoria, a terapia conclusa i costi sostenuti sono inferiori anche di un terzo del costo medio per una mastoplastica additiva.
Però statisticamente l’Italia è quarta al mondo per interventi di mastoplastica additiva.

È questione di scelte. Di priorità.
E di qualità.

In scienza e coscienza,
Oriana.

Un buon ferragosto con psico-ironia, forse più immediata per gli “addetti ai lavori”.Al di là dell’approccio - ognuno ha...
15/08/2024

Un buon ferragosto con psico-ironia, forse più immediata per gli “addetti ai lavori”.

Al di là dell’approccio - ognuno ha la sua valenza scientifica - scegliere un terapeuta competente, che sappia “dove mirare” e costruire sulla persona il progetto terapeutico, è essenziale per il successo dello stesso.

Tanti auguri alle mamme: quelle che lo sono state, quelle che lo sono, quelle che lo saranno.Quelle che incontro tutti i...
12/05/2024

Tanti auguri alle mamme: quelle che lo sono state, quelle che lo sono, quelle che lo saranno.
Quelle che incontro tutti i giorni.
Quelle che hanno paura di non essere mai adeguate, mai abbastanza.
Quelle che hanno paura di non essere amate, quelle che portano il peso della solitudine.
Quelle che sorridono, giocano, portano avanti i loro sogni, a volte con senso di colpa.
Quelle che si fermano per dare più spazio alla vita che cresce.

In tutti questi casi quello che muove è l’amore.

“Alle madri, perché essere in due comincia da loro.”

Tanti auguri ❤️

Con l’espressione accudimento invertito si fa riferimento a una modalità in cui il bambino si prende cura dei bisogni de...
02/05/2024

Con l’espressione accudimento invertito si fa riferimento a una modalità in cui il bambino si prende cura dei bisogni del genitore.

Accudire significa fornire protezione e supporto ad altri individui che si trovano in uno stato di bisogno. Il sistema di accudimento è complementare al sistema di attaccamento, ovvero a quel sistema finalizzato a ricercare la vicinanza con la figura d’attaccamento (es. i genitori) in situazioni di pericolo, stress e solitudine.

Quando nel bambino si attiva il sistema di attaccamento, nel genitore si attiva il sistema di accudimento. Evolutivamente questa complementarietà assicura la sopravvivenza del piccolo e, in generale, la conservazione della specie.

Nell’accudimento invertito si verifica però una sorta di inversione dei ruoli di attaccamento-accudimento: il bambino, iper-responsabilizzandosi, tende a prendersi cura del genitore. Nell’accudimento invertito si assiste quindi a un’ “inversione di ruolo”: i ruoli del figlio e del genitore si invertono, il bambino si adultizza, sopprimendo o ignorando i propri bisogni e vissuti emotivi. Se la responsabilizzazione richiesta al bambino è adeguata alla sua età, l’inversione di ruolo può non essere patologica. Lo diviene però quando si fa pervasiva e la relazione manca di reciprocità emotiva, con aspettative eccessive rispetto alle capacità e all’età del bambino.

Alcune variabili risultano associate all’accudimento invertito, tra cui ad esempio la presenza di conflitti coniugali o la malattia fisica e/o mentale dei genitori (es. alcolismo, depressione, ansia, ecc.).

L’accudimento invertito può impattare sullo sviluppo psicoemotivo del bambino, portando ad esempio a problemi di autoregolazione, all’insorgenza di sintomi esternalizzanti come il disturbo della condotta, ma anche a depressione, bassa autostima e sintomi psicosomatici.

Nell’accudimento invertito i ruoli del figlio e del genitore si scambiano, il bambino in qualche misura si adultizza e si responsabilizza eccessivamente

Quando con ironia si può parlare in modo serio di educazione nutrizionale ma sopratutto alimentare, arriva dritto. 💪🏼❤️ ...
07/12/2023

Quando con ironia si può parlare in modo serio di educazione nutrizionale ma sopratutto alimentare, arriva dritto. 💪🏼❤️

