
30/06/2025
C’è una frase che ogni tanto riemerge nei commenti, spesso accompagnata da un’immagine di donne che, da radiose, diventano via via spente, appassite. È attribuita a Cruella de Vil, la cattiva per eccellenza:
“Il matrimonio ha distrutto più donne che la fame, la guerra e le catastrofi naturali.”
Forse le hanno fatto pronunciare quelle parole proprio per farla apparire insensibile, cinica. Ma il paradosso è che, in quella frase, tante donne si sono riconosciute.
Non come “cattive”, ma come ferite.
Donne che al matrimonio avevano creduto, e che invece si sono ritrovate svuotate, spente, stanche.
La mia opinione, però, è più complessa.
Non è il matrimonio, in sé, a spegnere una donna.
Sono certe dinamiche che si accendono dentro di esso.
Sono le scelte non dette, i silenzi ingoiati, le rinunce che si moltiplicano fino a diventare invisibilità.
1. La codependenza.
È una delle trappole più subdole.
Essere legata a un uomo problematico — un alcolista, un narcisista, un eterno fragile — e pensare di poterlo salvare.
Mettere sé stesse in secondo piano, sempre.
Diventare l’argine di tutte le sue tempeste, finché l’unico ruolo che rimane è quello della “salvatrice”.
E dentro quella maschera, si smarriscono tutte le altre versioni di sé: la donna creativa, l’amica, la sognatrice, l’essere umano che merita cura.
La nostra cultura premia questo martirio. Lo chiama amore.
Ma l’amore che ti svuota non è amore. È una lenta estinzione.
2. La fusione.
Un altro rischio è confondersi nell’altro fino a sparire.
Capita quando arriva un figlio. Quando ci si prende cura di un genitore malato.
In quei momenti, esserci per l’altro è necessario, persino nobile.
Ma se il “noi” diventa una gabbia, se il “tu” conta sempre più del “io”… allora non è più amore, è dissolvenza.
E troppe donne vengono celebrate per questa dissolvenza.
Perché sanno esserci, sì — ma a quale prezzo?
Nessuno le guarda più davvero. E loro smettono di guardarsi.
3. L’autostima.
Una donna con poca autostima chiede il permesso per esistere.
Adatta il suo corpo, la sua voce, le sue opinioni a ciò che l’altro approva.
Sta zitta per evitare i conflitti.
Si annulla per “tenere tutto in piedi”.
Ma amare non dovrebbe mai voler dire camminare sulle punte, sperando di non disturbare.
Una donna con autostima, se non viene amata con rispetto, se ne va.
Chi non ce l’ha, resta.
Perché ha imparato a misurare il proprio valore attraverso lo sguardo degli altri.
Ecco perché dico: non è il matrimonio a distruggere.
Sono certe dinamiche malate.
Sono gli insegnamenti sbagliati, le aspettative sociali, la paura di valere “da sola”.
Le nostre bambine meritano di più.
Meritano di imparare che amare non è sparire.
Che si può costruire qualcosa insieme senza perdere sé stesse.
Che la cura non deve mai diventare annullamento.
Perché l’amore vero non ti spegne.
L’amore vero ti tiene in piedi.
Ti lascia intera.
Charme