‘Sta cosa del meal prep e della varietà v’ha un po’ preso la mano o è diventata n’artra cosa che ve mette l’ansia.
Partimo da un presupposto, preparasse la roba prima è mejo, te leva un po’ de pensiero e te fa risparmià qualche sordo, che de sti tempi…
Se diventa un’abitudine ok, se no pace.
Sei sempre liberə de fatte pranzi e cene espressi o comunque, non è necessario tutte le domeniche mettese a fa’ i barattoletti, i contenitori ecc…
Peró lasciame dì. È facile.
Basta doppià le porzioni e metterne una via.
Ps al freezer puoi ricongelare, basta che non ce metti le cose nella stessa forma di cui l’hai prese.
Es pesce fresco-congelatore-lo scongelo e lo cuocio- lo ricongelo.
Poi basta, a ‘na certa magnatelo.
Le cose più noiose da preparà in questi “freddi” inverni oltre la barriera so’le verdure.
Allora io ho preso 3 vegetali, che variare va bene, ma cosa diciamo al Dio della varietà? Non tutto oggi.
Se puó fa’ anche a lungo termine.*
Una zucca, che è bona e è verdura, ma se la cuoci tutta uguale te la magni tutta insieme.
Un cavolfioretto (perché ma*****ia alla spesa online, stavolta me l’hanno preso proprio piccolo).
Una melanzana, nun rompete co’ le stagioni, me pare un po’ fuori tempo ormai parlà de stagioni, fanno 22 gradi e comunque ar primo che c’ha da ridì dico “ce l’avevo ar congelatore,ok?”
Zucca 🎃 la divido in 3 porzioni, due a fette in teglia1 e l’altra a pezzettini in teglia2.
Cavolfiore 🥬 lo sgrano sopra i pezzettini di zucca teglia2 e lesso le cimette in acqua (poi stanno in frigo fino a 2-3 giorni). Io non ce metto il sale nell’acqua, tu fai come te pare.
Melanzana 🍆 una parte la salto con aglio, olio, sale e pepe in una wok, così non ce metto 42 litri d’olio, che è ‘na melanzana, mica ‘na Lamborghini.
I pezzi brutti li metto nel mix zucca - cavolfiore teglia2 a cui aggiungo una cipolla per gradire.
Quanto so’ bone le cipolle? Infatti.
Ecco.
Cavolo lessato, teglie al forno e melanzana cotta.
Tutto più o meno nello stesso tempo.
Mo c’ho circa 6 contorni che al massimo scaldo o ripasso.
Si chef, ma la varietà?
Settimana prossima niente zucca, no cavolfiore e nemmeno le melanzane, che non so’ de stagione.
Fatto!

Parole salde da chi della clinica ne ha fatto la sua vita, il no alla violenza passa dalla cultura della salute. Dalla c...
21/11/2023

Parole salde da chi della clinica ne ha fatto la sua vita, il no alla violenza passa dalla cultura della salute.

Dalla cultura di cosa è una relazione sana e di cosa non è accettabile.
Di una cultura in cui si delinea un quadro clinico del reo, e si sceglie il percorso “in scienza e coscienza”.

Se c’è una vittima c’è un carnefice, ma se c’è un carnefice è perché c’è una vittima. 🌹

Il clamore giustamente cresciuto intorno alla morte assurda di Giulia ha dato luogo a molte discussioni e proposte. Il rischio che corriamo però è quello di commuoverci e di esaltarci inutilmente se non prendiamo finalmente sul serio, accanto ai fattori di ordine culturale, la psicopatologia all’origine di queste violenze.
Possiamo concretamente affermare, infatti, come psichiatri e come psicoterapeuti che nei casi in cui si arriva o si può arrivare a gesti estremi come il femminicidio, la violenza di genere è borderline quando è impulsiva, non premeditata e seguita da pentimento, narcisista-antisociale quando è decisa lucidamente e lucidamente organizzata e più raramente paranoidea quando si iscrive all’interno di un vero e proprio delirio di gelosia. Quello che l’esperienza ci insegna quotidianamente, però, è che al gesto estremo queste persone arrivano al termine di una sequenza importante di gesti meno gravi che dovrebbero essere letti come segnali importanti di pericolo da parte di chi li subisce. Denunciare, il più presto possibile, è sicuramente fondamentale, dunque, ma quali sono poi in realtà gli effetti della denuncia ?
Nessun dubbio, ovviamente, sul fatto, mille volte verificato, che il tentativo di interrompere definitivamente la relazione e/o la denuncia abbiano effetti non gravi nelle situazioni in cui colui che viene lasciato o denunciato ha un equilibrio sufficiente per valutare le conseguenze di quello che sta facendo. Lasciar perdere accettando il lutto della separazione è sicuramente possibile per molti anche se molti sono quelli che insistono, per un certo tempo, o rendono difficile la separazione, soprattutto se ci sono dei figli : contrattaccando e lanciando altre accuse mentre si difendono da quelle che ricevono di fronte al Giudice, all’interno di vicende giudiziarie collegate alla separazione o al divorzio.
E che cosa accade, tuttavia, nei casi in cui ad essere denunciato è una persona che sta male o molto male ? Letta come prova ulteriore di un rifiuto inaccettabile dal paziente più borderline, come una sfida carica di disprezzo dal paziente più narcisista-antisociale o come una prova ulteriore del complotto da cui si sente perseguitato dal paranoideo, la denuncia e/o il tentativo di interrompere definitivamente il rapporto possono innescare reazioni folli di cui il femminicidio, la strage famigliare o l’omicidio-suicidio sono il tragico epilogo.
Se tutto questo è vero, però, qual è il modo in cui questo tipo di situazioni estreme può essere prevenuto?
Due sono le cose, secondo me, che si potrebbero o dovrebbero fare.
Di fronte ad una denuncia di maltrattamento o di stalkeraggio, prima di tutto, la convocazione separata delle parti da parte della polizia dovrebbe essere immediata e l’incontro dovrebbe essere svolto, come accade oggi già per i minori vittime di violenza, da personale esperto. Quella che dovrebbe essere proposto in quella sede, da subito, è la possibilità di un sostegno psicoterapeutico e rieducativo per il coniuge violento del tipo di quello portato avanti in Belgio, a Bruxelles, Liegi e Lovanio, con finanziamenti dello Stato, dal Collectif contre les violences familiales: con la possibilità, prevista dalla legge belga, per chi lo accetta e lo segue con successo di aprire una mediazione e di ottenere la revoca della denuncia. Quella che dovrebbe essere disposta, in caso di mancata risposta alla convocazione o di evidente difficoltà della persona, d’altra parte, è una valutazione specialistica della pericolosità. Con l’adozione delle misure di sicurezza più opportune e con l’avvio alle cure di cui chi sta male fino al punto di essere pericoloso per se e per gli altri ha bisogno e diritto.
Quello che sto proponendo è evidentemente un modo nuovo e diverso di confrontarsi col problema della violenza di genere e del femminicidio ed io ho ben chiaro che proporre in modo sistematico interventi di questo tipo chiede una riorganizzazione profonda (ma necessaria) degli interventi di Pubblica Sicurezza e del funzionamento dei Centri di Salute Mentale. Difficile non vedere però che interventi di questo tipo darebbero un contributo molto più significativo di tanti altri alla prevenzione di questi crimini che sono sì assurdi ma che sono anche prevedibili ed evitabili. Braccialetti, divieti di avvicinamento e codice rosso servono purtroppo assai poco se usati da soli, nell’attesa di un processo che ha inevitabilmente tempi sempre assai lunghi, nei confronti di persone che stanno davvero male.

Foto
Autore: Università di Pavia
Copyright: MauriRphoto

Indirizzo

Aprilia
04011

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Oriana Cogliandro - Psicologo Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Oriana Cogliandro - Psicologo Psicoterapeuta:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare

Our Story

La Dott.ssa Oriana Cogliandro è una Psicologa Psicoterapeuta specialista in Psicotraumatologia, EMDR e Psicologia dell'Emergenza, esperta in Psicologia dell’Alimentazione, associata alla Società Italiana di Psicologia dell'Emergenza sezione Lazio (SIPEM SoS Lazio) e Membro del Comitato d'Area del GDL Psicologia e Alimentazione dell'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio. Si laurea con lode presso l'università LUMSA di Roma, prosegue la sua formazione con un Master di II Livello e specializzandosi in psicoterapia ad orientamento cognitivo con il massimo dei voti (Associazione di Psicologia Cognitiva, Roma). Nel corso della formazione frequenta poli ospedalieri di eccellenza come il Policlinico Universitario Agostino Gemelli e l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Inoltre, è coautrice di diverse pubblicazioni in ambito psicologico ed ha collaborato in diversi seminari all'Università degli studi di Messina, l’Universatità per Stranieri “Dante Alighieri” e, in occasione dell'attivazione dello sportello per le vittime del terremoto del centro Italia, con il Consorzio Universitario Humanitas. Ha partecipato in qualità di relatore e formatore a moltissimi convegni, congressi e seminari spesso in sinergia con l’Avis di Aprilia. Si occupa di: psicoterapia individuale, psicoterapia di coppia, psicoterapia EMDR, ricerca, assistenza e consulenza psicologico-clinica, diagnosi clinica e psicodiagnostica, abilitazione e riabilitazione psicologica, consulenza tecnica giudiziale di parte. Riceve su appuntamento.